Fine secolo - 9-10 novembre 1985

tecnici. L'opera di epurazione èlella comunità scientifica è radicale, a Mosca più che altrove. Novantuno matematici e studiosi di scienze naturali sono appena stati espulsi dal partito e rimossi dai loro incarichi di ricerca e di inse– gnamento per aver sottoscritto lettère di prote– sta. Fra questi non pochi lavoravano presso l'Istituto di fisica dell'atmosfera. A Novosi– birsk viene abolito il dipartimènto di linguisti– ca matematica. Da poco più di un anno circola clandestinamente un saggio dal titolo "Rifles– sioni sul progresso, sulla coesistenza pacifica e sulla libertà intellettuale". Ne è autore A.D.Sacharov, accademico delle scienze del– l'URSS, fisico teorico di fama mondiale. Presso l'Accademia delle Scienze di Mosca esi– ste da anni un Centro di Calcolo. Ma per gli scienziati sovietici che contano a livello di po– tere, informatica e cibernetica sono ancora "le puttane del capitalismo". Dunque il Centro di Calcolo dell'Accademia ·delle Scienze del– l'URSS è più un centro meccanografico, uno strumento per far di conto meglio e più presto, che una sede di ricerca. Non a caso è stato chiamato a dirigerlo non un giovane rampante amante delle nuove tecnologie, ma uno stalini– sta della primora, Anatolij Alekseevic Doro– dnicyn. La sua laurea precoce, a ventun anni, non è il frutto di una particolare genialità, ma semmai di quelle purghe staliniane del '28 e del '30 che hanno privato-il regime dei migliori uomini di scienza e l'hanno costretto a formarsene di nuovi nelle neonate "università del lavoro", strutture decentrate dove vengono avviati a carriera luminosa i figli degli uomini più fedeli al potere. Il padre di Dorodnicyn è uno di que– sti uomini e l'istituto per il petrolio di ùroznyj in cui si laurea è una di queste universit.l:. Uomo per tutte le stagioni passa da Stalin fino .a Gorbaciov, collezionando premi Stalin, Le– nin, ordini e medaglie varie, e il titolo di Eroe del Lavoro Socialista. Alla direzione del Cen– tro di Calcolo arriva nel '55. Il petrolio scom– pare quasi subito dalla sua vita, per essere so– stituito dalla dinamica dei fluic;li, e soprattutto da studi di aerodinamica che hanno immediate applicazioni militari. La drande Enciclopedia Sovietica non cita sue pubblicazioni: la cosa fa pensare, oltre che al burocrate, all'esperto di segrete cose militari. Come la dinamica dei fluidi non fa certo pensare al grande informati- VJadimirValentinovichAleksandrov Tu vò fà l'americano Il primo assaggio di occidente di Vladimir av– viene in Italia, prima a Roma, poi un mese e mezzo circa a Napoli, al Politecnico, istituto di Aerodinamica, dove lo ricorda bene il collega Carlo Meola, fisico «fluidodinamico», a con– tatto col quale l'italiano di Vladimir, studiato pare a Mosca con una «amichetta» che gli ave– va reso più piacevole la fatica, si scalda al calo– re della parlata napoletana: Vladimir è subito travolto dalla napoletanità: ne ama tutto, «perfino la spazzatura», dice un amico. «Venne a Napoli entusiasta, era la pri– ma volta che poteva fare -un viaggio simile, e sa, lì all'Accademia delle Scienze fanno a col– tellate per avere un visto per l'occidente. Si me- - ravigliava di tutto, era come un bambino, mi ricordo .una volta al bar, che si era reso conto che era più conveniente ordinare una bottiglia d'acqua minerale· piuttosto che un bicchiere, e così ordinò una bottiglia intera e, bè, se l'è sco– lata sana sana fino in fondo, e pure con una certa languidità. Allora gli piaceva lavorare, c'aveva ancora la capa a studiare, non come nel '77, quando tornò per pochi giorni ed era già più distratto, viaggiava di qua e di là, Roma Firenze Venezia Milano, ma dove lo trovava il tempo per i suoi calcoli?». Dopo Napoli, è la volta ,di Parigi, per più di cinque mesi, a cavallo tra il '72 e il '73. Lavora al laboratorio di meccanica teorica con il prof. Germaine, e poi va in società naturalmente. E' in casa di amici che lo conosce Geneviève Ri– voire; presidente dell'Università di Angèrs: «Come scienziato non posso dire molto di lui, iò l'ho incontrato non per motivi di lavoro ma da conoscenti comuni, abbiamo fatto amicizia, lui è venuto poi per qualche giorno ad Angèrs». Nel '73 è ò.inuovo in Italia: 3 mesi a Frascati. La lunga attesa Vladimir ha dimostrato di sapersi muovere nel mondo occidentale. E' simpatico, impara rapi– damente le lingue. Ma come scienziato ha an– cora molto da imparare per farsi un nome che conti. Il tirocinio dura ancora tre interminabili anni, nel corso dei quali il suo credito di esper- FINE SECOLO* SABATO 9 / DOMENICA 10 NOVEMBRE ·25 to in climatologia cresce un po'. La scelta è tutt'altro che casùale. Dopo quattro ~nni di frequentazioni nei .primi anni settanta, in cui anche l'Europa comincia a rendersi conto di doversi mettere ai passo nel settore strategico dei computers con gli Stati Uniti, Aleksandrov ha capito che anche in URSS la crescita del– l'informatica è inevitabile. Decide di dedicarsi a quello dei settori di ricer– ca a lui più familiari che comincia già a far uso degli elaboratori: appunto la climatologia. Da una parte questo settore della fisica è una di– retta applicazione della dinamica dei fluidi, dal momento che studia i. comportamenti dei gas che costituiscono l'atmosfera terrestre. Dall'al– tra è da molti anni, da decenni, un settore in cui si investe molto, un s~ttorè strategico per l'Unione Sovietica, che dalla conoscenza e dal controllo del clima trae le informazioni indi– spensabilì per la programmazione del lavoro agricolo. In questo campo sono inoltre con– fluite anche importanti ricerche di matematica pura ed applicata, quelle relative alla costru– zione di modelli di simùlazione, rappresenta– zioni matematiche in grado di descrivere lo svi– luppo di fenomeni caratterizzati da un alto nu– mero di variabili. A conferma dell'intuizione di Vladimir viene la creazione, all'interno del Centro di calcolo di cui egli è ancora un oscuro dipendente, di una sezione di cJimatologia, a capo della quale vie– ne posto Moiseev, scienziato di valore interna– zionale. La scelta è fatta. Ma per superare di nuovo i confini del suo paese Aleksandrov deve ancora affidarsi al plasma e all'Italia. pimatologia e Stati Uniti non sono ancora alla sua portata. 1977:un free-lance sovieti– co a Frascati «Esimio professore», scrive il 3 febbraio del '77 Vladimir Valentinovic da Mosca al collega di Frascati Camillo Lo Surdo, in un italiano con pochi perdonabili errori. La storia però è ini- - ziata ben prima del '77, esattamente nell'otto– bre del '75 a Kiev, a un congresso di fisica del plasma in cui il futuro eroe dell'inverno nu– cleare, al momento però ancora fortemente at– tratto dalle calde estati itali.ane, avvicina con grande familiarità Lo Surdo. Lo Surdo racconta che a quel congresso di spe-. cialisti del plasma Aleksandrov «non ·sembra– va tanto un addetto ai lavori, e anche parlan– ,dogli non si percepivano in lui grandi compe– tenze specifiche». In compenso invia puntual– mente cartoline e auguri natalizi e pasquali al dottor Lo Surdo, fino alla esplicita domanda di quel 3 febbraio del '77: non potrebbe il col– lega italiano appoggiare presso il CNR la ri– chiesta, avanzata dall'Accademia delle Scienze sovietica in data 13 gennaio, di accogliere per qualche mese nei· laboratori di gas ionizzati e fisica del plasma il suo collaboratore Aleksan– drov? Aleksandrov sbarca a Frascati nell'aprile del '77, e inizia subito una vivace attività, non poi così scientifica. Ce la racconta' Lo Surdo, an– dando a pescare fra i suoi ricordi di questo strano free-lance sovietico: «Sa, io ho fatto vari teJ!.tatividi chiedergli di cosa si occupasse, di spostare la conversazione al campo scientifi– co. Tra l'altro, nel nostro ambiente chi si dedi– ca alla ricerca è sempre un maniacale, non può non parlar~ delle sue -attività. Ma lui niente, amore per la scienza ne mostrava poco, reagi– va senza interesse, in compenso però girava li- · beramente, non aveva 'guardia del corpo' come hanno di solito i sovietici, e nemmeno problemi di soldi. Io stesso l'ho accompagnatq a comperarsi un registratore, e poi dischi e li– bri d'arte. Certo pensavamo tutti che come mi– nimo fosse un 'figlio di papà', grossi appoggi e magari parentele". Ora, è pur vero che il con– cetto di figlio di papà non è estraneo al sociali-

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