Fine secolo - 9-10 novembre 1985

,FINE SECOLO* SABATO 9 / DOMENICA 10 NOVEMBRE 21 Difficile ottenere un'intervista con lei. Finalmente, ci concede un'ora.· Alla condizione di correggerci il compito. Poi, le ore p_assano,e si va felicemente fuori temq. Possiamo adesso ~nvitare anche voi a ql!,esta serata in casa Lessing: per confermarvi nel culto di una grande· scrittrice, o per esservi iniziate, e iniziati. · suo lavoro usa i romanzi per insegnare. agli studenti. Si•potrebbe insegnare la letteratura in modi diversi. Per esempio, quel magnifico ro– manzo che è. La Storia di Elsa Morante do– vrebbe ~nz'altro esser considerato non soltan– to come letteratura ma come vero e proprio li– bro di storia. Quel che non dovrebbe mai acca– dere è quel che accade adesso: ché si impongo– no a qualche malcapitato bambino 6 o 7 libri, come da programma, assolutamente inadatti alla sua età. Questi libri saranno poi analizzati, smembrati, sezionati, in un modo che l'autore mai aveva inteso. Ed è questo che fa disperare gli autori. Ieri sera ho COplprato i biglietti•per Love /or Love, di Congreve, al National Thea– tre. Ho chiesto a una vecchia amica se voleva venire cçn me e mi ha risposto: 'Ho dovuto passare un anno a scuola ad anali:u.arlo e non ho·proprio voglia di sentirlo un'altra volta'. Lei certo si rende conto che tra i letterati acca– demiei queste idee farebbero arricciare il naso... Oh se me ne rendo conto!. L 'Urss così terribile, i russi così gentili Ma non è possibile che vi sia poi sul serio wt'a- . stuzia della ragione in wt tipo di insegnamento che sembra ottenere l'opposto di quel che appa– rentemente si propone? In altre parole, possiamo immaginarci, in un'ipotesi non poi tanto fanta– scientifica, una società radicalmente divisa tra i pochi felici che sanno leggere e produrre mes– saggi complessi e i tanti che sanno leggere e pro– durre soltanto messaggi elementari. Il crollo dell'alfabetismo, che oggi si verifica in tutto il mondo, è in gran parte il risultato di cattivi sistemi d'istruzione scolastica. La ,sua ipotesi è però probabile. Ma resta una situa– zione piena di contraddizioni. Ad esempio, in Unione Sovietica, che è certo una delle società più atroci oggi nel mondo, ogni bambino legge i classici, gli sono familiari. Non so perché, forse caso, forse reverenza nazionalistica per le grandi conquiste del passato. Ma il fatto è che in quel luogo terribile molte più persone hanno letto i loro classici di quanto avvenga qui o ne– gli Stati Uniti. Questa è una delle tante con– traddizioni delle società comuniste di cui biso- • gna tener conto. Io mi chiedo a questo punto 'in quale misura i loro classici abbiano contri– buito a quella famosa gentilezza d'animo e di modi dei russi, che continuano ad essere uma– nissimi e pieni di calore mentre il loro sistema è così disastroso. Sono andata in Russia nel momento peggiore possibile; Stalin era in pun– to di morte. Sapevamo che la situazione era tremenda. Un giorno mi hanno portato a un incontro con bambini e liceali: erano imbevuti della loro cultura umanistica del XIX secolo , della loro letteratura. E questo ·è qualcosa çhe credo non faccia parte di un programma, non è stato premeditato. Non sappiamo anche cosa possa risultarne sulla lunga distanza storica. Proprio perché credo che i libri abbiano un'in– fluenza benefica, un giorno mi è venuta una fantasia, con alcuni miei amici scrittori. Abbia– mo detto: e se rapissimo un paio di cantanti pop e li sottoponessimo a pressioni per fargli dire in tv ai loro fans: «Sapete, devo confessar– vi un mio vizio segreto: io leggo!J>Sono sicura che d'un tratto centinaia di migliaia di ragazzi si metterebbero a leggere di nascosto, a dispet– to dei loro genitori. Perché fa tanto assegnamento sul romanzo? Perché sono sicura che il romanzo ha ancora straordinaria vitalità, flessibilità, energia. Ad esempio, in Africa, che ha una lunga tradizio– ne verbale, si scrivonp romanzi da un capo al– l'altro del continente. Certo ancora destinati alla lettura da parte di un'élite. Ma sono ro– manzi straordinari. Una forma d'arte che ha questo sorprendente vigore, non la si può facil– mente gettare. La BBC nella savana Gran parte della letteratura di lingua inglese oggi, quella di maggior rilievo almeno, non ci viene più dalle isole britanniche. La Gran Breta– gna sembra aver perso egemonia sulla propria lingua. Lingua che, al contrario di quanto auto– maticamente si pensa, non è destinata a diventa– re un esperanto unificato per un quarto del glo– bo. L'impressione è che /'inglese si stia screpo– lando in cento dialetti e vernacoli. Un facile pa– rallelo storico è quello col latino alla fine del– l'Impero. Vi saranno molte e diverse letterature inglesi, come vi sono ancora molte e diverse let– terature romanze. Già ora, per vivere la vita quotidiana di Londra dobbiamo padroneggiare diversi dialetti. Sono perfettamente d'accordo. E penso che quel che sta accadendo sia una gran buona cosa. Qualche mese fa, una ragazza danese mi diceva: «Mrs lessing, sono qui da qualche tempo per imparare l'inglese, ma ora ho deciso di studiare l'anglo-americano, è molto più uti– le». Brava, hai capito tutto, le ho detto. Pur– troppo gli scrittori inglesi sembrano non ren– dersi affatto conto che questo processo è in atto. Si accontentano della loro piccola lettera– tura mandarina, e non sembrano accorgersi che essa è soltanto una piccola, piccola parte di quel che sta accadendo. Lei sembra esserne molto consapevole. Come mai? - Perché sono nata e vissuta'in colonia. E questo vuol dire che sono sempre un po' di latq rispet- · to alla mia società, la so guardare dall'esterno. Anche se i miei genitori erano britannici, non riuscirò mai ad essere del tutto integrata. Sono cresciuta in una famiglia molto politicizzata. Non c'era molto da stare allegri quindi, ma qualche occasione d'allegria c'era: si immagini esser isolati nel mezzo di una savana, con nes– suno intorno, tutta boscaglia, e.passare le sera– te ad ascoltare la Bbc, il World Service, e a di– scutere i problemi politici di Gran Bretagna - e loro, i miei, ci si accaloravano, con passione. E ricevevano giornali inglesi che davano luogo a nuove discussioni, e così via. Una volta che ci hanno tirati su così, si finisce per pensare così, almeno con una metà del cervello. La recita del buon terrorista Sto l'eggendo il. suo ultimo romanzo, appena uscito, The Good Terrorist. Sono quasi a metà, e ho subito una domanda da farle. C'è un qual– che nesso tra il linguaggio che i suoi as'pirantì, scalcinati terroristi-parlano -schegge fossili di un gergo politico svuotato; ragazzi di poche letture, si direbbe- e il loro comportamento? Non credo',che ci sia. Ma bisogna che ci pensi.. Quel che avevo in mente era: com'è che gene– razione dopo generazione i giovani, in paesi come la Gran Bretagna tendono a identificarsi _con l'esperienza, durissima; e che non c'entra niente con quel che è a loro noto, di altri paesi? È come se ci fosse in loro una voglia forte di un'esperienza violenta estrema. Come è potuto succedere che ragazzi che hanno in fondo tro– vato una vita facile, buona istruzione , ecc., si identifichino con Fide! o Che Guevara o Le– nin, tutte persone che hanno dovuto affrontare problemi che non c'entrano niente, ma proprio niente, con quelli dei nostri paesi? Questo è quel che mi affascina. Credò ci sia un «terrori– smo» -fra virgolette perché queste persone non sono affatto terroristi- che è tipico dei paefi prosperi, e che è pura rappresentazione, far finta, non è serio. Nei paesi dove la realtà è ve– ramente durissima, terribile -e in Gran Breta– gna come potete vedere ci stiamo avvicinando– il terrorismo che hanno è molto più reale. Per esempio, negli-anni '70 in America c'erano di– versi gruppi di «terroristi» tra virgolette, come i Weathermen, tra gli altri. Per un caso sono venuta a sapere parecchio di quello che stava– no combinando, ed era tutta finta, recita. Si eccitavano à dar fastidio al potere, ma piccoli fastidi. Ricordo una ragazza, che era davvero ricercata dalla pqlizia, e ha fatto in modo di affittare un appartamento proprio di fronte al • posto di polizia. E tutto per il gusto di poter dire: «Ho abitato là per un anno, e non mi hanno mai presa». Recita, come dicevo. O · un'altra ragazza, che per caso somigliava a Patty Hearst. Con un'amica si divertiva a gui– dare_in su e in giù per l'autostrada aspettando di essere fermata dalla polizia. E quando l'ar– restavano e l'interrogavano, «Sei Patty Hearst?», lei rispondeva in trionfo: «No, non sono Patty Hearst!». Questa nel loro gruppo era considerata un'azione rivoluzionaria. Dif– ficile trovare qualc<>sadi simile in. un paese davvero povero, in un paese disperato. Bene, io credo e so che in questo paese ci sono oggi molti gruppi che si dedicano a queste recite, che si immaginano rivoluzionari e che per stile di vita, comportamento, modo di parlare, po– trebbero essere pericolosi, forse lo sono, e lo saranno.,Conosco parecchi «rivoluzionari» tra virgolette in questo paese, e chissà che non si · prendano sul serio e si mettano a fare i rivolu– zionari veri -mi sembra che ci sia nell'aria qualcosa del genere in questo paese. Quel,che mi intriga di loro è questa combinazione tra un'inteijsa identificazione emotiva con i poveri da un Iàto, con, che so io, le balene in estinzio– ne, con gli animali, etc, e poi d'un tratto si mettono a parlare di far saltare tutto, sarebbe– ro contentissimi di riuscire a far saltare in aria un'intera città. Dal punto di vista psicologico è una combinazione interessantissima. Io non la . capisco affatto. Ad alcuni dei suoi critici il suo romanzo è appar– so un po' improbabile. Ho una diversa impres– sione: io temo che il suo, libro si possa rivelare profetico. Vede, per me è come se mi fossi già trovata in questa situazione. Quando ero in Sud Africa, e . sto parlando di pochi mesi prima che io partis- si, ossia nel '48, per me era chiarissimo che i ' Nazionalisti avrebbero preso il potere. Ma io venivo da fuori Capetown, ero soltanto una ragazza di campagna della Rhodesia - e però avevo occasione di incontrare tutti questi gran- di importanti funzionari di partito. E conti– nuavo a dire loro: «Vi rendete conto che i Na– zionalisti stanno per prendere il potere? Perché · tenete tutti quei documenti segreti nei vostri schedari?». Ed erano lì a portata di mano: avrei potuto entrare dalla porta e prendere da– gli schedari i nomi dei loro iscritti. E loro mi rispondevano: «Ma va là, ma sarai scema!?». L'anno: dopo i Nazionalisti hanno preso il po– tere. Questo tipo di cecità, di incapacità di ve- · dere cosa sta realmente accadendo è radicata

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