Fine secolo - 9-10 novembre 1985

• to cambierà. a un certo punto: ti svegli una mattina e 1a gente -la stessa, magari, che prima non ti ascoltava; e questo mi fa rabbia- scende in strada e grida: «Perché il governo non ci ha protetto? Come può essere così cinico da tra– scurare del tutto i propri cittadini?». Ha mai pensato di iniziare lei una campagna? No, .so benissimo che per ora sarebbe tempo sprecato. Ho scritto un articolo per la Svezia, pubblicato sul Denska Dageblatt e ho cercato di esporre i miei argomenti con grande preci– sione. L'argomento principale era questo: dire che dobbiamo prepararci in tempo a protegge– re 1a popolazione non significa affatto che tu credi nella guerra, invochi la guerra, o la vuoi. Warrivata subito una lettera: «Signora Les– sing, ma si rende conto che cosa terribile sa– rebbe una guerra?». Vedé, non è proprio il caso di dire nulla. Il problema è che oggi ci sono grandi movimenti di massa isterici -di cui il movimento per la pace è uno, e io l'approvo anche se isterico, e spero che cresca di numero– ma quando un movimento è così emotivo è im– possibile ragionarèi. La sua Africa Poco fa lei ha menzionato il Sud Africa. lo ne tomo adesso. A suo parere, cosa possonofare in Europa movimenti di massa, intellettuali, politi– ci, ecc. Cosa possono fare che sia efficace? Sono sincera se le dico che lei è più informato di me, perché non ci vado più da anni. · Ma a parte la situazione interna, intravvede qualcosa di pratico che si possa fare da qui, ora, da parte dei-movimenti di qui? Sono disposti a.mandare armi? Èh, se fa sento– no? Vede, c'è la possibilità clie il conflitto non rimanga limitato a neri contro bianchi all'in– terno del Sud Africa, ma che tutto il Sud del continente africano sia tirato dentro pezzo a pezzo nella guerra civile. Mi pare di intravve– dere che si sta sviluppando una complicatissi– qia guerra civile. Gli Stati neri si sentiranno obbligati ad aiutare il movimento nero, e in un certo senso lo sono. Ho appena letto sul gior– nale che il Sud Africa ha promesso di non aiu– .tare più la guerriglia mozambicana che com– batte contro il governo di Samora M~chel -il bello è che non si crede ma·· a quello clie dico– no i sud-africani; lei .sa che il governo sud-afri– cano è-il più privo di scrupoli del mondo. Ma– chel dev'essere molto arrabbiato, non crede? È negli Usa e cerca di ottenere armi da Rea– gan... E con questo?! Io non credo che Mugabe, Ma– chel e altri se ne staranno seduti e buoni buoni. Forse sì, forse non hanno alternativa, ma c'è almeno una possibilità che non se ne stiano buoni. E se mandano aiuti di qualsiasi tipo, ciò significa che il Sud Africa si sentirà giustificato se ricorre a bombardamenti, invasioni o che so io - come si sentivano i bianchi in Zimbabwe nei confronti dello Zambia. Qual è la sua posizione verso le sanzioni? Le ri– tiene utili? Le ritiene dannose per il popolo nero? Non so, non so. Non sarei mai a favore dell'in– terruzione di qualsiasi contatto culturale, perché so che cosa significavano allora per gli africani - sono così isolati, così affamati di·no– tizie - ogni tipo di contatto dall'esterno è im– portantissimo. Quanto alle sanzioni economi– che, permetta che le ricordi che anche contro di noi, lo Zimbabwe, erano state votate sanzio– ni, che di fatto hanno rafforzato il regime bianco. Io li conosco, conosco i miei polli: ri– dono come matti all'idea delle sanzioni. Mio figlio maggioré era uno di loro, e anche mio fratello: passavano ore a raccontarsi, tra la più grande_ allegria, i vari metodi per aggirare le sanzioni. Prima di imporre sanzioni bisogna -m.w=<i~l;"'''''Tfi& @1fil "'".:❖»"':"(W\%Cff'•·$.',.,%]@ID'b'% .l.V~%.~0~ :·--.~~;~A-itll1llllìm- Nata nel 1919 da genitori inglesi in Iran, Doris Lessing si trasferì coi suoi in Africa australe a cinqµe anni. Crebbe in una grande fattoria in Rhodesia (l'odierno Zimbabwe) e andò per la prima volta in Inghilterra nel 1949. Portava con sè il ma– noscritto del suo primo romanzo, The Grass is singing, pubblicato nel 1950 con grande successo. Da allora ~ sempre cre– sciuta la sua fama di romanziera ma an– che di autrice di racconti e saggi. Tra i più noti, oltre al Golden Notebook (tradotto in italiano da Fa/trinelli col titolo Il taccuino d'oro), vi è la serie di cinque lunghi ro- . manzi dei Figli della violenza (tra cui A Proper Marrilijle) e la serie fantascientifi– ca di tre romanzi (finora) Canopus in Ar– gos: Archives, che ha lasciato· sconcertati i critici. In italiano sono stati tradotti da Feltrinelli anche I figli della violenza, L'a– bitudine di amare, La noia di essere mo– glie. Negli anni '80 ha pubblicato due ro– manzi con lo pseudonimo di Jane So– mers, con scarsi riconoscimenti di pubbli– co e di critica (Della polemica suscitata dallo "scherzo" dei romanzi pseudonimi, Fine secolo ha parlato il 23 febbraio scor– so). È appena uscito il suo ultimo roman– zo (con i)-Suo nome vero) The Good Ter- rorist. · FINE SECPLO * SABATO 9 / DOMENICA 10 NOVEMBRE .. .... ..,.At23 essere certissimi che funzioneranno. Io sono a favore, purché funzionino. E lei che era là, che ne dicono gli africani? Alcuni di loro sono favorevoli, ad.esempio il ve– scovo Tutu. Altri sono contro-, i sindacati ad esempio e Capo Butalezi. Ho fatto un'inchiesta nelle townships. Una maggioranza delle persone con cui ho parlato mi ha detto: « La nostra situa– zione è un tale inferno che le sanzioni non po– tranno peggiorarla». Erano quindi a favore. Lei è d'accordo con questo argomento? · Noò saprei dire. Io non sto là. Sinceramente, non so, non,so. Se l'argomento è - ed è un clas– sico argomento rivoluzionario: tanto peggio è la situazione, tanto· prima riusciremo a risol– verla - non è detto a mio parere che davvero ci si riesca. Quel che potrebbe facilmente accade– re invece è un bagno di sangue, dove Dio sa quanti africani verrebbero uccisi, e forse i più politicamente attivi. È facile spazzar via un'in– tera generazione di rivoluzionari. E dop~? Pro– viamo invece a sognare un poco. Diciamo che ci sono in Sud Africa abbastanza bianchi che hanno imparato dalle lezioni del Kenia e della Rhodesia Ùn po' di buon senso - ho letto sul . giornale che stanno per creare un nuovo movi– mento multirazziale - continuiamo quindi a so– gnare e immaginiamo che questo movimento sia efficace e c~e riesca a cambiare le cose tan- to presto quanto i neri lo desiderano, e che il bagno di sangue sia evitato, e che in altre.paro- le regni il buon senso. La parte cinica di me dice: «Ma quando mai ha regnato il buon sen– so?». Pensi un po', sarebbe stato facile evitare quella guerra in Rhodesia, facilissimo, ma non rhanno fatto. Devo ad ogni modo avvertirla che la mia capacità di giudicare le cose in Sud Africa ha dato prove disastrose: primo, quan– do ho cominciato a fare attività politica -ero giovane giovane- tutti noi dicevamo, ed erava– mo tutti bianchi: «La situazione in Sud Africa è così atroce che non può durare a lungo, tra poco esplode». Sbagliavamo. Ho sbagliato un'altra volta a proposito della Rhodesia. Io non credevo che i neri riuscissero a prendere il • potere perché i bianchi e~ano troppo potenti e avevano l'appoggio del Sud Africa. E sbaglia– vo. Vede allora che non vale la pena chiedere il mio parere. Ho avuto torto, e torto marcio, due volte. Ora niente mi appare semplice, dai contorni netti, non riesco a intravvedere solu– zioni semplici, come un semplice bagno di san– gue o una semplice vittoria. Credo che invece la cosa sarà lunga, molto lunga, molto sangui– nosa, molto crudele e forse· coinvolgerà tutto il Sud del continente. Per quel che serve È impegnata in qualche movimento politico al momento? No, non lo sono. Sono un po' amareggiata verso i movimenti politici e quel che riescono ad ottenere. So che lei non è d'accordo, ma tutti i movimenti politici cui ho appartenuto non sono mai riusciti-ad ottenere quel che ave– vamo in mente di ottenere, mai: Pensa di prendere qualche posizione pubblica contro il regime sud-africano? Be', potete pubblicare quel che ho detto in Ita– lia, per quel che serve... Non credo che al regi– me importi un fico di quel che dicono gli scrit– tori. Forse, a volte, si ha qualche influenza in– diretta. Ma crede che il regime si preoccupi di quel che una scrittrice femmina, e liberal -in Sud Africa questa parola ha un significato di– verso dal nostro: è una bestemmia- può dire.di loro? Io sono stata bandita, mi è proibit a l'im– migrazione. l suoi libri sono pubblicati in Sud Africa? A inteniùttenz.a. Ossia; mi pubblicano, poi il libro sparisce dal commercio, poi riappare. Ma non te lq vengono mai a dire. Poi un giorno in– contri uno che ti dice: «Ma lo sai che sei stata bandita?»: Sente di avere ancora radici laggiù? Certo che.lo sento, non in Sud Africa, ma in Zimbabwe. Ma non capisco più a cosa servano le mie radici, perché se tornassi in Zimbabwe, non saprei proprio che parte utile potrei aver– vi. Una gran noia Ci tornerà mai? No, non credo. A parte il fatto, che, non mi citi, ci son parecchie cose che non riuscir;ei a trangugiare. Può darsi che ora abbiano un go– verno nero, ma resta il fatto che continuano a parlare notte e giorno di rapporti razziali, pro– prio come facevano prima che io partissi. Not– te e giorno, non parlano d'altro, ti fanno uscire .di cervello, ti fanno impazzire dalla noia, mi creda. Non parlano d'altro. L'ultima volta che ·son stata là era due anni fa. Appena arrivata, mi sono subito ricordata perché avevo dovuto partire: perché si diventa matti di noia. •

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