Fine secolo - 19-20 ottobre 1985
24 1 Bianca Guldettl Serra Io hodifeso tanti)edecco il mio parere · · - Avevo quasi rinunziato a questo intervento. Poi mi è sembrato che fosse il caso che anche io dicessi due parole, anzi, che fosse.una testi– monianza doverosa, posto che il mio percorso personale ha seguito con costanza negli ultimi I5 anni una cons.istente parte di questa genera– zione del '68, per quanto io fossi di un'altra ge– nerazione, non fosse altro che per andarli a trovare in carcerè e difenderli nelle aule pro– cessuali. Dunque il '68 a guardare alle sue ori– gini, 1,tlletrasformazioni sociali dalle quali è nato e dalle quali io penso non si possa pre– scindere, io lo leggo come una rivolta contro le strutture gerarchiche autoritarie della scuola, contro la cultura ufficiale, ma certamente ri– volta non vuole dire rivoluzione. ùn piccolo fuoco di fronte all'ipotesi di un grande incen– dio, ed è, su questo equivoco secondo me che nasce l'interpretazione di fatti che poi portano a delle esasperazioni, a degli eccessi che non trovano giustificazione perchè sono letti in una èimensione che non è la propria. Comunque a questa rivolta - e questa fu rivolta, anzi fu ri– bellione, che è qualcosa di più, ricordatevi Mao «E' giusto ribellarsi» -, ecco a questa ri– bellione io attribuisco una grandissima impor– tanza e poco ho capito, e poco capisco, l'atteg– giamento che è di molti, del rinnegarla come una cosa o di poca importanza o comunque negativa. Nel senso che una cosa nuova, stori– camente nuova, mi sembra che sia nata pro– prio da questa ribellione all'interno delle istitu– zioni. Questa è stata la grande scoperta del '68. Che è partita all'interno della scuola, rivolta all'interno delle istituzioni culturali, ma ha proseguito all'interno delle istituzioni, cosicchè c'è stato chi ha pensato a aprire i manicomi, chi ha tolto i bambini abbandonati dagli istitu– ti... Non sono contenta rieanche che molti di voi giovani vi-siate estraniati da questa vicende pensando che la lotta all'interno delle istituzio– ni contro i loro modi tradizionali, non sia ma– teria sufficiente per trovare una finalità, un contenuto di vita assolutamente importante. Ecco, questo è l'aspetto che io volevo dire in– nanzitutto. Quindi se volete, in questo senso suppongo che, siccome i termini devono avere il loro. significato anche lessicale, certo possia– mo parlare di riformismo, non di rivoluzione. Indubbiamente quelle sono state delle premes– se a una riforma reale delle istituzioni. E il di– scorso potrebbe essere approfondito e io lo ac– cenno appena. E questo è una forma ·di rifor– mismo non il riformismo così come è scaduto nell'applicazione corrente nella politica con– venzionale, ma in quello che è l'intervento per– sonale degli individui che danno il loro appor– to come un dovere etico, sociale, morale, per- '- sonale di formazione. E vorrei aggiungere un aspetto che perlomeno io ho sentito solo nella parte pomeridiana dei lavori, che il '68 non è solo il '68. Il '68 è anche il '69, è anche l'autun- . no caldo, è il momento in cui si formano i con– sigli di faborica, è la premessa dello statuto ,dei lavoratori - altro provvedimento riformistico certamente ma che ha trasformato i rapporti in · fabbrica, perlomeno fino a qualche anno fa-, è anche il momento in cui si approva il nuovo· processo del lavoro, anche questo 001_1 ha tra– sformato tutto, però è stato anche questo un grosso passo. E' il mornento in cui gli apparte– nenti alle classi piccolo medie, se volete bor– ghesi tra virgolette, trovano la loro alleanze con la classe operaia. Siamo sempre a livello non di quella utopica rivoluzione che molti di noi, forse anche molti di voi, abbiamo pensato o ipotizzato stando sui libri però certo una premessa essenziale di trasformazione. E ve– niamo adesso alle briciole che ci sono rimaste negative: è tutto finito in terrorismo, è tutto fi– nito in droga, è tutto finito in gente che se ne frega, che fa gli affari suoi, che vive il suo pri- vato ignorando che deve necessariamente vive– re con gli altri? Io non appartengo a questa ce– tegoria di persone, penso che tutti- possiamo essere presenti, partecipi, dare un apporto. E non ha nessun senso dire mi sono deluso quel– la volta che sono andato a fare una manifesta– zione, non c'era nessuno; sono andato a quella riunione non sono venuti i compagni ... Che senso ha, cosa vuol dire, la storia si ferma? Ci sono glì arresti, non si fa più niente, c'è qual– cosa che·non torna indietro. No, si va sempre avanti, con degli alti e bassi. Cosa dobbiamo fare adesso, certamente affrontare anche que– sti problemi che nascono e tutto il terrorismo, · quello che ha lasciato di negativo nel movi– mento. Io ho difeso molti nel '68, moltissimi nel '69, ho continuato a difenderli nel '75, ho difeso anche tanti terroristi, ho difeso anche tanti che si diceva fossero terroristi e in realtà non lo sono. Ho difeso tanti che erano accusati di terrorismo poi sono stati assolti, ho difeso tanti che sono terroristi che oggi fanno una se– ria autocritica e hanno da dire la loro che io penso debba essere sentita. Gli episodi come quello che ci ha indotto a incontrarci oggi van– no letti con moltissima chiarezza. Quando vi dico che per esempio io ho difeso dei terroristi non ho mai detto che il terrorismo era una cosa che mi stava bene; mi è sempre stata male e vi dirò che mi sia male su un piano politico senza alcun dubbio, ma mi sta male anche sul piano personale perchè io credo che la vita e l'incolumità delle persone debba essere rispet– tata; che si possa discutere sempre, magari vi– vacemente ma che si possano trovare altri si– stemi e alla stessa stregua vi dico che quell'epi– sodio è un episodio che non riesco a classifica– re se non un omicidio. Poi' si discuterà, i difen– sori, noi stessi insieme diremo se fosse preterintenzionale o meno. Eh, se è così, se è avvenuto in quei termini mi sembra che sia do– veroso chiarire a noi stessi il significato di una azione, quello che secondo la nostra concezio– ne comune si dice di un certo comportamento. Questo non vuol dire trarre ancora delle con– clusioni, si tratta di puntualizzare un oggetto, una situazione, poi le situazioni non nascono dal niente, non sono staccate da un contesto generale sociale che si debba ignorare, e non a caso quando noi ci battiamo all'interno di quella istituzione che chiamiamo carcere e pen– siamo che oggi sia un'istituzione largamente da superare ed è un terreno su cui possiamo tutti lavorare, collochiamo le persone che si trovano a dover affrontare questi tipi di conse– guenze e vediamo di capire, di contrapporre degli strumenti diversi. E a maggior ragione di– rei in questa occasione, perchè quello che è ac– caduto a queste persone, qualcuno lo ha già detto e ripetuto, poteva benissimo accadere a molti altri e comunque una corresponsabilità di molti c'è, anche di quelli che non hanno ese– guito queste cose, o perchè non ci si opponeva o perchè tacitamente si consentiva. Ve lo dico io, che proprio le sprangate non mi sono pia~ ciute mai, neanche quando ho dovuto prender– ne la difesa: Ecco: a questo punto che faccia– mo? Io ,penso soltanto a strumenti non solo politici come le assembleee di questo tipo, come gli interventi che ci potranno essere che servono a riqualificare un'atmosfera, un'inizia– tiva· e a rist~bilire un giudÌzio equilibrato. Sul piano processuale al di là di quelle che sono le difese tecniche .qui ci accostiamo a una sola ipotesi, usare degli strumenti istituzionali che consentono di elidere le conseguenze di deter– minati fatti. Lo chiediamo con coscienza sere– na dopo àver individuato il fatto senza ma– scherature, perchè certe esasperazioni hanno indotto persone a comportarsi in quel modo ... Io so che la storia non si ripete e non voglio neanche mettermi qui a discutere i rapporti che ci possono essere stati tra violenza del decen– nio, diciamo così, e la violenza della guerra guerreggiata. Però pensavo mentre ero lì in poltrona e stavo a sentire gli interventi, che non è che dur-ante la guerra di liberazione c'è stata molta violenza giusta, io credo di essermi collocata da quella parte lì, però anche da que– sta parte qui io ho ben in mente le discussioni che sorgevano tra noi quando per esempio UN'ASSEMBLEA SUGLI ANNI I collaboratori di Hanno collaborato alla parte sul convegno milanese molte persone, qui elencate e • graziate. Rino FORMICA, capogruppo parlamentare del PSI, noto. A volte (<si lascia trasciJ dalla sua foga». Bianca GUIDETII SERRA, avvocato torinese, consigliere comunale per DP a T• no, autrice di libri sulle donne nella Resistenza, sul processo per le schedature alla sulle adozioni. (<Quellidel '68» la stimano e le vogliono bene come a pochissime persone. (Non solo loro, naturalmente). Mario CAPA A, leader del '68 alla Sta deputato europeo, segretario di DP, latinista mancato, noto. Mario DALMAVIV buona parte degli altri intervenuti è transitata dalle carceri italiane più o meno spo · camente, lui è un vero e proprio avanzo di galera. C'è stato anni, e male. Ma ha in; rato a fare bellissimi e dettagliatissimi disegni, quasi fiamminghi, che però non si VI vano per via del portone nero che li ricopriva. Si sentiva solo la voce. Paolo HUTJJ Lotta Continua, Radio Popolare, consiglio comunale di Milano come indipendente PCI. Il suo messaggio al convegno: Mai più senza patente. Miriam MAF Al, scri'À Repubblica, scrive libri, presiede il sindacato giornalisti, dev'essere del PCI. Frà~ FORTINI, scrittore, poeta, saggista, insegnante. Il '68 raccolse un messaggio da I r fidato a una bottiglia qualche tempo prima. Ludovico GEYMONAT, scienziato glia e politico fiero delle proprie certezze, noto. Di recente, la sua festa di compie stata turbata da Popper che ha scritto che il mondo occidentale di .oggi è il meno giore dei mondi esistiti. Mario SPINELLA, noto, comunista «aperto», al conv evocato il Nemico di Classe, consolando Maitan, che in fatto di coerenza non ha vidiare nessuno. Claudio PETRUCCIOLI, noto, parlamentare PCI, ex direttore !!Unità, pubblicò un falso che diceva la verità cosicchè si dimise. Cirillo, roba da · Poi venne il caso Modigliani, roba forte. Stefano RODOTA', giurista, docente, mentare indipendente per il PCI, noto. Gianluigi MELEGA, giornalista, parlam radical~, quando vuol far eleggere Pannella a qualche carica ci si candida lui, e il è fatto. Sandro ANTONIAZZI, di origine cattolico-metalmeccanica, è oggi se della CISL lombarda. Vittorio ALFIERI, Francesco BELLOSI, Enzo FONT
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