Fine secolo - 4-5 maggio 1985
l.(tii;: •. ,, ·... . ,?{:~:; /)t;~; ::.:. . ~'.:,f" '.}i:'m: . >'' _;~~~·. ,::~ . 'i,.\:'.:*:.,; ~- .. · . Sellerio ecc. In Veneto si sono convocate assemblee pub– bliche direttamente investite della promozione delle liste. Altrove si è avviata la cosa promuovendo dibattiti con qualche fenicottero verde, come me: durante il dibattito circola un foglio con indirizzi, appuntamenti di riconvo– cazione ecc. In altri posti ancora ci sono state più iniziati– ve in concorrenza fra loro, come a Piacenza, Padova, Fi– renze, anche per la sopravvivenza insoluta di grumi orga– nizzati. Fanno la loro parte, com'è inevitabile, rivalità, rancori: più significativo di una tendenza di fondo che continuerà, è il contrasto fra una lista "verde-pace", e una lista "verde-verde", come a Piacenza. Alla fine di febbraio è chiaro che in molti posti saranno effettivamente presentate le liste, senz'altro per il livello più accessibile, quello comunale; con maggiori difficoltà al livello regionale, dove mancano le reciproche cono– scenze, e le strutture materiali. Un po' meno difficile è dove c'è già un movimento regionale consolidato, come in Veneto, o costituito intorno a un'occasione unificante di lotta, come in Piemonte per la centrale di Trino Ver– cellese. È, questo delle liste regionali, lo spazio utilizzato di preferenza dal Partito Radicale, che intende politiciz– zare al massimo liste e voto (i radicali direbbero "dare al maggior numero di italiani la possibilità ecc..."), anche per contrastare il minimalismo degli ecologisti di sinistra, sospettati di puntare a un ruolo da indipendenti di sini– stra e da cortile PCI. I litigi coi radicali I radicali portavano in dote il loro plafond elettorale del– le europee, che arrivava in città come Palermo o Torino, si ricorderà, sopra il 10 per cento. Sarebbe criminale, so– stenevano, non utilizzare il richiamo radicale per recupe– rare i voti racolti nel 1984. A questo fine mettevano a di– sposizione, e insieme. sollecitavano, la candidatura dei loro personaggi di punta, a cominciare da Pannella .e Tortora, un po' dovunque, soprattutto a Torino città e nel Piemonte, a Milano città, a Palermo, in Campania e in Puglia. Alcune liste hanno declinato l'offerta: così Pa– lermo, persuasa che piccolo sia-bello, e che una crescita autogena sia preferibile a una cura radicale di ormoni; così Milano, Torino, il Piemonte. I radicali hanno .visto in questa mancata accoglienza una discriminazione poli– tica nei loro confronti, e hanno reagito in vario modo. Per esempio ritirando i loro esponenti di spicco dalle li– ste, come Corleone a Milano". • Anche Sciascia a Palermo, no? "Non credo che Sciascia sia presentabile e revocabile à · merci. A Torino, invece, hanno reagito promuovendo una lista "verde civica" concorrente, al comune e alla re– gione, capeggiata da Pannella, Tortora e Aglietta. La de– cisione piemontese è particolarmente grave, anche se dal– l'altra parte c'è a volte un atteggiamento minoritario, del tipo "chi non ha militato nei movimenti...", dove l'idea dei movimenti e del militare è piuttosto ristretta. In verità la scommessa di questa scadenza era la combinazione fra l'area della "militanza" e l'area di opinione; sapendo an– che che la prima è molto ridotta, e che soffre di una ten– tazione a far coincidere con sè l'elettorato, un pò come DP. Nel "giacobinismo" radicale c'è spesso l'eccesso op– posto, la voglia di puntare al consenso elettorale poten– ziale saltando la bocca d'imbuto dei militanti. Altre liste promosse dai radicali sono state presentate in Campania ("verde civica") e in Puglia. Per sommi capi, Pannella tenta tre cose sin_unetriche:una lista propria a Torino, destinata a sbaraccare l'ecologismo di sinistra minorita– rio, o presunto tale; a Napoli, sbaraccare (opera merito– ria) il trasformismo dei fascisti alla Vòllaro che si presen– tano col titolo di "Partito verde italiano"; in Puglia, sur– rogare i verdi ritenuti troppo timidi. Inoltre, in altre re– _gionidove i verdi Doc esistevano ed esitavano, Pannella ha incoraggiato i gruppi più decisi alla presentazione, come in Emilia Romagna e in Abruzzo. Ora l'immagine nazionale di un movimento dipende so– prattutto dalla televisione, e per regolamento si determi– na sulle liste regionali, cancellando il minuzioso lavorio del formicaio, di Marianna Bartoccelli a Palermo, .delle manifestazioni e delle lotte èontro la nocività e l'inquina– mento in Veneto, per l'inceneritore e la merda di maiale a Reggio Emilia, per l'università verde a Lugo di Roma– gna: la quantità vince sulla qualità -amara necessità per un movimento che fa dell'opposto il suo principio. Non è un caso che il Partito Radicale si sia assicurato la mag– gioranza dei delegati di lista formali con djritto di firma delle circoscrizioni regionali, e alla fine nei ri~ardi della partecipazione radiotelevisiva abbia fatto valere con tan– to di notaio il conto del suo pacchetto azionario di mag– gioranza. Certo,. nel giro di una nottata si s,òno guastati animi, amicizie, rappprti. Al,di là di questo, per Pannella la. posta in gioco era targare in ·modo riconoscibile un nuovo soggett.o einergente che coi radicali ha alcunè og– gettive assonanze e affinità: di temi, dal Hro ~l picci~ne ai diritti civili all'opposizione al nucleare; e dL_orizzonti, come lo sforzo di uscire dallo stereotipo destra-sinistra. Chi, me compreso, ha co~trastato l'invadenza radicale non l'ha fatto per partito preso~ dopo anni di paziente e non facile collaborazione, ma per la convinzione che quei FINE SECOLO * SABATO 4 I DOMENICA 5 MAGGIO 17 contenuti debbano maturare senza venir associati e ridot– ti al marchio di nessuno, pena la ripulsa o l'adesione pre– costituita, la riduzione delle liste verdi a polpette residue della costellazione politica esistente". Prima di passare alle difficoltà politiche, vuoi riassumere la situazione di fatto attuale? Quante liste verdi ci sono, e dove? - "Ci sono liste in 11 regioni, quasi dovunque col disegno del sole che ride, la dicitura "lista verde" e l'indicazione della regione: sono Piemonte, Lombardia, Liguria, Vene– to, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia. In Calabria c'è una lista in qualche modo affine, che si chiama "Movimento politico meri– dionale". Poi ci sono liste verdi in 160 coinuni, con sim– boli (e qualità) differenti. Ci sono molte grandi città: To- . rino, Genova, Milano, Roma, Firenze, Palermo, Vene– zia, Brindisi, Catania (qui si chiama "Lista verde contro la mafia"), Pisa, Trento, Bolzano ecc. I nomi più noti del giro ecologista, con qualche eccezione (i già citati Scalia, Mattioli, Falqui, che insegna igiene ambientale, Rosa Filippini), non hanno accettato di can– didarsi, magari un po' anche per non bruciarsi. Pci, autostrade e viottoli E l'atteggiamento del Pci nei confronti delle liste verdi? Di recente il tono di certi interventi sul "verde sporco" apparsi sull'Unità ha segnato un brusco abbandono di fair play. "Il Pci avrebbe voluto semmai le liste verdi limitate ad al– cuni comuni, e in meno comuni possibile". · Chi, come me, vede nel Pci una roccaforte di conservazione ideologica e di autoconservazione organizzativa, trova con- --Jermata questa guardinga impressione dall'ineluttabile ad– dizione progressiva di pezzi di società trasforma ti in candi– dati commissioni e dirigenti al gran corpo totale comunista -disoccupati, donne, omosessuali, ecologisti e centralisti nucleari, cacciatori e cacciati; è quello che nel loro piccolo, ma con una più accorata aspirazione alla totalità,facevano i "gruppi" come Lotta Continua, in cui però quest'introie– zione delegata e rateale del mondo era la premessa imme– diata dell'indigestione e della dissoluzione, e insomma ce la siamo scampata. Chi pensa all'incirca così, e si chiede qua– le ragionevole processo, se non di scioglimento, almeno di maggior scioltezza, possa rimescolare il Pci, può fare solo due ipotesi. Una è la più facile e meno promettente: che il Pci riduca progressivamente i suoi suffragi, che una dieta elettorale, e dunque di funzioni e funzionari, lo renda più magro e idealmente cagionevole. Un 'altra è più interessan– te: che qualcosa sposti il gioco su un terreno diverso, che si possa anche smettere non traumaticamente di essere comu– nisti senza .diventare essenzialmente anticomunisti o ex co– munisti. Questa specie di "svincolo", dalle autostrade delle molte corsie, dei sorpassi, dei doppi sensi e degli scontri frontali alle strade provinciali e ai viottoli tortuosi in cui andare è meglio che arrivare, questo svincolo, ammesso che possa esserci, potrebbe venire, mi pare, solo dalla novità "verde", dal suo respiro potenzialmente rasto. Non pensi che sia possibile? Non ti pare che l'attenzione affannosa con cui il Pci si presenta come partito ecologico corrispon– de, per usare il vecchio linguaggio, a un massimo di apertu– ra "tattica" per tutelare la chiusura "strategica" alla vera e radicale differenza che la coscienza ecologista può rap– presentare? E un po' il contrario di quello che avviene nei partiti di governo, a cominciare dal socialista, dove la preoccupazione strategica avrebbe meno ragione di pesare, ma l'assillo tqttico, la necessità di vincer~ supito e comun– que prevalgono senza riserve, mi pare. Non è strano: la vita quotidiana di un re non è il regno, ma la corte; la vita quo– tidiana di un segretario di partito non è il partito, è la se– greteria. Si -sa che scaricarsi del fardello dell'ideologia e della politica totalizzante può liberare .intelligenze e ener– gie, ma può anche lasciare nudo e crudo il bisogno e il gu– sto del potere. "Cre,do di essere d'accordo, ma penso che le liste verdi non esercitino la loro funzione principale attuale nei con– fronti della sinistra. ,Forse è una speranza vana, ma è la vera speranza: che non solo nell'appello, ma anche nella sua rispondenza il retaggio della contrapposizione de– stra-sinistra sia meno influente della sensibilità autonoma
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