Fine secolo - 13-14 aprile 1985

. ' . FINE SECOLO* SABATO 13 / DOMENICA 14 APRILE giovane, ed essendo perfettamente co– sciente delle sofferenze del popolo nero dell'Africa del Sud, sapevo che non avrei mai potuto partecipare al movi– mento di liberazione, a questo mondo di torrido odio, di conflitti, di gelosie, di tradimento e di assassinio. Il mio equili– brio ·nervoso è così fragile che di fronte al pericolo, o coinvolta in un'attività clandestina, sono èolta da tremiti vio– lenti. Le spie dei Boeri non ci avrebbero messo molto a smascherarmi e a farmi pervenire un pacco esplosivo. Fin dai miei esordi di scrittlj.ce, ho fatto sapere che la politica non era affar mio. Da al– lora, me lo porto dietro come un pecca– to. Se siete nati sudafricani, dovete far politica, dovete lavorare alla liberazio– ne. Vi è vietato restare in disparte e non commentare l'orrore, l'orrore. La comunità internazionale è così osses– sionata dall'Africa del Sud che ho dovu– to spesso affrontare un pubblico ostile che m'interpellava insofferentemente: "Perchè l'hanno invitata? Lei non è uno scrittore politicamente impegnato. Perchè non va a liberare il popolo del- 1' Africa del Sud?" Che angoscia fa nascere ciò! Come arti– sta creatore, io non avevo niente da aspettarmi da quel paese in cui regnaYa– no la, cupidigia e i pregiudizi razziali. Ero incapace di scrivere su quel paese e i suoi abitanti, incapace di attingervi qualche magia o qualche fascino, quale che fosse. A 27 anni, fui fe I ice di andar– mene. Ho scritto tutti i miei libri a Sero– we, nel Botswana, dove vivo da vent'an– ni, e chi con·osce queste opere sa qual posto vi tengono la magia e il meravi– glioso. Io so che la storia dell'Africa del Sud non si riduce all'eterno problema della fine della dominazione della minoranza bianca. Questo tema onnipresente sem– bra far nascere ad ogni generazione dei leader politici di vaglia che segnano con la loro impronta la società e il mondo. Nessun altro paese al mondo ha prodot– to tanti pensatori e leader di rilievo. L'attività politica del paese é stata ricca e creativa. C'è stata la rivoluzione socia– lista che ha permesso, a un certo punto, di far passare il salario di base dei mina– tori e degli operai da uno scellino a una sterlina al giorno; poi il Congresso Na– zionale Africano, il Congresso indiano e la resistenza passiva del Mahatma Gan– dhi. La mia generazione ha conosciuto Robert Sokubwe e il panafricanismo, le generazioni successive Steve Biko e la Coscienza Nera. Dietro tutto ciò c'è la vita, anche se la grande maggioranza degli abitanti di questo paese non ha mai esercitato un potere politico. Dun- que, io sono incapace di essere una don– na politica o una liberatrice. Ci sono tanti uomini politici e liberatori ai quali vorrei rendere omaggio. Devo citare un altro pubblico che mi considera come un'appestata: gli stu– denti neri dell'Africa/ .../ Io riconosco che la mia cultura letteraria e le influen– ze che ho subìte sono internazionali, ma troverei inquietante che si potessero sta– bilire le norme della personalità africa– na che solo alcuni tipi di scrittori sareb– bero abilitati a rappresentare conve– nientemente. Tutti i miei personaggi sono neri ma io permetto loro di essere imprevedibili e di possedere un fascino .originale. Sa.rei desolata di trovarmi di fronte un cupo maschio che sarebbe l'a– fricano riconoscibile, il personaggio standard dei romanzi africani. Si assiste, nell'Africa indipendente, a una spinta di nazionalismo chiuso su se stesso, a un moto di rigetto dell'esperienza colonia– le. Ma è impossibile. L'esperienza colo– niale ha modificato e sviluppato la per– sonalità africana. Io non sono nè catti– va, nè occidentalizzata. Sono semplice– mente una persona aperta e i miei per– sonaggi spaventano o incantano i miei lettori. Tutti quelli che mi conoscono sanno che nella realtà di tutti i giorni delle mie ore di veglia io sono una per– sona assolutamente solitaria. Gli amici passano nella mia vita, mi stringono la mano, ma nessuno di loro mi è vicino. Il mio universo onirico notturno è com– pletamente diverso, è popolato di mi– ·gliaia e migliaia di persone. Non è un mondo di fantasia o di finzione, ma un mondo pratico, attivo, in cui la gente fa dei piani per l'avvenire e mi fa conosce– re i suoi desideri./.../ Io costruisco una scala verso le stelle. Sono in grado di portarci con me l'uma– nità intera. E' per questo che scrivo. B.RASILE CarlosDrummond de 'Andrade Nato.a Minas Gerais,paese in cui c'è· "il 90 % di ferro nella terrae 1'80 % nelle anime", è il grandedella poesia brasilia- na. Scrivo perchè sono scrittore. Scrivo perchè mi piace scrivere. Jorge Amado Lo scrittoredi Bahia, membro del Partito comunistabrasilia– no, grandefigura, tradottodo– vunque: "Non inguaiarti con Jorge Amado-diconoa Bahia– se no il tuo nome diventerà quellodel cornutonel suo pros– simo romanzo,e poi lo legge– rannoin 49 lingue". Prima di tutto per rispondere a una ne– cessità interiore, a una vocazione invin- cibile: anche se volessi, non potrei non scrivere. I temi, i personaggi, le situazio– ni si impongono e il bisogno di metter– mi alla macchina da scrivere si fa impe– rioso: è così che nasce il romanzo. o''altra parte, io scrivo per essere letto, per avere un'influenza sulla gente e così concorrere a modificare la realtà del mio .paese, creando per il popolo che soffre la prospettiva di una vita miglio– re, e levando alta la bandiera della lotta e della speranza. Io penso che la lettera– tura sia un'arma del popolo e che lo scrittore sia l'interprete dei desideri e delle battaglie del suo popolo. E' così che ho cercato di agire nella concezione e nella realizzazione della mia opera di romanziere. Scritta attraverso più di cinquanta anni, la mia opera serba, nella diversità for– male, un'unità perfetta che risulta dalla posizione dell'autore dinanzi alla vita e alla realtà brasiliana: al fianco del po– polo, contro i nemici del popolo. Cioè in una lotta infaticabile per la libertà contro l'oppressione, contro i pregiudi– zi, tutti i pregiudizi e soprattutto il ·raz– zismo, il più mostruoso fra tutti, contro la violenza di classe, lo sfruttamento dei lavoratori, il latifondo, il feudalismo e il capitalismo che si mescolano nell'eco– nomia brasiliana, Per una società civile contro le dittature militari o di qualun– que altro genere. Per una armoniosa coesistenza tra collettivo e individuale. Sono queste le linee maestre della mia opera, di cui il popolo brasiliano è stato l'eroe permanent_ee mai vinto. FernandoGabeira Si è trovatoun posto nella let– teratura cominciandocol se– questrarel'ambasciatoredegli Stati Uniti, episodio che data al 1969 e che egli raccontafra altri in "I guerriglieri sono stanchi". Quando rispondo a un giornale serio come Libération, suppongo di scrivere per contribuire alle trasformazioni indi– viduali e ai cambiamenti sodali di que– sta America del sud autoritaria. Quando volto e rivolto questa domanda nella testa, ho la tendenza a pensare che scrivo per essere amato e che questo de– siderio prosaico finirà per fare di me un nome di strada o di bilioteca pubblica nella cittadina in cui sono nato. Quando sono molto matto, questa do– manda mi fa morire dal ridere perchè so che la forza che mi spinge a scrivere, ironicamente, non si lascia catturare nelle parole.

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