Fine secolo - 9-10 novembre 1985
FINÉ SECOLO* SABATO 9 / DOMENICA 10 NOVEMBRE Quando viene ripresentata, pur con alcuni ap– profondimenti, di nuovo ad Erice nell'84, la teoria dell'inverno nucleare di Aleksandrov è già stata duramente attaccata dai più esperti fra i suoi colleghi occidentali. Ma le stroncatu– re non sono ancora uscite dalla cerchia degli addetti ai lavori. Stanno per diventare pubbli– che, almeno implicitamente, proprio nei pros– simi giorni, quando verranno pubblicati i due volumi della ricerca coordinata dallo SCOPE, l'organismo di ricerca scientifica mondiale che aveva varato la collaborazione fra scienziati dell'est e dell'ovest e di cui senza successo ha · tentato di impadronirsi' il seminario di Erice. Due volumi che sanciscono, fra l'altro;Ia quasi totale estraneità degli scienziati sovietici a quelle ricerche. Ma torniamo alla nostra storia, alla primavera del 1983. Nasce l'uomo dell'inverno nucleare Richard Turco, prima iniziale di TI APS: «Nell'aprile dell'83 l'Università di Cambridge, Massachussets, aveva organizzato la prima grande conferenza internazionale sull'inverno nucleare. Voleval)o un rappresentante dei so– vietici e Cari Sagan che conosceva già Ale– ksandrov, decise di invitarlo. E' lì che l'ho in– contrato per la prima volta ed è lì che è comin– ciata la sua rapida ascesa. Ha assistito alla conferenza, poi è tornato a Mòsca. Al Centro di Calcolo dell'Accademia delle Scienze del– l'Urss avevano già un modellò sull'evoluzione del clima (quello di Larry Gates, per intenderci n.d.r.) e sulla base di quello hanno sviluppato il primo calcolo a tre dimensioni, che cioé non studiava solo le modificazioni nell'atmosfera rispetto all'altitudine, ma anche rispetto a lati– tudine e longitudine; comunque sono certo che l'idea di Aleksandrov di impegnarsi nello stu– dio dell'inverno nucleare è partita proprio dal– la conferenza di Cambridge. In realtà non è stata nemmeno una vera idea di Aleksandrov. E' soprattutto il frutto di una cooperazione1ra scienziati americani e sovietici che si cominciò ad avviare proprio con quella conferenza e che divenne ufficiale con la conferenza di Washin– gton nell'ottobre dello_stesso anno. In questa seconda conferenza il cuore era costituito dalla presentazione del rapporto mio e di altri, che fu chiamato dalle nostre iniziali TI APS. An– che Aleksandrov intervenne, ma con una co– municazione marginale». A partire dalla conferenza di Washington, in– fatti, l'International Council of Scientific Unions, l'organismo che rappresenta tutte le accademie delle scienze statali, affida allo SCOPE il çompito di coordinare gli studi sul– l'inverno nucleare. Dopo la -morte di Breznev e l'avvento di An– dropov (e del KGB, e del suo parallelo-conco– rente, il GRU), Vladimir è l'uomo giusto al posto giusto, al momento giusto. ' Il posto giusto: uomo di scienza, ma non lega– to alla ricerca che conta, a quella militare, cioé senza compiti chiave nell'organigramma della ricerca. Inoltre, con una formazione di base e _ dei precedenti che ne permettono e ne giustifi– cano l'inserimento nei progetti di cooperazione USA-URSS per le ricerche sull'inverno nuclea– re. Il momento giusto: intanto per il Ìlew look del KGB, la guérra fra spie è guerra fra spie, ma la guerra vera è altro. E' a) scienza, b) tec– nologia. E questo é ciò che bisogna sapere. E scienza o tecnologia non sono trascrizione o microfilmatura di una formula segreta che non esiste _più. Sono frequentazione assidua dei centri di ricerca. Ma ciò che più conta è che, con qualche anno di ritardo, l'Unione Sovieti– ca ha scoperto l'importanza delle pubbliche re– lazioni e dell'immagine: non si può mandare in giro a parlare di pace il vecchio trombone guerrafondaio, semplicemente perché nessuno gli crede. Servono figure nuove' con compiti nuovi. Il secondo motivo per cui quell'inverno fra 1'82 e 1'83 è il momento giusto è la possibilità di· lanciare un proprio uomo alla scalata dell'hit parade dell'inverno nucleare: l'ingresso pro– prio in quella 'top ten' sarà un passaporto per– petuo come uomo che porta parole di pace. Aprirà salotti e laboratori. E i cuori dei politici di sinistra. Ad Astra Tuttavia la chiarezza sul da farsi non è né nella testa di Vladimir né in quella dei suoi superio– ri. Quando, nel gennaio dell'83, Vladimir viene inviato a San Francisco, Laboratorio di Liver– more, dove già da qualche mese si 'è al lavoro per definire la praticabilità dell'iniziativa di di– fesa strategica lanciata da Reagan in una con– ferenza stampa ampiamente ripresa dalla stampa occidentale, con l'etichetta di 'star wàr', c'è la gioia della raggiunta California, ma anche-dense nubi di incertezza. Una incer– tezza che si fa solida quando Vladimir sbarca a Livermore. Joseph B. Knox oggi è puntuale e privo di tentennamenti su un fatto: «Aleksan– drov non ba mai avuto accesso diretto al com– puter: quando dovevamo svolgere dei calcoli ci affidavamo sempre a un operatore. Con lui mi sono limitato a discutere su molti temi, che vertevano sempre su aspetti della dinamica dei fluidi». E Knox non è l'ultimo collaboratore dei laboratori di Livermore: è capo della divi– sione di Fisica Atmosferica e di Geofisica del Dipartimento di Fisica. C'è qualcosa che non quadra. E la conferma arriva quando Vladimir chiede di passare di nuovo, prima di tornare a Mosca, dall"Università dell'Oregon e dal Na– tional Center del Colorado. La risposta è ne– gativa. La versione ufficiale, come ci riferisce Bierly, Direttore della Athmospheric Division ofNational Science, da cui dipendono entram– bi i centri così familiari ad Aleksandrov, è che «l'Università dell'Oregon non voleva più paga– re le sue spese di viaggio». Ma la realtà è un'al– tra, e la conferma 'lo stesso Bi_erly!«Nell'83 non si sapeva se fargli usare o meno i compu– ters, allora ho investigato su cosa aveva fatto in occasione delle precedenti visite». Vladimir avrà, secondo Bierly, di nuovo accesso ai com– puters di Boulder soltanto nell'85. Quando co– munque il suo interesse sarà totalmente scema– to. Ma a Livermore si lavora ormai dal 1975sulla applicazione dei modelli di evoluzione del cli– ma ad una situazione successiva ad uno scon– tro nucleare fra le due superpotenze. E non è da escludere che la conoscenza di queste ricer– che, facendo 'pendant' con l'incontro con Sa– gan e soprattutto con l'invito alla conferenza di Cambridge, costituisca l'indica;zione decisi– va per Vladimir. Se a Cambridge è costretto a fare più o meno scena muta, ad Eriè:e, dal 19 al 24 agosto di quello stesso anno sale finalmente sul palco nelle vesti del protagonista. O almeno del can– didato al ruolo di protagonista. Antonio Zichichi, fisico particellare italiano, ricercatore al CERN di Ginevra, divuÌgatore e uomo di mondo, amico di Giulio Andreotti, ne ha fatto la sede del Centro di Cultura Scientifi– .ca "Ettore Majorana". I malignÌ raccontano di uno Zichichi bambino e adolescente emargina– to dagli altri coetanei ericini figli di una bor~ ghesia trapanese che. quassù cerca di isolarsi dall'invasione proletaria delle spiagge, che è tornato dopo anni-a prendersi la rivincita. Zichichi for peace L'anno preèedente, 1'82, ha posto Erice ed il suo seminario all'attenzione del mondo: Paul Dirac, uno dei• fondatori della meccanica quantistica e scopritore clell'anti-materia, Piotr. Kapitza, fisico nucleare sovietico, prestigoso ed intoccabile oppositore di Stalin, ora grande g\lrU della scienz.a socialista, Edward Teller-, padre della bomba all'idrogeno e ideatore delle guerre stellari, consigliere scientifico occulto di Reagan, Eugene Wigner, il grande vecchio del Progetto Manhattan, uno dei fisicinucleari più noti al mondo, e il nostro Antonino Zichichi, sottoscrivono un documento, noto come "Il manifesto di Erice.", che contiene un appello agli scienziati ed ai governi del mondo percbè facciano _dellascienza uno strumento di pace. L'appello verrà sottoscritto da oltre diecimila scienziati in tutto il mondo. Ma l'operazione politica è riuscita solo a m~tà. La delegazione sovietica si è rifiutata di sottoscrivere in quan– to tale il manifesto lasciando l'onore e l'onere all'uomo più rappresentativo all'estero e meno alfinterno. L'83 rimette al centro la ricerca scientifica. O, almeno, quella ricerca scientifica che, studian– do il problema del dopo guerra nucleare, come recita il titolo della sessione più affollata, la– scia anìpio spazio alle interpretazioni, alla de– scrizione di scenari, àlle estrapolazioni politi- · che. Ne danno prova i sovietici con Velikhov, vice presidente dell'Accademia dell(! scienze, che interviene in apertura e chiusura dei lavori, e con Markov, anch'egli accademico. Teller non è da meno: sollecitato dai sovietici inter– viene affermando che "quando il 23 marzo scorso il Presidente ha parlato di difesa, la pa– rola 'spazio' non è stata pronunciata una sola volta. Star war, space battle, sono invenzioni della stampa americana". Edward Teller è sin dall'inizio il principale supporter scientifico del progetto americano di "difesa spaziale". Unico relatore scientifico della delegazione so– vietica (tre accademici più lui), Aleksand_rov esordisce con un cortese: "Professor Zichichi, ladies and gentlemen". Poi inizia a esporre i risultati delle proprie ri– cerche. Parla del drastico calo di temperatura che i suoi risultati prevedono per il dopo con– flitto nucleare. Elenca alcuni esempi e viene bruscamente interrotto dal sanguigno Teller: "E a Mosca non ci sarà un raffreddamento?". Risponde calmo: "Probabilmente la tempera- - tura calerà di 15, 20 gradi centigradi. E' suffi– ciente". E passa ad illustrare il terzo grafico. Vladimir non è l'unico a parlarç, qui a Erice, di inverno necleare. Soprattutto, come abbia– mo visto, non è. l'unico e non è il primo a par– larne nel mondo scientifico non ericino. Eppu– re è a lui che fa riferimento la stampa italiana, è lui l'intervistato, complice, indubbiamente, Antonino Zichichi, che ha bisogno di argo– menti per poter dichiarare: "Erice è in questo momento l'unico posto della terra in cui gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, sia pure infor– malmente, attraverso i loro migliori scienziati, tentano di esplorare la via della pace". Ma la stampa non cita né Richard Turco né Cari Sa– gan, grandi assenti, forse neppure invitati. E non regala certo i titoli al tedesco Crutzen o al– l'americano Mac Cracken, che presentano a Erice modelli climatici dell'inverno nucleare che lo stesso Aleksandrov riconosce come complementari al suo. Il divo è Vladimir e il suo indice di gradimento subisce una ulteriore impennata. Di lui racconta Stanislao Stipcich, che lavora presso l'Istituto di Fisica Nucleare di Frascati: "Molto allegro, molto socievole, ad AÌeksan– drov piaceva bere come a tutti i russi: ogni sera al centro si beveva e si cantava in compagnia e lui non sj tirava mai indietro". Stipcich ag– giunge anche che "all'inizio l'impressione ge– nerale era stata che fosse una specie di accom– pagnatore degli scienziati, una figura che non manca mai nelle delegazioni sovietiche, ma devo dire che questa non era la mia impressio- ne''. Vladimir acquista con il suo intervento il bi– glietto per Washington, autunno 1983. Prima di ripartire per Mosca Vladimir può concedersi un prolungamento dell'estate italia– na: Stefano Trumpy, direttore del Centro Na– zionale Universitario di Calcolo Elettronico di Pisa, lo invita a giocare un po' sull'IBM 370, la potente macchina del centro pisano, e a tenere un seminario sul suo modello dell'inverno nu– cleare. "Non aveva fatto cose molto originali", ricorda oggi Trumpy, "ma me lo aveva calda– mente raccomandato un suo connazionale, uno scienziato sovi_etico che lavorava spesso a Vienna". Non c'è teinpo per sedersi al tenni– nale. Ma per un seminario che dura diversi giorni sì. E poi c'è Firenze, gli amici fiorentini di Volodja, il ristorantino accogliente gestito dall'amica russa. Con Ted Kennedy e con il - Papa, appassionatamente Washington 31 ottobre - I novembre 1983 "The world after nuclear war". -E' questo il tema della conferenz.a di Washington, e c'è poco da stare allegri: eppure, ci racconta Gui– do Visconti, è un'occasione di carattere preva– lentemente mondano, viene presentato il lavo– ro del TIAPS, c'è un lunch con collegamento diretto con Mosca, in linea Velichov. E c'è na– turalmente Vladimir..A Washington però egli appare, gomito a gomito coi massimi esperti mondiali dell'inverno nucleare, ben più "picco– lo" che a Erice, ·quasi trascurato dagli illustri colleghi, e rimesso sotto sorveglianz.adai suoi. "I sovietici non facevano un passo da soli, se– devano allo stesso tavolo, quando uno parlava non perdevano una sillaba del suo discorso" ricorda infatti Visconti. Ma a fine novembre è già pronta un'altra_s:on– ferenza, nella gelida Stoccolma, e Vladimir ha ormai un abbonamento speciale per vecchio e nuovo continente che gli permette di passare • senza soste burocratìche dalla Svezia agli Stati Uniti, 8 dicembre, ricevimento ufficiale da Edward Kennedy. Qualche particolare di questa amicizia al pri– mo sguardo, tra Aleksandrov e il "giovane" Ted ce lo racconta la moglie. "Sa, lui è stato anche ospite da Ted Kennedy, gli ha presenta– to il suo lavoro sull'inverno nucleare, che ha destato grande effetto, poi ha cenato li dal se– natore, gli ha anche regalato una balalajka, e il senatore ha promesso scherzosamente che al prossimo incontro sarebbe già stato in grado di suonarla". Di "prossimi incontri", pare che ce ne siano stati davvero, o almeno così ci ha detto Larry Gates: l'inverno nucleare ha parto– rito dunque anche una amicizia con un ameri– cano "buono". E così le ultime tesi sulla spari– zione di Aleksandrov, forniteci in una lunga telefonata direttamente da Dorodnicyn, sono che Vladimir è stato rapito da gruppi di destra americani che niente hanno a che fare con gli americani ''.buoni", dove i buoip sono, secon– do la moglie che sembra credere con cieca fidu– cia a questa ipotesi, "i suoi vecchi amici, quelli con cui ha lavorato, e naturalmente Ted Ken– nedy, che però è all'opposizione, e anche un po' in disgrazia, sembra". Dall'incontro con la sinistra americana del dicembre '83 si passa poi bruscamente al Vaticano. Per l'inverno nu– cleare anche la presunta (dai sovietici) sede ro- . mana della CIA è una buona piazza. 23-24-25 gennàio '84, convegno all'Accademia Pontificia delle Scien:ze,tema "L'inverno nu-
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