Fine secolo - 7-8 settembre 1985
I . I \ ILFANTASMA ,, DI BEIT.INO t----------------- di Mario Tedeschi. Religiosissimo, nutrì notevole interes– se per il protestantesimo ginevrino senza però mai uscire dall'ortodossia cattolica. Con le gerarchie ecclesiastiche fu spesso in co~trasto a vari livelli. Il primo e più grande concerneva il potere temporale di cui rivendicava con fer– mezza la fine. Il secondo riguardava la funzione del clero all'interno della tenuta di Brolio. Molte furono le iniziati– ve che prese a questo proposito, invitando i parroci a se– guire maggiormente il messaggio evangelico e ad avvici– narsi di più ai poveri, perchè se essi non erano religiosi come si sarebbe voluto ciò dipendeva dal fatto che «l'uo– m·o non nasce l'uomo spirituale, se non viene così forma– to da un'intelligente educazione»; criticandoli per le con– timie «estorsioni» di denaro ai contadini; attaccandoli perchè spesso si intromettevano fra lui e la popolazione e cercavano di minare la _suaautorità. [nfine, il terzo motivo di attrito era legato alla terra e,,.alla sua gestione. Diverse proprietà della Chiesa vicine a Bro– lio languivano nell'incuria ed egli le voleva per sè, per renderle produttive. In particolare i contrasti si concen– tl_"arono intorno al beneficio parrocchiale di S.Marcellino in Avane, sul quale egli aveva il patronato. Il suo intento era ·di venderlo e nel contempo di farsene acquirente, sgravando il parroco dalla cura (cattiva) di troppi beni terreni con una cospicua rendita annuale di tremila lire. Ma il vescovo di Arezzo, nella cui diocesi si trovava quel- . la parrocchia, si oppose difendendo l'inalienabilità, gra– zie anche all'appoggio della Santa Sede. Alla fine la spuntò il barone, ma incorse secondo la legge canonica nella censura ecclesiastica della scomunica. Era il mese di Aprile del 1880. Il 23 ottÒbre morì. Le esequie del barone La mattina di quello che doveva essere il suo ultimo gior– no, il Ricasoli effettuò la solita cavalcata. Tornato dopo mezzogiorno si dette a domare una cavalla da tiro, ma mentre cercava di assestarle un colpo di sferza a tutta forza, a causa di uno scarto dell'animale, stramazzp a terra con la faccia in _avanti.Rialzatosi con un'escoriazio– ne sulla fronte, rimproverò il servo che si era precipitato ad aiutarlo, quasi che, dubitando delle sue energie, gli avesse recato offesa. Alle ore 18.00 cenò e subito dopo si ritirò nello studio. Poco· più ·tardi il suo cameriere personale, entrato per consegnargli lettere e giornali appena arrivati, lo trovò ri– verso all'indietro sulla poltrona, con il braccio destro inerte che cadeva fuori dalla spalliera. Avvicinatosi, rife– riva un reporter de «La lupa», gazzetta senese dell'epoca, «potè accorgersi che la bocca era spaventosamente contrat– ta, il labbro inferiore livido ed appassito; gli occhi piccoli e penetranti, affondati ne/l'orbita straordinariamente incava– ta, gettavano lampi corruscanti, e le pupille dilatate, muo- . vendosi rapidamente, da destra a sinistra, simili al saettare della lingua del serpente ( ... ) . Sotto il dominio di quello sguardo ardente ( ...), egli non si arrischiava a prendere de– terminazioni di sorta, temendo lo sdegno del padrone( ...). Finalmente si azzardò à scuoterlo, sollevò il gelido braccio che ricadde pesantemente". Subito vennèro apportati soc– corsi, ma a nulla valsero. Nel descrivere le esequie, il giornalista che si dichiarava espicitamente ateo e materialista, oltre a prendersela con · «i.mo stuolo innumerevole di preti, piombati lì come cor- vi dai ·più remqli contorni», insistevà su crudi particolari realistici (" Lo sfacelo della corruzione aveva di già comin– ciato l'opera sua distruggiirice; fu necessario riempire di cotone la bocca del cadavere, perchè di già da essa colava– no i liquidi prodotti dalla incipiente putrefazione") per di– mostrare che, dopo l'inumazione avvenuta nella cripta del castello il giorno 25, di Bettino Ricasoli non sarebbe rimasta_altra traccia che le ossa. Il diffondersi di· una_ leggenda Invece poco tempo dopo cominciò a circolare la voce del– la sua ricomparsa. Ben presto la notizia si arricchì di nu– merosi particolari e dette vita alla leggenda del fantasma che tutt'ora resiste in una vasta area comprendente la provincia di Siena e il Valdarno superiore, co~ epicentro nei comuni di Gaiole in Chianti, di Radda in Chianti e di ta'" della leggenda e sulle vie del suo diffondersi. Trattan– Castelnuovo Berardenga. dosi in larga parte di ex coloni di Brolio o dei dintorni, é Per individuare uno dei probabili percorsi attraverso cui . possibile presumere che essa abbia avuto inizio nei caso– è nata (senza addentrarsi in quei meandri della psicologia lari della zona, e non é difficile immaginare il suo radi– individuale e collettiva in cui la paura si condensa in im- carsi in una fitta trama di racconti che sottovoce si in– magini, e senza neppure cercare i rapporti con un più am- trecciava nelle serate di veglia. pio ed antico universo favolistico), quello che fin qui ho Alla diffusione su un'area più vasta hanno concorso poi scritto basando_mi sull'opera di storici e di biografi, asso- molteplici soggetti: le stesse famiglie di mezz.adri la cui me un'importanza decisiva. Serve infatti da termine di mobilità fra poderi anche distanti era abbastanza elevata, raffronto con le abbondanti tracce che il personaggio ha gli artigiani (ciabattini, sarti, calderai) itineranti, i carbo– lasciato nella memoria popolare, fornendo un punto fer- nai. Costoro in particolare, per le ore che passavano nel mo dal quale misurare il travestimento mitico di fatti e di folto della macchia al tramonto, all'alba o anche in piena còmportamenti reali. Tracce che è stato possibile scoprire notte, erano i 'più soggetti a fare incontri arcani e movi– raccogliendo i racconti di una ventina di «narratori», che mentati e i loro racconti apparivano i più credibili. quindi, per ovvie ragioni di spazio, non vengono messi a Infine un vero e proprio crC>giolodi flussi narrativi era raffronto critico, ma utilizzati alla maniera di interviste. costituito dai mulini, dove un po' tutta la popolazione Per lo stesso motivo non sono impiegati tutti, ma solo al- rurale finiva per incontrarsi e dove il mugnaio e i suoi fa– cuni dei più belli e dei più ricchi.' L'origine sòciale dei miliari fungevano da archivio vivente ascoltando, memo– (<narratÒri» (quasi tutti di età molto avanzata) fornisce rizzando. riferendo. una prima e interessante indicazione sul "luogo di nasci- Il cavallo e la tela· bianca E da un mulino sull' Arbia, quello dei Piemmaggiori, ap– partenente proprio alla tenuta di Brolio, prende le mosse la serie di racconti. - Lì é nata e vissuta a lungo Emilia Felloni che oggi abita a Siena, in casa di uno dei suoi tre figli. Novantatreenne, ma lucidissima di mente e ferma di mano, narra con il tono distaccato della cronaca, piuttosto che con quello partecipe della favola. «Forse Bettino si dannò per ciò chefece in vita. Quando gi– rava pe' la campagna tutti aveva'}Opaura di lui. Chi si rin– guattava di qui, chi si ringuattava di là. U,noche veniva da S.Marcellino lo vide col cavallo di dietro, ebbe paura e si ringuattò dentro una chiavica. Allora lui lo vide, col cavallo gli raschiava sopra, e una volta di qui e una volta di là. Poi quand'ebbe fatto 'l su' gioco se n'andò. Lui faceva sempre di questi 'Scherzi». · Ma in realtà non si trattava di un gioco sadico. Lo si ar– guisce dal racconto di Giuseppe Baldi, nato a Brolio il 21 marzo del 1901, figura asciutta, voce tranquilla e melo- diosa. . «I' mi' p~ero babbo, era ragazzetto allora, era pe' la stra– da e lui veniva giù co' i cavallo. Sicché voleva scappare, ma luifece una galoppata e gli mise i' muso de i' cavallo sopra alle spalle e pe' un pezzo /'ac.compagnò giù pe' la strada. Non devi avè paura, disse, perché non mangio nessuno, tan– to meno i bambini». E Donato Manganelli, ottantaseienne di S.Marcellino, commenta il medesimo episodio dicendo che con quel si– sterria il Barone «insegna a sta' a i' mondo». Dunque nient'altro che un aspetto del programma educa– tivo del Ricasoli verso i mezzadri, dai quali voleva essere rispettato ed obbedito per il suo ruolo di padrone e le sue doti di amministratore e non per una forma di terrore cieco e irrazfonale. Di qui l'attenzione a non commettere inutili soprusi an– che quando si abbandonava a qualche comportamento eccentrico, ma comprensibile nella dimensione psicologi– ca di una persona che, a momenti, amava di sentirsi vive– re come un signore feudale del Xlf secolo. •«A quella donna che aveva fatto e steso la tela e 'l su' ca– vallo Ùmpauri a vet[è quella tela bianca, e 'I su' cavallo un . doveva avè paura, si mise lì e finché un glie/'ebbe strappata
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