Fine secolo - 13-14 aprile 1985

(foto Eckhard Supp) Darcy Ribeiro Etnologo, ministro della Cultu– ra dello Stato di Rio. L'autore di "Maira" si è reso r.elebrein particolare facendo costruire un 'sambodromo" gigante. Scrivo perchè ho delle cose da dire. Dir– le è molto piacevole, ma molta gente vive senza fare attenzione: io voglio sve– gliarla. Il mio mondo bello e immenso ma famelico è perfettibile: il mio compi– to, è di renderlo migliore. Joao Ubaldo Ribeiro Il suo paese, il Nordeste, occu– pa tutti i libri, fra cui "Il ser– gente Getulio" di questo ro– manziere ancora della giovane generazione (è nato nel 1945). Un titolo come "Viva o povo brasileiro" ha trovato 20.000 lettori in una settimana. Scrivo perchè voglio, è un atto di vo– lontà cosciente. Credo di avere la voca– zione di scrivere e qualche cosa da dire. Credo che la letteratura sia una parte vitale del processo di autoconoscenza del popolo brasiliano e di poter contri– buire, quanto a me, a questo processo. Inoltre, non so nè voglio fare nient'al– tro. Se non scrivessi, mi sentirei inutile. CAMERUN Francis Bebey Nato nel 1929 a Douala, è più conosciuto come cantante. Compositore, ha dato dei reci– tal di chitarra e diretto i pro– grammi musicali dell'UNE– SCO. Gran premio letterario dell'Africa nera per il suo pri– mo romanzo "Il figlio di Agata Moidio"(1977). Strana domanda per i tempi che corro– no. Che volete che faccia se no? E che rispo– sta vi aspettate da me? Di fatto, cono– scendovi bene, subodoro che nel mo– mento stesso in cui questa domanda vi è venuta in mente, non avete mancato an– che di immaginare il genere di risposta che speravate vi dessi. In qualche modo avete ragione: io scrivo senza dubbio, prima di tutto perchè ho imparato a scrivere. Banale conseguenza di una ma– lattia che t~nti uomini ben intenzionati si dedicano a diffondere sull'umanità da qualche secolo: l'alfabetizzazione. Io ho perduto la memoria dei miei antenati, da quando scrivo. Perciò scrivo e non posso più smettere di farlo. La cosa ha preso per me le folli dimensioni di un'autentica necessità. Se i miei lo sa– pessero! Il racconto pesa il calibro delle sue stes– se parole lanciate come salutari proietti– li contro un auditorip così attento. Il te– pido chiaro di luna lo ascolta mentre il villaggio tutto intero si istruisce. Questa sera ancora il personaggio principale è ;_ff/~~: :J';Jr· ,.,/_~1_tg: ':, ., 'lr.i? f t:.Lj la tartaruga, alla quale la tradizione ac– corda il numero massimo di saggezze che un essere animato o mobile sulla terraferma e nell'acqua possa possedere: nove. "Un male che diffonde il terrore" si è abbattuto sulla popolazione animale da est a ovest e da nord a sud. Il re leo– ne convoca tribù e clan dall'intera fore– sta. Ha intenzione di chiedere alla tarta– ruga di trovare immediatamente il rime– dio al male di cui tutti stanno soffrendo. La tartaruga non assisterà alla riunione, con gran stupore di tutti gli animali, e ciò naturalmente farà montare il leone su tutte le furie. Poi a un tratto il martin pescatore messaggero arriva ad annun– ciare al re la triste notizia: sulla strada verso il palazzo in cui tutti la attendeva– no con impazienza, la tartaruga ha in– contrato un fiume profondo nel quale è annegata mentre tentava di attraversar– lo. All'udire ciò, tutta l'assemblea piom– ba in una grande tristezza. Il coccodrillo stesso versa una lacrima. E' allora che la lepre, colei cui la Natura non ha dato che sette saggezze, osa dichiarare: "Ah, davvero la tartaruga non era così mali– gna come credevamo. Io che non so nuotare più di lei, attraverso sempre i corsi d'acqua camminando su uno di quei tronchi d'albero che l'uomo vi posa spesso per unire le due rive. Così non mi ritrovo mai in acqua". Morale: avrete un bel possedere il massimo di saggezze, quella che un giorno vi salverà dalla morte abita forse da uno dei vostri contemporanei che in apparenza ne ha meno di voi. Mi piacerebbe dirvi questo racconto. Non scriverlo a vostra richiesta. Ma voi FINE SECOLO* SABATO 13 / DOMENICA 14 APRILE 27 :{~i>.) ~~~: .f~t:~-:~,r 1:j .. :>:;=::·. : .. 'Ii rf. .i f ··. J. t-?~ . t \"' . 1>, ii;-:· ,,., ' r•··• '.: ;~ t~.flt .. :>· .. ❖-_..;.·/' ! ·: ··~=·•.:-···?i~-;· ....... ❖ •.· . .. ,. ~:(,t; ,:~ .. :::/·· :-;-·::; '':' \i~i,;1;~:¾it non ci siete. D'altra parte il villaggio al chiaro di luna vi è diventato sconosciu– to. E poi voi non siete capaci di perdere il vostro tempo ad ascoltare parole che 'si alzano e parlano e cantano e danzano e vivono. Il tempo stesso, voi l'avete chiuso in orologi e calendari. Che piace– re corrervi dietro! E io che vi seguo con il mio fiatone civilizzato nuovo fiam– mante ... che voce mi resta ancora per dire le mille e una storia che invento se– condo la mia vita? Fermatevi! Sedetevi là, su quella panchina di un'estate urba– na, fra i barboni, gli innamorati, i pas– seggiatori di ogni genere. E guardate, guardate tutti il pazzo che sono. Rac– contare storie, fossero anche meravi– gliose, raccontarle a viva voce, nel 1985, sulla pubblica piazza, come all'invec– chiato tempo della tradizione orale degli Africani - è pura follia una tal sfida al re libro. Allora? Io scrivo per dire alt al razzismo di oggi. Come i nostri padri venuti dai loro lon– tani tropici dicevano alt al nazismo lot– tando al vostro fianco sui campi di bat– taglia del 39-45. Che neofascisti, xeno– fobi e altri razzisti non lo dimentichino mai! Scrivere, é prima di tutto lottare per la libertà. E' invitare gli uomini a ravvici– narsi reciprocamente per ricercare nella pace e nella comprensione mutua i tipi di felicità che corrispondono alle loro differenze. Infaticabile pagina bianca. Essa sì, mi ascolta. Pazientemente. E promettendo– mi di svelare in qualunque momento, non importa a chi, tutti i segreti che io le confido. Allora, io le parlo come se scrivessi. Il mio romanzo é un racconto. Dispiegatene le parole, e lo vivrete. Ve lo dico una volta di più. Scrivo per quel– li che sono venuti, non hanno capito niente di niente, se ne sono tornati alla loro miseria paradisiaca, e continuano a non capire niente di niente. Scrivo per fuggire dal loro paradiso fittizio, e gua– dagnare l'altra riva del cuore degli uo– mini prima che sia troppo tardi. Allora scrivo perchè non ho il tempo di non scrivere. •,· ...... ,•• .. . : . : . :" .:« ... CANADA MargaretAtwood Seguita per strada e fin nei ne– gozi, è un'eroina nazionale, la presidentessa degli scrittori. Nata nel 1939, a Ottawa, suo padre entomologo le rivelò il selvaggio. Northrop Frye chiarì per lei le mitologie della cultura. Abbastanza per strap– pare alla lama il cuore deluso dalla passione romantica. Femminista, conosce tuttavia l'arte di trattare i fiori. Criti– ca, ritorna all'invenzione attra– verso i cammini più chiari (in italiano é stato appena tradot– to "Una donna da mangiare"). E' una domanda che mi sembra partico– larmente complessa. Potrei rispondere con un'altra doman– da, "perchè tutti gli altri non scrivono?" Poiché é certo che la scrittura, cioè la combinazione ordinata del linguaggio e della narrazione, è, come le altre attività artistiche, una delle cose che distingu_o– no gli esseri umani. Scrivere, è ciò che è propriamente dell'uomo. Potrei anche parafrasare Pascal, e dire: "Scrivo, dunque sono", o proclamare la mia parentela con Sartre affermando che la scrittura è l'atto attraverso il qua– le mi definisco. Si potrebbe dire che la scrittura sia la struttura che io colloco fra me e non-essere, il caos, la disinte– graz10ne.

RkJQdWJsaXNoZXIy