Fine secolo - 20-21 luglio 1985

fare. Anche nel peggiore dei casi, gli estremi sono limitati: non si devono trasgredire i divie- ti millenari. · La donna delle colline nude. , Eppure, questa donna delle colline nude, si . dice, avrebbe trovato come disfare in una vol– ta, in un minuto, la totalità dell'edificio della propria vita. Lo si dice. Non è sicuro. Si può immaginare la cosa nel suo principio. Nel suo fatto, non si può, è rigorosamente impossibile. Se è Christine V. che ha preso questa strada in questo periodo della sua vita, il fatto è che una equivalenza ha dovuto prodursi tra tutti i mez– zi, compreso la morte del bambino, ai quali ha pensato per uscire di là. In questo caso, la .morte del bambino sarebbe stata il solo mezzo _che le fosse rimasto, perchè sarebbe stato il più sicuro. Oso suggerire che se Christine V. è co– sciente dell'ingiustizia che le è stata fatta du– rante la traversata del lungo tunnel che è stata la sua vita, ella è completamente estranea a questa colpevolezza che se ne pretende. Ella non sa che cosa vuol dire qui questa parola. Che sia stata, lei, vittima di trattamenti ingiu– sti, sì, ma colpevole, no, non lo è stata. Dal momento che questo delitto, nella circostanza precisa in cui ella si trovava a doverlo commet– tere nessuno avrebbe potuto evitarlo, colpevo– le lei non è stata. Non ha mai gridato lei, Chri- -stine V. salvo al cimitero. Se avesse gridato, credo che sarebbe stato così: "Che tutto il m"ndo muoia intorno a me, questo nuovo bambino, mio marito e io stessa, ma colpevole come vuole la giustizia, io non lo sarò mai". Ella ha detto che la si metta in prigione per l'uomo ucciso, d'accordo, ma non per il bam– bino ucciso. Non si possono paragonare, un uomo e un bambino. E' un'assurdità chiamarli d'uno stesso nome, nei due casi. Mettere questo crimine sul mercato del crimine, è im– possibile. Lei lo sa, lei, la madre. Nemmeno morire, queste donne Quando arriva questa sera d'ottobre, mi sem– bra che la follia sia già passata attraverso le colline. Che sia già troppo tardi. Che essa ab– bia già irrigidito il suo corpo, i suoi seni, il suo sguardo, che abbia ghiacciato il suo cuore e che sia già troppo tardi. Anche il tempo quel giorno, lei non riesce più a ammazzarlo. Non guarda più nessuno, salvo l'esterno, quel vento che ritorna con l'autunno, quel nudo delle col– line, quell'incubo, quel freddo, quelle giornate sempre più corte come il tempo che resta pri- ma della fine. Durante quelÌe serate queste· donne non riescono più a leggere. Nel grado di incandescenza che raggiungono à volte nella loro casa il silenzio e fa scomparsa della vita, esse non devono nemmeno più parlarsi con gli uomini. Più niente fra loro se non quei bambi– ni. In questo pozzo di silenzio, quei bambini che aspettano. Anche i bambini, quando parla– no, esse dovrebbero farli tacere. Come posso– no non vederlo, loro, gli uomini. Che esse non .hanno più nient'altro da fare che ciò di cui si parla, neanche morire loro. Resta quest'altro delitto: quest'uomo abbattu– to doveva sapere qualcosa. Il modo insistente col quale guardava negli occhi dicendo che era innocente mi ha sempre fatto pensare che sape– va qualcòsa che non poteva rivelare senza met– tere in causa qualcun altro. E quando gli si è puntato contro il suo fucile e gli si è detto: "Tu sai molto bene che non sono io che ho fatto questo", io ho sentito: "Tu sai molto bene chi l'ha fatto". Si dice che sia stata lei, Christine V., a incitare a ucciderlo. Avrebbe persuaso lei l'assassino che non poteva esser stato che quel– l'uomo. Perchè' lui? Per finirla. Il bambino è stato innegabilmente ucciso da un essere uma– no. Bisogna dunque che ci sia un assassino. La messa a morte del bambino a opera di sua ma– -dre, io non so che nome abbia, non so chiama– re questo crimine, ma quello di quest'uomo in– nocente, lo so chiamare. Lo si è fatto per lei. Si è ucciso l'uomo. Ella l'ha così designato come l'assassino uffi– ciale del bambino. Tutto si compie come se non spettasse alla giustizia di distribuire i ruoli in quest'affare, compreso quello dell'assassino. E' senza dubbio la prima volta che l'uomo con cui lei vive avrebbe creduto quello che lei pro– clama, lei, la madre di suo figlio. Questa volta, Christine V. avrebbe potuto es– sere esaudita: l'assassino era stato trovato, era stato abbattuto e colui che l'aveva ucciso era andato a dimorare in prigione. Un certo periodo di pace Una volta compiuti i tre delitti, è probabile che· Christine V. abbia conosciuto un certo periodo di pace. La casa sarebbe in vendita. Il salotto di pelle che sarebbe costato più di due milioni sarebbe anch'esso in vendita. Nessuno è stato mai invitato ad andare in quella casa, a sedersi su quelle poltrone così care. Perchè av~re quelle cose? Per poterle mostrare agli invidiosi? Per far credere alla felicità ordi– naria della vita? Sì. Per far credere. Per ragioni pratiche altrettanto ordinarie. Perchè qui tutto era ordinario, tutto. Pratico. Come dovunque. Christine dice che dopo la morte· del bambino ha provato di nuovo desiderio. amore, per questo uomo. E' probabile che il dolore abo– minevole che ella ha creato in quest'uomo ab– bia fatto svanire il passato la durezza, abbia abolito il tempo, ha stabilito l'uguaglianza nel– .l'infelicità. La prigione ha compiuto l'inavvici– nabile arredamento. E' anche questo, amarsi. Nessuno·ne ha il diritto. Questo delitto, è un deserto A ventisei anni essi avevano già dieci anni di · matrimonio. Non avevano i più niente in co– mune, nemmeno il figlio, non avevano che il denaro guadagnato, la casa, le auto, il salotto. Ora, essi hanno in comune il figlio morto. Per la forma, ecco: nove mesi sono passati dal delitto. L'attesa si è compiuta intera. Questo delitto è un delitto del quale non ci si stanca. E' insondabile, molto teso, molto. Spesso lo si perde di vista nel punto in cui si credeva di tro– varlo e scompare quando ci si avvicina. Da molto vicino non ne resta altro che la mostruo– .sità dell'innocenza. In questo delitto si è andati fino all'ultimo strato del male, quell'innocenza davanti a Dio. Que~to crimine ha fatto pensare tutti gli abi– tanti del paese, tutti i suoi abitanti sono diven– tati intelligenti con questo crimine, i criminali come gli spettatori. Niente succedeva più, si era al punto morto. Che cosa si aspettava per incriminare? ci si do– mandava. Si aspettava il rapporto conclusivo della polizia. E' arrivat(?. I risultati delle analisi grafologiche, che sono arrivati. L'incrimina– zione si è fatta attendere lo stesso. E poi ha avuto luogo. E' Christine V. che si è incrimina– ta. Di infanticidio. E' stata associata alle carce– ri. Ecco che ciò che era sufficiente per farlo appa– re ora insufficiente. E che manca terribilmente un elemento mal definito ma insostituibile, senza equivalenza, cioè una persona, un essere umano, che dica di aver visto, di sapere. on c'è nessuno in questo delitto, è _un deserto come la collina nuda. Si arriva ora come sem– pre, in queste indagini gigantesche compiute inforno ai crimini, alle zone troppo chiare delle conclusioni. Se la polizia avesse disertato il paese, non sarebbero stati "soppressi" altri come quest'uomo, questo fratello? Si ha la sen– sazione che una parte del villaggio, "la cassa– forte", sappia la verità, e stranamente, che ·questo crimine sia stato aspettato nel paese per liquidare definitivamente delle dispute di fami– glia cominciate forse nel secolo scorso. Se fosse qua il quar,to assassinio? Resta quest'altra bambina. Per tutti essa resta lo sconosciuto dell'inchiesta. Per tutti gli spet– tatori del cammino della giustizia, è la zona d'ombra più fitta del crimine. Ancora una vol– ta: perchè fa di questo delitto questo primo racconto luminoso, senza colpe? Che i poliziot- . ti ve l'abbiano forzata, no, non è vero, non sono i poliziotti che l'hanno forzata a questa chiarezza, questa semplicità di disegno infanti– le. Il suo spavento quando si è smentita è re– stato in tutte le memorie. Non è mai tornata a scuola dal delitto. Non esce quasi mai, gioca con la sua capra, si dice. E se fosse qui il quar– to assassinio? Ancora una volta non si sa niente. Più niente. Se si chiede alla gente: e se d'un tratto l'assassi– no fosse scoperto qui nei dintorni del villag– gio... ?", essi ci.rispondono che no, che non è più· possibile, che tutto è stato scrutato. Re– sterà dunque da interrogarli tutti, fmo all'ulti– mo. Il tempo è differente all'improvviso. La giusti– zia sembra insufficiente, lontana, inutile anche, essa diviene superfetatoria dal momento in cui viene resa. Perchè renderla? Essa nasconde. Più del segreto, essa nasconde. Essa nasconde l'orizzonte del crimine e, dicia mo la parola, il suo spirito. Il movimento dell' intelligen z.ea di– sfa l'ordine giudiziario. Essa è co ntro la sepa– razione fra questa criminale e le altre donne. Ciò che avrebbe reso criminale Christine V. è un segreto di tutte le donne, comune. Parlo del delitto commesso sul bambino, ormai compiu– to, ma parlo anche del delitto perpetrato su lei, la madre. E questa mi riguarda. Ella è ancora sola nella solitudine, là dove sono ancora le donne nel fondo della terra, del nerò, affinchè restino tali quali erano prima, relegatè nella meterialità della materia. Christine V. è subli– me. Forzatamente sublime. (Copyright Reporter-Libération) I collaboratori d questonumero di Fine secolo Melania CARLI é nata a cavallo fra Italia e Svizzera, e la sa lunga su melodramma, questioni dantesche, psicologia, biologia, filologia nipponica e didattica. Vive a cavallo fra Napoli e il beneventano, se questa é vita. • Luigi GENINAZZI é inviato del settimanale "Il Sabato" e ha viaggiato in America Latina e in Asia, ma in Europa Orientale ha piazzato i suoi colpi migliori. Per la prima intervista all'esordiente Walesa ricevette il Premiolino. Ha pubblicato per Jaca Book "Horkheimei e C.", un libro sulla scuola di Francoforte. Marguerite DURAS é nata in Indonesia nel 1914, e di un suo amore di ragazza per un principe cinese ha fatto, letteralmente, tesoro ("L'amante", trad. it. da Feltrinèlli). Nick LUCKYvive fra Reykjavik e l'Argentario. Ha vent'anni, e non permetterà a ~essuiìQ di dire .t;eeetera. · · Carolyn CHRISTOV BAKAllGIEv; redige le pagine "Bella roba". --;:., .!. .. ~_.•-!,.:: . ·,., ' .- ~_; __ ·,.·.__. ;,r_ ~ - ·"';:'! ~ - ... ,. -•.· '·.- ~ • Di Robert WALSER ( 1878-1956) con Kafka il massimo maestro della forma dll1;1ess_a in lin~ t~desca, _s~nostati a_ppenadecifrati e pubblicati in Germania una sene _d1manoscntti vergau 10 una calligrafia criptica e micro.scopica da cui sono tratte le poesie pubblicate in questo numero. ' Calligaro, OL'79, Vincino collaborano regolarmente a Fine secolo. Hanno variamente contribuito: la casa editrice Adelphi, Giorgio Agamben, Carmen Bertolazzi, Albertino Berlaòda, Ginevra Bompiani, lgi Capuozzo, Gianni Coppola, Antonio De Marco, Guglielmina Mattioli, Marco Melillo, Stefano Montesi, Lucia Panfili, Rolando Parachini, Luca Sofri, Raffaele Venturini, il settimanale "Il Sabato". Curano Fine secolo: Nora Barbieri, Paolo Bernacca che si occupa della veste grafica, Ma,ino Sinibaldi, Adriano Sofri, Franco Travaglini. •

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