Fine secolo - 1-2 giugno 1985
7 bene. Ora sta nei profumi, come Joan Cra– wford nella Pepsi, a posto, mai il sudore della fronte. Sono stata a New York, per il film di Lina Wertmiiller, in gennaio, e ci hanno deru– bate tutte e due. C'era il negro Security che fa– ceva "Ah, ah", me~tre noi dicevamo "sì, an– che i passaporti". Cary Grant>>. Si parla di Reporter. Piera vorreboe fare da in– viata al Giro d'Italia. «E' importante il Giro d'Italia, è la cosa che sa più del passaggio dr stagione, tutti i corridori smadonnano, e sa di gonnarelle al vento». Ricominciamo con l'America del sud, noi siamo un po' sorpresi della sorpresa di Piera di fronte al suo successo, lei è una grandattrice, si sa, avrebbe potuto fare tutto, avrebbe potuto stare sul treno di Intrigo internazionale al posto di Eve Marie Saint. «Ma io sono la più bocciata - d'Italia, all'Accademia non mi hanno presa, io ho lavorato una vita mirando alle emozioni. A Buenos Aires quello che c'è sulla bocca e quel– lo che sta dentro è molto più ravvicinato che qui. Fra quello che sta sotto e quello che par– liamo, da noi c'è una lontananza Una distan– za che teniamo. Là quel mio mirare alle emo– zioni è arrivato così bene al segno che mi sono chiesta se la gente sia meno aggressiva, più sensibile ai suoni, più musicale. Trovate strano che mi meravigli. Ma io sono stupefatta perchè ho sempre creduto al mio talento. Io non pos– so rifare l'autore, che cosa so di quello che pensava Shakespeare, o Pirandello, posso pro– vare, scrupolosamente, come un carpentiere, a rifare l'emozione di un giorno, di un pomerig– gio, di una sera. E questo lì è venuto tanto bene. Non credo di essere «meridionale», di annulla– re la distanza fra la bocca sulla faccia e la boc– ca dello stomaco. Anzi. Mi pare -che l'attore deve sapere, come un commesso di tessuti, che sa vendere la seta, la lana, il cotone, deve sape– re che qui c'è una zona dolente, qui una alle– gra, qui la parte atroce e qui la parte lieve - deve sentire come vivisezionandosi le proprie parti, clove abita l'allegrezza e dove il dolore, in che punto premere per suscitarli. Non inten– do l'esplicito, ma anche, soprattutto, il sotta– ciuto, il non detto, il con-tenuto. Tanto più questa conoscenza è isolata, fatta di solitudine, tanto più si avverte in una grande platea. Io non sono mai stata psicologica, umorale - umi– da -, ma piuttosto chirurgica, musicale, ho operato sull'emozione in modo freddo, sapen– do dove abita. Quando in un continente all'al– tro capo del mondo ottengo questa risposta, vuol dire che al di là dell'idioma qualcosa è piaciuto più def miei personaggi, e forse sono stata io che li ·mostravo. La mia passione di sempre è l'indagine, avrei voluto essere un ispettore - anche se non ci azzecco, pensavo che Ranieri avesse ucciso Grace Kelly, il mo– stro di Firenz.e non me l'avrebbero affidato -. Sono lontanissima dall'essere nativamente «calda». Una sera però a Parigi, la gente batte– va ritmicamente i piedi, ho provato una sensa– zione analoga di incontro, scrissero allora «l'attrice più calda per la sala più fredda» ... Altri applausi giusti li ho ricevuti la sera di una prima a Milano, con Joyce, avevo cominciato dalle cose tristi, poi quelle erotiche, bisogna impedire che le cose si avventino, poi mi senti– vo come smembrata, come dopo un'operazio– ne. E anche una volta alla Piramide. A volte ho rimpianto per la squadra. E' diffici– le sistemarmi in una squadra - io sono andata fuori squadra, il mio spettacolo è mio, sono tante case di luce, oltre che il ,viaggio di una voce è anche il viaggio di me, non ha dietro il vincolò di un intero testo, o di un'azione col– lettiva. Dovrò rientrare in una squadra. Io non ho avuto scuole, ho fatto la quinta, e ricordo solo il Moncenisio e il Piccolo San Bernardo, o poco più. Ricordo quando ho lavorato in televisione, mi piaceva quel viavai ordinato, ognuno che va per il suo corridoio, verso lo studio e la parte cui è destinato, come in un convento. Mi piace FINE SECOLO * SABATO 1 DOMENICA 2 GIUGNO 4 ~ ,. # ~ .~ ~ t'} ' \ ~ , . ~ {. . ' ;, _, . Ì,; ! - t ;,'I .f , I ' ' ., . / ~ ~-' - ~ ' I I la squadra. M1 è vero anche che mi so~o abi– tuata agli applrusi, a essere sola. All'inizio di Molly mi sentiyo così, povera me che cosa fac– cio qui da solf, dove sono i miei compagni? Nel cinema è ~n'altra cosa, niente che somigli ai matti o al s"°cerdozio, è come un bar rumo– roso in cui si giochi a carte. Più di tutto mi è piaciuto fare la regina in Cleopatra - quando uscivo dal camerino andavo già a piedi aperti, come se volessi pigliare terreno. Come segnan- · do una regione,, a gambe divaricate, un bambi– naccio con la lussazione. Da sola la fisionomia è più forte. Perciò mi è piaciuto prima quando hai detto di Eve Marie Saint. Tanti cappellini, quello intendo ,per squadra, il cappello che sta meglio a me é ~postato in avanti. Come quan– do abbiamo fatto la Duse e la Bern\'lardt, io e Valentina Cortese. Le mie difficoltà a lei sono facili, per lei è facile metter cose in testa. E' una testa adoqiata, la sua, con humour: sa sci– volare da un ristorante a un capriccio a dormi– ·re, è leggera. Io sono più ... mi è faticoso stac– care la gambal da un pavimento, fare i passi, mi affeziono a Bue1pavimento. La Duse era un po' santina, anch'io lo ero, mio padre mi dice- ' ' .. , .,.. J • va, che tJo una Goretti di paese, mi aspettavp .sempre un miracolino. Ancora adesso mi aspetto qu_alcosa dall'alto, e viene;-anche: per' esempio questo viaggio in America, dagli dèi. Io faccio come Nietzsche, meglio intravvedere che vedere, lascio fino all'ultimo una nebbioli~ na - ma nella vita sono meno brava che a lavo– rare. Qui c'è un sicuro talento, a vivere un po' . più di_difficoltà. Si capisce che sia contenta: L'America Latina, dove sono andata; è lonta– na, è .grande; sono stata in spazi molto più grandi dell'Italia e potevo anche smarrirmi, dunque sono brava se sono tornata.· Noi ab– biamo la piazza, il campanile, le campane, an– diamo anche da Lucca a Perugia. Non dovrei essere contenta ·di essere stata brava in' spazi così -grandi, Cordoba, Santa Fè. Una donna ·- mi ha detto «è molto bello l'italiàno - è molto bella la parola paùra». • Tutto diventa più dimensionato quando si sono affrontati certi mori. Io amo Walser, Conrad. C'è qualcosa di· vetroso in loro - di adamantino? O Svevo. Queste cose formidabi– 'li, a m!!moria, che àttirano d'un tratto la gente e d'un tratto fa fanno scomparire. Diirrenmatt, Kafka, anche. Mi facilitano la vita. Vivono in mezzo ai guai. Altri sono grandi, Proust, «per ultimo se ne andò l'odor~» - non a caso morì nella stanza imbottita. di sughero. Ma quelli che prediligo sono stati molto in mezzo ai guai. Nel lavoro so bene dove sono diretta, il lavoro è la casa in cui la mia ispirazione nasce e può esplicarsi .. Nella vita è difficile tenermi in un tempo necessario, riemp_ito,come quello del la– voro. Puoi vivere buttando via due ore, e poi alla terza ti viene una depressione, un senso di morte. Non mi piace stare in balìa, per questo sono ripetitiva, mi costruisco degli itinerari fis– si, come nel lavoro. Certi prigionieri hanno tempo, e sanno usarne. Le donne, sono rima– ste dentro mentre gli uomini andavano, fuori, sono state prigioniere politiche, l'hanno usato. Mi piacciono i conventi, mi piacciono i frati, i luoghi di concentrazione - poi si scopre che non sono affatto concentrati, magari che sono un po' fessacchiotti, non è facile trovare ai no– stri giorni castighi e severità. Mi piace ciò che è estremo, le situazioni eccessive. Noi abbiamo una natura molto benigna, un giorno in vacan– za in un posto dei tropici pioveva così che non si sentivano più le voci. Del resto non mi piac– ciono i viaggi, preferisco leggerli. Mi piace sta– re in una casa non gran~e e mantenerla immu– tata, che tutto sia vivido pulito e uguale giorno dietro giorno. Le abitudini, l'andamento della prima colazione, quello che il viaggio mette a repentaglio. Leggerli, i viaggi, so come si puli– scono le macchine a Londra, come sono fatte le case, che cosa fare la sera - ma non ci sono mai stata, a Londra. l_collaboratori d questonum~~ro di Fine secolo----.- .... ·;__ ___ Le interviste con Piera Degli Esposti e con Severina Parodi sono st~jteredatte da Adriano Sofri. Luca FONTANA collabora regolarmente a Fine secolo da Londra (cfr."Luca goes to London", memorabile saggio alla dott. Johnson). Fabrizio CARBONE è redattore culturale di "Panorama'\ pittore, archeologo, fot9grafo, ornitologo, intrattenitore dell'associazione romana "Underwood", intrattenuto dai dissociati televisivi della notte. Franco TRAVAGLINI, no~tro redattore etologico, è grande e leonino, anche se il vegetarianesimo ha comin<.:i,ato a intaccare la sua dentatura. , Paola AGOSTI, nota fotograf~ contribuisce spesso al nostro supplemento col meglio della sua produzione in bianco e nero. Leonetta BENTIVOGLIO, autrice del libro su Pina Bausch, qui ritagliato, scrive di danz.a su Repubblica. · Donatella BERTOZZI scrive di danza su Reporter, e balla, anche. Roberta MAZZONI, sceneggiatrice, vive fra Milano e Roma. Ha pubblicato "Verso Pergamo", per l'editrice Imago. ,- - .- ,I . I ~ Paul VEYNE insegna al Collége de France; di lui è tradotto fra l'al ro in italiano "Come si scrive la storia" (Laterza 1973), "Il pane e il circo" (Il Mulìno 1985). Un suo saggio su "Felicità e filosofia antica" è uscito sull'ultimo numero di · "Intersezioni" Attilio ZANICHELLI è nato nel 1935 a Parma dove vive e lavora. Ha pubblicato "Giù fino al 1 cielo". (Guanda 1973), "Una cosa sublime" (Einaudi, 1982); sue poesie sono appar~ su "Arsenale", l, 1985. . Vincino e OL'79 collaborano ~egolarmente con Fine secolo. . ' Hanno inol~re variamente contribuito: Letizia Battistoni, Ginevra Bompiani, Don~tella B 1 ~rghese, fatrizia Cavalli, Emanuela Cresti, Gianni Coppola, Carlo Degh Esposti, Antonio De Marco, Marco Melillo, Stefano Montesi Riccardo Scottoni. . ' La cura di F~ne secolo è di Nora Barbieri, Paolo Bernacca, che si occupa della veste graficaJ Marino Sinibaldi, Adriano Sofri, Franco Travaglini. . I . . ..
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