Fine secolo - 16-17 novembre 1985

FINE SECOLO* SABATO 16 / DOMENICA 17_NOVEMBRE 1 Sono .sfinita. Chebello! Chiara. Liceo classico « Marco Polo>>, Venezia Fu come se mi fossi svegliata da un lungo e pe– sante sonno, e in quel momento avvertii che qualcosa sarebbe dovuto cambiare. Forse l'en– tusiasmo sarebbe rinato, forse l'inutile effime– ro di quegli an_nisarebbe, stato sopraffatto da · un nuovo impegno, una nuova forza si sarebbe impadronita di quella massa di persone ormai maledettamente stanche di abbandonarsi ripe– tutamente nella placida scivolezza di una finta felicità. I figli dei figli del '68 avrebbero nuova– mente preso in mano la situazione. Così fu. Ad un certo punto qualcuno finalmente si ac– corse del fatto che ci voleva un ideale, tutto stava lentamente degenerando; dal piacere vuoto di una vita vuota alla .malinconia,. alla tristezza, allo squallore di una vita senza ideali. I giovani si sentivano nuovamente partecipi della loro vita, ricominciare a trovare delle motivazioni. Ripresero piacere nello studiare, collegarono la loro interiorità più profonda con le lotte da portare avanti in massa. Sentivano nuovamente il btsogno dopo anni ed anni, di ritornare in piazza, ritornare nelle strade per far sentire al mondo che anc_heloro ne facevano parte, gridare, rendere noto il pro– prio modo di vedere la vita, far se11tirele pro- . prie esigenze a tutta la popolazione. Detto qualche anno fa, sarebbe, sembrato il .racconto di un sogno; ora sto realmente viven– do, sto realmente «facendo» 1'85. Anch'io sto partecipando a molte riunioni, sto facendo scioperi, sto passando ore al telefono per decidere l'ordine del giorno delle assem– blee, sono stanca, sono sempre molto stanca ma felice. -Meglio meno Alessandra. _Tripodi 3o Liceo Scientifico Da - Procida Salerno. La cosa che più mi sconvolge è la grande apa– tia della maggior parte dei-miei compagni. Io dal canto mio non sono disposta a dover paga– re 80.000 lire dall'anno prossimo contro le 7.000 di quest'anno. L'aumento mi sta anche bene, ma in misura assai inferiore. Odontotecniche Annalisa e Monicq, 3° odontotecnici, Napoli. Abbiamo saputo di quello che sta succedendo nella scuola dal giornale e dalla televisione. Io (Annalisa) penso che fanno benissimo; io (Mo– nica) invece penS9"che noi le abbiamo fatte queste lotte per mesi, l'anno scorso, i:ieravere personale qualificato nei laboratori (per esem– pio medici, non ingegneri) ma non abbiamo ottenuto niente. La cosa bella è stata stare in– sieme per un obiettivo comune; i genitori non erano d'accordo perchè prevedevano un esito cattivo. Io (Annalisa) invece, parlando con loro li ho persuasi. Comunque io penso che questo studio è così discontinuo (ci sono le rotazioni) che passa la voglia di studiare! Ci ·vorrebbe uno studio che quando uno esce fuori dalla scuola, sa di che cosa si parla. E poi ci vuole un buon rapporto con i professori, che quando uno arriva a scuo– la sta tranquillo! In generale io vorrei essere più indipendente e lavorare per non dover chiedere soldi ai genitori. E'statobello, finchè durato · Alessandra, l° Liceo Scientifico «Leonardo da Vinci», Mi/ano · In terza media pensare di· partecipare a una manifestazione è come pensare di guidare una rivoluzione; per questo la prima volta alla ma– nifestazione c'ero andata più che altro per cu– riosità e per dimostrare che anche noi "primi– ni' sappiamo comportarci come grandi. Quel giorno però mi ero proprio divertita, dopo ci sono state tutte le assemblee, l'autogestione, i collettivi, a scuola abbiamo anche fatto partite di calcio e·concerti nel cortile, quel giorno no. Quelli sono stati giorni meravigliosi bellissimi: eravamo tutti uniti grandi e picc.olie c'era tan– ta solidarietà, per questo la successiva manife– stazione eravamo in ventimila. Quello è stato il giorno più bello. Noi del Leonardo facevamo casino con il megafono, il tamburo e l'armoni– ca, il corteo era enorme, non se ne vedeva la fine. Abbiamo camminato fino a massacrarci, eravamo tutti insieme ed era questo che conta– va. Dopo q·uelgiorno io non mi sono più inte– ,ressata, perché i professori ci hanno caricato di compiti e non potevo riempire il libretto di as– senze: "per adesione .a manifestazioni". E perché dopo mi hanno deluso, perché dopo quei giorni di solidarietà loro grandi che si re– putano tanto _intelligenti,sono andati a tirare i pomodori e a rompere i vetri, e allora che si ar~ rangino, io il mio diritto allo studio non inten– do farlo valere in questo modo. _ Voglia didirela nostra Stella Vezzoni, 17 anni, «Caterina da Siena», Milano. La base comune che ci ha mossi é stata sostan– zialmente una voglia di protagonismo ed un bisogno di solidarietà volto a dimostrare che gli studenti dell'85 non si accontentano di ave– re un tetto sulla testa, quattro banchi ed un in– segnante dietro la cattedra che tiene lezione di carattere puramente nozionistico, non ci basta il concetto ormai superato di scuola tradizio– nale, poiché abbiamo constatato sulla nostra · pelle che tale realtà non genera altro che una massa di diosoccupati costretti a rimanere ai margini della società. Per quanto riguarda le mie opinioni stretta– mente personali mi sento in dovere di afferma– re che non una parola dovrebbe essere mossa contro questo movimento, casomai le forze politiche, le autorità e l'opinione pubblica in generale dovrebbero solidarizzare con esso, poiché da quando esiste non ha fatto altro che coinvolgere positivamente gli studenti da trop– pi anni in silenzio a causa degli errori del pas– sato, attraverso mobilitazioni su basi concrete. Solamente vorrei ribadire che il movimento deve rimanere una forza democratica, ~he con– danna ad ltranza la violenza, le strumentaliz– zazioni di parte e le etichette in genere. Augu– randomi che i giornalisti in futuro non tente– ranno nuovamente di "interpretai-ci" ma cer– cheranno di essere il più obiettivi possibile, colgo l'occasione per ringraziarli di aver dato a noi protagonisti di questo movimento la.possi– bilità di esprimerci liberamente in merito. Contro il piccolo– apartheid Questo pezzo è stato concordato ed! stato scrit– to da alcuni ragazzi dei vari istituti superiori e licei di Merano.Hanno collaborato al pezzo, Alessandra, Maria, Giorgio ed altri. Anche nell'isola felice altoatesina dopo anni di completa inattività gli studenti, come nel resto d'Italia, sono scesi in piazza. La situazione al– toatesina però differisce molto da quella nazio– nale per la questione etnica: la pacifica e co– struttiva convivenza italo-tedesca è stata sem– pre impedita dalla politica provinciale che fa– vorisce )'.apartheid addirittura nella scuola. Ne è un esempio il modernissimo School Village costruito con criteri tali che le scuole italiane e tedesche si trovano agli estremi opposti del complesso e con mezzi ancora più subdoli, quali la sfasatura degli orari, viene impedita la possibilità di contatti tra i due gruppi. Superando questa barriera etnica gli studenti italiani e tedeschi sono scesi fianco a fianco per le strade meranesi rivendicando pacificamente il comune diritto allo studio. Questa azione unitaria, prima nel suo genere in Alto Adige, dimostra l'effettiva esigenza e vo– lontà di una pacifica convivenza interetnica. Unclima rilassato Antonia Lodd_o, IV Ginnasio, Liceo classico Virgilio, Roma. Credo che finalmente si riuscirà ad ottenere qualcosa, in maniera pacifica: io sono stata alla manifestazione di sabato 9, .indetta dagli studenti romani, e ho trovato un clima disteso e rilassato; un ottimo inizio per il mig]iora– mento delle condizioni degli studenti: Addirit– tura i giornali hanno parlato di un nuovo '68, anzi, é stato detto che "noi dell'85" siamo più maturi e responsabili. Io non condivido questo pun to di vista , é un avvenimento diverso: ciò che voglia.mo oggi non può corrispondere al1e esig enze di qui ndici anni fa, il tipo di protesta è strutturata in maniera diversa. Ho notato con dispiacere che molti ragazzi hanno scioperato stando a casa, senza neanche sapere il motivo. E questo è estremamente scorretto: non vale più il discorso di essere "fa– scista" o "comunista", dato che da questi ap– pellativi molti hanno preso e continuano a prendere spunto per emarginarsi dai problemi.

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