Fine secolo - 9-10 novembre 1985

DORIS 1,FSSING,. LA GRAND ......... EZZA DEL ROMANZO, LA lVIlSF:RIA DF:1 ,T,'ACCADF:MTA '------------=-------------a cura di Luca FONTANA e Giovanni FORTI---------------------- A rriviamo a casa di Doris Lessing, dopq lu?ghe e ~omples~e trattative, in ~Il li.i- . nimoso giorno d1 autunno londmese. Vive nella zona ineno chic· di Belsize, jn una casa a tre piani come milioni di altre a Londra, un po' scrostata. Ci accoglie nello scuro corri– doio a piano terra e ci port~ subito su, al pri– mo piano, nel grande salotto da una parte al– l'altra della casa, con due finestre ~ul1astrada e una sul retro, sul verde dei giardini. Muri bian- . chi smaltati, vecchi divani comodi éon tracce di pt;lo di gatto (c'è anche una percettibile pui– za di gatto), logori ma bellissimi tappeti persia– ni (n(.}ssunolo sa ma Doris Lessing è nata in ·Persia). Oggetti pochi, niente di sovraccarico, niente di costoso. Tutto è chiaro, anche lei è tuttà vestità di biarico, a parte le scarpe che si toglie appena si raggomitola sul divano, grigie come la sua crocchia. Non porta gioielli, tran– ne un anello molto semplice e una fede. Nella stanza _c'è anche suo figlio, un uomo d'una quarantina d'anni, che se ne va subito. Mettia– mo sul tavolo il registratore, per farle vedere che abbiamo ottemperato a una ·deile _sµe·ri– chieste (l'altra era di poter vedere la trascri~io– ne e fare delle correzioni: ne farà poche, e qua– si tutte aggiunte utili). Ci sediamo rigidi sul di-· vano di fronte.- Non so Luca Fontana, ma io sono un 'po' emozionato. «Il taccuino d'oro» è _ u·no dei miei libri di culto. È stata, anche, la scoperta che tutte le mie scoperte erano già state vissute e digerite da altre generazioni. Femminismo, psicoanalisi, vita di donne sole, delusione della militanza comunista, corteggia– mento della follia, coraggio della vita quotidia– na. Lessing è ador-ata da alcuni gruppi di mie amiche italiane: glielo dico, e lei scoppia a ride– re. «Sì, lo so. Eppure io non sono affatto fem– minista! Mi ricordo a una conferenza di-donne in Danimarca. Le strapazzai ben bene, dissi loro che le loro tesi mi sembravano un muc- . chio di sciocchezze. Loro mi applaudirono lo stesso e mi dissero: 'Qoris~ ti vogliamo tanto bene'». Man mano, il climà si scioglie. La conversazio– ne va avanti.ben oltre l'ora che lei ci aveva ri– servato, e alla fine siamo noi, per non apparire troppo indiscreti, a congedarci. Ma sulla so– glia, a registratore spento, la conversazione si - riaccende ancora. Questa volta sulla politica inglese e in particolare su Margaret Thatcher, bestia nera di Fontana (come i lettori di Repor– ter ben sanno) ma anche di Lessing: ambedue si lanciano in una gara di imitazione della na– sale e professorale parlata della Lady di Ferro, tra grandi risate. Tre settimane dopo, quando si conclude il complicato andirjvieni del datti– loscritto dell'intervista e delle correzioni, giun– gerà per Fontana (io sono subito tornato in Italia) il definitivo riconoscimento che, benchè giornalisti, non siamo «dei noiosi»: un invito a cena. Sono molto invidioso. (G.F.) Tutte le società europee nell'800 hanno posto , l'insegnamento delle proprie letterature naziona– li a coronamento del loro sistema educativo. Quasi al ll:rmine di questo nostro secolo, le con– clusioni che lei ha tratto in una recente conver– sazione televisiva, e in un articolo apparso in New Society, è che è proprio l'insegnamento ac– cademico della letteratura che allontana la gen– te dai libri. Che dice, dovremmo cominciare con l'abolire la letteratura da tutti i programmi sco– lastici? Non mi aspetto nemme_1_10 per un momento di essere abolita dai programmi scolastici. Anche se l'ho detto, andavo sul sicuro. Cercavo sol– tanto un modo traumatico per far pensare al problema. Scuole e Università danno per scon– tato che la letteratura debba essere un fatto di piccole élites. Soprattutto perché le Università hanno catturato la letteratura, è loro_ pro– prietà, la tengono in ostaggio. Coqtinuo ~ in– contrare ragazze e ragazzi cui è stata inculcata l'idea che· dal momento che non l'hanno stu– diata all'Università, la letteratura non è cosa per loro. Accade, chi sa se per proposito o per caso, che la letteratura, almeno in Gran Breta- · gna, sia una materià d'élite. La gente comune si sente intimidita e vergognosa verso i libri, tenderà a non leggere affattò, perché le è stato detto che non se ne intende. E questd è I:oppo– sto di tutto ciò in cui credo, perché iò stessa hò imparato tutto quel che so leggendo, da sola; e conosco tante persone che hanno fatto la stes– sa cosa. Non c'è alcun bisogno di andare a scuola o all'Università per leggere. Mi preoc– cupo particolarmente della gente più povera o meno avvantaggiata, che in genere non legge perché sa che leggere è una cosa da classi privi– legiate, da persone che hanno studiato. Come si riuscirà a spezzare questo circolo vizioso? Questo è qµel che mi interessa. Più che la classe può l'accademia Non sarà forse per una sorta di astuzia della ra– gione che i grandi _!ducatori vittoriani, i primi ministri della pubblica istruzione nell'Italia da poco unita, hanno deciso difare della letteratura u11amateria di studio accademico? Resta ilfatto · che qualunque f osser:ole loro intenzioni - diff on- · dere un 'educazione umanistica, standardizzare la lingua nazionale - il risultato è stato un 'ap- propriazione indebita per conto di un'élite. Le loro intenzioni non.contano. Forse erano buone, e realmente umanitarie e democratiche. Conta il risultato. Prendere la letteratura così sul serio e farne oggetto di studio accademico aveva forse allora la sua utilità. Ma questo sta– dio è superato e dovremmo pensare a qualco– s'altro. La letteratura è ormai diventata una cittadella difesa da esami e professori. Sono con.finidi élasse quelli che difendono la cit– tadella? Non necessariamente. Sono soprattutto confi– ni accademici. Sia_pure operaia la tua origine, una volta accademico puoi diventàre terribile quanto uno di classe media. o aristocra~co. Ogni scrittore fa quest'esperienza: ti trovi con degli accademici, e loro ti tratteranno come se il libro che hai scritto non fosse più cosa tua, se ne impossesseranno, ti diranno loro di cosa tratta il libro, come lo hai scritto, cosa intende– vi dire. Capisco benissimo perché ciò sia acca– duto: è da questo che traggono la loro sussi– stenza, le loro vite sono tutte spese e guada– gnate dentro l'accademia. _Ma è uno stato di cose ridicolo, fastidiosissimo per chiunque scriva. Ma non è questa la cosa grave. Quel che importa è che questo atteggiamènto allon– tana, taglia fuori dalla lettura un_gran numero di giovani. Di recente sono tornata a scuola anch'io, in un Polytechnic, le frasi-che h_osenti– to ripetere più spesso sono 'Per carità, quando esco di qui non leggerò più un libro, ne ho avuto abbastanza di quelli che mi han fatto leggere a scuola', 'Oddio no, b~ta con la lette– ratura: è così noiosa', e così via.fa credo.invece che la letteratura sia divertente, che lo voglia essere, che sia fatta per darci piacere, gioia, istruzione. Ma a scuola si scoraggiano i ragaz- . zi per sempre, è ciò dipende da come è insegna– ta. Non crede che sia anche un risultato dei moderni media, o perlomeno che essi siano unfattore ag– gravante? Sì, sono certo un fattore determinante, ma cre– do che vi sia spazio per tutto, media elettronici e letteratura. Forse non è più possibile scrivere il tipo di romanzi che scriveva Dickens, ro– manzi a puntate dove i lettori erano ansiosi di conoscere cosa succedeva nella prossima. A questo si è sostituita la televisione. Mi ci sono altre funzioni della letteratura che la Tv non può affatto soddisfare. II mio timore è che la letteratura diventi sempre più riserva di caccia di un numero ridottissimo di persone che la considerano come cosa propria, e gli ·altri, le masse, possano accontentarsi della Tv o di qualsiasi altra cosa. Il mondo spiegato dai . romanzi Non crede che a questo punto due parole che in inglese hanno la stessa radice, literature e lite– racy ( letteratura e alfabetismo) tendano a coin– cidere? Sì, credo sia possibile che accada, a meno che non si combatta perché non accada. Ed è certo una causa per cui val la pena combattere. Io credo che la letteratura sia molto sottovaluta– ta, in realtà ha molte più funzioni di quelle che si considerano nelle Università. Una, ad esem- , pio, fra le tante: informa, ci dice come sono al– cuni tipi di persone e paesi. Conosco un uomo d'affari che viaggia molto, e non è·un gran let– tore di romanzi. Ma prima di andare in un paese, va alla biblioteca e prende tutti i roman– zi che trova su quel paese, e se li legge. Ci trova l'informazione che gli serve, e molta di più che in ricerche sociologiche o statistiche. Se si è let– tori di romlµlZi si ha una visione del mondo che è di fatto creata dalla letteratura. È un modo di analizzare la società. Avrete osservato che non sto affatto sottolineando gli aspetti estetici, lo conosciamo tutti il piacere di legge– re il grande romanzo perfetto. Sto solo cercan– do di mettere in rilievo gli aspetti del romanzo cui non facciamo attenzione. Avrete notato che chi ha letto molto tende ad essere nel com– plessò una persona molto più umanitaria e compassionevole. Come ha detto- D.H. La– wrence (non ricordo le parole esatte): la fun– zione_del romanzo è di aprirci all'immagina– zione compassionevole degli altri. Come fac– ciamo a conoscere la Russia prerivo)uzionaria? La conosciamo, sappiamo tanto e tutto, grazie alle opere di Tolstoj, Dostojevskij e altri. Uno dei nostri storici ha detto di recente: «Suona a gloria dello scrittore e a vergogna dello storico che la gente si rivolga ai romanzi per sapere come fosse una particolare epoca storica». Ed è una bellissima frase perché lega insieme Je due discipline. La linea divisoria tra le due è infatti molto sottile, basti pensare a Guerra e Pace. Sono questi gli aspetti del romanzo che, come dicevo, vengono del tutto trascurati. Sembrerà ora che mi contraddico se affermo che proprio in grazia del loro valore informati– vo i romanzi dovrebbero essere insegnati a scuola -certo in modo del tutto diverso da come si fa oggi- come aspetti della storia, del– !' antropologia, della psicologia. Di recente se– devo a una cena accanto a un eminente psi– chiatra che mi ha detto di imparare moltissimo sul comportamento umano dai romanzi. Nel

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