Fine secolo - 23 aprile 1985
NORVEGIA Espen Haavardsholm Nato nel 1945, è stato l'uomo forte della «rivolta letteraria» della fine degli anni '60, con Jan Erik Vold e Dag Solstad. Il suo primo romanzo, Store Fri, è stato tradotto in molte lingue. Sembra spesso che l'obiettivo dichiarato dell'industria dei mass-media con la sua potente tecnologia moderna -in un modo all'est, in un"altro all'ovest- sia di renderci sottomessi, passivi, angusti di spirito, possessivi, avidi di consumare, facili da manipolare, di farci dimentica– re che cosa è realmente il mondo, di far– ci dormire a occhi aperti. L'obiettivo della letteratura, a mio pare– re, è esattamente l'opposto. L'Europa mdderna è cominciata con le idee degli enciclopedisti francesi, delle persone illuminate, che pensavano, che avevano una coscienza storica. Queste idee sono oggi più importanti che mai da difendere, e quando penso che la letteratura sopravviverà e che la letteratura ha un avvenire, è perchè cre– do sempre nella forza di queste idee. lo scrivo dunque perchè è qualcosa che mi piace fare, cui prendo piacere. Ma scrivo anche perchè penso che sia il mio modo di partecipare alla resistenza con– tro le forze che sono al potere nel mon– do -che avvelenano le risorse· naturali, che organizzano il genocidio nei paesi non sviluppati, che giocano con l'idea di far saltare tutto, che sfruttano la vita delle generazioni presenti e future, che manipolano il globo come se fosse un territorio riservato ai loro giochi di– struttivi, e che fanno apparire tutto ciò come il solo ordine naturale delle cose. Se la letteratura è parte della lunga, del– la complessa lotta storica fra dominanti e dominati -ed è quello che io penso che sia, sia apertamente, sia in maniera più velata, nascosta- allora, il ruolo dello scrittore è di averne coscienza e di sce– gliere il proprio campo, nella vita e nel lavoro. Bisogna arrivare a farlo, tuttavia, senza interferire con le necessità e le contrad– dizioni dell'arte, e in certi casi questo può essere delicatissimo. J an Erik Vold Nato nel 1939, si esprime at– traverso poesie che presenta sulla scena accompagnato dal sassofonista Jan Garbarek Perchè se non lo facessi, una voce man– cherebbe. OLANDA Harry Mulisch Nato nel 1927 a Haarlem da un padre di origine ceca che aveva lavorato per i tedeschi e da una madre ebrea. Si dice volentieri discendente di "un pot-pourri internazionale di nomadi". Io scrivo perchè i miei libri formano il mio secondo corpo ·che mi sopravviverà e tutte le aJtre considerazioni .sono se– condarie. Teo Noteboom Nato nel 1933 all'Aia, studi'da buoni religiosi, poi globetrot– ter, questo romanziere e poeta scrive spesso racconti di viag- . gio. Scrivere è per me una meditazione sul mondo, il solo metodo autentico di ri– flessione. Quando non scrivo, il mio pensiero non ha forma, e non capisco più niente. Senza questa meditazione che è la scrittura la mia vita non mi ap– parterrebbe. PARAGUAY Augusto Bastos Roa Nato nel 1917, poeta gongori– sta riconvertito alla novella e al romanzo. A lungo giornali– sta, diplomatico, sceneggiato– re. Soggiorno in Europa. At– taccato alla violenza nei rap– porti umani. Perchè dunque scrivo? Può darsi che sia per atavismo. Lo so, non è una buona risposta. Ma c'è una risposta precisa a un tema così impreciso? Ogni essere che scriva ha per questa follia della scrittura le s1:1e ragioni pubbliche e private, e an– che ignorate da lui, che non gli saranno mai note. E da uno scriba all'altro, que– sta gamma di motivazioni si estende pressochè all'infinito. Resta la scrittura e in essa la particella di moltitudine che ciascuno è, ma con la moltitudine all'in– terno; parcelle di verità ma con la verità in ciascuno di noi. Come ogni goccia di mare col mare al suo interno. La mia ri– sposta più onesta ·sarebbe: veramente, non so perchè scrivo. Se lo sapessi, forse non scriverei. Ma questo stato, di neces– sità invisibile e silenzioso, della parola, è il più pericoloso. La scrittura ridotta allo stato di virus. L'infinito ridotto al silenzio. "L 'in.finito, caro amico, non è più gran cosa: è una questione di scrittu– ra -diceva Monsieur Teste- L'universo non_esiste che sulla carta". Fanatismi della ragione a parte, io scrivo per ten– tare di conoscere l'altro, gli altri, miei si– mili, perchè solo attraverso loro posso -conoscermi. Io non desidero andare per il mondo con negli occhi l'aria di arriva– re sempre in ritardo. Io scrivo inoltre per cercar di evitare che, su questo pia– neta minacciato di estinzione, alla paura della morte si aggiunga la paura della vita. PERU' MarioVargasLlosa Nato nel 1936 a Arequipa, questo romanziere si é visto proporre l'anno scorso la cari– ca di primo ministro. L'avvenimento che fino ad oggi ha con– tato di più nella mia vita é, credo, l'aver imparato a leggere. Avevo cinque anni ed ero un bambino irrequieto e sognato– re. Le riviste e i libri di avventure hanno arricchito il mio universo in maniera straordinaria, riempiendolo di peripe– zie, di paesi e di creature favolose, di cui ero l'eroe, lo scopritore e l'incarnazione, con tutta la forza di una immaginazione che le letture conservavano in uno scop– piettio continuo e che, come sempre nei bambini, distingueva difficilmente i li– miti fra fantasia e realtà. Il tempo si é incaricato, naturalmente, di renderli vi– sibili, e di provare che sono invalicabili. Io credo che la mia vocazione di roman– ziere sia impregnata della nostalgia di queste avventure lette, e che sia un oscu– ro sforzo per rifiutare quei limiti fra l'inventato e il vissuto, uno sforzo, con– tro la ragione pratica, per vivere vite molteplici e ciascuna di loro con più in– tensità, diversità e impunità che non permetta la vita vera. FINE SECOLO * MARTEDI' 23 APRILE POLONIA KazimierzBrandys Nato nel 1916 a Lodz, que– s'uomo discreto e pertinente fu festeggiato dopo il 1945 in Po– lonia prima che la pubblicazio– ne delle "Variazioni postali" scatenasse gli attacchi della stampa ufficiale. Vive a Parigi. «Per fare meglio di Shakespeare» ha ri– sposto senza esitare un poeta cui si chie– deva, durante una lettura pubblica, perché scrivesse. Credo che sia una buo– na risposta.( ...) Il mio caso é semplice. Mi hanno inségnato a leggere quando avevo sei anni. Ho cominciato a leggere dei libri e mi sono reso conto che quei libri, qualcuno li scriveva. Ho deciso di scriverli da solo. ( ...) Se sapessi perchè scrivo, probabilmente smetterei di scri– vere. Si rimprovererà forse alla mia ri– sposta di essere evasiva. E' la sorte che si attirano a volte le domande indiscre– te. RDT ChristaWolf Na~a nel 1929, personalità di primo piano, persegue una ri– flessione sulla letteratura e sul– la nascita del fascismo. , Potrei rispondervi con una battuta: scri– vo per scoprire la ragione per cui provo il bisogno di scrivere. Di fatto, per me, la scrittura è soprattut– to la chiave che apre la porta dietro la quale sono custoditi gli inesauribili do– minii del mio inconscio. E' il cammino che conduce al deposito degli interdetti, di ciò che è stato scartato nell'infanzia, di ciò che non è stato ammesso, di ciò che non è stato rimosso. E' il cammino che conduce alle fonti del sogno, del– l'immaginazione e della soggettività. Per me, l'avventura spirituale della scrittura è ritrovare in me le forze che posso forse liberare e che lungo tutta la vita sono state, nelle condizioni storiche che conosciamo, sospettate di soggetti– vismo e dichiarate: inutili, superflue, nocive, inutilizzabili, incongrue, insigni– ficanti, svantaggiose, proibite, pregiudi– zievoli, anarchiche, amorali, senza scru– poli, condannabili, contrarie alla legge, inappropriate, improprie, vergognose, detestabili, contrarie all'ordine, pigre, ridicole,.morbose, folli, senza valore, ar– bitrarie, spregevoli, risibili, insensate, immorali, irresponsabili, false, intempe– stive, scorrette, indecenti, devastatrici, egoiste, inammissibili, ingrate, radicali, ribelli, irragionevoli. Queste forze sono state giudicate negative, anestetizzate, incatenate, e paralizzate. Quello che mi fa paura è il modo in cui funziona, nelle società industriali, la se-
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