Fine secolo - 8-9 giugno 1985
GeoffLowea Firenze, · · Sant'Apollonia,davanti all'UltimaCenadi Andreadel Castagno (foto Randi Krokaa) Con che animo sei tornato a Siena dopo questi quadri? Ti senìi un po' come il titolare di un merito ancora non ricono– sciuto presso la città? <<Veramenteno, anche se mi piacerebbe da pazzi mostra– re i miei quadri a Siena, magari non distante da Palazzo Pubblico - lo dico senza intenzioni sacrileghe. Siena ha una quintessenza contenuta, integrale, religiosa e pubbli– ca, che fa essere l'Australia davvero agli antipodi, e al tempo stesso ne fa uno .specchio impareggiabile». Che effetto ti ha fatto l'Italia in questo nuovo soggiorno? «Mah, adesso direi che l'impressione maggiore me l'ha fatta a Milano, la notte di Bruxelles, la gente che girava per il centro festeggiando: penso che non sapessero che cosa era successo». Già, forse. E poi? «Nell'arte, colpisce la tenace ambizione, e la perdurante fortuna, dei pittori degli anni '40. Non mi pare che altro– ve sia così. E poi il carattere eccitato, tifoso, della critica - quella australiana è compassata, sonnolenta, e ha sempre l'aria di dire "che cosa credete di fare, non ci fregate mica voi con le vostre novità"». Il dingo assolto in appello Ah, peccato: avrei detto che l'Australia fosse molto più aperta e vivace nei confronti dell'arte contemporanea, e che le facesse molto più posto nella vita quotidiana di quanto non succeda da noi, dove il passato è a volte molto invaden– te. «Può darsi che qui abbiate un'idea dell'Australia più eso– tica del dovuto. Dedicate storie di copertina al dingo. Lì le cose sono più contraddittorie. Sul dingo c'è una con– troversia giudiziaria che si trascina da anni. Un pastore fondamentalista era andato in campeggio con la moglie e la bambina handicappata, è venuto un dingo e se l'è mangiata, si fa il processo e viene condannato il dingo. Ma gli amici del dingo si mobilitano, e in appello viene èondannata come assassina la madre, che è ancora in ga– lera, e anche il pastore va dentro per alcuni mesi, e il din– go ne esce scagionato. La società è ancora divisa. Il dingo è il protagonista delle barzellette, come da voi i carabinieri, ma in senso buono. Ora è più amato, il din– go, è un simbolo dì ciò che è indigeno e primitivo, ma ha sofferto a lungo di una specie di teoria del complotto, era lì prima dell'uomo bianco, sempre meglio non fidarsi del tutto. Da noi, al contrario che qui, c'è una questione del pro– fondo nord: la gente di campagna disprezza gli aborigeni, uccide i canguri, mangia le scatole per cani che contengo- no carne di canguro». · Ah, la luce australiana! Che aria tira oggi per i giovani artisti? «Gli. ultimi cinque an.ni sono stati il periodo più vivace che io ricordi. Si s pendo no più soldi sia nelle scuole che .nelle gallerie pubbliche, nascono nuove riviste, si ingag- giano le prime risse estetiche. Mostre· australiane hanno fatto il giro delle.principali città del mondo. Si fa un gran discutere sù chi meglio debba rappresentare l'arte austra– liana. I vecchi, o i giovani. C'è il gruppo della Mid-gene– ration, artisti di scuola americana, in gran parte inse– gnanti, che non sono affatto contenti che vengano scelti i giovani. Si cerca di determinare una «cifra» australiai;ia, con qualche vaghezza. C'è un gran sospirare sulla «luce australiana», la «inimitabile luce australiana» - sai, come l'«inìmìtabile luce romana», o fiorentina. I pittori più popolari fra il grande pubblico sono quelli che hanno continuato la tradizione paesaggistica di von Gerhard, o di un impressionista australiano che ha vissu– to a Parigi, assai noto, John Peter Russell, e che stanno all'incrocio fra impressionismo e accademismo. Una pit– tura morbida, calda, -e una poesia che le fa da ·bandiera, sul «paese bruciato dal sole». Ci sono poi molti giovani, • che hanno voglia di appartenere alla comunità artistica intemazi_pnale, di uscire dal «paese bruciato dal sole». Sue Nome, Philip Hunter, Ean Perry, non rinunciano a) motiyo del paesaggio australiano, ma sono attenti alle idee nuove. Un altro gruppo è ancor meno preoccupato della propria australianità, è più legato alla comunità cit– tadina e insieme ai centri stranieri: John Nixon, Richard Donn, Mike Parr, Vivien Shark Lewitt, Tony Clark, e al- tri. ✓ Il vero cambiamento, in Australia, è avvenuto' dopo la se– conda guerra mondiale, con i grandi arrivi dall'Europa. Modo di mangiare, modo di vivere, tutto è cambiato. Il way of life anglosassone nelle città si è perduto, o si con– serva solo in forme quasi rituali: a Natale, col caldo che fa, si mangia un bollente arrosto di quelli che in Inghil– terra si giustificano solo con la neve. Non c'è più un'im– magine univoca distintiva deir Australia. E' proprio questa condizione fluttuante che eccita del- 1' Australia di oggi. Neanche le competizioni sportive rie– scono a unificare tutto, se non per la rivalità antinglese, come nel cricket o nella vela. La sensazione di sempre de– gli australiani bianchi di vivere in un paradiso - lontano dalle guerre, senza fame, con,pochi disastri naturali, al si- . -curo dal comunismo - comincia anch'essa qualche volta a scricchiolare: mentre ero qui, ho letto sul Times e su Ne– wsweek definire il dollaro australiano «il peso degli anti– podi». Non mi ha fatto piacere. Secondo chi ha studiato la questione, i più spaventati dalla minaccia di una guer– ra nucleare in Australia sono i ragazzini di dodici, tredici anm. I giovani pittori non hanno più voglia di inventare e ripè– tere un 'iconografia pseudomitica. A Londra, da 25 anni, Sidney Nolan dipinge Ned Kelly, il tipico personaggio ir– landese-australiano. I giovani non ne hanno più voglia». Arrivederci dunque. A Melbourne. O a Siena. O in una bir– reria di Praga.
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