Fine secolo - 10-11 agosto 1985
FINE SECOLO* SABATO 10 I DOMENICA 11 AGOSTO 12 LA FAVOLA BEIJ,A DEL POMODORO EDEI,I,A MO2ZAREI,I,A . ' . no per ritirare al caffé o uri caffé o un gelato. Si facevano i biglietti pure i bambini e le mamme scendevano in piaz– za con tutti i loro bambini, facevano il biglietto a tutti più per il buono del gelato e ci volevano i carabinieri tan– ta era la folla per regolare l'entrata. Allora andai al cine– ma la prima volta, tre anni fa. Poi i due cinema si sono messi d'accordo e si scambiano i film e ogni film si ripete due giorni, un giorno in un cine– ma un giorno in un altro e forse tengono le casse unite e si dividono il guadagno. Mostro a Cosimo un numero della rivista «Tempo» del. I O settembre che ha sulla copertina una foto del pittore Carlo Levi con la giovane attrice Balducci. Chiedo che cosa può essere la tavolozza che il pittore ha in mano, co– perta di colori: -Può essere roba di frutta- mi risponde Cosimo. Sfogliando il settimanale, egli ferma il dito su una fotografia dì Coppi che riconosce. Non sa invece cosa siano e a cosa servano le lamette «Gillette Blu» che si vedono in un angolo pubblicitario. -Ecco, gli dico, que– sto é Marconi. Sai cosa ha fatto? ha inventato la radio-. La radio, Cosimo, sa cosa sia, ma non l'ha: -L'ha mio zio a Eboli, suona le canzoni. Gli domando: -Che giorno é oggi? -Oggi ne abbiamo 3 settembre 1953. -Come lo sai? Cosimo non sa cosa rispondere, esita, poi dice calmo: -Se ne incaricano gli altri di saperlo. Egli sa i giorni della se timana, i mesi dell'anno, sa addi– zionare uno a uno contando sulle dita delle mani, ma la moltiplicazione e la divisione non sa farle. Appena gli spiego come si fa la moltiplicazione, egli, per rispondere alla prima domanda (quanto fa 7 X 3?) conta sulle dita addizionando: 7 e 7= 14 e 7=21. Si fa festa quando é poca 'fatica, una domenica sì e una ·no, ma dopo che é finito il raccolto, é raccolto anche il pomodoro, e ci sono solo animali da pascere, a settem– bre-ottobre. Mi alzo tanto alle quattro, alle quattro e mezzo e anche alle cinque, la mattina. Prima vado a prendere i vitelli per mungere la madre. Cacciato il vitello dal cancello, lo me– niamo sotto la madre e appena cala il latte, Io togliamo da sotto la mamma. Quanélo chiamiamo per·mungere, vengono mamma e figlio, se ne va un'ora-e mezzo quan– do anche due per mungerle tutte. Non potete mai andare appresso alla bufala per il latte che fa, tanto può fare una secchia (dieci litri) tanto pure mezza secchia, a seconda come mangia, ne fa di più subito dopo che ha partorito. Meniamo allora i vitelli nel parco chiuso e io vado con le bufale in un altro parco. Pascolo fino a'mezzogiorno e al- é soprattutto che il consumatore sia informato su cosa contiene il prodotto che va a compra- re. Anche se questo non risolve il dilemma se la mozzarella debba essere fatta esclusivamen– te col latte di bufala oppure no. Un altro ele– mento importante e per lo più trascurato é la data di produzione delle mozzarelle che sono esportate non solo in Italia, ma in Europa e in America. L'ideale sarebbe consumare la moz– zarella entro le ventiquattr'ore ma, secondo i caseari, conservata nel «liqui4o di governo» può essere mangiata anche tre quattro giorni dopo. Si rende quindi necessario, anche se la legge non lo prevede, che sui prodotti venga specificato oltre che mese e anno anche il gior– no di confezionamento, dato che é un prodot– to velocemente deperibile. Ma il grosso allen– tato alla mozzarella é oggi causato dalle paste o caseinati. Secondo gli esperti la produzione nazionale di formaggi a pasta filata (cioé moz– zarelle) era ne11'80di un milione e mezzo di quintali. Una cifra esorbitante che non può certamente essere stata coperta dal latte di bu– fala. Si é andata così diffondendo in Italia, e non solo per la mozzarella, ma anche per altri formaggi tipici come il provolone o il gorgon– zola, l'uso di paste di latte di vacca provenienti dalla Germania, dall'Olanda e dalla Francia, che 'banno praticamente uniformato il sapore di prodotti diversi, soddisfacendo però la ri– .chiesta di consumatori ignari. Il costo di que– sto prodotto é di circa 4.500 lire al chilo, con– tro le circa 10.000lire di un chilo di mozzarella di bufala e le 7.500 di una mozzarella cosiddet– ta di bufala, mentre le paste estere pare si ven– dano perfino di contrabbando. Pericolo anco– ra maggiore può essere rappresentato dal latte in polvere, dai prodotti essiccati e dagli scarti del latte che, importati anche questi dall'este– ro, dovrebbero essere impiegati esclusivamente come mangime per animali. Potrebbero andare a finire nel grande calderone dei prodotti usati per fare formaggi. «Non potete mai andare appresso alla bufala per il latte che fa, tanto può fare una secchia (dieci litri) tanto pure mezza secchia... » diceva Cosimo. Allora, anche senza il marchio Doc: di mozzarella ce ne era una sola. Per no:me e per cogno:me NOME OGNARUNA A PARRELLA MERAVIGLIA MJCIZIA AREGGIA VINIABRESSA SECRETARIO A PARATA FATTACAPO RUFFIANO APACIENZA MAI CUNTENT A VERAMANTE STATTIALLEGRA AGGIUSTIZIA CHI TEPAZZEIA NOTESAZIMAI BABBILONIA STAIATTUORNO ACQUACORRE 'A VUTATA (COGNOME) sape e' fatte suoi me pare na parrella (energica) che meravigli ca te fai c'amicizia che tieni me pare na reggia veniabbressa a matina me pare nu secretario te fai scmpe a parata me fai sempre o ruffiano attuorno quanta pacienza ca tieni nun stai mai cuntenta (nome 'e sfottò) o veramante ca tieni statti allegra a matina cheggiustizia ca fai me pare na babbilonia sta sempre attuorno acquacorrc a pendenza (raccolti da R.V. nel 1983)
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