Fine secolo - 10-11 agosto 1985

FINE SECOLO * SABATO 10 / DOMENICA 11 AGOSTO 1-3 !ora le porto all'acqua dove ci stanno i 'tonzì. Le bufale sono prima vitelli, fino a tre quattro mesi quando suçchiano, poi fino a un anno si chiamano «as– sessaticci», vuol dire che non succhiano più, dopo un anno fino a due anni e mezzo o tre anni partoriscono e diventano bufale. Ci vogliono dieci mesi per partorire. Qualcuna capita che non piglia e cioé non resta incinta, qualcuna abortisce. Bufale «cacciatore» sono le vecchie e quelle che non danno molto latte e il padrone le caccia per venderle al macello. Mentre parla, una bufala esce dal parco nella strada; ·egli corre e la chiama quasi cantando: -Chi comanda-. E' il nome della bufala, é anzi la prima parte del nome della bufala, cui segue la così detta «'a vutata», che Cosimo dice che é il cognome: -Chi comanda ...chi comanda non suda-; la bufala, così richiamata, rientra nel parco. -Uno che comanda, mi spiega Cosimo, e dice a un altro «fa la tale cosa», quello non suda a dire quella parola, in– vece suda quello che fatica. Le bufale bevono e si coricano nell'acqua e si rinfresca– no, le tengono un'ora, e io mangio il pane e vado a fare un pomodoro e bevo l'acqua dai parzunali (I) che la por– tano e, quanèlo loro non ci sono, sto senza bere e la sera se ne parla. L'acqua c'é ma é lontana e ci impiego un quarto d'ora fino alla fontana con la bicicletta, ma non posso abbandonare le bufale, che possono andare ai po– modori a far danno e anche in parchi estranei e il padro– ne poi viene vicino a me a cercare ragione. Quando le bu– fale stanno con la pancia vacante «alluccanno»: noi, quando abbiamo la pancia vacante, non andiamo a tro– vare qualcosa dove si vende? Così loro: trovano l'erba buona e si fermano. Io sono bufalaro aiutante massaro. Ma non abbiamo fatto nessun. contratto con qualifica, cominciai a pascere i porci a 13 anni, il padrone mi disse– :-Vieni per pochi giorni-, e poi sono rimasto. Verso l'una porto le bufale al parco fino alle quattro e mezza e me ne accorgo dal sole verso le montagne dei paesi: Montecor– vino, Altavilla, Albanella, li conosco a nome ma non ci sono mai andato, come pure lfoni (Giffoni), Campa– gna ... Poi le porto nel parco chiuso, dove c'é ormai poca erba perché hanno già mangiato, e me ne vado alla masseria, dove lavo i bidoni per il latte, mungo se ci sono le vacche da mungere, preparo il carrozzino a don Alberto per far– lo andare via, a Battipaglia. Fatte tutte le cose vado a casa distante un chilometro dalla masseria. La casa é anche di don Alberto, fittata, di due stanze e la cucina e siamo cinque persone con mamma·. C'é il pozzo per l'acqua. Mangiamo maccheroni, pasta e patate, pasta e fagioli, minestra, vino la domenica, carne mai, proprio qualche volta quando viene una festa, quando muore una bufala. Mia madre deve comprare la mozzarella dal ca– seificio. Burro mai ne pigliamo, la ricotta quando é una festa. Noi a cose di latte non ci andiamo appresso. Io il latte lo mangio quando dice, poi stufa. La sera qualche volta facciamo una pazziella, «u ttì e a qua» che é il gioco a nascondere; tutti i giovanotti delle altre masserie \à at– torno, raccontiamo un conto di fatti dei vecchi all'antica, io non ne so, e fatti di cinema di chi l'ha visto. Quando sto così che guardo 1~bufale penso a tanti che vanno camminando allo· spasso. Passa una macchina e penso «quello se ne va nella macchina e io fatico e guar– do le bufale». Quelli che stanno assettati avanti al bar, si accattano l'aranciata, il caffè, tante cose, e quelli che van– no a cinema tutte le sere, loro possono; io posso un gela– to, quando passa la vespa da qui con i gelati; da qualche anno cominciano a venire con la vespa a vendere i gelati in campagna. Continuo a porgli domande. Gli chiedo: -Sei cattolico? -No, risponde. -Come, non credi a Gesù Crjsto? -E come! Sì, ma non sapevo neanche, e avevo capito un'altra parola e non sò che si dice cattolico quello che crede a Gesù Cr.isto. A messa la domenica: niente, io non ci posso andare. Io credo a Gesù Cristo più quando fa morire qualcuno; e quando uno é malato, parlano tutti di

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