Fine secolo - 28-29 settembre 1985
Giacobini e Gennariti n congegno intellettuale di Ursi è più compli– cato di quello che potrebbe sembrare in prima approssimazione. Parla di San Gennaro quasi tenendo presente Lotman. Se la cultura dell'il– luminismo ha desemioticizzato il miracolo, sembra dire, è tempo di ridare vigore ai sensi dolorosamente eclissati... Il pensiero del cardinale fa esattamente da con~ trappeso alla vocazione neo-illuminista della recente cultura napoletana. I nuovi filosofi del– la città si richiamano ai giacobini della fallita rivoluzione del 1799e lui va più indietro, a una cultura che guarda il mondo attraverso una dura scorza simbolica. Il mistero impopolare Senza andare troppo indietro, Raimondo di Sangro, principe di Sansevero, la più celebrata figura del '700 napoletano, scienziato, occulti– sta, alchemico, inventore di alfabeti cabalistici, lampade perenni, teatri pirotecnici, carrozze acquatiche ed altre stravaganze sembra il pri– mo responsabile del «degrado» simbolico della città. Se il cardinale dovesse indicare un capo– stipite, un primo decostruttore di sensi, non potrebbe indicare che lui! Nella sua officina proprio a due passi dal duomo il principe si in– gegna a manipolare corpi, mette a nudo vasi e arterie, pondera, quantifica, mineralizza il san– gue. La sua ragionevolezza scientifca lo spinge sino alla profanazione. Nel corpo di una don– na incinta versa piombo, o qualcosa del gene– re. I suoi esperimenti, sia pure fasciati di leg– genda, fanno vacillare il carattere simbolico e misterico delle cose. In fama di negromante, scalfisce l'orchestrazione di segni che si adden– sa sulla materia organica e riduce il miracolo 'del sangue nel comparto delle semplici «curio– sità»! Dopo Sansevero, o giù di lì, si va a vedere il prodigio delle ampolle con la stessa intenzione con cui si va a frugare tra le antichità di Pom– pei ed Ercolano. Ci si genuflette dinanzi all'o– stensorio angioino e poi si va al ballo dai Ca– sacaJenda o dai Filangieri. Si può credere come non credere e i viaggiatori del Grand Tour ri– tornano in patria abbagliati dalla magnificen- . za del rito. Rampolla la categoria del «pittore– sco». Il guaio è che anche il «popolo» sembra far proprie le ragioni degli illuministi. Così la popolarità del miracolo aumenta in ragione in– versa alla svalutazione dei significati di cui il prodigio è portatore. Quanto alla spettacola– rizzazione, poggia proprio sull'indebolimento dell'alone segnico legato da sempre alla figura del sangue. Con qualche anacronismo, il cardinale mette il dito sulla piaga. Dal punto di vista della chiesa più avvertita, il suo discorso non fa una grinza. Se per il mondo moderno, a cominciare dagli illuministi,«l'assenza di segnicità diventa il massimo criterio di valore», egli non può non rivendicare un salutare risarcimento simbolico del miracolo. A costo di rendere sfingico, e in– naturale, ciò che agli occhi dei napoletani sem– brava così familiare e a portata di mano! Il sangue di Santa Patrizia In forme certamente più dimesse e consuetudi– narie, si svolge nella chiesa di San Gregorio Armeno,, quasi a ridosso del Duomo, il mira– colo del sangue di Santa Patrizia. Anche qui due ampolline sigillate in una teca conservano il residuo prezioso, che di solito si scioglie il
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