Fine secolo - 18-19 maggio 1985

FINE SECOLO* SABATO 18 / DOMENICA 19 MAGGIO 16 Il teorico della guerriglia Particolarmente (e inutilmente) discussa fu poi, dopo la ► guerra, anche molti anni dopo, la "reale" parte da lui svolta nella rivolta, la presunta o legittima originalità delle sue elaborazioni strategiche. Osservando sul campo , le caratteristiche tattiche della guerra dell'Hegiaz, La– wrence elaborò infatti alcune conclusioni che lo rende– ranno, a torto o a ragione, famoso come uno dei teorici della guerra di guerriglia. Si trattava, in sintesi, di basare le proprie imprese militari sui vantaggi che potevano de– rivare dalla collaborazione con la popolazione locale e utilizzare quindi una tattica che colpisse i punti deboli di un avversario che non si poteva mantenere senza ferrovie e senza munizioni. In quella situazione, almeno teorica– mente, disarmare era molto più importante che uccidere. "Noi non avevamo beni materiali da perdere; perciò la nostra miglior linea di condotta era di non difendere nul– la e di non sparare contro nessuno. Le nostre carte e,rano la rapidità e il tempo, non la potenza di fuoco". · Nel gennaio del 1917,inglesi e arabi tentarono il loro pri– mo attacco coordinato: l'esercito di Feisal, via terra, e una squadra di sei navi da guerra inglesi procedettero più o meno parallelamente in direzione di Wejh, cittadina sul Mar Rosso poco a nord della Mecca. Conquistata la nuova roccaforte, e spostata quindi a nord la base delle operazioni, i leader della rivolta si disposero a concentra– re i propri sforzi sull'allargamento dell'adesione politica alla ribellione contro i turchi. Furono così presi contatti con diverse ttjbù dell'odierna Giordania e della porzione settentrionale della penisola araba. Lawrence raccontò poi, ma le sue affermazioni sono state messe in dubbio, di essere in questi mesi andato in missione in Siria, a Dama– sco, in territorio nemico, nel tentativo di entrare in con– tatto con gli esponenti del movimento nazionalista siria– T.E.Lawrence, in piedia destra,con · compagnidi studi,a Oxford 1906. "Sebbeneapprezzassediversedonnecomeesseriumani, Lawrencesembrò s~ t~nere il ~ femminile in scarsa considerazione, se nonaltropercinismo"(JohnMaç,_t A Prince of our Desorder, 'London l~n9). "Donne ? Alcune mi piacciono.Non mi piaceperò il loro ~; almenononpiùdi quanto mi piaccia il mostruoso mondomaschile.Non sento ~una differenza tra un uomoe unadonna"(Letteraa Emest Tburtle,5 dicembre1924). no, già forte prima della guerra. L'elaborazione del mito L'invidiata impresa di Aqaba Poi, finalmente, in giugno, fu portata a compimento l'a– zione più spettacolare della campagna dell'Hegiaz, la presa di Aqaba, porto sul Mar Rosso conquistato con una mossa a sorpresa. Il piccolo gruppo di guerriglieri che compì l'azione sfruttò infatti la convinzione dei mili– tari turchi dell'impossibilità di un attacco da terra. E mentre la potente artiglieria nemica puntava minacciosa– mente, e inutilmente, verso il mare, Lawrence e un drap– pello scelto di ribelli penetrarono invece nella città dal– l'interno, dopo una marcia attraverso un deserto conside– rato inaccessibile. Trovarono una difesa inerme e un ne– mico totalmente impreparato. A questa marcia di seicen– to miglia attraverso f territori più impervi e inospitali è legata l'immagine leggendaria di Lawrence; anche se, an– cora una volta, controverso è il ruolo da lui effettivamen– te giocato nel concepimento dell'azione. (Un gruppo di ufficiali inglesi, le cui gesta sono state recentemente rac– contate in un articolo sull'Europeo, ha cercato di dimo– strare che l'attacco ad Aqaba, così come è stato descritto da Lawrence, non era possibile. La loro spedizione non ha, in realtà, dimostrato nulla, poichè sconosciute riman– gono le possibilità di resistenza di quegli uomini, in quelle condizioni. Che il racconto dei Sette pilastri corrisponda o meno alla realtà, resta l'impressione che lo sforzo demi– tizzante sia stato inutile e, soprattutto, la motivazione puerile). Di ritorno al Cairo dopo la presa di Aqaba, Lawrence trovò che Allenby aveva sostituito il generale Murray come comandante in capo delle forze armate britanniche in Egitto. L'avvicendamento spostava i rapporti di forza all'interno della direzione militare a favore dei sostenitori della rivolta; Allenby, contrariamente a Murray, era fa– vorevole allo sviluppo di un'azione più strettamente coordinata con l'esercito arabo, ed era disposto a pagar– ne i prezzi in termini non solo politici, ma anche di forni– ture di armi e denaro, con molto maggiore larghezza. Da questo momento, dunque. gli arabi obbedirono in modo più stringente alle necessità della strategia complessiva Molto diverse sono state, nel corso dèl tempo e attraverso vari ambienti, le ragioni dell'interesse per la storia e la personalità di T.E.Lawrence. Il film "Lawrence d'Arabia", diretto da David Lean e apparso sui grandi schermi nel 1962, sfruttava ed enunciava con gran– de schiettezza quelle più vicine al gu– sto e alle aspettative del pubblico de– gli anni '60. Il Lawrence moderno è in– fatti anzitutto un eroe complesso, che dubita di se stesso, è consapevole del– le caratteristiche drammatiche che il rapporto tra mondi cosi diversi (quali l'inglese e l'arabo negli anni tra le due guerre mondiali) implica e induce. E', come è stato definito da uno psichiatra americano, un "principe del nostro di– sordine". Chi di lui ammira questo lato, introspettivo, cin.ico e romantico insieme, non può non godere dei Sette pilastri della saggezza e del loro per– fetto esordio: "Forse una parte del male della mia storia era insita nelle circostanze ... ". Peter O'Toole, cosi di– verso dal vero Lawrence, di tanto più bello e prestante, ne rappresenta però con raffinatezza questo lato nevrotico e autoanalitico cosi affine alla sensibi– lità moderna. E' questo il Lawrence che odia le guerre, non vuole ammaz– zare (secondo la leggenda), disprezza i generali e le autorità costituite, si op– pone al potere politico in nome degli oppressi e mette in discussione la pre- " sunta superiorità della propria cultura · e del proprio mondo. Ma questo è an– che l'eroe che dubita anzitutto di se stesso, è oppresso dai sensi di colpa e non esaurisce la propria eroicità nel– l'azione, bensi medita e scrive delle proprie incertezze. Esistettero però molte altre versioni della sua personalità e delle sue im– prese. L'evoluzione dell'immagine di Lawrence, attraverso i vari racconti che della sua vita sono stati elaborati, rivela . infatti una marcia del gusto e dell'apprezzamento culturale. Esaltan– do ora l'uno ora l'altro degli aspetti della sua esistenza, il suo mito si è rinnovato per più di mezzo secolo. Ne– gli anni '20 e '30, Lawrence dimostrò che, nonostante gli eccidi di massa della prima guerra mondiale, l'eroi– smo individuale era ancora possibile e l'impero britannico vitale e capace di adattarsi alle aspirazioni a/l'indi– pendenza dei popoli dominati. E' "l'u– nico stratega, tattico ed eroe da ro– manzo che la guerra abbia prodotto", si legge in una storia sociale del tem– po. Durante la lotta contro il nazismo divenne l'inventore della guerra di guerriglia e della collaborazione con le popolazioni· locali per sconfiggere un nemico odiato dai suoi stessi sud– diti, le sue imprese eroiche assimila– bili quindi a quelle dei partigiani. La– wrence, scrisse il Times Literary Sup– plement, "anticipò la nuova figura del soldato irregolare che, con la solitaria dignità che gli deriva dal.peso di ecce– zionali responsabilità, combatte in azioni individuali utilizzando sino al– l'estremo le sue energie nervose, e che si sottopone a tensioni mentali ed emotive", sconosciute nel vecchio esercito. Poi, più tardi, con la "libera– zione dei costumi", si cominciò a di– scutere della sua omosessualità,· di masochismo, delle varie deformazioni patologiche della sua psiche. E' il pe– riodo delle "vite segrete di Lawrence d'Arabia". L'avanzare infine del pro– cesso di decolonizzazione, negli anni Oggi, l'interesse pubblico nei confronti di Lawrence d'Arabia sembra nascere da una compiaciuta riflessione autoa– nalitica dei media. Eroe nato e tenuto in vita su set e palcoscenici, sono i modi della sua popolarità, ora, più che non le vicende della sua esistenza, ad attirare la curiosità dei fabbricanti di miti. La sua immagine, il modo in cui fu costruita, il rapporto tra il protago– nista della leggenda e coloro che lo hanno rappresentato diventano i nodi sostanziali della vicenda e le uniche circostanze fattuali cui si possa fare ri– ferimento. Che gli episodi eroici rac– contati nei Sette pilastri siano in tutto fedeli descrizioni di ciò che accadde diventa discussione inutile su una ma– teria inafferrabile. Ben più conoscibili rimangono allora le rappresentazioni che ne sono state date; ben più reale, dunque, di qualunque accadimento, resta l'immagine. '60, riportò in primo piano la lotta con– tro l'imperialismo e Lawrence fu usato da entrambi gli schieramenti a dimo– strazione o sostegno delle proprie tesi. Il film di Lean sancì, poi, il primo, dra– stico divorzio della sua storia dal "reale" processo storico. Cominciò da allora ad interessare il fascino dell'av– ventura, non più la sua verosimiglian- , za. Il legame col dibattito pubblico si fece più indiretto e forti divennero le interpretazioni di evasione. Mentre la cronaca celebrava quindi la fine del dominio britannico, gli eroi dell'impe– ro cambiavano aspetto è significato; finchè gradualmente divennero perso– naggi privati proiettati su uno sfondo eminentemente letterario. -d-eg_I_i_e_se_r_c_it_i_a_n_e_a_ti_. _ _ _ _ _ _ ______________ :t·:::m:::11::t@'l''·.·,:·?, .• ,:.. ,: ':ttftTUUJit·:::·t'w:r',':::,ttJ\',tmr .. : /::::::r:>::::t::::=t::(··:::::::::11:::::1:t)U::'::::::ttl\:.,:: {'(\Hk':'w:,:.✓1:1r1m:::::::r:'\:::c'6:::ttJt:=::',::~✓.lf\UWU.Jtt::m:::nrt:t:t:t::w::

RkJQdWJsaXNoZXIy