Fine secolo - 28-29 settembre 1985

FINE SECOLO* SABATO 28 / DOMENICA 29 SETTEMBRE 32 FAlVIlGLIA PASCOU ----------------------- di Bruna CORDATI MARTINELLI------------------------ Mentre si annunciano, come temporali d'autunno, smisurate . . commemorazioni carducciane, Cesare Garbo/i ha pubblicato, col titolo "Poesie Famigliari" - (Mondadori,pp.341, L.20.000), trenta poesie di Pascoli, con un sorprendente intrattenimento di note commenti e accostamenti. Una parabola che conduce dalla forma trovata alla vita non realizzata. S i osservi l'indice delle trenta poesie che il Garboli pubblica con questo titolo di Poesie Famigliari. Il primo gruppo di tredici, tra cui è l'inedito Frammento di Soglia– no, è stato «spiluccato» dalle poesie familiari edite da Maria Pascoli nelle Poesie Varie del 1912 e del 1914. Ma il secondo e il terzo grup– po sono le due appendici ai Canti di Caste/vec– chio aggiunte dal Pascoli; la prima, il Ritorno a San Mauro, già nell'edizione del 1903; la se– conda, il Diario Autunnale nell'edizione del 1910. Non è chiaro il criterio che ha guidato questa scelta né è chiaro ora il rapporto tra il conte– nuto di questo libro e il suo titolo. È di sollievo il suggerimento che il Garboli dà al lettore nel risvolto di copertina, di intitolare tra sé e sé questo libro 'Il gioco e la malattia'; ma intanto un senso di allarme s i insinua n el futuro letto– re, una incertezza del ter reno.su cui sta metten– do i piedi. L'allarme non è destinato a placarsi se, tor– nando all'indice - questa volta certo più cauto e insospettito - il futuro lettore rileva la strut– tura di presentazioni generali, presentazioni particolari, annotazioni e informazioni in cui queste trenta poesie sono inserite e, indotto ad alcuni semplici calcoli, trova che contro ogni verso del Pascoli vi sono in media due pagine di commenti e riflessioni del «curatore» Gar– boli. L'esame del paratesto ha messo dunque il fu– turo lettore nelle condizioni ideali: è allarmato, insospettito, curioso; sa che inoltrarsi nell'infi– nito intrattenimento garboliano sulle poesie del Pascoli non potrà essere una cosa semplice né rapida. Io non so se sia mai esistito un libro capace di bloccare sul nascere la recensione frettolosa e sentenziosa, capace di impedirle di legare e di dare i suoi frutti avvelenati: ma se c'è un libro capace di tanto, dovrebbe essere questo. Che libro è questo Subito sulla soglia, ancor prima di entrare, il Garboli confessa tutto; che non sa che libro sia questo, non sa come chiamarlo, non sa se era lecito farlo; pensa di poter chiamare legittima l'infrazione di leggere queste poesie familiari come frammenti di una autobiografia non vo– luta; pensa che invece sia un'infrazione non le– gittima leggere allo stesso modo i due cicli d'autore che vi sono stati aggiunti. Da queste due infrazioni, ambedue confessate,.con au– toassoluzione la imma e lasciando invece so– speso il destino penale della seconda, esce la costruzione garboliana: il Pascoli è un poeta che nasce da una situazione di imbroglio affet– tivo, di pasticcio a tre colle sorelle Ida e Maria, pasticcio in cui il sentimento più pot~nte è quello dell'appartenenza alla stessa famiglia. Ma la cosa più interessante è che proprio di questo imbroglio il poeta non può parlare: 'Proprio il Pascoli, il quale faceva poesia perfi– no della scopa di casa, non seppe, o non volle fare poesia di un maleficio, di un incubo - e di tutto ciò che rappresentò per lui la felicità; to– gliendo a noi, che parliamo la sua lingua, la gioia di riconoscere e di vedere finalmente sta– nato il tema nazionale che ci appartiene più profondamente e più funestamente, di guar– darlo-finalmente negli occhi: la famiglia'. Procedendo verso la fine del terzo paragrafo di questo discorso Al lettore, la proposta si preci– sa, introdotta da un Ebbene di sollievo, come di chi è arrivato in fondo a un ragionamento faticoso e si è deciso a parlar chiaro, succeda quel che vuol succedere: a questo libro interes– sa proprio il lavoro che è andato perduto al momento che il Pascoli ha scelto di tacere sul- 1' imbroglio; interessa cioè il lavoro che non ha fatto, la forma che non ha trovato. Come potrà realizzarsi questo interesse? Il Garboli lo dice dapprima per metafora: con pazienza di spia, introducendosi in casa Pasco– li, correndo tutti i rischi di diventare Pascoli; poi, dissipando i nostri brividi, lo dice con una bella riflessione su retorica e filologia: quella filologia che si può sperimentare, con ricchezza di materiale, nell'archivio della casa Pascoli a Castelvecchio: 'Dietro la spalliera dei testi poe– tici pascoliani "u"fliciali", il frequentatore delle carte conservate da Maria ha infatti l'impres~ sione che si affacci una seconda ramificazione complementare, ufficiosa ma mostruosamente invadente, prepotente e selvaggia come l'erba qel Sepolcro. Rispetto alle stampe, essa sembra dare maggiori notizie sulla nebulosità dell'a– stro pascoliano e farne trasparire con più pre– cisione l'orbita dentro un sistema patologico (...). In queste carte perfino l'ipocrisia (media– trice di ogni epressione pascoliana) cessa di ap– parirci come il vizio di un poeta impaurito, e vi diventa perdonabile e accettabile come una passione'. La cronologia e le sue parentesi È a questo punto, secondo me, che il futuro let– tore diventa il lettore. Non cerca più rassicura– zioni, sa che correrà un'avventura e spesso un'avventura sgradevole, ma desidera correrla. È ormai consapevole e catturato. Non si fida più dei titoli. Non si meraviglia perciò che proprio in_taccando la lunga sezione del libro intitolata Cronologia, questo titolo crei subito· straordinari problemi: già nel pri– mo periodo il termine viene messo tra virgolet– te, e subito dopo si annuncia che la vita del-Pa– scoli si presta, appunto in una cronologia ad essere falsata più delle altre. Ci si inoltra dun– que in questa lettura coll'agio che essa richie– de, pregustando sorprese. Troviamo intanto un gusto instancabile del racconto e del ritratto, che fa vivere attorno al Pascoli personaggi noti e meno noti, trattati dal Garboli senza graduatorie, con imparziale interesse: vedi la storia della serva Bibbiana - la Bibiena - che si conclude colla notizia del suo matrimonio e fuga. Vedi come si svolgono lentamente le figure delle due sorelle - i due an– gioli - alla luce che il Garboli proietta, cam– biando continuamente espressione e significa– to. Ma soprattutto ciò che impressiona è que– sto personaggio del- Pascoli, che appare dap- prima nel ritrattino del Brilli " ...alto smilzo, con aria da collegiale sperduto( ...) sopra il suo viso pallido, incorniciato da due ciocche d'oro spioventi, di sotto le tese strette di un cappel– luccio duro ...", più simile a un innamorato di Peynet che al Medoro ariostesco a cui lo avvi– cina il Brilli; e che sotto la pressione della in– tensa curiosità biografica del Garboli si impo– ne, a parer mio qui per la prima volta, con una fisicità dirompente, appesantendosi cogli anni e col bere, fino alla malattia finale, alla sonno– lenza cirrotica entro cui si costituisce, secondo il Garboli, la sorda solitudine degli ultimi anni. Questa straordinaria cosa che il Garboli chia– ma 'cronologia' si sviluppa così, intrecciando citazioni e riflessioni, in molteplici liloni di ri– cerca che verranno poi ripresi dalle premesse ai tre gruppi di poesie e dalle introduzioni alle singole poesie: cosicché, quando si è finito di studiare questo libro e si vogliono raccogliere le proprie impressioni, ci si accorge che le mol– te divisioni non dividono nulla, e il ragiona– mento, la riflessione, il racconto corrono inin– terrotti e fusi dalla prima. all'ultima pagina. Voglio tuttavia individuare alcuni filoni che mi interessano. Il primo è quello deirattenzione alla metrica. Si comincia fin dalle prime battu– te della Cronologia, dando notizia di un lavoro scolastico del Pascoli, un 'Volgarizzamento.del principio della Batracomiomachia'. Il Garboli si ferma a considerare l'idea metrica e ritmica che presiede a questa traduzione, ma la rifles– sione arriva fino alle traduzioni che il Pascoli farà per l'antologia Sul limitar.e e fino alla let– tera al Chiarini sulla metrica neoclassica: 'Contro la riproduzione barbara dei ritmi anti– chi (letti secondo l'accento grammaticale), il proposito del Pascoli non mirava, tuttavia, solo alla puntigliosa emulazione del verso clas– sico e non cercava, soprattutto, il restauro (im– possibile) della quantità delle sillabe: L'istinto, l'orecchio, il gusto del Pascoli gli facevano cer– care, nell'esametro, sotto la serie invariata e saltante dei sei accenti a percussione, contro l'intensità della sillaba colpita da ictus, una va– rietà incostante di accenti cantati, melodici, si– mili a un'eco che il verso trascina con sé, come se lo increspassero, sfiorandolo, dei venti ca– pricciosi e casuali. Su questa base il Pascoli si eserciterà, intorno al 1900, nelle traduzioni omeriche di Sul limitare ei-~.'. E l'attenzione ai fatti metrici prosegue fino all'analisi dell'ende– casillabo delle Canzoni di Re Enzio, cioè, se– condo lo schema del ragionamento garbolia– no, fino al Pascoli non più barghigiano ma bo– lognese; l'esame metrico delle canzoni concor– re a formare l'ultima immagine del Pascoli: 'La cantilena pascoliana tende a sdoppiare il verso, a costruire endecasillabi in coppia, a due a due sotto il .sole con la cadenza di bovi a giogo, o, diceva il Serra, di "frati in processione". A un tratto questo ritmo cantilenante, ammalato di sonnolenza, si sveglia, il Pascoli ha un sopras– salto; poi torna di nuovo a sognare e a scio– gliere stendardi e battaglie in versi colorati- e acquosi, dai lenti giri di pastiglie medicinali che si disfino nel bicchiere'.

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