Fine secolo - 27-28 aprile 1985
FINE SECOLO * SABATO27 - DOMENICA28 APRILE 26 sata che altrove, si possono affrontare solo soggetti sacri. I paesaggi, o peggio, i quadri moderni o i ritratti dei divi, meglio evitarli: non si guadagnerebbe una lira. Oltralpe ci si può sbizzarrire, ma la gente è più distratta. La Madonna d'antan I nemici? Gli stessi per tutti. A volte la polizia. Come in questi giorni, a Roma. È bastato che affiorasse sulla piazza della Rotonda la trama della Deposizione del Barocci, segni d'ombra tracciati a carboncino da Kurt, _qua e là vi– branti di luce, per una prima stesura di pastel– lo. perchè la polizia intervenisse, cercando di far valere una legge che non c'è. Infatti, per il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali l'e– secuzione di disegni sul piano stradale, in quanto esposizione di opera d'ingegno ed espressione d'arte popolare, non è soggetta ad autorizzazione di polizia. Si invitano anzi i prcfetti a sollecitare sindaci e polizia perchè agevolino l'attività. Chi gli fa la guerra sono gli altri giovani stranieri che chiedono l'elemo– sina. e i "vecchi" madonnari. "I vecchi madonnari sono tutti italiani. Con i più giovani, a volte, si parla. Ma abbiamo idee completamente diverse. Non capiscono perchè facciamo una pittura così ben fatta per la stra– da. che sparirà in poco tempo. Loro si limita– no a dipingere Madonne, non badano all'ese– cuzione. Per noi invece è importante fare un buon lavoro. Dipingere per terra è la cosa mi– gliore. Senti i giudizi. Da soli non si è in grado di ,capire la riuscita: tutt'al più si notano le mancanze. I madonnari tradizionali non bada– no al giudizio della gente. Da quando siamo arrivati noi sono stati costretti ad andarsene dal centro. Vicino a noi non guadagnano. La gente vede la differenza". "Io rispetto i vecchi madonnari. -dice Kurt- È la loro tradizione che noi riprendiamo, conservandola anche nel nome". Questi ragazzi riprendono un'antica tradizione innovandola nello spirito, nei modi, nella tec– nica. Le conferiscono dignità professionale. Costituiscono quasi una nuova corporazione, tra l'artista e l'artigiano. Ritoccano i colori, noon si allontanano dal cavalletto d'asfalto, fino alla miglior resa. Fanno vita comune, san– no dove ciascuno si trova in' questo momento, in quale città. perfino in quale strada sta lavo– rando. Rispettano un codice di norme non scritte. Nessuno occupa il posto di un altro. D'altra parte il posto migliore spetta a chi è considerato il più bravo. Creano temporanee società: lavorano insieme, dividono spese e guadagni, e insieme discutono i problemi pra– tici e organizzativi. Fino a che ognuno ripren– de la sua strada e, con il volatilizzarsi delle pol– veri colorate, anche il patto tra loro viene meno. Viaggiano molto. Fino in America, dove l'uso di dipingere su strada sta incomin– ciando adesso. Varia, fra loro, l'interesse alla pittura. Per qualcuno, la buona ese'cuzione è tutto, e solo scopo sono il guadagno e il viag– gio. Ursula non la pensa così. Per lei questo è un apprendistato, migliore di quello che po– trebbe fare in una scuola, e le permetterà un giorno di dipingere opere originali. Precaravaggiti • • e nuov1-nuov1 Claus ha esposto quadri suoi, a Parigi e a Ber– lino. Kurt ha rifiutato di esporre in gallerie private. Pensa di dover studiare ancora. Per ora è affascinato dall'asfalto: "una materia bellissima, sgrana i colori e dà una patina anti– ca". Sta pensando a una struttura più com– plessa di quella tradizionale del telaio e della tela, che faccia da supporto alla pittura. "Tra i · moderni mi piacciono Pollock, Rothko. Oggi, però, siamo in un'epoca di neo-manierismo. M'interessano il disegno anamorfico e le rego– le della prospettiva. La tradizione dei classici si è persa più qui che negli Stati Uniti". Kurt se– gue le grandi manifestazioni dell'arte contem– poranea, come quella di Cassel in Germania. Ma soprattutto s'inebria di Pontormo e di Par– migianino, di Rosso Fiorentino, di Daniele da Volterra e di Barocci. "Caravaggio ha ucciso il manierismo". "Ursula è una nuova nuova -mi dice Claus- anche rispetto a noi. Usa una tec– nica impressionista applicata ai classici". Madonnari tradizionali, nuovi madonnari e anche "nuovi nuovi": quanti sono? Forse 500 in Europa, almeno 300 in Italia. È un fenome– no che ha preso piede cinque, sei anni fa. Esse– re madonnaro vuol dire far parte di una ben definita categoria professionale, con le sue ge– rarchie e i suoi riconoscimenti. Quelli dei Festi– val, per esempio. Ce ne sono in Italia, e all'e– stero. In Italia, a Verona, a Camaiore, e il più antico e importante a Grazie di Curtatone, in provincia di Mantova. Per la festa della Ma– donna delle Grazie, più di dieci anni fa, gli or– ganizzatori pensarono d'invitare i madonnari. Da allora è divl'!ntato un appuntamento da non mancare, per madonnari vecchi e nuovi. Si dividono in categorie: nllifs, dilettanti, profes– sionisti. Vincendo il primo premio dilettanti, una medaglia d'oro, si diventa professionisti. Con il primo premio professionisti, si è "mae– stro". Tra i maestri, 12 in tutto, ci sono Kurt e Manfred. Sono loro i "re dei madonnari": ne– gli ultimi tre anni hanno vinto sempre, insieme o da soli. Anche Verona e Camaiore distribui– scono premi. "Nell'84 ho vinto il Giotto d'oro, a Camaiore, e La Vittoria alata, a Verona, con Manfred", dice Kurt mostrando gli articoli usciti per l'occasione. Queste cose mi hanno detto questi ragazzi. Gentili, colti, entusiasti. Instancabili pittori 'en plein air'. Ma che della pittura en plein air hanno stravolto il senso. Per loro, dipingere al– l'aperto non è voler sottrarre alla natura le più sottili vibrazioni per portarle nel chiuso degli studi, delle case, e, in fine, dei musei, quanto, all'opposto, staccare dalle pareti dei musei e delle gallerie le più alte formalizzazioni dell'ar– te e immetterle nel flusso della nuova natura urbana. Le sinopie metropolitane Nell'opera-di saccheggio e di citazione dai clas– sici, non sono soli. Ci può capitare spesso, get– tando un occhio in una galleria d'avanguardia, di vedere quadri che arieggiano al '500. La cri– tica parla di neo-manierismo. Parlerà anche di questi altri neo-manieristi, altrettanto se non più bravi, che rifiutano il lavoro solitario e i tradizionali circuiti di mercato, per mettere il loro prodotto non sotto gli occhi dei soli com– petenti, ma il loro stesso fare sotto gli occhi di tutti? Che i veri neo-manieristi siano proprio loro, per i quali il recupero del museo non è mero esercizio accademico e operazione mer– cantile? Qualcuno ha detto che il futuro del mercato d'arte saranno le aste, cioè il rapporto diretto dell'opera col pubblico, non mediato da mercanti e gallerie. Ma qui anche la vendita all'incanto è superata -unico incanto essendo quello che subiamo come passanti. L'opera di– venta inalienabile e inamovibile. Non è pro– prietà di nessuno. Rispunta il dono come scambio, la libera offerta contro il puro godi– mento. Questi i madonnari nuovi. I vecchi madonnari dei nostri ricordi infantili, in giro non ne vedo. Non mi appare nessuna di quelle ingenue Ma– donne sproporzionate. Invece mi capita d'assi– stere stupefatta al più imprevedibile dei feno– meni. Mirabili pitture, destinate all'eternità, svaniscono in pochi secondi sotto ai miei oc– clii. Basta uno scroscio di pioggia, e i capola– vori si sciolgono in tenui rigagnoli. Potrei cor– rere al museo per ritrovarli. Oppure aspettare che questi ragazzi, pellegrini dell'effimero, tor– nino a inginocchiarsi sulle sinopie metropolita– ne che affiorano dai marciapiedi, a ridargli for: ma e colore.
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