Fine secolo - 16-17 novembre 1985

FINE SECOLO* SABATO 161 DOMENICA 17 NOVEMBRE 1 Tutto d'un tratto Laura Nanì, 4° ·n Liceo scientifico «Einaudi», Siracusa · Per quanto mi riguarda, il bisogno di esprime– re la mia insoddisfazione e indignazione nei confronti dell'attuale sistema formativo, non è un fatto nuovo. Questo è infatti il quarto anno che opero insieme ad altri studenti per fare sì che le nostre rivendicazioni vengano prese in considerazione. Ma quest'anno tutto ad un . tratto la protesta esplode. Tutto questo a mio avviso è indi~ativo per quel.che riguarda l'im– portanza del movimento di opinione così tanto alimentato in questi giorni dagli operatori del– l'informazione. Senza con ciò voler negare il grado di insostenibilità dell'attuale situazione, per cui di fronte alla richiesta di una scuola ef– ficiente nelle strutture e moderna nei program– mi, si risponde· con la teorizzazione dell'istru– zione non più come diritto bensì come privile– gio (vedi legge finanziaria). La cosa che più mi preoccupa è la tanto rivendicata non strumen– talizzazione, la condanna della politica in tutti ·i sensi, poiché ritengo che ogni protesta ha un suo significato politico, dal momento che deve necessariamente essere espressa nei confronti di una situazione che ha dei responsabili. Persone chiamate· giovani Danilo, 4° Istituto Tecnico Commerciale «"Diaz», Napoli Personalmente, poichè mi trovo in una sèuola assolutamente priva di ogni interessamento a fatti che ci riguardano da vicino, non posso dire altro che tutto ciò che sta accagendo ha dell'incredibile; era dal 68-70 (anni fatidici del– la rivoluzione studentesca) che un fenomeno simile no11raggiungeva tali proporzioni. Spero che tutto questo rivoluziom,'llentq non vada come al solito dimenticato, perchè in Italia esi- • stono anche persone a cui viene datp il nome di "giovani" e in fondo hanno anche loro il di– ritto di vivere facendo sentire la loro presenza nella società. Patrizia, Istituto tecnico commerciale «Diaz», Napoli L'unico appello che ho da rivolgere a tutti gli studenti e a tutti quelli che a differenza di mol– ti altri hanno interesse a cambiare la scuola è quello di non arrendersi mai e partecipare atti– vamente a ogÒi tipo di manifestazione che ab– bia l'intento di rendere meno arcaico il nostro sistema scolastico e a non pensare mai che in fondo è tutto tempo sprecato. Nonpiùspostati Sabrina Frigo/i, Istituto professionale «çaterina da Siena» di Milano. Gli studenti stanno lottando in modo civile fa– cendo conoscere-i problemi a tutte le autorità, fàccio notare che questi non hanno ancora dato da due me.si dalla loro conoscenza, mia.; risposta decisa. · Noi ragazzi chi~diamo cose giuste e realizzabi- ·· li. · Gli studenti· chiedono che vengano presi in cpnsiderazione questi problemi, ormai da lun– go tempo lasciati in balia della sorte, ma qua– lora ·si giungesse alla assegnazione delle aule vorremmo che non fossero solo provvisorie, poiché gli studenti non sono burattini e la loro formazione culturale non può avvenire se ven- . gono sottoposti a continui spostamenti. Unofra gli studenti che si sono_scritti sullafaccia "Fa/cucci troia". Cattiva idea. Prima di tutto pérchè la signora Fa/cucci, salvo errore, non è troia. Poi per,chè usare il termine "troia" o , analoghi per insultare una:_ donna vuol dire non aver capito la lezione che le prostitute di Pordenone. ; andarono meritoriamerite à tenere in una scuola·· · , bolognese, e che dovrebbe , estendersi in qualche modo . ai programmi scolastici di ogni ordine e grado: La stessa signora Fa/cucci, sulla scorta di questa esperienza, potrebbe rifletterci. Capiamo, con questa pedante osservazione, di sottrarre occasioni di slogan per giunta rimati, che sono la manna dei movimenti in via di crescita. Esempio: "Johnson boia, Fanfani è la sua troia". Noi adulti l'abbiamo fatto, ed i una delle cose di cui ci siamo pentiti Chevolete danoi? Krafen atomico, Istituto nautico «Venier», Ve– nezia Che volete da me? Tutto va bene. Così il ·mini– stro Falcucci risponde a noi studenti. Ma a che gioco giochiamo? Giornali, politici, intellettua– li tutti si preoccupano di studiare gli studenti che manifestano, solamente in termini di look: questo con le Timberland .è un pecorone. L'al– tro con il giaccone da marinaio è figiciotto. Quello col giubbotto di pelle non può che esse– re un autonomo. La sola cosa !Jllportante è . studiare l'abito e fare un paragone col '68. L'u– nico risultato è la più totale confus_ioneper chi non si interessa troppo di politica e vuole muo– versi in quanto vede che tutto quello che gli sta accadendo attorno non è giusto. . _ _Questonon è un movimento, non_ancora, for– se lo sarà dopo il 16, per ora si tratta solo di fermento. Il governo con la finanziaria intende prendere due piccioni con una fava. Si ricosti– tuirebbe una scuola d'élite -per cui una futura classe dirigente composta esclusivamente da ·un ceto abbiente, che creerebbe minori proble– mi allo stato che non una. classe dirigente ac– cessibile·da qualunque stato sociale- e risane– rebbe contemporaneamente il deficit dello .sta– to senza _intaccare gli stanziamenti ·militari (tanto cari e 'reaganiani). Emulazione Francesco Chini, Liceo Scientifico Statale «An– _geloMessedaglia», Verona · Volevo mettere in risalto alcuni aspetti della manifestazione tenuta sabato scorso qui a Ve– rona, probabilmente da molti trascurati. A parte la partecipazione dei locali rappresentan– ti del Fronte della Gioventù, i quali; con gran– de impegno ideologico ed atletico, hanno tenu– to le-Joro braccia tese nel saluto romano dall'i– nizio alla fine, ho notato che la ·partecipazione era numerosa ma non compatta, visto che gli studenti del medesimo Istituto, viaggiavano in– truppati a file serrate innalzando slogan inneg- - giando al proprio Istituto in una deprimente gara a chi urlava più forte. Inoltre, dai discorsi che giravano, mi pare che le ragioni che dove– vano essere alla base della manifestazione era– no cadute in secondo piano rispetto a quello che a m<;: è parso essere il sentimento prevalen– te , e cioè la voglia di essere per una mattina «rivoluzionari», salvo poi dimenticarsi tutto il giorno dopo, provata l'ebbrezza di questa nuo– va esperienza. -L'anno dellamaturità- Carola Cl~mente, Francesca Gattpni, Giancarlo Schirru, Marika Ceracchi, 3° Liceo classico, Roma_. Anno 85/86: per noi della terza A l'epilogo di una esperienza scolastica. C'è ad attenderci a giugno lo spauracchio di tutti gÌi studenti di li-_ ceo: la mitica maturità. Fin da settembre tanti buoni propositi, tutti improvvisamente calati nei panni dì bravi secchioni, dopo anni di vita goliardica. Ci sono già le prime gomitate per mostrarsi finalmente interessati davanti ai pro– fessori; «eh già - dice qualcuno - i voti che ci mettono quest'anno ce li portiamo dietro per tutta la vita». · Anche la scuola ha voluto accoglierci in modo particolare: pigiati in 22 in un piccolo corri– doiq; la lavagna completamente cosparsa dì calce per rendere ancora più ardua la com– prensione della trigonometria; il solleone di settembre che entra impetuoso dalla finestra, rendendo sempre più insopportabile la presen– za in questo assurdo ambiente: solo i più forti arriveranno alla fine. Le grandi istituzioni le abbiamo sempre subìte, siamo entrati in questa scuola rilevandone le carenze senza mai pensare che potessero essere sanate. Anche chi si è mosso non è mai -andato al di là di ridipingersi l'aula. Ci hanno sempre detto che la scuola è tornata ad essere una cosa seria, che le lotte studentesche appartengono al passato. A distoglierci dalle «salutari» ore di studio sono arrivate 1~ confortanti notizie da Milano: qualcosa sta succedendo, è- arrivato il momento di muoverci! Ci si offre una possibi– lità inaspettata: l'attenzione ritorna sul proble– ma della scuola, un problema che sémbrava– ormai dimenticato. Questo dimostra ancora una volta che la vera anima della scuola siamo noi studenti più che ministri, presidi, professo– ri. La proposta di cominciare una belJa conte– stazione è accolta con molto entusiasmo. Ne avevamo senipre sentito parlare ma l'emozione di essere i protagonisti di un cambiamento, pur sempre desideràto, non l'avevamo mai prova– ta. Si susseguono assemblee, _riunioni,comitati e i risultati si vedono subito: in meno di una setti– mana abbiamo riempito lo strade di Roma e le ✓ pagine dei giornali. Quella stessa stampa e quella televisione che ci . ha semprè considerato alJa luce dei fenomeni di costume, ci ha definito «Movimento» prima che un _movimento esistesse realmente. In ve– rità le manovre economiche del governo non ci sono mai piaciute, ma a quel diavolo_di Craxi le cose vanno sempre bene: chi avrebbe mai pensato tra di noi di poter intralciare il corso delJa finanziaria? Invece, eccoci qua, ricevuti dal Ministro. Finalmente, come studenti, non ci sentiamo degli emarginati dalla vita politica. Siamo anc_heun po' imprepàrati, quello che di-. ciamo finisce sui giornali, fa notizia, mai fatta. Ora ci offrono pure 50 righe sul giornale. Per noi dell'85 è veramente l'anno della maturità! Le hofatte tutte Aspreno, 5°, Nono Liceo Scientifico, Napoli Il rapporto che io ho vissuto con la scuola, non è che sia stato un rapporto buono;_posso dire che ho fatto, in pratica, quasi tutte le scuole di tutti quanti i tipi: private, parificate e pubbliche; e dovunque ho notato che ci sta un problema grandissimo: ho notato che la mag– gior parte dei professori ha una cultura molto limitata e secondo me· questo è il problema principale. La preparazione dovrebbe essere conoscenza della materia, ma non solo, anche un po' di psicologia. Io parlo proprio per espe– rienza personale;· mirsono trovato ad avere a che fare con dei professori che di psicologia · non ne sapevano proprio niente! _

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