Fine secolo - 9-10 novembre 1985

di Ornella.FAVERO e Roberto MORINI A ritroso, minuziosamente, dalla scomparsa di un·russo ubriaco in Spagna, verso la formazione di uno scienziato simpatico, da esporre nella vetrina d'Occidente, con l'ausilio di una teoria zoppicante ma pacifista, del cameratismo fra scienziati,. e della vocazione pubblicitaria di alcuni fra lorò. Questa è una storia di spie, nell'epoca dei computer: quando essere simpatici a cena conta pi'Ì!, che forzare le camere segrete nottetempo. Un russo speciale. Anzi, quasi un mediterraneo 16 I uglio l 98f «Lo scienziato sovietico Vladi-_ mir Valentinovic Aleksandrov è sparito a Ma– drid circa tre mesi fa». L'agenzia di stampa Reuter sforna a distanza di pochi minuti noti– zie sempre più confuse sulla scomparsa, avve– nuta ben tre mesi prima in Spagna. Ma non si tratta di scarsa tempestività nell'informazione: il fatto è che tutti, sovietici, americani, mondo scientifico internazionale, spagnoli, si sono te– nuti a lungo ben stretta la notizia. «Erice, 20 agosto 1985. I sovietici assenti dal seminario internazionale sulla guerra nuclea– re». Così, ci siamo messi pure noi sulle tracce di Aleksandrov. Solo che, invece di guardare al futùro, abbiamo preferito sbirciare nel suo passato. «Un gran simpatico», «davvero west– style», «più libero di qualsiasi altro scienziato del suo. paese», «era più iìi America che in Russia», ci hanno detto i suoi colleghi ameri– cani che abbiamo intervistato, gente del cali– bro di Robert Budwine, del Lawrence Liver– more Laboratory, Richard Turco, forse il mas– simo esperto dell'inverno nucleare, Thomas ·Malone, presidente dello Scope (Scientific . Committee on Problems of the Enviroment), Larry Gates, direttore dell'università dell'Ore– gon, e molti altri. Un grande scienziato? «Non era un top» ci dice Stephen Schneider, principale esperto di climatologia dell'università di -~oulder, Colo– rado, e lo dicono tanti altri. Una spia? Possibi– le. Forse anche una figura di tipo nuovo, non più l'uomo che ruba la formula o il documento segreto, ma l'uomo che sa stare in società, farsi invitare a Frascati, cenare a casa del direttore dell'Università dell'Oregon, sedere alla presi– denza del seminario di Erice e parlare di pace a Hiroshima. Ci piacerebbe pensare che Aleksandrov, come ci ha detto Budwine, «si trovi in Sud America con una bella lady spagnola»: purtroppo, le ul– time tracce di Vladimir a Madrid fanno ritene– re che il KGB, alla fine non si sia più sentito in grado di usarlo come voleva. E in Unione So– vietica non è ancora permessa la libera profes– sione. Ma questa inchiesta su Aleksandrov ci ha spinto anche a mettere il naso dietro le quinte del mondo scientifico per cercare di capire com'è riuscito il modello dell'inverno nucleare dello scienziato sovietico a sfondare così cla– morosamente sulle pagine dei quotidiani ·edal– la tribuna di Erice. Aleksandrov ha misure grandi, da gigante, e. niente occhi acquosi e capelli chiari da slavo, · ma piuttosto una prorompente mediterraneità che esce dagli occhi «scurissimi», come ce li de– scrive la moglie, d_aicapelli n~ri, dall'amore per le lingue solari come l'italiano e lo spagno– lo. In Italia farà i primi passì da inviato specia– lissimo nel mondo della scienza, e in Spagna farà perdere, finora almeno, le sue tracce. Cor– diale e pieno di vitalità, Vladimir però è anche un uomo di ferro, con una gran voglia di suc– cesso. Per i suoi studi sceglie l'Istituto di fisica tecnica di Mosca, che promette alta qualifica– zione in settori strategicamente delicati, tanto che per gli ebrei che hanno studiato lì è pres– sochè impossibile avere un visto ner l'emigra– zione. Si sposa presto, ma è una parentesi bre– ve; un figlio adottivo, e poi la seconda moglie, che è anche la prima fidanzata, e una figlia che ha oggi quattordici anni. . Dai tempi dello studio Volodja fa la conoscen– za del professore che diventerà il suo direttore al Centro di Calcolo, Dorodnicyn. Ci racconta oggi Dorodnicyn: «Io lo conosco da vent'anni e più, e non solo come suo direttore, lui ha an– che studiato coi miei figli, e posso garantirle che non beveva per niente». Vladimir è dunque da subito circondato da larghe braccia protet– tive, gente pronta a giurare che lui non beveva neppure un goccio di «acquetta» (ironia della lingua russa: vodka significa acquetta) salva un'unica, fatale caduta alcoolica nell'ultimo viaggio spagnolo. Ed è così viziato e protetto che nel '69, a 31 anni, ottiene già il primo visto per una «uscita» di lavoro, direzione Polonia. L'anno dopo, il lahcio nell'universo occidentale. Destinazione Italia. Dice un personaggio del romanzo di A. Zinov'ev, Cime abissali: «Mia moglie tiene per– sino una carta aggiornata, sulla quale segno con una crocetta nera tutti i posti nei quali sono stato invitato, ma in cui non mi hanno la– sciato andare. La chiama la carta dei mancati rapporti internazionali». Il più fortunato Via- dimir vanta invece ùna incredibile carta di riu– sciti rapporti internazionali, che comincia a in– trecciare con sottile abilità nell'Italia degli anni '70. Mosca 1969 Non c'è segno, qui, di autunno caldo, qé ce n!è stato della primavera di Bèrkeley o di Praga. Nel '68 l'accademico Sagdeev ("buon" colla– boratore dell'Enciclopedia Garzanti, per cui ha curato la voce "plasma") ha lanciato la pa– rola d'ordine: "siano espulsi dall'Accademia, vadano a trascinare sbarre di piombo". Obiet:- -tivo: gli scienziati dissidenti, che rappresentano quasi la metà dell'intero mondo del dissenso. Circa il 60% se si considerano anche i quadri

RkJQdWJsaXNoZXIy