Fine secolo - 27-28 aprile 1985

con entusiasmo. Incontro anche Manfred. Stu– dente d'accademia, ha incominciato per div r– timento e ora è, come Kurt, un "maestro"; e Jan, giovanissimo studente d'arte, svedese, qui in vacanza, cooptato anche lui dai madonnari al fatidico angolo di piazza Colonna. Abituati all'attenzione continua della gente, non è certo un'intervista a imbarazzarli. Anzi, non gli di– spiace che si parli di loro. Solo "potrebbero poi provarci in tanti, e allora diminuirebbe il guadagno, e ci sarebbe più difficoltà a trovare il posto buono", dice Claus. il più attento agli aspetti pratici. Per ora questa difficoltà non sembra proprio che ci sia. I posti migliori, e i vecchi madonnari sloggiati Questi cinque sono riusciti, associandosi fra loro e progettando grandiose composizioni ric– che di colore e movimento, a occupare a Roma i posti migliori, al Corso, al Pantheon. in piaz– za Colonna. Come loro, così hanno fatto nelle grandi città gli altri stranieri, i madonnari nuo– vi ... ii~ ltannu ;11,1lu p.:r r.:kg:11-c 1 \t:~·.:h1 11,:; donnari nel circuito delle feste religiose dei co– muni e della provincia. ("Ma guadagnano lì più che in città''). Del resto come potrebbero competere i madonnari della tradizione, di cui ricordiamo le Madonne e i Gesù coronati di spine, più oleografici delle immaginette sacre. commoventi per l'ingenua fattura, ma rozzi e abbozzati in fretta con i gessi da scuola, così evidentemente questuanti, con i nuovi madon– nari affascinati dalla Maniera, dalle fughe pro– spettiche, dalle regole dell'anamorfosi? La deposizione della Sistina Come potremmo immaginarli impegnati in una discussione quale è quella a cui sto assi– stendo, se dare inizio a una grande Deposizio– ne di Federrico Barocci o se riprodurre l'Ulti– ma Cena di Leonardo, cambiandone le pro– spettiva, come se la si vedesse dall'alto, o addi– rittura fantasticare di un progetto entusia– smante. che raccolga i migliori madonnari d"Europa. impegnati a riprodurre tutta la vol– ta della Sistina? Né la complessità del soggetto né la grandezza dell'opera offrono difficoltà d'esecuzionl!. Anzi, ci si sbizzarrisce ulteriormente con in– venzioni di figure, di trompe l'oeil. di finti bas– sorilievi. La possibilità di ampi spazi e di un la– voro difficile e spettacolare li esalta più del guadagno, certamente alto, che se ne ricaverà. Manfred mi mostra la fotografia di una grande opera da lui fatta a Norimberga con altri sei studenti. Lunga 20 metri, larga 7, verrà citata nel libro dei records. Di Kurt avrò modo di ve– dere altri lavori in fotografia, molti di inven– zione, sofisticati e complessi, come la grande Caduta degli angeli ribelli, presi nel girotondo di una struttura circolare, pittura anamorfica. òi cui abbiamo l'immagine ricomposta solo ·ve– dendola da un particolare punto <lcllo spazio, FINE SECOLO * SABATO 27 -· DOMENICA 28 APRILE o la ricostruzione di un girone dell'Inferno di Dante, i corpi contorti dei dannati e la citazio– ne puntuale dei versi. Un altro elemento che testimonia della professionalità e della serietà di questi pittori da strada, è la documentazio– ne fotografica. L'opera passa, resta la foto_ Come Claus, anche gli altri hanno il loro portfolio. Attentissimi a fotografare le opere appena eseguite, con la migliore luce e quando i colori sono più brillanti. Anche se questo ri- _ chiede l'attrezzatura di macchine fotografiche e forti spese di pellicola e di stampa, nessuno rinuncia a spendere per il proprio archivio, o tralascia di fotografare il suo ''capolavoro". Fierezza dell'opera, consapevolezza del mestie– re. E strano connubio dell'effimero con la sua conservazione, affidata al mezzo tecnico che maggiormente ne consente la riproducibilità. Anche un modo per farsi pubblicità? Può dar– si. Ma i nuovi madonnari hanno già pubblicità alle spalle. È appena uscito un libro su di. loro. Il libro non li soddisfa: poche fotografie, e nemmeno belle, di opere non finite. Li presen– ta troppo interessati ai soldi. ''È un aspetto, certo, ma non il più importante". È vero, si vantano dei guadagni (e non sono pochi), ma per orgoglio professionale. L'apprezzamento del pubblico, le lodi, le offerte sempre maggio– ri li hanno resi consapevoli del loro valore. Si vanta un buon guadagno a conferma della propria bravura. Ci sono, poi. le commissioni. Più d'uno, ammirato, chiede di eseguirgli una pittura a domicilio. Per questo c'è una tariffa fissa, a giorno di lavoro o a metro quadro. Ma preferiscono dipingere per strada a contatto con la gente. Più interessati a impegnarsi a fondo per una pittura effimera, che non a ese– guire in solitudine un lavoro duraturo. "Tutto un altro modo, il nostro, di dipingere su stra– da. Ben diverso da quello dei madonnari tradi– zionali". Un buon asfalto Più tardi, sfoglio il libro. Trovo notizie e com– menti raccolti dalla viva voce di questi e altri madonnari, tutti stranieri, e la conferma di quanto ho appena sentito. Notazioni sulla qualità dell'asfalto (non deve essere né troppo molle né troppo duro). Scelta del posto. Mezzi per difendere le pitture dalla pioggia (grandi fogli di plastica trasparente tenuti fermi con lo scotch e protetti ai margini con giornali). Os– servazioni sul comportamento della gente, per lo più attenta e ammirata anche se c'è chi non guarda neppure o cammina spavaldo sui colori a rischio di portarsi, attaccato alla suola, l'oc– chio di un Gesù Bambino o l'aureola di un Santo. Scelta del quadro. Tutti d'accordo: in Italia le Madonne rendono di più. Ma un buon lavoro con altro soggetto -sostengono alcuni– fa guadagnare quanto una brutta madonna. In Italia, dove la gente è più incuriosita e interes-

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