Fine secolo - 17-18 agosto 1985

FINE SECOLO* SABATO 17 / DOMENICA 18 AGOSTO 16 DI ALCUNI ........ MODI DIDlliE E DI TACERE di Michele COLAFATO Le frasi che accompagnano la violenza, l'aggressione, fanno pensare che la violenza sia il pretesto al gusto di pronunciare quelle frasi. E poi ci sono le parole miti, accompagnate dai suoni, del vescovo Tutu, dei cercatori del sud, e di quelli che stanno imparando a parlare di meno. R cccntemente leggendo i giornali sono c·olpito dal fatto che in cronaca nera come in politica minacce e co131porta– mcnti violenti si accompagnano quasi imman– cahilmcntc .all'uso delle stesse frasi. Gl~aggres– sori parlano la stessa lingua. E' come se la vo– lontà di colpire, l'intenzione omicida, l'atto che offende siano desiderati e gustati dall'ag– gressore proprio perchè gli consentono di dire quelle particolari parole, di pronunciare quella !'rase. Di modo che, da una parte, l'intero e in apparenza sterminato universo della violenza sembra trovare in poçhissime e povere espres– sioni orali il proprio tessuto connettivo e, dal– l'altra. queste voci di dentro che nei giochi dei bambini in genere pren_donoil postò, surroga– n_ocd evitano l'azione violenta, nei maschi adulti, invece, stanno ad essa come l'eiacula– zione all'orgasmo. Osservato da una modesta distanza lo spetta– colo d'un assassinio ammonta alla breve imi– zionc sulla scena di una persona che di solito fugge via dopo aver urlato uno slogan, talvolta più personale oppure più politi_co.Irruzione– erczione: la comparsa sparisce. I riflettori si spengono. Lo slogan subito s'affloscia. Clark Kent si alza in volo Nel·più bello e incontaminato dei sogni ameri– ·cani un giornalista timido e un po' inetto, Clark Kent, usa molto spesso una cabina tele– fonica per trasformarsi in Superman e volare in aiuto dei deboli. Nella metamorfosi Super– man ha perso gli occhiali e le perplessità ma vola veloce, sospinto dal cuore. Anche Supermacho corre all'appuntamento con l'azione che gli offre il piacere di eiaculare la sua frase in pubblico. Poi è rilassato, si guar– da allo specchio, si riaggiusta la scrima sco: posta dal turbamento, e si rimette gli occhiali ehe si toglierà, più tardi, per stringersi la testa tra i capelli e piangere la stòria della sua vita - ora non più davanti al commissario di polizia che con la tazza di caffè fumante a portata di mano- lo fronteggiava in nome dell'umanità, che tante ne ha ascoltate e tante ne ha anche fatte, ma in diretta davanti alle telecamere. "Words that are made to lcill, to be hurled". Parole fatte per uccidere, per essere scagliate contro. "Death to gooks"; morte ai musi gialli asiatici. La frase è finita sul muro della scuola californiana- frequentata dallo studente vietna– mita Thong Hy Huyn. -Thong era stato accol– tellato a morte da un bianco suo compagno,di scuola il 4 maggio 1983, ma il grido di morte è una voce di dentro, dal sen fuggita, che ha pre– sò forza e succhiato sangue su campi di batta– glia convenzionali. ..._ Scopare con l'occhio In un articolo di rivista ("Esquire", novembre 1984) William Broyles Jr., giornalista veterano della guerra in Vietnam, spiega perchè."gli uo- . mini amano la guerra". "Parte dell'amore per la guerra deriva dal fatto che essa rappresenta un'esperienza di incomparabile intensità. La guerra eccita la vista, appella alla passione del– l'uomo per nuove cose da vedere: ciò che la Bibbia chiama lussuria dell'occhio e i Marines in Vietnam. chiamavan_o "eye fucking", "sco– pare con l'occhio". La guerra fa scopare con l'occhio e libera la lingua. Il linguaggio libera– to rende gli uomini più. liberi di agire. «Il mio plotone ha scorrazzato attraverso ·il Vietnam bruciando "fiooches" - noi non abbiamo bru– ciato case (houses) e ucclso gente (people): noi abbiamo bruciato "hooches" e sparàto contro "gooks"». Lo spirito della guerra che scioglie la lingua, la guerra come rovesciamento della Pentecoste. "Mi ricordo di K.irby - racconta Broyles - un ragazzo tutt'ossa ·con SOLO TU ED IO, SI– GNORE tatuato sulla spalla. Kirby aveva già prorogato per due volte il servizio in Vietr.:irn. Aveva da un bel pezzo sos[5esoogni rapporto con l'organizzazione militare e viveva da solo nelle zone più pericolose. (...) Un giorno men– tre eravamo fuori di pattuglia lo trovammo sdraiato dentro una capanna, un proiettile dentro il braccio, una ragazza vietnamita in pi– giama nero lo curava. Mi chiese una sigaretta e mi sogguardò dovendo decidere se valevo la sua storia. "Mi ero fermato per un mango in piena luce del giorno e proprio lì, dannazione, vedo tre ufficiali nord-vietnamiti. Belle unifor– mi abbronzate. Davanti a loro distesa sul tavo– lo una mappa, tranquilli, come fossero a casa loro. Mi guardano. Li guardo. Loro vanno per la loro 9 millimetri e io per la mia 45". "E poi che cosa è successo?" "Li ho ridotti a spazza– tura" dice e dà un tiro alla sigaretta". "I wa- · sted them": li ho devastati, sprecati, sciupati, rovinati, dilapidati, ridotti alla condizio1": ù1 rifiuto, spazzatura. A cura di Goetz Warren E. Foote è un ufficiale di polizia della stazione di Concord, New Hampshire, dove Hugo Goetz si costituì volontariamente il 31 dicembre 1984. Goetz è il bianco che ·nove giorni prima aveva sparato contro quattro tee– n-agers neri, mentre viaggiava su di un treno della metropolitana di New York ferendoli tutti, e uno alla schiena con conseguente para– lisi parziale ma irreversibi.le.Foote ha ascolta– to é registrato l'intera storia dell'incontro tra il bianco e i quattro neri, il loro atteggiamento misterioso, la ioro richiesta di cinque dollari, e di come Goetz, estratta la sua 38, gli sparò contro in rapida successione. Il rapporto di Foote precisa che Goetz dapprima controllò se i primi tre erano stati propriamente curati e ac– cuditi ("If they were taken care of') e poi si ri– volse al quarto che stava mezzo seduto mezzo sdraiato sulla panca. Non notò tracce di san– gue su di lui e allora lo fissò e gli disse: "Non mi sembri troppo malmesso tu, eccotene un al– tro!" (You don't look too bad, do you?, here's another); e gli sparò addosso una seconda vol– ta. Una sequenza, come si dice, molto rapida e scarna in cui l'unica cosa che conta, a parte i proiettili, sono le due frasi pronunciate da Goetz. Quelle frasi stanno lì a dimostrare che il bianco si era armatò e viaggiava sulla metro– politana in attesa che qualcuno -gli offrisse la possibilità di sparare e di gridare: "Ehi, you don't look too bad, man: here's another!", e ROifuggire quando tutti i ragazzi "had been ·taken care of'. Il piacere sta tutto nel calpesta– re l'intenzione originaria riposta nelle parole '.'care" (cura, interessamento, quasi amore per qualcuno) e "you don't look too bad" (vedo che stai bene, che sei in buona salute) per im– porre sarcasticamente un altro e distruttivo si– gnificato. Come parla il vescovo Tutu Qualche settimana fa il vescovo anglicano nero Desmond _!!ltu, premio Nobel per la pace nel i ?: j »>.....~- .··} ''}/:>-,.. :·- l~ ... i •• , .• ,••.• ❖-;· •• ~.,;"'.t:,illJt. ::,.:• ,:-?• ,· ;.-·

RkJQdWJsaXNoZXIy