Fine secolo - 13-14 aprile 1985

FINE SECOLO* SABATO 13 / DOMENICA 14 APRILE Ernesto Sabato Nato nel 1911 a Rojas, ha stu– diato filosofia e matematica. E' stato fisico con Marie Cu– rie, poi scrittore: Il tunnel, Ale– jandra, L'angelo delle tenebre. Dopo la caduta della dittatura, dirige la commissione d'inchie– sta sui desaparecidos. Non scrive più, dipinge: ritratti di Kafka, Virginia Woolf, Do– stoievskji... Ci sono due forme di scrittura. La pri– ma é quella che chiameremo "prosa" nel senso proprio della parola, secondo le famose "idee chiare" di Cartesio, pura da ogni emozione, quale si trova nel teorema di Pitagora, nel modo d'im– piegare una lavatrice, o in un trattato di filosofia razionalista. L'altra è quella che promana dal mondo delle emozioni, del sogno, dei miti e dei gigli, dal mon– do della poesia nel senso proprio del termine, anche se non é scritta in versi. Il verso non è la condizione necessaria e sufficiente della poesia: Happy birthday to you non ha niente a che vedere con la poesia, mentre Faulkner o Kafka, Cer– vantes o Proust sono eminentemente poetici. Perchè si scrivono queste cose? Io non sono capace di darne una spiegazione, anche se ci sono molti psicologi che si accaniscono a trovarne. Esse si fanno in modo cogente, violentemente e inespli– cabilmente come si fabbricano i sogni, e per motivi identici. Esse esprimono, nel solo linguaggio che la possa esprimere, una realtà complessa e contraddittoria, e non sono, come pretendono certi teo– rici superficiali, un "riflesso" della realtà ma un atto attivo e ontologica– mente creativo che si afferma attraverso d~i simboli, del1e metafore e dei miti. E' la più elevata e più profonda manifesta– zione dell'essere umano, poichè, come ha detto Holderlin, l'uomo è pari a un dio quando sogna, e inferiore a un men– dicante quando pensa. Grazie a questa attività, l'essere umano attinge la regio– ne estrema dei grandi enigmi esistenzia– li, enigmi metastorici che valgono per tutte le epoche e per tutte le parti del mondo. Ecco perchè l'arte può cambia– re, non progredire: i sogni di oggi non sono "migliori" dei sogni di Giuseppe. Marx si chiedeva, con perplessità, in una lettera a un amico, perchè Sofocle continui a commuovere in un tempo in cui le strutture economiche, sociali e po- litiche sono così diverse da quelle della Grecia antica. Ciò che dimostra come anche un genio può ingannarsi quando si lascia cons~gliare troppo dalle sue dottrine. OsvaldoSoriano Nato nel 1943, Calvino ba par– lato di lui come di un "Hemin– gway eroicomico". Scrittura efficace, politica e cinemato– grafica. Come molti esiliati, è stato conosciuto prima in Eu– ropa. Non ho mai saputo con prec1s1one perchè scrivessi, nè d'altronde se esista un "perchè" che possa ricercarsi al mar– gine della scrittura stessa. Arrischierò una risposta: prima di tutto, c'è il piace– re, la sensualità della parola che scelgo per aprire uno spazio di libertà nell'uni– verso che costruirà il testo che scrivo. Poi, c'é la mia preoccupazione di argen– tino impegnato nel mio tempo e nella società in cui mi è stato dato di vivere. Niente, nella mia formazione, mi predi– sponeva alla letteratura. La scoperta tardiva di quelli che sono i miei maestri -Hemingway, Dostoevskji, Maupassant, Cortazar, Arlt, per citarne solo qualcu– no- si è aggiunta al mondo dell'avventu– ra del cinema americano e del fumetto che ha nutrito i sogni della mia infanzia. A partire da questi elementi, ho creato . lo spazio di espressione che mi è pro– prio. Ogni romanzo che scrivo è per me una nuova vecchia storia che racconto a me stesso per popolare le ossessioni del bambino che non ho mai cessato di es– sere. Io rispondo alla necessità di scrive– re col piacere di scrivere. E se vi trovo una certa dose di angoscia, so bene ~he è il prezzo da pagare. E scrivo, anche, per spartire la mia solitudine. AUSTRALIA Helen Graner Una donna che ha trattato in modo nuovo un soggetto vec– chio: la coppia. Nata nel 1944, giovane romanziera, classica, profonda: è Melbourne. Joan Didion descriveva colui che riem– pie dei taccuini di annotazioni come "un essere solitario e ansioso che impone alle cose un nuovo ordine". Io sono questo. La fotografia che preferisco si intitola Patate in un lavandino, di Claude Batho. Undici patate di cui una deforme; del– l'acqua che cola dal rubinetto; una pre– sa di corrente; otto scanalature nello smalto; qualcuno ha pelato le patate con un gesto rapido ed esperto; ciascu– na patata, anche quella malformata, è . tagliata come una pietra preziosa. Io scrivo perchè amo le cose che somi– gliano alle patate di Claude Batho. Io raccolgo nel mio taccuino ogni sorta di piccole cose: un sacchetto di té sventra– to che svolazza sull'autostrada; un'or– chestra che prende respiro; il gesto di collera di una donna che strappa degli abiti da un attaccapanni in una bouti– que; un uomo che sospira nell'auto ac– canto al1a mia, al semaforo. Mi sono in- ventata la responsabilità di salvare i det– tagli e gli eventi irrilevanti che senza la mia attenzione sfuggirebbero e scompa– rirebbero. E la responsabilità di disporli come incrostazioni in una 3toria in cui acquisteranno un senso. La gente com– pra e legge i miei libri. Questo significa per me che il processo di osservare, sal– vare, collezionare, disporre, è utile per loro come per me. Io scrivo anche per cercare di capire quello che mi succede e il comporta– mento della gente intorno a me. Quan– do trovo una tecnica che mi permette di modellare queste cose, sento un benes– sere, un sollievo e una potenza che chia– merei spirituali se non fossi donna e scrittore d'Australia -ciò che comporta la spiacevole obbligazione di far mostra di non prendersi troppo sul serio. Perchè scrivere? A una simile domanda, ogni scrittore darà la propria risposta secondo lo stadio della propria evolu– zione, ma solo se abbia preso coscienza e formulato la propria posizione e fun– zione sociale. E anche quando le rispo– ste presentano in superficie delle simili– tudini, resteranno sempre differenze es– senziali, come nei sorrisi e nelle lacrime del neonato che non hanno mai lo stes– so significato di quelli della madre. A questo stadio, io non potrei rispondere alla domanda se non in una maniera molto semplice, quasi un cliché: scrivo perchè la vita valga la pena di essere vis– suta, per fare del mondo un luogo rela– tivamente vivibile, e per rendere all'uo– mo l'idea dell'onore/ .../. ,. Frank Moorhouse Un autore di racconti, essen– zialmente, anche se ha collabo– rato al cinema australiano. Nato nel 1938, dunque austra– liano e non post-britannico, de– scrive come ''narrazione di– scontinua" le sue raccolte di storie, di snap-shot, di ritratti, in cui ha imposto una scrittura semplice, cittadina, moderna: è Sidney. Scrivere mi permette di sfuggire alla so– cietà e di ritrovare una solitudine grazie alla quale posso tornare a questa so– cietà, in condizioni definite da me stes– so, grazie al commercio dei miei libri completati. Raccontare delle storie mi preserva dalle ideologie dominanti e vo– cianti, autorizzando l'eresia della deca– denza (come l'erotismo), cioè a prender– mi la rivincita sulla normalità, a rove– sciare la normalità, a regredire in rap– porto alla normalità. Raccontare delle storie mi solleva lasciando giocare i miei fantasmi e il mio rimosso. Raccontare delle storie, col tramite' del racconto, della biografia e dell'autobiografia, mi preserva dalla solitudine mettendo a nudo la mia solitudine e tutta la trama del mio io. . ,jff//[lttm> .._,.

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