Fine secolo - 18-19 maggio 1985
FIG.6 ... FIG.6- Calco in ~ del Laocoonte secondo la ricostrazione di V ara Caffarelli. R Museo dei ergessi risntu:'~ udleoloeia .m,u– ~rsità. V erpra Caffare"Di ritiene che solo il bnccio del Laocoonte fos– se piegato, mentre altri archeo~ SODO convinti che anche il braccio del ~ minore ri teMe il gesto del bncciodel.,..r: FIG.7- Gnppo del Laecooate dopo il derestaurooperato da ~ e l'imeri– mento del braccio Pollack. Roma, Musei Va~ Cortile del Belvede– re. ~ ba fortunatamente salvato le · ~ antkhe di Montorsoli e ~ e fe ba inserite SII UD cal– co in gesso. Il gusto del frammento Allora una più verosimile spiegazione potreb– be trovarsi nella scelta volontarià di mantenere ropera allo stato di frammento per squisite ra– gioni di gusto. -Non pos-;iamo dimenticare, parlando di restauro, che nel Cinquecento la pratica della integrazione non era poi molto diffusa, salvo l'ambiente fiorentino; e forse questa volta non é una pura coincidenza che il papa che aveva commissionato -attraverso Mi– chelangelo- i restauri integrativi a Montorsoli sulle statue del Belvedere, Clemente VII, fosse un Medici. A Firenze già Lorenzo il Magnifico aveva cominciato a fare integrare le collezioni, mentre a Roma la maggior parte dei collezio– nisti amava disporre le statue frammentarie nei giardini e nei cortili dei palazzi, e il gusto per il . frammento era così diffuso anche tra gli artisti che van Heemsckerk, in un famoso disegno (1532-35) della collezione di Jacopo Galli nel giardino della sua abitazione presso San Lo– renzo in Damaso, poneva al centro della rac– colta di frammenti, la modernissima statua del Bacco di Michelangelo (ora al Bargello, 1496), con il braccio destro speu.ato come si trattasse di un reperto di scavo. Gli interventi dei secoli • • successivi Lè complesse questioni poste dalle vicende del Laocoonte non si limitano agli interventi cin– quecenteschi. Nel 172_3,ad esempio, uno scul– tore romano di poca fama ma introdotto nelle commisiioni di arredo sacro, il Cornacchini, ri– ceveva l'incarico di fare ex novo l'integrazione del braccio __ semipiegato dçl figlio minore, ca– ratterizzandolo con un gesto analogo a quello del padre. Sui motivi di un simile intervento re- . -. . _.. , -, . . - - . ~· . 1 . FINE SECOLO* SABATO 18 / DOMENICA 19 MAGGIO FIG.7 1 . " . ... , . i ' ~ FIG.8 ...... ~ FIG.8- Calco in g~ ·del.Laocoonte secondola ricostruzione di Silvio Fer– ri. Pisa, Uffici del Rettorato. La rico– struzione di Ferri risponde a criteri . squisitamente formali. FIG.9- H Fuseli, Una donna davanti al Laocoonte, 1802 cir~a. Zurigo, Kumtbaus. f -----------------------------' FIG.9 I .. gna ancora il mistero; mentre si conoscono i dissensi assai netti ·e~ la scelta provocò· nel mondo degli antiquari e degli artisti, per tutto l'arco del secolo. · Solo l'interessantissimo, ma ancora poco stu– diato calco dell'Accademia di Firenze (pare fa– cesse parte della ricca collezione di calchi fatti eseguire da Mengs) ripropone il braccio del fi– glio come risulta dalle incisioni cinquecente– sche, rifiutando il recente intervento. Ma il cal– co non·si limita a ripristinare_ un gesto, modifi– ca la struttura stessa del gruppo, facendo ruo- . tare all'indietro la figura del figlio maggiore, anticipando di due secoli l'ipotesi di ricostru– zione di Howard. Di chiunque sia, il calco cer– tamente presuppone sottili letture filologiche che ben si inseriscono neJl'ambiente romano di fine settecento. · I La reticenza di Canova Winckelmann, Ennio· Quirino Visconti e Ca– nova avevano - naturalmente osservato con molta attenzione l'opera, e tutti tre erano arri– vati a stabilire che entrambi i restauri erano sbagliati, e soprattuttJ che il braccio del sacer– dote doveva essere pi~gato dietro la nuca. Ep– pure nessuno di loro, !Pur avendone l'autorità, é mai intervenuto per correggere l'errore. È un altro ·dei tanti piccoli misteri di questo caso .. Una aelle più preziose fonti di storia del re– stauro (La lettera sopr,a il restauro di Giovanni Gherardo Rossi, del J!826) conferma che «l'ot– timo Canova non volle palesare le sue idee» a proposito dell'errato gesto del braccio «giacché avrebbe smosso dispute, e liti fra anti– quari, e gli artisti, e ihquietudini per se stesso senza trarne alcun merito» (p.25). L'aspetto più sorprendente della faccenda é che Canova aveva avuto l'occasione per intervenire, nel 1816. Infatti il gruppb ·già dal 1799, prima_ ~i partire per Parigi insibme all'Apollo e ad altri I - capolavori vaticani, era stato derestaurato da– gli stessi francesi, e una volta a Parigi era stato .oggetto di un pubblico concorso tra gli scultori per apportarvi nuove integrazioni. Il concorso era andato deserto e il Laocoonte tornò ap- · . punto a Roma nel 1816 senza integrazioni. In quell'occasione Canova fece ricollocare al loro posto le braccia di Montorsoli e Comacchini. Restauro e restaurazione Mi sembra che la spiegazione più plausibile a questa scelta sia da ravvisare nel desiderio di Canova e della cultura romana di quegli anni, di ripristinare l'immagine dello Stato esatta– mente come era prima che la Francia ne sov– vertisse l'ordine, ricollocando ogni cosa esatta– mente dove e come avrebbe dovuto rimanere. E poi forse davvero Canova non se la sentiva ·di intervenire su una immagine consacrata da tanto secolare successo. In effetti gli interventi radicali di ripristino si sono materiali~ti solamente dopo che il gruppo aveva perso il suo ruolo di protagoni– sta primario nella cultura figurativa, e questo é avvenuto intorno alla metà dell'Ottocento. Da quel momento solamente gli archeologi e stori– ci dell'arte si accanivano alla ricerca della sua vera identità. Una identità che la cultura stori– co-critica andava riducendo a una pura que– stione formale: ormai nessuno dubitava della vera posizione del braccio. Un intervento di Boito del 1884 contro le integra7.ioni sulla scul– tura antica citava il ritrovamento di un piccolo bronzetto «uscito di terra», riproducente il gruppo del Laocoonte, da cui si deduceva in termini certi «come il ~raccio destro del. padre e il braccio destro del figlio minore ... fossero li– cenziosament~ rifatti, dacché tànto 11 padre quanto il f~nciul,o nel gruppo in bronzo. piega– no il braccio, mettendosi ~a mano sul capo». Sulla autenticità del ritrovamento non giurerei, ma é comunque sintomatico che si cercassero controprove per un intervento che si :voleva fare. ~ Il braccio ritrovato. Passeranno pochi decenni (1905) e il Pollack troverà, presso uno scalpellino addirittura il braccio antico di Laocoonte con il gesto ormai individuato da tanti. All'inserimento del brac– cio Pollack nella scultura vera e propria si arri– verà solo negli anni'50 del nostro secolo, ad opera del Magi, ma le ipotesi sull'aspetto origi– nale del Laocoonte si sono tutt'altro che esau– rite. Non starò qui a descrivere i numerosi calchi reintegrati e ristrutturati in base a ipotesi rara– mente condivisibili. Vorrei concludere con una frase. sintomatica con cui il Vergara Caffarelli presentava una sua ipotesi di ripristino su cal– co -appunto- perché mi sembra un'ulteriore prova della necessità di procedere a restauri ' (derestauri) e allo studio in questo campo con estrema cautela: «E' un'opera d'arte nuova che appare al posto di quella conosciuta da oltre · quattro secoli, e che chiede che vengano rive– duti i severi-giudizi che gli archeologi e special– mente i critici d'arte hanno accumulato su di essa in questi decenni: quell'enfasi retorica del– la quale era accusata, e che derivava dal re– stauro, del cui effetto neanche gli studiosi, che pure ne conoscevano la falsità, si potevano li– berare, scompare interamente per dare luogo ad una drammaticità altissima ottenuta attra– verso una sapientissima composizione. All' Ac– cademia si sosJituisce la divina voce della poe- · sia». I• .Troppe ~ono le implicazioni emotive e le sog- _gettive immagini dell'antico che intervengono in scelte apparentemente rigorose. ·
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