Fine secolo - 16-17 novembre 1985

FINE SECOLO* SABATO 16 / DOMENICA 17 NOVEMBRE )- 26 ro nella vendita. Egli stesso partirà per -la Ger– mania nel tentativo di venderlo a Lipsia. Era pieno di debiti, il romanzo non si vendeva, a Jena venne pubblicata una critica negativa non solo dell'<<lcosameron»,ma anche della «Sto– ria di una fuga». L'autore si infuria, si sfoga con un altro scritto, prepara un opuscQlo che dovrebbe spiegare ai lettori lo spirito dell'«Ico– sameron». L'.opuscolo però non venne mai stampato e dai libri contabili del conte Wal– dstein sappiamo che a Casanova furono versa– ti 2000 fiorini, utilizzati poi probabilmente per saldare i debiti con i tipografi. Ma Casanova si dedicava già ad altri problemi, polemiche di carattere politico, alla mate_maticae alla critica letteraria. Ché delizia ricordare le proprie delizie L'idea di scrivere le memorie di tutta la sua vita era diventata più ~oncreta già probabil– mentt mentre si dedicava alla «Fuga», la cui prefazione era scritta con uno stile che faceva pensare a un'opera di contenuto molto più ampio. In tutto ciò che faceva Casanova si impegnava con la stessa brusca intensità. La sua capacità di divertirsi,. mangiare, dedicarsi agli amici e alle amiche erà pari all'energia che metteva nello csrivere ~ _nellavoro letterario. Probabil– mente avvertiva una stanchézza nel raccontare una volta di più le sue avventure, e vi accenna– va già nella prefazione alla «Fuga», ma la ~ua anima di vecchio leone non si era certo spenta: Scriveva del tutto liberamente, ma quanto più «Scrivo ogni giorno per tredici·ore, che mi vo- si inoltrava nel lavoro, tanto più si persuadeva lano via come fossero tredici minuti. Il lavoro che la sua creazione fosse destinata a finire alle alle Memorie sostituisce il riposo. Mentre seri- - fiamme. Scrivere non ei;a certo per Casanova vo·ringiovanisco e ritorno uno scolaro. Spesso solo un piacevole divertimento. Tornava al suo scoppio a ridere, cosa che mi fa passare per passato, riviveva anni ormai così lontani, si pazzo, dato che gli stolti non credono che un rendeva sempre più conto che nella piccola uomo possa ridere da solo. Che delizia ricor- Duchcov era circondato da persone e da un dare le proprie delizie». · ambiente che non si era séelto, e stava per di Casanova sapeva che le «Memoriè» sarebbero più trascorrendo gli ultimi anni della sua vita; potute uscire solo dopo la sua morte. Non gli la vecchiaia, alla quale non poteva ancora ras- importava sapere se avrebbero riscosso succes- segnarsi. ' so o meno, né se sarebbe diventato famoso. Per ironia della sorte, tutte le opere sulle_quali Casanova, il grande La Farussi è tra l'altro madre del più celebre Giacomo Casanova. Fu proprio per aver so– stenuto la sua nascita illegittima (figlio natura– le del patrizio Grimani, e non di Gaetano, che l'aveva rico'losciuto) che Casanova fu costret• to ad abbandonare per la seconda volta la Se– renissima, dopo essersi adattato a fare il dela– tore. Ed è in uno dei suoi rapporti agli Inquisi– tori che si legge questa condanna delle donne veneziane: «L'eccesso del lusso, le donne senza freno e la soverchia libertà del praticare, a fronte degli indispensabili doveri delle fami– glie, sono le cagioni che la corruttela prende ogni giorno nuovi gradi di forza».- Detto ciò, e data un'ultima rassegnata occhia– ta a queste controverse donne di Burano (sarà anche festa, ma son tutte fuori), la storia po– trebbe finire e ridursi a una delle consuete te– stimonianze della sopravvivenza di Strapaese. Tanto più che a poca distanza, in città, un gio– vane laureando in psicologia sta intrattenendo un migliaio di studiosi del Centro italiano di astrologia sui nessi che intercorrono tra 1nflus-. si astrali e diversità sessuale, arrivando a soste– nere che, se fosse per le stelle, ci sarebbe ben poco margine per l'eterosessualità cantata da Brass nei suoi film. Tuttavia la vicenda aiuta a capire che cosa sia oggi Venezia. Sergio Quin– zio ha recentemente scritto che ogni città or– mai ha «un'aura standard» e che «osservatori formati nel clima di una società di massa, po,r- tatori di un'unica cultura con le sue categorie dominanti, vedono cun gli stessi occhi le stesse cose». Quale sia l'aura di Venezia ben lo sanno le 'masse che periodicamente e con i più vari pretesti invadono le calli, trovando con fortu– na invidiabile migliaia di indizi che avvalorano quella immagine agiografiça. Ma non voglio finire nella topica lamentela del veneziano nei confronti di un turismo sempre più straccione, cui risponde l'altrettanto topica polemica sui ristoratori ladri ed imbroglioni e sui motosca– fisti pirati. Gli dei se ne vanno, e con loro l'ironia Il dato più preoccupante di tut_tala controver– sia Brass-Burano sta nell'assenza di uno dei tratti più caratteristici della venezianità, l'iro– nia. I pochi tentativi sono stati vani. Tutti han– no preso sul serio tutto. Le veneziane, pur con– servando nei lineamenti del viso la dolcezza e la bellezza delle loro antenate, non sorio pro– babilmente più le «morbinose» settecentesche,... e le buranelle di oggi non hanno più nulla a che spartire con quelle spiate solo trent'anni fa da Brass bambino. Ma la cosa mi sembra enormemente meno grave di questa sparizione dell'ironia. Certo è il segnale di una ormai compiuta ita,Iianizzazionedella Serenissimà: al seguito di uno dei meno amabili difetti di·una confusa comunità nazionale, il Risorgimento si è finalmente concluso anche in laguna. egli aveva riposto le sue speranze, ad eccezione le accuse che hanno reso le «Memorie» così ce– della «Fuga», che è una parte delle «Memo- lebri, ,è certo che alcune delle figure femminili rie», sono state presto dimenticate. Casanova è sono frutto della fantasia di Casanova. Vice– diventato famoso, e anzi proverbialmente cele- versa, nelle...<+Memorie» scopriamo un eccezio– bre. · nale documento sulla seconda metà del XVlll Ma l'immagine che si è conservata è spesso secolo. Basti pensare a tutti i luoghi visitati da molto lontana dalla sua reale figura, o limitata Casanova, al numero infinito di persone che a un solo aspetto della sua personalità: conqui- -"'.conobbeo alle quali venne presentato. statore di cuori di leggiadre fanciulle e dame, Nelle «Memorie» scorrono l'Italia, la Turchia, donnaiolo e seduttore. 11suo modo di narrare la Francia, la Spagna, l'Inghilterra, l'Olanda, le avventure di cui è stato protagonista sta al l'Impero romano-germanico, la Prussia, la Po– fragile limite della letteratura erotica, senza Ionia, la Russia, la Svizzera, i territori austria– mai oltrepassarlo. Ma. indipendentemente dal- ci. E poi i norrii dell'Europa più potent~ di al- Oltretutto, ne viene una strana intolleranza, con tentazioni a sconfinare ~ella cialtroneria. Lasciamo stare la «Liga Veneta» e la sua liti– giosità nei confronti di non meglio precisati «romani», che per fortuna a Venezia attec(:hi– scono a fatica. Ma che dire della Compagnia de Calza e Antiqui, la promotrice del carneva– le, che ha bandito una campagna pomposa– mente chiamata «veneziano educa il tuo turi– sta»? Lo scopo principale di tale impresa è an– dare il giro d'estate a rivestire gli intemperanti nordici che an1ano girare per le calli a petto nudo. Propongo alla Compagnia di prendere , esempio dal Cremlino e dichiarare Piazza San Marco luogo sacro, impedendovi di fumare e di svolgere attività genericamente contrarie al pubblico decoro. · Il carnevale di rigore E visto che proprio da Burano più di dieci anni fa è partita la spinta a rinnovare il carnevale, tanto vale parlarne. C'è chi si ostina a non ve– dere quanto sià ridicolo aver trasformato in norma una festa trasgressiva al massimo gra– do. Per dieci giorni a Venezia si assiste al triste spettacolo di gente in maschera che continua la sua normale attività. Il barista ha il volto coperto, ma serve inappuntabilmente il caffè, mentre sarebbe decisamente più carnevalesco ,

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