Fine secolo - 7-8 settembre 1985

t ILFANTASMA DIBEIT.INO ------------------ val/a pel castello. Il cimitero non c'era. Lui era seppellito nella cappella del castello. Invece lo rivedevano fuori, sulle mura, a cavallo» (Emilia Felloni). · «Quando morì, al castello lo rivedevano continuamente. C'é una tavola apparecchiata che non siava apparecchiata. Gli buttava giù ogni cosa» (Margherita Pallanti). «Poi dice la servitù nel castello un ci viveva più da-quanto sentivano confusione: sbatte' le porte, aprire lefinestre, ar– rivare uno ad andare in una stanza, la porta gli si apriva da sé. Sentivano i' cavallo trottare» (Maria Brogi). Nel profondo borro dell'Acherona dove non si sente il suono delle· campane Venne allora deciso un esorcismo (non si riesce a éapire per iniziativa di chi). <<Allafine s'impressionarono efecero tanto di confinarlo. E trovarono un frate cappuccino che bisognava fosse puro, sennò il fantasma parlava e diceva: te hai fatto questo e questo e non era possibile confinarlo. Allora presero una bara, ma un c'era il corpo eh, il corpo é rimasto lì. Ma dice la bara in certi momenti pesava tanto tanto che non poteva– no più andare avanti. Allora lui pigliava la stola, il cappuc– cino, e metteva la stola addosso ai portantini: coraggiofra– telli, coraggio. E quando aveva girato tutt,i con la stola s'alleggeriva la bara e andavano avanti un · altro poco» (Emilia Felloni). · Anche se ad un certo momento «si svegliò un gran vento che la gente non poteva nemmeno più camminare» (Maria· Brogi) e ce la fecero a giungere nel luogo prescelto, «ni borro dell'Ancherona dove un si sentino sonà le campane» (Gino Azzurrini). Qui la chiesa celebrò la sua vendetta postuma, conducen– do una vera e propria contrattazione dall'esito diametral– mente opposto a quello che aveva portato il barone a im– padronirsi del beneficio di S.Marcellino e di altri terreni. «Poi, quando arrivarono nel posto dove doveva essere con– finato, messero la bara in terra e il cappuccino gli diceva: quanto posto vuoi occupare? Tutti i miei possessi. No, é troppo! Soltanto quattro metri di terra! il cappuccino gli di– ceva. Allora lui scemava: il mi' castello. No, é troppo! Sol– tanto quattro metri di terra! No é ·troppo, no é Jroppo, quattro metri, quattro metri, alla fine gli dette questi quat– tro metri» (Emilia Felloni). Da aUora le apparizioni si sono diradate, anche se non del tutto finite. «Raccontavano che il Cappelli, un terzo– mo, una mattina si trovava nel piazzale della fattoria. Do– vevano fa' i' pane e si levavano presto. Una mattina code– sto Cappelli, ma sarà stato durante l'ultima guerra, scese .giù..le scale e si trovò davanti un omo grande a cavallo. Ebhe paura e fece un bercio. S'affacciò la fattoressa: che succede? Questo e questo.E dov'é ora? E' sparito. E il pove– ro Dedo, gli apparì daccapo alle scale, vicino a[salottino, un omo grande» (Giuseppe Baldi). Laggiù poi «si sente una canizza di cani che sembrano cen– to, che pare che ti vengano addosso. Nemmeno i maiali ci vanno» (Margherita Pallanti). Una gerarchia feudale di spettri Il Ricasoli non é l'unico fantasma drlla zona, bensì il ver– tice ai un triangolo di anime dannate. Ne condividono infatti la sorte due su.balterni che lo avevano fedelmente servito: un contadino e un prete. Più di frequente sembra che si oda un furioso abbaiare di - -carri e il galoppo di un cavallo al Crognolo, un luogo pro- -prio sotto Brolio, suUa strada di S.Gusmé, vicino al quale sbocca il sen.!ieroche conduce nel borro dell'Ancherona. «Balano-stava atpodere Casavecchia. Bocer'ano, l'abbocco del molino di Piemmaggiori era tutto delle monache. Il Ri– casoli ci mandò lui a spostare i termini pe' diventà padrone. Allora lui si dannò. Me lo raccontava la mi'. socera. Erano quattro donne. Andavano a piedi dà Lecchi a Siena. Erano - andate via presto. Quando arrivarono al ponte dell'Arbiola ~, :·~.::>:y:.

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