Fine secolo - 9-10 novembre 1985

FINE SECOLO* SABATO 9 / DOMENICA 10 NOVEMBRE 18 perché ha delle branchie laterali e non esce e bisogna bere delle erbe e solo così si espelle. Allora si fa il bagno con · mutande, mutande robuste, da conservare con l'attenzio– ne che si riserva alla corazza. Nudi sulla riva, corazzati nel fiume. Le piante, e i lo,:o precari trionfi · Uno pensa a un trionfo vegetale, e invece no. La terra amazzonica è povera. Qualche centimetro di terra e poi roccia, e la te.-ra, anche quella è acida. Gli alberi cresco– no, le piogge li esaltano, il caldo li decompone e le mace– rie vegetali danno vita ad altri alberi ..Ma per i raccolti, i colonizzatori si son dovuti scordate i sogni di granai im– mensi e spopolati. Si coltiva sulle rive dei fiumi, e poi yie– ne la piena e deposita nuovo limo e poi si coltiva ancora. Dentro, nella foresta; niente da fare: è un deserto ricoper- ' to di verde. E il petrolio è lontano, e l'oro è poco, e i costi per i minerali più preziosi sono altissimi, e gli ingegneri si immalinconiscono. La foresta si difende, con arretramen- ti paurosi. Certi punti sembrano galline sp~lacchiate: il paradiso verde ha la salute fragile, basta una strada o una squadra di tagliaboschi stakanovista per rovinare 1 tutto. Certe volte mi è capitato di pensare che questo sa– rebbe un bu:on viaggio per un verde europeo. Bisogna solo avvertirlo che gli indios hanno almeno sedici modi di dire 'verde', a seconda delle sfumature. lquitos, nel buio Iquitos appare come un alone di luce nell'orizzonte buio, proprio come- era scomparsa Pucallpa alle nostre spalle, sei giorni prima. Iquitos è una città speciale,"Trenetica e pigra. Non vi giungono strade e viene un po' da ridere guardando le automobili che strombazzano agli incroci: non faranno mai molta strada. Del resto il mezzo di tra– sporto più coi;nune è una specie di risciò, un triciclo a motore. La sera, con l'aria del fiµme e della foresta che vi arriva dritta in faccia, è piuttosto piacevole. Iquitos è un posto da sussulti improvvisi. Era un borgo sonnolento quando, all'inizio del secolo, arrivò la febbre del caucciù. iLa venditrice di scimmie pappagalli. Sotto: la palizzata del cantiere con la scritta che proibisce l'ingressoagli estranei e relativo teschio. che arrivano i turisti, quelli si mettono gonnellino e ac– cessori e fanno i selvaggi. «Prudenza», dicono gli impie– g4ti dei Tours. Gli indigeni una volta si sono arrabbiati davvero ed hanno preteso di farla finita còn le loro dol}– ne a seno nudo e gli americani che fotografavano· sempre loro, con obbiettivi maschi e senza pudore. Adesso han– no una camiciola, le selvagge, e tutto_ fila liscio. I turisti comprano cerbottane, piranha imbalsamati e ripartono. Una buona parte della città è informata a questa tropica– le imitazione dei tropici, -con la stessa eleganza con cui i contadini nostrani fanno l'imitazione della stalla contadi– na nella taverna sotto la villetta. Non tutta Iquitos, natu– ralmente, vive alle spalle di questo dollarèsco esotismo. Ci sono, ad esempio, diciassette templi della Chiesa di_ Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorn~. Non è poco, per_una città di centocinquantamila abitanti. Forse è tut– ta questa durezza e questa dolcezza di viveré messa assie– me, a creare turbamenti. C'è un'agenzia funebre che si chiama Modus Vivendi. Chiaro che anche un rappresen– tante di aspirapolveri è capace di predicare la fine del mondo in un posto alla fine del mondo. Gli sconfitti dell'avventura Qualche volta cammina, piano, nella sottile striscia d'ombra di un marciapiede. Ma per il resto sta seduto, immobile, su un gradino. Sono sicuro che sia europeo. Forse un tedesco tutto d'un pezzo, forse un indecifrabile belga. Ho anche provato a parlarci. Capelli e barba lun– ga, lacero. Non parlava, e mi sono limitato a lasciargli qualche moneta. L'ha presa con disprezzo. È evidente che si è perso. In quei giorni è diventato per me l'eroe .Un certo mister Goodyear aveva scoperto che le automo-– bili potevano andare su ruote di gomma, mister Dunlop foderava le ruote di biciclette, mister Mackintosh forniva tutti di impermeabili e le fasce elastiche invadevano fab– briche ed officine. In capo a pochi anni i ricchi non sape– vano più come spendere i propri sÒldi, i negozi trabocca– vano di merci fatte venire dall'Inghilterra e dall'Olanda, le signore sfoderavano abiti parigini. Le tribù, qui attor– no, venivano decimate dalla fatica, dall'invasione e dal– l'invadenza dei caucheros. I caucheros, a loro volta, im– pazzivano di avidità, di caldo, di malattie. Poi un inglese astuto rubò i semi del caucciù sèlvatico e, avvolti in una fÒglia di banano, li portò nei più tranquilli possedimenti inglesi di Malesia. La coltivarono laggiù, a costi minori, e eponimo di-una categoria intera. La gente che non parla Gacciato le rondini come fossero insieme pappagalli, tu- più inglese e non parla ancora spagnolo, o che semplice– cani, coli~rì, giaguari, coccodrilli, mosche della malaria, mente non.parla più. Sono arrivati qui carichrdi macchi– zanzare del sonno, piranhas e tutte le gentili creature di ne fotografiche o di voglie. Hanno venduto le une, perso Dio e di San Francesco messe assieme. In un itngolo della le altre. Sono i paria dell'avventura, precipitati nella mi– piazza c'è una sofferenza muta, questa invece stoicamen- seria indifesa e orgogliosa dei piccoli bianchi. Qualcuno · te sopportata. In quell'angolo sorge una casa metallica. si sposa, o compra una bambina, o usa gli occhi azzurri - La comprò a Parigi -progetto e materiali- un ricco cau- per vendere più scimmie. Altri bevono, raccolgono orchi– chero, in visita all'Esposizione: Era una casa metallica dee, trafficano in piranhas, sognano altri viaggi, si lascia– dell'ingegner Eiffel.-Al cauchero piacque, e se la portò, no andare, tentano nuove follie di grandezza, antieroi smontata e imballata. Le lamiere rimbalzano impietosa- della colonizzazione, capitani· Achab senza più Moby mente il sole equatoriale. Al pianoterra ci ·sono gli,uffici Dick, sradicati dalla noiosa storia d'Europa, scavati dalle delle compagnie di navigazione fluviale, agenzie dogana- febbri, minati dal clima. Bisogna pur perdersi, per potersi ; li, turistiche. Gli impiegati sudano da fare pena. Amazo:- ritrovare. A volte, non ci si ritrova. Timbuctù esiste an– ' nia tours, Adventure Tours, Jungle Tours, così si chia- cora, in qualche posto dell'anima. · mano gli uffici. Accolgono i turisti, li accompagnano per · ,-..., a Iquitos tutto finì. Inutile il tram costruito nella capitale in mezzo alla foresta, svuotati i tnagazzini, deserti i moli, impolverate le vetrine, deserti i bordelli, senza più sorrisi le donne. Un lungo sonno, interrotto dai brevi replay del petrolio e del legno pregiato, e poi una torpida sonnolen– za. L'hanno dichiarata porto franco, e nelle vetrine cam– peggiano i tv color giapponesi e le lavatrici tedesche. Ma l'umidità appiccicosa dei 'tropici scrosta i palazzi sui - moli, cocci di splendide piastrelle fatte venire dal Porto– gallo si sminuzzano sul marciapiede: Un pezzo intero, del passeggio è scivolato nel fiume, all'ultima piena del· rio delle Amazzoni. L'unica parte della città che resiste, che non si sfilaccia, è quella, sordida e rutilante, di Belém: ca– panne, palafitte, mari di fango e acqua marrone. Sono case fatte per durare da una piena all'altra e, fedeli, dura– no da una piena all'altra. Il quartiere brulica di vita: tra le bancarelle si aggirano gli avvoltoi, e le venditrici li sco– stano con malagrazia prima che si rubino i pochi pezzi di carne esposti. Il resto della città pazienta. Non ci sono mica fine settimana, qui. Non si va _innessun posto che . non sia la giungla, la giungla, la giungla. Al cinema. O.m✓ • piazza. Dove con una indiscussa decisione hanno tagliato gli alberi dalle aiuole. Vi si radunavano, troppo numero– se e chìassose, le rondini. Basta, ha~no detto, ed hanno la notte ali' Amazon Lodge; ai bordi della città. I rumori Cattiva letteratura della foresta sono veri, come dappertutto. Quel concerto per becchi, per ali, per fauci, per rami che si schiantano cui nessun sonno può sfuggire. Ma se concèrto non ci fosse, gli impiegati sudati dei Tours metterebbero il regi– stratore. La mattina prendono i turisti, sorridono com– piaciuti davanti ai pantaloni corti e ai caschetti coloniali, li accompagnano dall'altra parte del fiume. Lì c'è una· tribù che sbarca il lunario facendo la tribù. Li avvisano éattiva letteratura, uno dice. Cattiva è la realtà, a volte. Metti la storia di Leticia, più in giù sul fiume. C'è un -capo indio che di giorno si mette la cravatta, la sera il gonnellino e nella capanna ha la televisione a colori. È trotskista, e ha un suo progetto di rivoluzione, che espo– ne alzando la voce quando il rumore degli idrovolanti dei cocaineros si fa troppo prepotente. O metti Tabatinga, - posto di frontiera bràsiliano. «Benvenuti nel paese del samba», recita il cartello. Hanno fatto una festa .poco tempo fa, perché finalmente arrivava la televisione brasi– liana. Prima· gli toccava di sorbirsi, in spagnolo, quella peruviana e quella colombiana. In portoghese c'era solo radio Mosca. O metti Manaus, ancora più in giù. Più an– cora di lquitos è la parabola della crescita e della deca- . denza. C'è una pi~ piastrellata con marmo di Carrara e un teatro che è la copia dell'Opera di Parigi, e vi hanno cantato Caruso e la Malibran. Quando la bella Otero venne fin qui e poi se ne partì, ci fu un'ondata di suicidi. Metti quella città per trentamila persone progettata a ,,,. partire da niente, e la fattoria della Liquigas italiana che si mette ad allevare mucche, e la più folle miniera del mondo, a Sierra Pelada, con ventimila cercatori d'oro sotto il cielo. O pensa solo al-mare, al rio delle Amazzoni ehe vi si getta dopo aver disegnato sulla mappa un'isola· grande quanto-la Svizzera: a 60 chilometri dalla foce, in mare aperto, si vede ancora il giallo del fiume. A 80 chi– lometri le navi sentono ancora la forza della corrente. A 160 chilometri un chimico paziente può ancora trovare dell'acqua dolce in mezzo a tanto sale.

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