Fine secolo - 28-29 settembre 1985

FINE ~E~9,~5?!,SABATO 28 / [)OMENICA 29 SETTEMBRE 20 _ __ ~--❖- -----=a=== to a che fare con il terrorismo. Ed è esattamen– te questo concetto che bisogna trasmettere alla società, che non sono dei mostri ma che tutto è ancorato a una determinata situazione stori– e~. Se si rie~cea spiegare questo, allora è possi– bile anehe introdurre il discorso dell'amnistia C'è stato un periodo in cui tutti stavamo sull~ stessa strada, quelli che sarebbero diventati terroristi e quelli che sono oggi pacifisti ecolo– gisti e non-violenti. A dimostrazione di ~uanto le nostre ~arole e idee sono state ampie e spu– gnose. P01 le nostre storie si sono divise. Penso a uno come Serge July, che era maoista e v~l~va la ~na di morte per la borghesia e oggi 11suo giornale, Libèration, è in vetta alla battaglia contro la pena capitale, e a favore di un nuovo liberalismo. Allora dobbiamo am– mettere che anche queste idee maoiste erano pazzesche e che in molti gruppi esisteva una s_orta~i micrototalitarismo. Oggi_siamo queUi h?erah per eccellenza, favorevoJi a ognj libertà d1 parola ed espressione. Anche noi siamo cambiati. July mi ha detto: «Dovevamo andare fino al fondo di una follia per vedere quanto era sbagliata». Il maoismo e la radicalità di certi movimenti esistenzialisti sostenevano che bisognava cambiare la vita, che tutto doveva essere diverso. E così è successo che molti non ce l'hanno fatta a livello personale. Il totalitarismo infondo al cuore Quando tutto questo sarà finito, quando sarà cessato il totalitarismo delle pretese, quando non si stabilirà più come deve essere la donna e l'uomo, quando finirà la rigidità del maoismo e dei partiti, allora anche noi saremo degli am– nistiati. Perchè forse non siamo dei buoni ele- e .li!' CITY LIGHTSBOOKS ::s21° "ii- menti per una società? Siamo dinamici e pieni fi di idee. ranti, così perbene Dovrà finire an.che il totalitarismo della lotta armata. Si dirà: ma ci sono i morti. E' vero, ma anche nel nostro movimento ci sono stati, e anche persone che non ce l'hanno fatta nei partiti e nei nostri gruppi rivoluzionari e che si sono suicidati. Anche qui esiste una responsa– bilità ideale. Se si guarda indietro verso la società degli anni sessanta si scopre che tutto era molto chiuso che la vita non valeva la pena di viverla, e sol~ così si può capire perchè persone sono diventa– te brigatisti, questa strana mescolanza di cri– stiani, marxisti-leninisti e partigiani, tutte com– ponenti reali della società italiana. Quando si capirà questo, allora sarà più facile parlare di una soluzione. Anche i pentiti hanno ucciso e per loro è stata trovata una soluzione. Perchè non trovarla an– che per i dissociati, che con la loro riflessione politica e personale hanno contribuito forse maggiormente -storicamente e collettivamente- della troppo facile denuncia? • Comunque il terrorismo non si vincerà mai completamente; si insedierà nell'habitat con– temporaneo come una forma di gangsterismo con motivazioni politiche. In democrazia biso– gna imparare a convivere anche con questo, al– trimenti c'è l'alternativa di una società sul mo– dello sovietico. Ma è più duro. Anche i provo olandesi sono cambiati. Sono diventati molto bravi, proprio loro che dalla storia vengono ricordati come gli antenati del– la provocazione. Dei miei due intervistati uno oggi è un socialdemocratico convinto e affari– sta e l'altro un verde mistico. Questa generazione ha fatto paura anche · perchè poneva domande. Ma. oggi la gente non vuole più fare paura. Io voglio ancora provo– care. Come Fernando Gabeira. Quando vado in televisione annuncio che di– venterò ministro, degli Esteri per la precisione, e la gente ascolta, spalanca gli occhi, pensa: ma quello non sa nemmeno portare una cra– vatta. Bisogna salvare l'ironia, che ai nostri tempi è stata forte e che è totalmente assente da questi nuovi movimenti così cupi e percorsi dalla paura. In America ho trovato i vecchi leader del mo– vimento nero che continuano a fare politica con quelli che sono diventati dei politici. Bobby Seale lavora con il sindaco di Philadel– phia, quello che ha ordinato alcuni mesi fa il bombardamento di una casa in cui si erano barricati i membri di una setta religiosa. Li ho intervistati insieme. Bobby Seale passa molto tempo nei quartieri e organizza feste con bar– becue per raccogliere fondi. Tutti e due mi hanno detto subito: «Allora era necessario servivano la marcia pacifica di Martin Luthe; King corrie pure i Black Panther; oggi tutto questo è superato e la cosa giusta è una politi– ca come quella che si fa». Altri invece non si occupano più di politica, oppure vivono come Eldridge Cleaver-, oggi seguace della setta di Moon e radicale di destra. Ho intervistato Hans Joachim Klein, che è an– cora latitante. Oggi lui vive solo per suo figlio e la sua donna, ma deve stare in clandestinità sempre nascosto, ha i denti andati. Se si costi: tuisce deve stare venti, trenta anni in carcere. Che senso avrebbe? Perchè dieci anni fa ha fat– to quello che ha fatto? Certo, ma molte cose non hanno più lo stesso senso. La stessa cosa per Morucci e Faranda. La società lascerà Morucci in carcere per uno, due ergastoli? , Bobby Seale, cuoco Mi ha stupito che il percorso da loro abbando- nato in carcere, è molto simifé_a.quello abban----Tii.i neri è successo di tutto: alcuni sono an– dona~o da _noi. ~~ li a~pettavo molto più «ri- dati in Africa, altri si sono .mantenuti in piccoli vol~ztonan tradmonah» nel linguaggio e nei gruppi che fanno rapine e professano la mili– g~st1.Credevo che ci volesse più tempo per il tanza nera. Ma sono pochissimi. Bobby Seale distacco. E credo che questa inversione sia ve- è, come tutti, molto americano. E' uno che cu– ramente leale. cina volentieri, ha già scritto un libro di r'icette e si sta preparando a farne un video. Dice: «Io guadagnerò con quello più soldi di Jane Fon– da; se lei ci è riuscita con la ginnastica lo farò anch'io con la mia arte. E venderò t;nte cas– sette da poter pagare tutte le iniziative nei ghetti». Oltre che cucinare, studia, vtJole lau– rearsi in scienze politiche e quando va all'uni– versità la maggioranza degli studenti non lo ri– conosce. E' divertente vedere questo vecchio leader sui banchi a studiare statistica e aspirare a un posto governativo. J~rr_y~ubi~ e Abby ~offman sono_i protago– mst1_d, un altra amencanata. Il pnmo oggi è uno J~P!?Y, un ~omo d'affari; il secondo è più vecch101deolog1camente. Vanno in tournée da un'università all'altra per esibirsi in un con– tradditorio davanti al pubblico. Guadagnano 2000 dollari per rappresentazione. Lo fanno per mesi e praticamente vivono in questo modo. Non stupiamoci, lì il movimento ha sempre usato sapientemente i media, hanno sempre fatto dello show e allora perchè non farsi pagare. Jerry Rubin esordisce così: «Pri– ma ~on scendevo mai per strada se non per manifestare, oggi non esco di casa se non ho in tasca la mia carta di credito». E Hoffman lo prov_ocae questo per due ore mentre gli stu– denti applaudono, urlano. Chi paga? L'univer– sità, e l'organizzazione viene curata da un ma- nager dello spettacolo. ' Meno bene, in Polonia? I? Poloni~ n~n è andata molto bene. Quando siamo amvat1, avevano appena arrestato Ku– ron e Michnik. Non ci è rimasto altro da fare che intervistare una serie di persone di Solidar– nosc. Ma dopo pochi giorni per noi la situazio– ne è diventata pesante. Eravamo costantemen– te seguiti da una macchina della polizia e da agenti_in civile. Un episodio in particolare mi ha colpito. Eravamo andati fuori città a inter– vistare un giornalista di Solidarnosc e dopo poco è venuto un vicino a segnalarci che strane macchine giravano per la zona. Non conosce– va la vera attività del nostro intervistato, ma la gente appena vede la polizia capisce subito. La Polonia è triste, e Varsavia di notte appare come una città abbandonata, la gente sta rin– tanata dentro casa e beve. Nessuno sa dire ' come andrà a finire questa storia, manca la speranza e dicono che è finita quando Solidar– nosc ha smesso di esistere legalmente. Sono tutti contro il regime, ma non credono che verrà qualcosa di diverso. E' una sensazione c?e percepisci ad ogni angolo di strada, nella vita povera e ritirata. ~on p_erques~o ha smesso di esistere il corag– gio_; aiutano I clandestini, raccolgono soldi, ~nvono ~ distribuiscono illegalmente i giorna– h. Uno m1ha detto: «Non so cosa vuol dire co– raggio, ma qui devi fare quello che vuoi, e non aver paura di finire in carcere. Altrimenti non puoi vivere». Ho riflettuto su questo strano modo di vivere, perchè noi siamo gente che non ha paura, non ne abbiamo motivo. E' sta– to un viaggio che mi ha depresso. Il proletariato polacco ha lottato per degli obiettivi semplici: una struttura parlamentare democ~atica _e una vita quotidiana migliore. Per noi, soldi permettendo, è possibile compe– rare di tutto, forse anche troppo e andare ovunque. Lì invece alla sera si chiude la vita e non resta aperto nemmeno un ristorante fuori città. I polacchi, quindi, vogliono esattamente quello che noi già abbiamo. Vogliono godere della vita. E la loro idea di rivoluzione equiva– le a sopravvivere e a organizzarsi un micro– mondo nel quale lo stato è assente. Non vo– gliono il potere, ma la tranquillità e la libertà personale. Lottano collettivamente per vivere individualmente. Vogliono quello che abbiamo noi Anche in Brasile la gente vuole uno standard ~i vita pari_a quello americano o europeo. Ero h quando s1sono svolte le grandi manifestazio– ni p~r le libere elezioni. Tre milioni di persone a Rio, I~ strade di tutte le città invase da ogni ceto sociale e non a\ grido di «viva Mao, viva il Che», ma semplicemente «vogliamo votare». Niente armi, nessun capo carismatico e forse per questo non hanno fatto scalpore. Vogliono vivere come noi, e lo vogliono quelli del blocco orientale e i paesi non proprio sot– to~viluppati. Questo è il punto di partenza a cm seguono atteggiamenti contraddittori. In Brasile, ad esempio, politici, intellettuali e gen– te ~omune sono tutti affascinati dal Nicaragua e nfiutano l'America, convinti di non dover .pagare i debiti, «perchè è colpa dei dittatori». In Polonia è il contrario: tutto quello che fa l'America è ben fatto e il Nicaragua è terribile. Questo perchè loro hanno assaggiato i russi. Quando in un'intervista in Brasile mi hanno chiesto un'opinione sul mondo ho esposto la mia teoria: che Reagan ,potrebbe essere un agente del KGB visto che spinge la gente in braccio ai comunisti. E che dall'altra sponda i russi fanno di tutto per buttare i loro sotto la tonaca dei preti. Che politica perversa. Dicono che il Che aveva sette vite e_ forse è vero, al mondo esistono persone che non smet– tono mai. In questo mio lungo viaggio alcuni li ho incontrati. Cosa hanno detto di me gli intervistati? Che sono cambiato poco. Invece sono cambiato, ma· forse non si vede troppo da fuori. Tutti mi hanno chiesto come faccio ad essere sempre convinto delle mie idee di allora e come ho fatto a non integrarmi del tutto. In questo senso devo ammettere che mi sono sentito più vicino al brasiliano· mi ha af– fascinato quel suo stile di vita, perchè ha man– tenuto da un lato la sua coscienza e dall'altro pr.ocede considerando la reale situazione socia– le. Gli altri della tro1:1pe si sono stupiti molto che in t_utto questo lungo viaggio attraverso gli anni sessanta abbiamo incontrato gente così simpatica. Forse pensavano di trovare oscuri rivoluzionari di un tempo.

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