Fine secolo - 4-5 maggio 1985
FINE SECOLO* SABATO 4 / DOMENICA 5 MAGGIO 16 Oui accanto, RudiDutschke. S-ellapaginaa fronte, uomini chebastonanofoche per trarnepellicce. (In generale mi pare che nelle liste verdi la fascia di età nettamente prevalente vada dai 30 ai 45 anni. I giovani sono scarsi, e questo ha a che fare anche con la scompar– sa di luoghi di incontro, com'erano una volta i gruppi della sinistrà, e poi magari le radio libere). Un'altra componente importante e riconoscibile riguarda persone che lavorano su temi ambientali nella sinistra, senza essere incamerati nel PCI o in DP: per esempio scienziati come Mattioli e Scalia, che vengono dal Comi– tato di controllo delle scelte energetiche. Non mi sembra che sia molto presente nelle liste il pacifi– smo organizzato, salvi gli antimilitaristi, gli obiettori di coscienza e i non violenti. Un minoranza che nella mobi– litazione tutta incentrata contro l'installazione dei missili ha visto accentuazioni troppo unilaterali. Sono quelli che hanno cercato per primi rapporti non formali con i paci– fisti dell'est europeo. Si potrebbero definire "bilaterali nella den1:rncia,unilaterali nell'azione", fautori del disar– mo unilaterale e dell1obiezione,del tutto diffidenti verso le trattative. A posizioni come le loro appartengono deci– sioni coraggiose che hanno fatto molto discutere, come l'adesione alla manifestazione indetta da Comunione e Liberazione nel 1983 (cui partecipò ufficialmente la Lega Ambiente). Infine si può forse riconoscere una figura particolare nel militante del rapporto Nord-Sud, anche nel meridione, dove diventa il rapporto Sud-sud: i volontari del terre– moto, del terzo mondo ecc. Comune all'insieme di queste componenti, e più alle persone "nuove" che ai "riciclati", é la spinta a· una pratica di vita diversa». L'invidia delle percentuali del vicino Come si é arrivati alle liste? «L'attenzione alla difesa della natura e al limite dello svi– luppo si era diffusa nella seconda metà degli anni '70, so– prattutto grazie a gruppi come il Club di Roma, o le as– sociazioni protezionistiche (Italia Nostra, il WWF, il CAI) di data più antica. La prima attenzione pubblica concreta e vasta fu legata a sciagure - soprattutto Seveso. Ma occorre dire anche fran– camente che la questione é entrata davvero nella sinistra più per effetto delle percentuali elettorali riscosse dai ver– di in Germania che non per Seveso e gli incendi di boschi e le cementificazioni misurate da Cederna». Mi pare però che nella sensibilità comune un 'evoluzione ri– levante fosse già avvenuta indipendentemente dalla conver– sione politica ai temi ecologici, e che non ne sia stata assi– milata. Quando esce Airone, e siamo già nel 1981, c'é un terreno sorprendetemente fertile, e ancora più sorprenden– temente misconosciuto. «E' vero: io mi riferivo alla sinistra. Per quell'intero pe– riodo -grosso modo, dalla fine degli anni '70- si potrebbe– ro ricostruire diverse "storie parallele " della coscienza ecologica. Per l'opinione della gente basta pensare ai di– vieti di fare il bagno in mare. Oggi é sostanzialmente vero che la sensibilità ambientale diffusa fra la gente é supe– riore a quella che é diventata politica. Ma se, contro la luce certo deformante della campagna elettorale, si guar– da la precipitosa "verdizzazione" di tutti i partiti, se ne ricava la conclusione opposta. La differenza é notevole perfino rispetto alle europee di un anno fa. Questa iper– trofia verde é largamente dovuta alla presentazione delle liste verdi. Nelle europee non c'erano liste verdi, bensì solo candidati verdi inseriti in liste diverse per essere trombati». La stessa "nuova sinistra" non era particolarmente favori– ta nella corsa alla conquista di una consapevolezza ecologi– ca, mi pare. «Infatti. Ricordo che nel 1975, allora ero in Germania, a Francoforte, mi consigliarono di andare a Wyhl, vicino a Basilea, a vedere i vignaioli in lotta contro l'installazione di una centrale atomica importante (c'é ancora, e la mo– bilitaziuone ha coinvolto in questi anni i tre stati limitro– fi, Germania, Svizzera, e Francia). Ci andai, e in un arti– colo per "Lotta Continua" razionalizzavo a mio modo la situazione descrivendo la rassicurante presenza di giova– ni militanti che fornivano alla rabbia dei contadini attac– cati solo ai loro vigneti le opportune tattiche sovversive. La conclusione che allora ne tiravo era che una parte del– la sinistra tedesca, troppo debole per affrontare il nemico di oggi, si attrezzava ad affrontare il nemico di domani. Nell'Italia "avanzata" si poteva agire sul breve periodo, nella Germania integrata si ripiegava sul futuro. Un giu– dizio analogo lo ripetei ancora nel 1978, quando ormai in Germania le manifestazioni antinucleari erano diventate imponenti». Nel '68, nella riscoperta del proletariato contro /'«uomo» interclassista, c'era poca voglia di perder tempo con la dife– sa della natura. L'ecologia era una sciocchezza fanfaniana, un nuovo modo per convincere che "siamo tutti sulla stessa barca"; così come la demografia e i suoi avvertimenti era– no un trucco "per far nascere meno cinesi", come diceva una canzoncina spiritosa. C'era bensì una frase in un opu– scolo di Dutschke, di quei librettini stampati tempestiva– mente da Feltrinelli, che parlava del riscatto della dignità degli uomini e degli animali. «L'ultima volta che ho visto Dutschke é stato nel 1978, a Francoforte. Era già convinto che la sinistra e il movi– mento verde dovessero incontrarsi. La sua morte ha pri– vato quell'incontro di un'autorità eccezionale, ha costret– to i verdi a riscoprire, in politica, l'acqua calda. Dutschke fu il primo interlocutore del neo-arrivato Bahro nella RFT. E Dutschke aveva dovuto reimparare tutto, fatico– samente ...». E' vero, é commovente e perturbante questa sua condanna a ricominciare da zero, per effetto de/l'attentato: forse an– che prechè é l'esempio nobilmente tragico di quella ricon– versione di identità più prosaicamente modesta, e non cara agli dèi, di tanti altri militanti di un tempo. Vivi e vegeti, e semplicemente un po' invecchiati, a casa propria o nelle li– ste verdi. Alle quali torniamo. Un levatore cesareo «C'erano dunque in giro questi verdi, non tanto attratti dalla politica, e viceversa. Il termine cominciò a essere usato 'in Italia nell'82, e nell'estate dell'82 si aprirono an– che le discussioni esplicitamente politiche, e si tenne un primo convegno, a Trento, col titolo eloquente: "I verdi anche in Italia?". Fin da allora Pannella premeva per bruciare le tappe, e va del resto riconosciuto che su molti temi i radicali erano arrivati in anticipo. Per esempio nel 1977(col concorso di "Lotta Continua", ormai diventata solo un giornale) contro la localizzazione delle centrali nucleari, fu raccolto per la prima volta il numero di firme necessarie al referendum, poi bloccato dalla Corte Costi– tuzionale. Già allora molte critiche accusarono l'iniziati- va radicale di prevaricare sui tempi interni al "movimen– to", un po' come sarebbe successo più tardi per il referen– dum sull'aborto. In quel convegno dell'82 Pannella avanzò la proposta di presentare liste verdi a PDUP, DP, e associazioni come il WWF, la Lega Ambiente, Italia Nostra e gli Amici della Terra. Io criticai allora la propo– sta, che mi sembrava strumentale, più affine all'abitudine degli intergruppi che a una novità politica, e insomma un modo di soffocare la creatura nella culla. Il 1983 é stato ricco di convegni analoghi, in cui ha prevalso la scelta di una crescita più lenta e meno forzata». Meno cesarea ... «Meno cesarea. Forzature locali furono tentate nel 1983. Con cattivo esito, come a Viterbo; o con un buon esito, dove esisteva un radicamento locale e contenuti partico– lari, come ad Ancona, Trento, Rovereto, Viadana. Nel 1984, in previsione delle elezioni europee, pubblicai sul Manifesto insieme a Gianni Squitieri, dirigente della Lega Ambiente, un invito a discutere delle liste. Suggeri– vamo la possibilità di presentare liste composte per metà da ecologisti noti, e per un'altra metà di persone local– mente significative, col solo fine di condurre una campa– gna di idee e di opinione, grazie al fatto che la scdenza europea non metteva in gioco sorti di giunte e di governo e richiamava invece la dimensione ampia dei verdi euro– pei. La proposta di discussione non fu raccolta da nessu– no. Suggerii l'ipotesi subordinata di una lista simulata, completa degli 81 candidati previsti, ma che non si sareb– be presentata davvero. Era un modo -forse troppo mac– chinoso, forse troppo espediente- per intervenire nella campagna elettorale guardando al dopo. N~anche di que– sta si fece niente. Personalmente, ho cercato metodicamente di moderare piuttosto che spingere verso la formazione delle liste (Pannella me lo rimprovera) fino a che avevo l'impressio– ne che nell'arcipelago verde prevalesse la tesi della "lacu– na di mercato" e della riedizione in nuovi panni della extrasinistra, con in più il bonus del successo dei verdi in Europa. Assemblee, comitati, indirizzari Il risultato forte dei verdi nelle elezioni europee de11'84 stuzzicò ulteriormente la voglia di discutere le liste verdi. Vi si risolsero persone come Scalia e Mattioli, prima in odore di Democrazia Proletaria, o Fulco Pratesi del WWF. Nell'autunno 1984,dopo un'estate trascorsa a in– vidiare i cugini tedeschi, belgi ecc., si cercò di passare ai fatti. Ai primi di ottobre io, Scalia e altri scrivemmo un appello alla promozione delle liste. Un po' sulla sua scia, un po' per spinte locali, furono formati qua e là comitati che indissero, soprattutto per iniziativa di Firenze, Anco– na e Lugo di Romagna, una prima assemblea nazionale a Firenze per 1'8 dicembre, introdotta da ùna mia relazio– ne. È stato un assaggio consistente, pur convocato per canali "privati", e pressoché solo per il Centro Nord. C'erano molti associazionisti, della Lega Ambiente, degli Amici della Terra, e poi osservatori di aree politiche inte– ressate, e il più osservato fra loro, Marco Pannella. Il quale per parte sua convocò una conferenza stampa per informare che il Partito radicale salutava con favore le li– ste ·verdi, unica alternativa possibile allo sciopero del voto; per assicurare che non avrebbe visto di cattivo oc– chio la concorrenza fra liste radicali e liste verdi nelle stesse future elezioni parlamentari, e che avrebbe messo · intanto ,a disposizione le strutture radicali - la radio so– prattutto. Posizione accolta dai costituenti verdi con sen– si misti, ma prevalentemente positivi. Molti "verdi" pen– sano, e io sono fra questi, che partiti minori, come il Ra– dicale, o DP, non·avranno senso se conservati come tali. La Germania offre l'esempio di una messa a frutto di gruppi preesistenti di marca molto diversa, dagli antro– posofi ai marxisti leninisti, da comunità religiose a for– mazioni anarchiche, che hanno imparato, anche se non idillicamente, a fare politica insieme. Alla fine di febbraio si è svolta la seconda assemblea, mentre procedeva variamente la promozione di comitati locali. A Palermo si costituiva un Comitato di promotori non candidati abbastanza illustri, docenti universitari, i
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