Fine secolo - 16-17 novembre 1985

I benedetti computer Daniela Travag/ini, Istituta Professionale Com– merciale di Bologna Frequento la 3a classe dell'Istituto professio– nale per diventare operatrice turistica. La mia scuola ha grossissimi problemi per quanto ri– guarda i macchinari: a noi servirebbero i nuovi -e moderni computers ma non ce li hanno anco– ra dati. Anch'io ho partecipato alla lotta per ottenere quello che mi spetta.Durante la mani– festazione si è parlato molto di strumentalizza– zione da parte dei partiti, secondo me questo non è vero, noi studenti eravamo tutti uniti e non avevamo cartelli politici. Noi vogliamo solo questi benedetti_computer.che o~ai fan– no parte della vit;i dell'uomo e sono dapper– tutto, e perchè non anche nella scuola? Non voglio ritrovarmi come alcune ragazz.e del Manfredi che cercano lavoro e non lo tro vano perchè appena dicono di aver studiato.al Man– fredi nessuno le assume. Scrivere può servire a far sapere alla gente in che situazione noi giovani ci troviamo. E a far capire che il (uturo è in mano nostra, e che se c'è un cattivo presente ci sarà anche un ~ttivo futuro. · La prima vona Francesca De Feliçe Istituto Magistrale Regina Margherita 3a B Salerno. - Oggi ho partecipato al primo corteo della mia vita e sono rimasta entusiasta del clima di soli~ darietà che c'era tra noi ragazzi. Eravamo in tanti e tutti spinti da una grande voglia di farci sentire. Ci sentiamo protagonisti finalmente e manifestando per le strade ci siamo anche di– vertiti cantando e protestando. Sui nostri stri– scioni non c'erano né motti, né firme di partiti politici, ma c'erano realtà amare: strutture ca– renti, pulizia trascuratissima e programmi sco– lastici che non ci permettono di poter raggiun– gere l'esame di maturità con una preparazione completa. I nostri rapporti con i professori sono molto formali; Quello che· noi desideria– mo è poter studiare bene. Il classico a Cosenza Giancarlo Greco, 17 anni, 1° liceale sezione G, liceo classico Bernardino Telesio, Cosenza I problemi più importanti sono tre: I) la nuova tassa inflittaci dalla Falcucci; 2) la necessità di nuove metodologie di studio; -3) locali .poco agibili nelle scuole della mia città. Noi del clas– sico non possiamo lamentarci tanto della fati– scenza dei locali perché fortunatamente il no– stro istituto non è malridotto come altri di Co– senza. Certo ogni tanto capita che si stacca un pezzo di cornicione o capita di assistere alle passeg– giate romantiche di alcuni topi ma a noi piac_e sorvolare su queste cose. Chiediamo nuovi programmi perché ci domandiamo: è giusto continuare a studiare questi classici latini e greci che poi nel mondo del futuro non ci ser– viranno molto? Non sarebbe più giusto invece inserire anche l'informatica che è il linguaggio _ del 2000 e che appunto perché noi saremo i la– voratori di quell'anno ci servirebbe moltissi– mo? Ma quello che più ci disturba è la nuova e pesante tassa. Io mi lamento perché essendo un liceale sento più vicina questa cosa in quan-' to la mia scuola non mi apre porte immediate verso il lavoro, bensì mi costringe ad andare . all'università. Riflettendo su quanti sono i di– soccupati nella mia regione, che pare siano cir– ca trecentomila e su quanti sono a Cosenza, quindicimila, viene da chiedersi chi ce lo fa fare a studiare per sei-sette anni pagando un occhio della testa. · Unaverniciata all'esterno Riccardo, 15 anni, Istituto tecnico «Severi», Roma Io ho un fratello più grande che è impegnato nella sua scuola e che mi è un po' d'esempio. Io penso che bisog_na comQattere .anzitutto contro la legge finaRZiaria: forse. per me non sarebbe un problema pagare più tasse, ma per i più umili potrebbe esserlo. Però certi slogan non mi sono piaciuti; noi siamo pacifici e vo– gliamo raggiungere i nostri obiettivi; la scuola di mio fratello ha fatto un sit-in davanti al mi– nistero e ha ottenuto sedie e banchi e ieri qui a scuola hanno dato una verniciata all'esterno dell'edificio. Se dopo la manifestazione nazio– nale di sabato prossimo si otterrà qualcosa forse il movimento-si smoscerà; altrimenti non Io so. Per lavita Maurizio, 3° specializzazione Radio, Istituto pcojessionale per l'artigianato e l'iudustria, Na– poli. E' un nuovo '68. Nella mia scuola ci sono state nel passato lotte ma non hanno avuto effetti positivi; in questo momento non c'è aggrega– zione e mobilitazione. In questa scuola non c'è. la possibilità di specializzarsi e io sono costret– to a frequentare un Iabofatorio privato. Nel tempo libero esco con la mia ragazza· con la quale ho un rapporto importante e di com– prensione e penso che durerà per la vita. Le foto di questepaginesono di Stefano Montesi. FINE SECOLO* SABATO 16 / DOMENICA 17 NOVEMBRE 17 Alfuturo pensiamo noi Umberto Stida, anni 17, 3° Liceo Classico «Pi– tagora», Crotone. Sono nato a Crotone, la più importante città industriale della Calabria, nel dicembre del 1968, oggi ho quindi I7 anni. Frequento il 3°. liceo classico e da grande vorrei fare l'ingegne– re. Si può dire che è una passione· di infanzia. Lascerò la Calabria e me ne andrò a studiare a Bologna, anche se debbo dire che non avverto affatto il mito della grande città che pure le ge– nerazioni meridionali precedenti alla' mia han– no avuto. Per me la politica è molto importan– te, deve significare un'occasione per aprire il dialogo, per partecipare, per prepararsi a gesti– re da sé la propria vita. E' molto importante anche che essa entri a far parte del bagaglio di questo movimento attuale degli studenti. Ho seguito le polemiche scoppiàte in altre città d'Italia a proposito della politicizzazione o meno del nostro movimento. Io penso che l'impegno politico non può essere escluso, il confronto con chi aderisce a gruppi giovanili tenuto ·aperto, perchè altrimenti dimostrerem– mo che siamo immatutri e che abqiamo paura di misurarci con chi crede di avere idee più grandi delle nostre. II punto principale delle nostre lotte deve essere quello di democratizza– re il rapporto tra studenti ed insegnanti. Fino ad adesso noi conosciamo soltanto i nostri do- • veri ma sarebbe ora di conoscere anche i.nostri diritti e magari scrivere una specie di carta dei diritti e dei doveri degli studenti. Nella scuola poi bisognerebbe organizzare dei corsi per l'o– rientamento universitario, discutere delle pro– spettive ·di lavoro, anche se io per altri versi non ho paura del futuro perchè sàrà quello c he noi vorremo.--Sullalegge finanziaria sono.in di- . saccordo perchè queste nuove tasse e tariffe sono molto pesanti. Io sono per una scuola di massa che però premi.chi dimostri di avere del– le· capacità e vuole diventare classe dirigente del futuro. Sento spesso fare dei paragoni con gli studenti del 1968. II fatto mi incuriosisce anche perchè io sono nato proprio in quell'an– no. Ammiro il coraggio che hanno avuto nel combattere l'autoritarismo, ma condanno però ogni tipo di violenza. Certo che però c'era una grande forza interiore in quei giovarti ed in qùel periodo mentre oggi i miei coetanei si adagiano molto, sono pigri, si lasciano bom– bardare da tutto e non riflettono sul fatto che fra noi c'è una grande solitudine, poca spinta ideale, il pericolo della mafia e della 'droga. Aprirsi, peraprire Mario, 5°, Nono liceo scientifico, Napoli La scuola non ,mi dà niente in questo momen– to; resta un luogo ih cui si vorrebbe propinare, vendere cultura ma· molto spesso non Io si fa nella maniera in cui noi vorremmo: è una ma– niera troppo ripetitiva, si seguono degli schemi quasi dogmatici mentre si fa molto poco per tentàre di costruire un discorso di tipo nuovo. In questo senso posso dire che la nostra scuola sta cercando di.impegnarsi; è probabile che or– ganizzeremo qualche studio sulla figura di Pa• solini o di Italo Calvino. Comunque, il disagio generale non è limitato alla scuola, è un disa– gio che riguarda noi giovani all'interno della nostra meniera di vivere; diciamo che c'è una sorta di apatia, incapacità di comunicare al di là della superficialità. Io cerco di riuscirci e spesso ci riesco perchè_penso che il modo mi– gliore per far aprire una persona è quello di aprirsi e solo così riesco a ottenere quello che voglio perchè sono una persona molto estro– versa che ha bisogno in qualsiasi momento del contatto umano. .

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