Fine secolo - 16-17 novembre 1985
In bu;o, Serena Grandi,la Miranda di cui si parla. Qui accanto, la passeggiata'di Mastroianni-Casanova'11on Giovanoinel"Mondo1M10vo" (la fuga di Varenoes)di Scola. A sinistra, il ritratto del conte Waldsteina Duchcov(foto di Vaclav Sedy). una quarantina di minuti. C'è quindi tutto il tempo per riflettere sul caso Brass. Per riassumere: il regista, noto per i suoi film piuttosto discussi, da Chi lavora è perduto a La chiave (esiti discontinui, mai disprezzabili), manda nelle sale il suo ultimo lavoro, Miran– da, rivisitazione della Locandiera di Carlo Goldoni. Costretto, com'è d'uso, a fare il giro delle trasmissioni televisive di intrattenimento per lanciare la pellicola, dichiara al Maurizio Costanzo Show di essersi ispirato per la sua Miranda, generosa nel concedere le proprie esuberanti grazie, a un certo tipo di donne di Burano, di cui sentiva i discorsi nella sua pri– ma infanzia; anch'esse caratterizzate da un ap– proccio libero e «solare» al mondo del sesso, e · incuranti dei yincoli matrimoniali. Apriti cielo. Sulle lastre, che fragore di sonanti zoccoletti o Burano dell'amore e del Consiglio di Quartie– re Nel paese in cui non si può parlar male di Mazzini, gli abitanti di Burano non vogliono esser dà meno. Comincia a .girare per l'isola una petizione di due cartelle, in cui casalinghe indignate e mariti sospettosi esprimono il loro disappunto. Su 4.600 abitanti le firme raccolte sono poche centinaia, ma il documento arriva FINE SECOLO* SABATO 16 I DOMENICA 17 NOVEMBRE - Che l'anima gl'incanta E gl'incanterà il cor. O sesso seduttor! Sorgente di dolor! · Lasciate andar in pace Un povero innocente ••• ,: •••• >) --Non sappiamo_se Casanova fosse presente al successo di Mozart del 29 ottobre 1787, quan– do l'opera fu accolta così calorosamente dal pubblico praghese. L'amico di Casanova, Da Ponte, alla vigilia della prima fu richiamato a Vienna con una lettera di Salieri, direttore dell'Opera viennese. Da Ponte nelle sue memorie non ne fa menzio– ne, ma sappiamo che Casanova si trovava a Praga in quel periodo ed è difficile immaginare che disertasse quella serata al teatro degli Sta– ti. I ~enejici raggi dei mega;.. m,cro ['ambiente del castello di Duchcov, che aveva · procurato a Casanova tante pene, era pur sem– pre meno dispersivo di quello della Vienna im– periale. Quanto più Casanova sfuggiva ìl mon– do, tanto più dava mano alla penna, Non era– no solo lettere agli amici, ma anche memorie degli anni trascorsi. Tutta l'Europa conosceva la sua evasione dai Piombi, le prigioni venezia– ne. Ora era più che mai lontano dai salotti in cui aveva raccontato all'infinito la sua fuga. Per questo si concentra sulla narrazione scritta di quel successo, che lo ·aveva reso così celebre. La «Histoire de ma fuite de prisom>uscì per la prima volta nel i 787 presso Schonfeld -di Pra– ga, anche se nel frontespizio figura la città di Lipsia. Mistificazioni di· quel genere erano al- . !ora piuttosto correnti, e per altro non si tratta del primo libro di Casanova stampato in una città diversa da quella indicata. Già un anno dopo uscì a Vienna la traduzione in tedesco, che ebbe ugualmente uno straordinario succes– so. I lettori conoscevano già questa storia, o ne avevano almeno sentito parlare. Ora trovava– no una versione scritta, una vera e propria prova. al Consiglio di Quartiere,.che si sente in dovere di convocare una _riunione che dovrebbe tra– sformarsi in un pubblico processo a Brass. In– tanto la questione esplode anche in città e co– mincia a in,teressare i quotidiani nazion'ali. I due giornali veneziani iniziano un delizioso mi– nuetto. Il Gazzettino si schiera subito con le .donne offese, La Nuova Venezia di rimando cerca (invano) di sfumare ironicamente, difen– de il film (stroncato invece dalla concorrenza), mobilita uno studioso ,di cose veneziane, presi– de di uno dei due licei classici, per spiegare che la letteratura, soprattutto quella settecentesca, . dà manforte a Brass. Arrivata al culmine, la faccenda si sgonfia bruscamente. Nella· riunio– ne del èonsiglio di Quartiere si parla d'altro, il regista, che abita poco distante, a Torcello, di– serta l'incontro, e prevale una nuova tesi: la colpa è tutta di Brass, che co~ l'occhio sempre fisso sùlla cassetta, ha montato a bella posta tutta la storia. Allocco chi c'è cascato. La vita continua e a Burano restano i problemi di sem– pre: ùn'economia legata alla celebre arte del merletto, al turismo e alla pesca -conle perenni polemiche con la Magistratura delljl Acque, che preferisce affittare larghi tratti di laguna a itticoltori privati. Con le donne, poco da fare Quando arrivo a Burano l'omertà regna sovra– na. Di Miranda non si parla più, eppoi il film l'hanno visto in pochi (nell'isola non c'è un ci- 25 I Piombi erano noti in·tutta.Europa, accompa– gnati dalla stessa pessima fama dello Spielberg di Brno e della Bastiglia di Parigi, che fu de– molita solo un anno dopo, Allora racconti con un simile contenuto erano di moda. Quasi con– temporaneamente fu pubblicata «La Fuga» del barone Friederich Trenck, che, come Casano– va, figura nella propria storia come una vitti– ma degna di compassione del dispotismo asso– lutista, ma anche come un eroe temerario, che ha dedicato la sua vita alla libertà. - La seconda oper·a di Casanova pubblicata a Praga è l'«Icosameron». «Sono trascorsi tre anni dal mio allontanamento da Venezia. E' lì che mi è venuta la tentazione di diventare l'i– deatore di un nuovo mondo, di un nuovo ge– nere umano, di un nuovo codice civile, di una diversa religione, di una concezione nuova del guadagnarsi !a vita, del vivere e convivere, procreare dei discendenti e conquistarsi glielo– gi di tutto il mondo». Casanova informa il conte Lamberg ancora da Vienna della sua idea di scrivere un .romanzo utopistico. Lo scrive a Duchcov e quando l'opera sarà pub– blicata, il suo nome risulterà non a titolo d'au– tore, ma di traduttore dall'inglese~ In questo lavoro Casanova aveva riposto molte speran– ze, ma ne ricavò non pochi dispiaceri. Non riu– scendo a mettersi d'accordo con l'editore pra– ghese, Io finanziò per la pubblicazione dei cin– que volumi che formavano l'intera opera, «Icosameron ou Histoire d'Edouard.et d'Elisa– beth, ...»: i due fratelli Eduardo ed Elisabetta appaionò nella casa dei loro genitori nel feb– braio del 1615, 81 anni dopo la loro scompar– sa, quando misteriosamente erano penetrti nel– l'impero dei Megamicro, all'interno della Ter– ra... Casanova per il suo stato ideale non cerca un posto né nell'Universo, né sulla superficie della Terra; punta al suo ·cuore per costruire un .mondo utopico nel quale non vi siano notti, e in cui raggi, portatori di benessere, ricadano verticalmente sulla testa di ogni individuo. Il romanzo era noioso, così non stupisce la to– tale mancanza di interesse con cui fu accolto, Casanova si affrettò a spedirlo a tutti gli amici di Vienna, Venezia e Praga perché lo aiutasse- nematografo, a Venezia la pellicola non è an– cora arrivata, i pochi fortunati son dovuti arri– vare fino a Mestre): Di sicuro con le donne c'è poco -da fare: me lo confermano alcuni giova– nissimi, le cui imprese amorose hanno come méta obbligata ·1a terraferma (e di rado). Il parroco non viene meno al segreto professio– nale, ma è disppsto a giurare che la famiglia è il perno fisso della sua comunità e che le donne sono tutte assorbite dal lavoro. Roberto Otto– maniello, cronista del Gazzettino, va anche ol– tre: inveendo contro Brass, «ingordo» di suc– cesso, si chiede se il regista sia mai stato a Bu– rano «dove le donne vivono dietro le finestre con gli 'occhi fissi' rivolti al tombolo». E tira fuori, come donna simbolo dell'isola, la mer– lettaia Cencia Scarpariola, un nome fantastico, ma una storia che non interessa nessuno. Passa universalmente sotto silenzio «la Bura– nella» più famosa, quella Zanètta Farussi, fi– glia di un calzpfaio, c!ie nel XVIII secolo fu at– trice notevole. Dal palcoscenico del teatro di San Samuele conquistò successivamente le sce– ne di Londra, di Pietroburgo e ·di Dresda. Donna che ebbe amanti famosi, tra cui il prin– cipe di Galles, futuro Giorgio II d'Inghilterra, e alcuni figli, tutti illegittimi, Carlo Goldoni, che scrisse appositamente per lei La pupilla, ·così la descrive: «era giovane, vedova e bella (...) avevo colto assai bene nella sua abilità principale, ch'era di scaltra malizia, coperta da una studiata modestia ...» Chi ha visto Miran– da non può non cogliere gli strettissimi riman– di tra le due. Eppure non se n1:: è parlato.
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