Fine secolo - 18-19 maggio 1985
FINE SECOLO* SABATO 18 / DOMENICA 19 MAGGIO FIG.2 Nella l!agina precedente: FIG.1 - Fe– derico Zuccan, Taddeo Zuccari dise– gna il Laocoonte in Belvedere. Firen– ze, Gabinettodei disegni degli Uffizi. FIG.2 - Francisco de Hollanda, Il Laocoonte in una nicchia del Cortile del Belvedere, (1538-39). Madrid, Taccuinodei disegni dell'Escorial. Si tratta della prima immagine del g111p~ vaticano, dopo l'integrazione delMontorsoli del 1532. FIG.3 - Primaticcio. Calco in bronzo del Laocoonte, senza le integrazioni del Montorsoli (1540). Parigi, Museo del Louvre. Forse l>rimaticcio non condivideva l'interpretazionedel gesto montorsoliano. di marmo, e che era opera di qualità eccezio– nale. Il ritrovamento quindi dava corpo a una conoscenza già sedimentata nell'immaginazio– ne, e per di più riguardava un tema affascinan– te per il legame con la leggenda troiana. E' tuttavia singolare che le poche rappresenta– zioni antiche della tragedia di Laocoonte non corrispondono affatto alla composizione e alla gestualità del gruppo rodio. Così l'affresco del– la casa di Menandro di Pompei, o la miniatura del Codice Vaticano Latino 3225, del IV-V sec. E' possibile che nell'antichità il gruppo non fosse poi apprezzato quanto sostiene Plinio? Come mai d'altra parte non se ne sono trovate copie se non in misura trascurabile? Questa é ancora una questione destinata a rimanere so– spesa. L'altro grosso nodo riguarda la successione delle vicende attraversate dalla scultura tra il 1506 e il 1532. Vasari, che é la fonte più ricca per gli avvenimenti che coinvolsero la statua in quei primi decenni, é occasione anche lui di confusione. Mi pare che, attenendosi alle sem– plici notizie che se ne traggono, si debba essere certi solamente della avvenuta esecuzione di due copie integrate (cioé, completate ipotetica– mente nelle parti mancanti) e dell'integrazione dell'originale compiuta dal Montorsoli. Nel 1510, secondo Vasari, Bramante aveva indetto una sorta di concorso tra quattro artisti, di cui uno era Jacopo Sansovino, per fare una copia in cera (integrata nelle parti mancanti) dell'o– pera, che era stata portata subito dopo il ritro– vamento nel Cortile del Belvedere. Il modello di Sansovino fu scelto e fu riprodotto in bron- _ zo, e finì nella collezione Grimani. Già su que– sto passo si sono sedimentate le prime confu– sioni (trascinatesi poi a valanga da studioso a studioso), dovute a Prandi, il quale affermava che il braccio e la mano mancante ai due figli, sarebbero stati integrati dal Sansovino, per il semplice fatto che Vasari non ne parla. Sem- ) ., llil!!i 1 :!: ;::: .%,i 1:J liti ·:r:f: bra im ~.:ed1e lo scultore abbia lavorato anche a una copia in gesso (alta un braccio) su com– missione di Aretino; si tratterebbe di un'opera perduta, ma ritengo che i non pochi bronzetti cinquecenteschi ispirati al gruppo rodio debba– no essere ulteriormente studiati prima di esclu– dere una qualche relazione di uno di essi con questo gesso. Il tempo delle protesi Nella vita di Bandinelli, Vasari tratta con do– vizia della lunga attività.dello scultore fiorenti– no attorno a una copia di marmo al naturale (due anni di lavoro) e di un braccio di cera «grande» che corrispondeva «co'muscoli e con la fierezza e maniera all'antico, e con lui s'uni– va di sorte, che mostrò quanto Baccio intende– va l'arte; e questo modello servì a fare l'intero braccio» (VI,146) da collocare sulla copia che stava eseguendo. Anche su questa notizia mol– ti i ricami e le supposizioni, del tutto gratuite. Del braccio di cera si é persa materialmente traccia, e, stando sempre al Vasari, nella vita del Montorsoli, quando Papa Clemente VII (I 523-34) chiese a Michelangelo il nome di qualcuno in grado di restaurare le statue «rot– te» del Belvedere, queste erano tutte prive di integrazione. Così Montorsoli fu chiamato a fare il «braccio sinistro che mancava ali'Apol– lo ed il destro del Laocoonte». Da nulla risulta che Bandinelli sia mai intervenuto sull'opera antica, come una serie di ricostruzioni storiche vogliono supporre. La somiglianza del gesto del braccio del figlio minore nella copia di Bandinelli e nel restauro di Montorsoli può spiegarsi con l'accettazione da parte di que– st'ultimo della interpretazione data da Bandi– nelli nella sua copia per questo particolare mancante, e il dissenso totale invece per la so– luzione data al gesto del Laocoonte. ... ' ' j, FIG.4 D'altra parte proprio il gesto del sacerdote era il più complesso da decifrare, forse non tanto dal punto di vista anatomico (cioé in relazione alla disposiziòne dei muscoli del torace e del collo) quanto da quello narrativo. Da quel ge– sto dipendeva la chiave di lettura tematica di tutto il gruppo. Già nel 1509 Amico Aspertini disegnava una figura di Laocoonte con il brac– cio destro piegato dietro la testa, intuendo per primo la corretta posizione della statua. Aspertini aveva fatto un'operazione filologica? Tenderei a escluderlo: in altre occasioni aveva attribuito gesti assolutamente inattendibili ad altre statue frammentarie. Evidentemente dava una interpretazione del gruppo affine a quella voluta dagli autori. Non é forse più patetica, la figura del sacerdote,. più disperata in questo atto di puro dolore? Dal punto di vista inter– pretativo la soluzione meno complessa da am:. mettere é quella proposta dal Bandinelli nella sua copia: si tratta di una soluzione ispirata a uno schema squisitamente stilistico, facendo ricorso al canone policleteo della composizio– ne per chiasmo; in effetti la figura del sacerdo– te presentava ben tre elementi che suggerivano quella soluzione, e Bandine\li ha inserito il quarto, scolpendo il braccio destro piegato ad angolo retto e rivolto verso l'alto (richiamo ro– vesciato alla posizione della gamba sinistra). Il gesto attribuito al Laocoonte da Montorsoli invece prediligeva un'interpretazione che espri– messe insieme dolore e ribellione per un casti– go ingiusto. L'espressione dei sentimenti L'attenzione al significato delle espressioni dei· protagonisti dell'opera é stata sempre molto alta. L'Aldrovandi, nel 1562, interpretava la scena come la rappresentazione di tre momenti .. • ~ FIG.4- Marco Dente, Il Laocoonte. L'incisione è successiva al ritrova– mento del grup~, ma si ispira a una delle pochissimeimmaginiantiche del Laocoonte, una miniaturadel famoso codice Virgiliano del IV-V secolo, possedutodal Bembo. FIG.5- Braccio destro del Laocoonte ritrovato da L.Pollack sul mercato antiquarioromano nel 1905. diversi del dolore: il dolore fisico lancinante, puro (il figlio maggiore), il dolore misto allo ·sgomento per la morte imminente (il figlio mi- - nore), il dolore misto alla pietà per i figli e alla ribellione (il Laocoonte). Il braccio teso del Montorsoli esprime un gesto di ribellione, un tentativo di lotta, che si perde nell'immagine con il braccio piegato dietro la nuca. Comun- - que anche da un punto di vista formale, la scelta di Montorsoli si trovava in assoluta sin– tonia con le caratteristiche di dinamicità e slancio dei corpi, tanto care alla scultura ma– nierista fiorentina di quegli anni. Gli interrogativi ritornano di fronte al calco in bronzo di Primaticcio per Francesco I, esegui– to nel 1540 senza il braccio destro del padre. Brummer, in un attentissimo e prezioso studio sulle vicende subite dal gruppo, presuppone che Primaticcio si sia effettivamente trovato di fronte aìl'opera momentaneamente privata del braccio integrato. Se si traducessero in forma grafica tutte le supposizioni che la storiografia ha avanzato sulla comparsa, scomparsa e tra– sformazione del braccio del Laocoonte (nella disperata ricerca di far combaciare tutte le tes– sere), si potrebbe realizzare uno spassosissimo libriccino animato di quelli che sfogliati velo- cemente danno il senso del movimento. Per tornare all'ipotesi di Brummer, mi sembra, fino a dimostrazione contraria, improbabile che una integrazione complessa (per motivi di statica) come quella di Montorsoli, e che nel 1532 doveva essere collocata in situ, sia stata rimossa intorno al '40 e poi nuovamente collo– cata. Quale motivo poteva mai esserci? Nessu– no credibile. Più credibile potrebbe essere inve– ce una discordanza di Primaticcio con la inter– pretazione gestuale di 'Montorsoli, ma non si comprende comunque perché, avendone la possibilità, egli non ne abbia proposta una sua personale nel calco.
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