Fine secolo - 1-2 giugno 1985

FINE SECOLO* SABATO 1 / DOMENICA 2 GIUGNO proposta di trasferire nntero popolo in altra regione del– l"U ganda dove avrebbe potuto essere ·rieducato all'agri– coltura. Il suggerimento non fu adottato. Tornando anni dopo nella zona, Turnbull tr<;>vava gli Ik ancora più sot– ton utriti, senza alcuna ravvisabile struttura sociale, decisi soltanto a non lasciare la loro terra a nessuna condizione. La conclusione cui l'antropologo giungeva, partendo da moventi del tutto opposti, riecheggia inconsciamente quella del capitano Meinertzhagen: "Per fortuna gli Ik non sono numerosi ... spero quindi che il loro isolamento rimanga completo come in passato finchè l'urio dopo l'altro si estingueranno del tutto". Se il mio amico Stephen non risparmia i suoi sarcasmi al– l'amore per. gli animali, al welfarismo e al conservazioni– smo, è perchè il paradiso terrestre riconciliato in cui lui spera è un pianeta dove l'interferenza umana con le altre specie animali cessa del tutto. Il.movimento storico in cui si riconosce è quello-che ha inizio in Gran Bretagna negli anni '60. Da un lato, mi dice, per giungere a una nuova coscienz(\,fondata sui concetti di sfruttamento e diritto - non più maltrattamento· e benessere· - era necessario co-. noscere la vastità e l'orrore dell'allevamento intensivo in– dustriale. Dall'altro era necessario trovare il coraggio e inventare le forme dell'azione diretta. li sabotaggio della caccia Nel 1966, nasce un'organizzazione segreta,la Hunt Sabo– reurs Association (Associazione dei sabotatori dell,a cac– cia). Non più, ci tiene a dirmi, un'accolita di ben inten– zionati borghesi, ma un gruppo di intellettuali radicali, ~e tari socialisti e libert~ri. Le f~rme di sabo~aggio da loro inventate sono quelle ancora m uso e mentano una breve descrizione. C'è un disorientamento olfattivo e uno auditivo che si usa contro i cani, senza nuocere loro. Il primo si ottiene comprando in ogni petshop un.preparato commerciale, Antimate (grosso modo, antimonta) desti– nato a scoraggiare il maschio quando la femmina è in ca– lore. e lo si sparge durante la notte sul terreno prescelto dai cacciatori. Il secondo implica una minima conoscen– za di musica. Nella caccia alla volpe - questa assurda ce– rimonia di casta cui qui l'aristocrazia tiene tanto, ma più ancora i parvenus - i cani sono condizionati a rispondere a una particolare nota del corno, al sol sotto il dò centra– le. Corni suonati da più. punti dello spazio mandano i cani in corto circuito. Se tutto questo fallisce, i sabotatori sono disposti a fare barriera fisica tra la muta e la volpe. Il pericolo maggiore viene però dalle fruste dei cacciatori, dalla loro aristocratica arroganza, e ancor più dalla giu– stizia. I sabotatori sono in genere condannati per "breach of the peace" (disturbo della quiete pubblica) e ··conspiracy 11 (associazione a delinquere). c·è un'opera di convincimento cui i sabotatori si dedica– no. Lo scopo è conquistare al movimento, coltivatori, proprietari e soprattutto, a poco a poco, l'intera Lega delle Cooperative (che in Gran Bretagna possiede mezzo milione di acri). Tutto quel che devono fare è mettere un segnale di divjeto di caç_ciasui loro terreni. Questo per– metterà di portare in tribunale il Signore del maniero, se neila foga dell'inseguimento sèonfina. . 11sabotaggio alla caccia è quello che maggiormente attira l'attenzione della stampa da noi. Ma l'Animai Liberation Front - s'intenda, è un concetto-ombrello che raccoglie numerose organizzazioni, perlopiù illegali - ha mire più vaste. Sino agli inizi degli anni '70-la Hunt Saboteurs As– sociation si era impegnata a non ricorrere alla violenza contro persone e cose. Nel 1973, due membri dell'orga– nizzazione, Ronny Lee e Cliff Goodman, decidono che è il momento di iniziare a teorizzare e praticare metodi di intervento un po' più ruvidi, e soprattutto che ·1eazioni vanno dirette verso obiettivi più vasti della caccia. Han– no inizio in quest'anno le incursioni nei laboratori scien– tifici che conducono sperimentazione su animali.~Lo sco– po è duplice, da un lato r~pire le vittime e portarle in ap– positi santuari segreti dove riapprenderanno a vivere li– bere senza subire tormenti; dall'altro, causare danni eco– nomici, i più gravi possibili, alle ditte coinvolte nella sperimentazione. Le-imprese dei nostri due combattenti si fanflo via via più audaci. Ad esempio, attendono che un costoso laboratorio della Ciba-Geigy venga completa– to, sino all'ultima apparecchiatura, poi salvano gli ani– mali e lo bruciano. La loro azione più ambiziosa è però l'assalto a un'intera flottiglia di battelli per la caccia alle foche, sulla costa del Norfolk. Ne affondano alcuni, e danno fuoco ai restanti. E' un punto d'onore di entram– bi, che le loro imprese siano pubblicamente firmate sia come organizzazione che col loro personale nome, e que– sto per· coinvolgere emotivamente l'opinione pubblica che si appassionerà alle imprese dei due Robin Hoods. Per quest'ultima azione, la polizia· riesce a scovarli nella loro clandestinità. Arrestati, saranno condannati a I O anni; escono dop·o cinque per buona condotta. Oggi, sono fuori entrambi. Cliff Goodman ha creato in campa- - gna un santuario per ospitarvi animali domestici non vo– luti e riabilitarvi animali sottratti ai laboratori. Ronny Lee continua l'azione illegale in semi-clandestinità. Mi dice Stephen che la strategia d'attacco del movimento odierno si deve a loro: quasi tutte le azioni oggi intrapre– se mirano a causare danni economici diretti o a toccare industrie e laboratori nel profitto.Uno degli obiettivi più presi di mira è la MacDonald's, la grande catena ameri– cana di fast-food (cibo rapido) o Junk-food (cibo pattu– me) come si dice più comunemente. Negozi della Ma– cDonald ·sono stati saccheggiati e incendiati, e lo saranno ancora. Perchè la grande compagnia americana impianta di preferenza i suoi grandi Auschwitz di vitelli in Ameri– ca Latina. Il libro che ha dato veste teorica al nuovo atteggiamento etico e politico dei militanti della liberazione animale è l'opera del filosofo australiano Peter Singer, Animai Li– beration, uscito nel 1975, e continuamente ristampato in paperback, che reca come sottotitolo Una nuova etica nel nostro modo di trattare gli animali. Sin qui ho cercato di tenere in disparte i miei sentimenti. Proverò ad esporli in breve a voi miei lettori, non certo all':uomo degli animali, che sebbene mio amico, non mi risparmierebbe censure e critiche. Sono carnivoro, e non riesco a ravvisare nessuna circostanza che mi convince– rebbe a diventare vegetariano. Questo segna dall'inizio qualsia~i posizione etica cerchi di assumere verso gli ani– mali. E contraddittorie e relative saranno di conseguenza le mie reazioni morali: ad esempio, odio le pelliccie e le persone che le portano, ma le mie scarpe sono di cuoio. Non consumo Junk-food, perchè lo trovo cattivo; ma un documentario visto di rçcente alla BBC sull'allevamento intensivo mi ha rivelato un'i~gegnosità tecnologica nel– l'organizzazione industriale della morte che mi lia scosso. Credo e spero quindi che se si affermasse una nuova etica del rapporto tra la nostra"e le altre specie molti degli abu– si e degli orrori imposti dalla pura ricerca di profitti, sen– z'altra considerazione a far da freno, verrebbero evitati. Toglieteci il tacchino, ma il gqtto no Non riesco però ad accettare una morale assoluta come quella del mio amico Stephen, e ne ho un pd timore. Se si affermasse diventerebbe vizioso, ad esempio, tenere un cane e un ga_tto.E quanto al gatto, un libro da lui tenuto in gran conto - Fettered Kingdoms - (letteralmente, Regni in ceppi) di John Bryant - arriva a dire cose che mi trova– no in gran disaccordo: "Il gatto, come il cane, deve spari– re. Ogni gatto di lusso ingabbiato ed esposto in mostre dove cosiddétti "esperti" ne giudicano i meriti, ogni gatto di strada che miagola alla ricerca di una compagna, ogni gatta che soffre per i suoi piccoli gettati in un canale, e persino il micio di casa che sonnecchia accanto al fuoco, non sono che una mera ombra nella più oscura ombra dell'uomo. Dovremmo sciogliere i lacci che tengono il gatto soggetto al nostro dominio castrando, castrando e ancora castrando, sinchè la nostra patetica versione del gatto cessi di esistere del tutto". Ora, io amo i gatti, di– sapprovo che li si castri e pavento chiunque usi il perico– loso concetto di natura attribuendogli pef.(:lipiùuna qual– sivoglia intenzionalità. Ma l'errore grave è non sapere e non voler sapere che noi e alcune specie abbiamo una storia evolutiva parallela, dove certo la nostra interferen– za si è fatta sentire. Ma anche la loro su di noi. Il caso del gatto è esemplare in proposito. Recenti studi etologici condotti all'Università di Oxford: sono giunti alla conclu– sione che il gatto non è un animale qpmestièato come crediamo. Ma un animale selvatico che ha scelto l'uomo e il suo ambiente come proprio territorio. Lui ha coloniz– zato noi,, e ha contribuito alla nostra civilizzazione. Una breve intervista con Sir Peter Medawar Altro motivo di disaccordo cop le punte più avanzate del movimento per i diritti animali è la sperimentazione ani– male. Ho un'opinione assai precisa in proposito: credo che la sperimentazione per motivi puramente commercia– li (cosmetici, alimentari, etc.) debba essere semplicemente abolita, ma sono certo che, pur limitandone gli abusi con misure legislative, la sperim~ntazione medica sia inevita– bile e utile. Leggo in una raccolta di saggi di Sir Peter Medawar, premio Nobel per la medicina nel 1960 per i suoi studi sul trapianto di tessuti: "Ci torciamo le mani su errori e insuccessi della tecnologia e ne diamo per scontati i benefici. Ci angoscia l'inquinamento atmosferi– co, ma non ci rallegra in proporzione che, diciamo, la po– liomielite sia stata virtualmente abolita (nel 1957 se ne re– gistrarono quasi 5000· casi in Inghilterra e Galles. Nel 1967ve ne furono meno di trenta)" ..()gni volta che appa– re un qualche agente patogeno ignoto, per dire a noi cosa sia, quale ne sia la cura, quale reazione immunitaria sca– teni, se sia possibile ricavarne un vaccino, abbiamo pur– troppo bisogno di sacrificare alcuni animali. E qui io mi confesso specista, credo insomma che l'uomo, almeno a questo riguardo, goda di uno statuto privilegiato. Di Sir Peter Medawar mi fido. E' fine scrittore e un suo libro df recente uscito, Pluto's Republic (titolo·suggerito– gli da un vicino che avendo saputo del suo interesse per la filosofia esclamò: "Non trova.adorabile la Repubblica di Plutone?"), traccia una carta delle idee erronee sulle scienze e i loro metodi che sorgono al crocevia tra lettera– tura,. psicanalisi e le cosiddette scienze umane. La sua confutazione della psicanalisi stessa, ad esempio, comple– mentare a quella di Poppe1, mi appare decisiva; come pure la vera distruzione che opera degli IQ tests e dell'uso che se ne fa a scopo di discriminazione classista e razzi– sta. Ho quindi deciso di porgli alcune domande, e il vec– chissimo· e lucidissimo gentiluomo mi ha risposto. D. Sir Peter, ritiene che si commettano abusi nel campo della sperimentazione scientifica sugli-animali? R. Non nel campo della ricerca propriamente scientifica. Abusi accadono dovunque si insinui il criterio di profitto, ad esempio nella sperimentazione di nuove marche di medicamenti, in fondo di scarsa utilità medica come i tranquillanti. Vi è poi una gran quantità di sperimenta– zione puraptente commerciale affatto demente che an– drebbe abolita. D. Ritiene possibile che si giunga ad abolire del tutto la sperimentazione su animali? R. La mia risposta è brevissima: no! A meno che non si voglia rinunciare del tutto alla medicina e ai vantaggi che sinora ci ha offèrto. E non è detto che di questi tempi neo-arcadici non si giunga anche a questo. D. Mi dicono i militanti di Liberazione animale che la sperimentazione su tessuti in coltura può sostituire com– piutamente l'uso di animali vivi. R. Anche qui mi basta un monosillabo: no! Solo su scala ridottissima. •

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