Fine secolo - 20-21 luglio 1985
può gioaµ-ci. La pala che è-stata piantata nel mucchio di ghiaia, io la vedo come una menzo– gna o un errore. Per far credere soltanto. Un giornalista, un fotografo o un criminale. Il pa– dre aveva fatto appendere sui muri della came– ra di questo bambino un manifesto a colori rappresentante dei rally di moto. Aveva anche comprato una piccola moto per andare in giro con lui, per insegnargli. Erano le moto che questo bambino amava, le grosse macchine da corsa, veloci. Non gli interessava niente di gio– care altrimenti. Il bambino, sì, non posso impedirmi di creder– lo, d'un tratto, quale che sia stato l'u~sore, dev'essere stato ucciso nella casa. Perciò si sono chiuse le persiane. Solo dopo sono andati ·ad affondarlo nel fiume. E' stato ucciso qui, probabilmente, nella dolcezza, o in un gesto d'amore improvviso, incommensurabile, im– pazzito al punto di doverlo fare. Dal fiume non si è levato un solo lamento, non un grido, nessuno ha sentito gridi di bambino, quando vi è stato calato, era già morto. La prima persona ad aver ·parlato della scom– parsa del bambino è stata la madre, Christine V. E' stata lei ad andare a trovare la balia per chiederle se non lo avesse visto, se non fosse. tornato proprio da lei. Giunta dalla balia, però, inaspettatamente e sorprendentemente, devo dire, Christine V. chiede quello che ha da chiedere, dopo di che si mette a parlare di se stessa, della sua esistenza. Dice: «Non puoi im– maginare la vita che da anni mi tocca patire». Sta forse parlando delle lettere del corvo? In tal caso ci si aspetterebbe che dicesse: la vita «che ci» tocca patire, a me e a lui. Invece di farsi prendere da un'angoscia improvvisa, atroce, per la scomparsa di suo figlio, Christi– ne V. parla dell'esistenza che ha patito. Come se, inaugurando una disgrazia futura, la scom- · parsa di quel figlio chiudesse le sara~nesche di una disgrazia passata. A questo punto, il mo– vente dell'assassinio mi sembra più prossimo a noi, si stabilirebbe una s~e di relazione cau– sale decisiva tra la vita di Christine V. e la scomparsa di suo figlio. Forse, però, è sempli– cemente troppo presto perchè davvero la don– na si preoccupi della scomparsa? Forse. Non lo si saprà mai.-Possiamo dire questo: o non si preoccupa per il figlio e in tal caso si reca dalla balia, con il pretesto del figlio scomparso, per poter parlare con lei della propria vita. Forse, non si preoccupa perchè accade spesso che il bambino se ne vada. Chissà? Così, che se ne andasse ogni tanto con il padre e talvolta i due dimenticassero di avvertirla e che lei non se ne lagnasse perchè le piacerebbe di essere abban– donata in questo modo, di ritrovarsi sola come prima della vita. E' possibile. E' anche possibi– le che proprio in quell'abbandòno si radicasse irrimediabilmente e ogni sera più a fondo la conferma della disgrazia. E gli sviluppi di que– sta disgrazia lei non li vede compiersi, è certo che lei ignorerebbe sempre.. più dove stia an– dando: una notte che scenderebbe su di lei, Christine V., innocente che forse ha ucciso sen– za saperlo come io scrivo senza saperlo, gli oc– chi fissi contro il vetro nel tentativo di vedere chfaro nella crescente oscurità della sera di questa giornata d'ottobre. · Oppure ha dimenticato. Cosa avrebbe dimenti– cato? Questo: che per lei non ci sarebbe stata alcuna scomparsa. del figlio, la scomparsa ci sarebbe stata solo per gli altri, che lei avrebbe dovuto tacere quel che sapeva, dato che gli al– tri eràno ancora all'oscuro di tutto. C'è quel– l'imprudenza, quella ·distrazione: invece di par– lare solo del figlio, della sua improvvisa e sconvolgente scomparsa, o invece di tacere, Christine V. fa una confidenza profonda, in– tempestiva, sulla propria esistenza. Credo che si possa dire ancora di più,_credere che Christi– ne V. è andata dalla balia per dirle questo, quella frase che direbbe in una volta sola l'in– ferno del passato e quello dell'avvenire. Ella ha dimenticato un'altra cosa. La balia, amica di Christine, abita a più di un chilome- I lret:IIIIBIIII 16 ottobre _1984, Lepanges, cittadina indu– striale della Lorena. Un bambino di quat– tro anni, Gregory Villemin, viene trovato morto annegato con mani e piedi legati da una cordicella e un cappuccio in testa. Per la famiglia una tragica conferma di una telefonata arrivata a casa poco prima del ritrovamento del corpo. Una voce ave– va annunciato: «Mi sono vendicato. Ho . preso il figlio del capo. L'ho messo nella Bologne». ----- Dello stesso tenore una lettera successi– va, uguale ad altre minatorie recapitate in precedenza. Gli inquirenti puntano sul– l'ambiente familiare; conoscono le riva– lità e le invidie di cui è oggetto Jean Ma– .rie Villemin, un uomo riuscito ad affer– marsi nella zona. Il 5 novembre le indagi– ni registrano una svolta: viene arrestato Bernard Laroche, cugino del padre -della vittima, operaio e sindacalista della CGT. Prove non esistono e così gli verrà con- tro da lei. Che il bambino abbia potuto tornar– sene dalla balia, che abbia percorso quella di– stanza a piedi, suona come la più improbabile delle ipotesi, ma è proprio lì che Christine V. va a cercare il figlio. Là, dove ha meno proba– bilità di trovarlo. Quindi ci sarebbe andata per esserci andata? In tal caso la confidenza sul– l'infelicità della sua vita sarebbe stata un so– vrappiù. La vit{l, in quelle case, nessuno la conosce Tutte queste circostanze, questi errori, queste imprudenze, quella priorità che lei assegna alla propria disgrazia sull'altra della perdita del fi– glio - e altre cose come quello sguardo sempre preso alla sprovvista - mi indurrebbero a cre– dere che il bambino non fosse la cosa- più im– portante nella vita .di Christine V. Perchè no? Succede che le donne non. amino i propri figli, , nè la propria casa, che non siano le donne di. casa che ci si aspettava. Che non siano neppu– re le mogli del proprio marito. Che non siano delle buone madri. o anche che non siano fede– li, che facciano delle scappatelle, e che nono~ stante questo abbiano subìto tutto, il matrimo– nio, il sesso, il figlio, la casa, i mobili e che que-– sto non le abbia modificate in niente nemmeno per un sol giorno. Perchè una maternità non potrebbe essere mal venuta?· • Perchè la nascita di una madre attraverso la venuta del figlio non sarebbe anch'essa manca– ta per le paia di ceffoni dell'uomo per le bistec– che mal cotte per esempio? Come può andar perduta la gioventù con un paio di schiaffi per · uno zero in matematica. Quàndo hanno un fi- FINE SECOLO* SABATO 20 / DOMENICA 21 LUGLIO cessa la libertà provvisoria a febbraio. Ne gode per due mesi, fino al 29 marzo .quando viene ucciso a fucilate dal padre dLGregory, i_mmediatamente arrestato. Il 5 luglio viene portata in carcere anche la madre del bambino, Christine. L'accu– sa è di omicidio del figlio. Insofferente della vita di provincia avrebbe cercato di convincere il marito a trasferirsi tentan– do, prima, con le lettere minatorie, e poi con la morte del figlio. Oppure una crisi depressiva l'avrebbe sconvolta fino a tal punto. Sono ipotesi della Francia colpe– volista. La donna,. in attesa di mettere al mondo il secondo figlio, nega. Rifiuta in carcere di mangiare e così pure il marito, l'unico a difenderla. Contro di lei molti, compresi i nonni paterni che si sono co– stituiti parte civile contro gli-ignoti assas– sini. Ora la madre è stata rimessa in libertà sotto controllo giudiziario. . a cura di Carmen BERTOLAZZI !ilio che non riconoscono come il proprio fi– glio, forse è che quel bambino non lo voleva– no, che non volevano vivere. E in questo ca~o non c'è morale, non c'è sanzione·che farà loro riconoscere come proprio quel figlio. Bisogna lasciarle in pace con le loro storie, non insul– .tarle, ,picchiarle. Che tutte le suddette circo– stànze si siano trovate incatenate intorno a Christine V. e che lei abbia lasciato fare come se queste cose non l'avessero riguardata, è pos– sibile. Può darsi che Christine V. abbia vissuto un'esistenza completamente artificiale con la quale non aveva niente a che fare. Christine V., potrebbe darsi che sia una vaga– bonda in verità, una rocky di perifèria in ve– rità, senza fede né legge, senza matrimonio contratto, che dorme con chiunque e ovunque, che mangia qualsiasi cosa e che sia stato in quella disgrazia che avrebbe pianto davvero e riso davvero. La vita che realmente si conduce in quella casa sulla collina o altrove, in case equivalenti, nessuno la conosce, nemmeno il giudice. Tra coloro che la ignorano un po' meno, ci sono prima di tutto dei bambini, e poi ci sono delle donne. La legge della coppia fatta dall'uomo 27 dall'uomo, essa ingloba sempre per la donna una sessualità obbligata dall'uomo. Guardate– vi attorno: quando le donne sono come questa, disattente, dimentiche dei propri figli, il fatto è che vivono nella legge dell'uomo, vanno a cac– cia di immagini, che tutte le loro forze, le im– piegano per non vedere, sopravvivere. Non c'è giardino intorno alla villa, è rimasto nello sta– to del giorno in cui sono finiti lavori. Esse non fanno giardini. Loro, non piantano i fiori di stagione. A volte si siedono davanti alla casa, estenuate dal vuoto del cielo, dalla durezza della luce. E i bambini vengono loro attorno e giocano con il loro corpo, ci si arrampicano, lo sfanno, Io spettinano, lo battono e ridono, e loro, loro restano impassibili, loro lasciano fare, e i bambini sono incantati di avere una mamma per giocarci e amarla. No, il bambino non doveva essere la cosa più importante nella vita di Christine V. Non do– veva esserci niente di .più importante nella vita di lei che lei stessa. Nella vita di lui, sì, il bam– .bino doveva essere la cosa più importante di tutto ciò che aveva vissuto, la più bella, la più inattesà, la manna di Dio. E' terribile. Egli ha detto di lei che era una sposa meravigliosa· e che augurava una moglie simile a tutti gli uo– mini. Questo a causa della forza d'inerzia che la sostiene, la più insidiosa, la più seducente di tutte le pulsioni di morte. Quella stessa di cui gli uomini non si disfano mai una volta che l'abbiano conosciuta, così vicina a una docilità cieca. Conservare questa-profonda differenza è l'auspicio più caro degli uomini. · Christine V. doveva fare affidamento sul tem– po che passava giorno dopo·giorno per arriva– re finalmente· a capire cosa fare di questa vita, come togliersi da questa collina nuda, come re– stare con un ùomo, per esempio con quello che lei ha conosciuto a sedici anni, come andarse– ne. Come uscire dal paesaggio che le sta da– vanti, come metterselo fuori portata. Come ri- . trovarsi infine altrove per sempre, non fosse che per ùna stagione, lontano dal più terribile fra i logorii quotidiani; quello della ricerca del senso di tutto questo. li carcere di libertà Ella è in un carcere di libertà. Non sa che fare della libertà. Potrebbe talora pensare di resti– tuire i colpi, di restituire l'ammaestramento, di dare a sua volta dei ceffoni per esempio per una bistecéa mal cotta. Ma l'uomo che le avrebbe dato quei ceffoni, lei non avrebbe po– tuto cercare di restituirglieli, lui avrebbe. riso. Loro ridono in questo caso. Non si può nean– che rifiutare di abitare in casaLlasciarli, questa - casa, (IUeste-paese, diseFtare. L' idea~che essi potrebbero ritrovarci, è lo spavento. E poi an– darsene, non è mai suffi.ciente. Il contenzioso che c'è fra un uomo e una donna ci si resta at– taccati invece di attaccarlo. E' difficile abban– donare una storia, lasciarla cadere. Bisogna avere una ragione per farlo, una disaffezione, un altro amore. Ma restare con la stessa storia finirebbe per fame i::omeuna cattiva sorte che regnerebbe su tutta la giovinezza dall'uscita dall'infanzia fino a quel giorno dell'omicidio. Di notte, lei sognerebbe di schiaffeggiarlo, di strappargli gli occhi. Lui non saprebbe nulla di questo. Loro non sanno mai. Nessun uomo al mondo può sapere che cosa vuol dire per una donna essere presa da un uomo che non desi– dera. La donna penetrata senza desiderio sta ]?uò darsi che Christine abbia vissuto con un uomo difficile da sopportare. Non doveva essere un uomo cattivo, no, dove– va essere un uomo d'ordine, di dovere. Io vedo la durezza di quest'uomo esercitarsi senza mai tregua, la vedo essere di principio, educativa. Io credo di vedere che ammaestra la sua donna secondo ia sua idea, e che trova nell'ammae– strarla un certo piacere crescente, un certo de– siderio.· Quando la legge della coppià è fatta nell'omicidio. Il peso cadaverico del godimen– to virile sopra il suo corpo ha il peso dell'omi– cidio che ella non ha la forza di rendere: quello della follia. Spesso, queste donne tentano le lettere anonime. Perchè molte fra loro leggono la collana «Arlequin». Nelle lettere si può al– meno odiare, scrivere la parola, insultare. Ma in: genere a queste lettere niente risponde. E per loro niente cambia. Le lettere sono insuffi– cienti, esse non sanno scriverle. Non si saprà mai come alcune fra le donne trovino che cosa
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