Fine secolo - 17-18 agosto 1985
FINE SECOLO* SABATO 17 / DOMENICA 18 AGOSTO 14 LLi';ù@:z:i;;:;:i:,:c:::::~:;;❖,m. sul gran caldo o su[ gran freddo, e nessuno aveva voglia di comparire, andare in tv era ancora un'avventura, a mag– gior ragione parlando del tempo, dove sbagliare è facile, e farsi ridere dietro ancora più facile. Ci andai io, me la ca– vai, e la volta successiva chiesero dello stesso capitano «conciso e tranquillo». E così avanti. In pratica la mia carriera avvenne poi davanti agli spetta– tori, finchè nel 1966 lasciai la divisa per impegnarmi nella rubrica. Era un rischio, e me lo assunsi. Allora non c'era il satellite - o meglio, non era utilizzato, nè gli elaboratori elettronici. Le previsioni erano molto più soggettive!>- E prima ancora, come ha cominciato a occuparsi di me– teorologia? C'è stata una vocazione infantile? «Macchè. Anche.lì una combinazione assoluta: ero ufficia– le di artiglieria, di stanza a Ferrara, nel 1.937, e un mio compagno di liceo romano mi scrisse per avvertirmi che l'Aereonautica apriva dei corsi per un futuro Servizio Me– teorologico militare. Avevo un'idea del tutto vaga di che cosa fosse la Meteorologia,feci domanda.fui trasferito, e dopo due anni di corso, nel 1941 entrai nel servizio appena costituito. Mi è sempre successo così, di essere colto dalle occasioni, senza averle cercate - un modo per non dovermi pentire di aver forzato il destino». Et onne tempo Ma lei, fuori servizio, ha una stagione o un tempo predi– letto? «Non direi, mi piacciono tutti i tempi - come dice San Francesco, e '/ vento e 'I nubi/o et onne tempo». Questa sua vocazione a non drammatizzare non le impe– dicà di riconoscere che l'inverno scorso ha fatto davvero freddo. «E' stato un inverno anomalo, non c'è dubbio: non tanto perchè sia nevicato in marzo. Le statistiche sugli ultimi duecento anni mostrano un ricorso der 14 per cento delle nevicate in marzo a Roma, che non è una quota così rara. Più eccezionale è stata la quantità di neve. Buona parte della polemica derivò dalla cattiva conoscenza della fre– quenza e ile/l'intensità dei precedenti meteorologici. La stessa cosa era avvenuta per le alluvioni: è dagli anni '50 che commentiamo gli autunni neri italiani. Forse alme– no un po' di incitamento a studiare l'abbiamo dato. Adesso almeno si è capito che occorre pensare alle calamità, ma . anche ai giorni successivi, che sono quelli in cui devono at- _ tuarsi i soccorsi. Si è capito il nesso fra meteorologia e pro– tezione civile. Prima, si pensava che fosse solo questione da tempo di guerra. Pensi al povero meteorologo incaricato da Eisenhower di scegliere il giorno giusto per lo sbarco in Normandia - quanto deve aver sofferto; gli andò bene, del resto Altra cosa· sono ovviamente le sciagure provocate da irre– sponsabilità umana, come quella recente di Cavalese». Se piove, piove su·tutti La meteorologia come scienza, come filosofia: ci sarà an– che una morale. «E' un fatto che dalla meteorologia viene un forte impulso ·l all'accomunamento déi popoli. Nel celebre decalogo del– l'ammiraglio Fitzroy, imbarcato con Darwin sul Beagle, si proclamava che le informazioni meteorologiche ~vevano essere scambiate fra tutti i popoli in tempo di pace come in tempo di guerra. Era· un 'anticipaziòne delle dichiarazioni odierne sul retaggio comune de/l'umanità. L'agenzia del- 1'0 NU per la meteorologia, che ha sede a Ginevra, prevede una comunione d'intenti superiore a quella delle altre istitu– zioni. Forse il meteorologo hg imparato che "il bello e il cattivo tempo" - come la morte - tocca tutti, è al disòpra delle parti. Alla lettera, perchè quando il vento porta nuvo– le acide cecoslovacche a piovere su f o,reste svedesi, non ci sono frontiere statali che tengano. Poi dalla meteorologia viene un altro insegnamento, indi– retto: l'abiiudine a considerare tutte le variabili. E' difficile che io faccia una cosa d'istinto - forse anche i politici do– vrebbero frequentare qualche breve corso di meteorologia; del resto il governo non er(J questo, l'arte di tener la rotta guardando il cielo?»
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