Fine secolo - 30 marzo 1985

I • FINE SECOLO * SABATO 30 MARZO . · , divieto: riceve vecchi e nuovi seguaci e trasmette loro le sue direttive. Nel 1924 è uscito un suo libro, Hindutva, che diverrà la Bibbia dell'induismo tradizionalista e. ol– tranzista. Una tradizione agiografica vuole che Savarkar lo abhia elaborato nel carcere in cui era detenuto, privo di strumenti scrittori, graffiando i muri bianchi della·sua cella e imparando poi a memoria. Il concetto di Hindutva (un neologismo che si potrebbe tradurre con «induità») rimarrà alla base del suo pensiero anche negli anni suc– cessivi. Esso si fonda sulla convinzione di una superiorità razziale indù e sul sogno di ricostruire un grande impero (mai esistito nella realtà) dalle sorgenti dell'Indo a quelle del Brahmaputra, dall'Himalaya al Capo Comorin. Sa– varkar non nasconde il suo odio• per i musulmani, che vuole indurre (così come i cristiani) a riconvertirsi all'in– duismo o ad abbandonare l'India. Ammette invece nel– l'Hindutva sikh e giainis_ti:ma non esiterà poi à lanciare o ad accettare parole d'ordine induiste «ortodosse», tali da offendere profondamente la suscettibilità di quei gruppi religiosi. Savarkar rivelerà in seguito un'estrema spregiudicatezza in molti campi. Sosterrà la rimozione delle barriere castali e l'ingrsso degli int9ccabili nei t~m– pli e nelle scuole. arrivando a occasion~i alleanze con il 11 vostro libro contiene un carteggio fra due grandi per– sonalità del. nostro tempo. Era mai stato pubblicato in 'talia? Una sola lettera, delle sette che costituiscono il carteg– gio, esisteva già in italiano. Le altre lettere erano state pL•bblicate più volte in russo, in inglese (in India e in Inghilterra), in francese. Tuttavia, nessuna di queste edizioni era completa, perché le lettere sono state tro– vate e rese note in epoche diverse. Sotto questo punto di vista potremmo anche dire che questa sia, parados– salmente, la prima edizione completa ·e, ritengo, accu– rata, del carteggio tra Gandhi e Tolstoj, con l'aggiunta di altre lettere e testi ad esso collegati. Le traduzioni sono state effettuate, ovviamente, dal russo o dall'in– glese a secqnda dei casi. Naturalmente, un'edizione completa e critica del carteggio, una specie di «prima mondiale», non era tra i- nostri scopi neppure· per scherzo. Sarebbe stato nec'essario, per esempio, pub– blicare le lettere nelle lingue originali e non solo in ita– liano, confrontare i manoscritti, ecc. Diciamo che la «prima», nel senso della completezza, è stata un po' un sottoprodotto del nostro lavoro: che è venuta fuori . da sé. Ma non è certo a questo che puntavamo (e che puntiamo). Ci interessava (e ci interessa) presentare al pubblico italiano i problemi che emergono dalla let– tura e dallo studio del carteggio. In Italia, l'esistenza del carteggio era nota, ovviamen– te, agli studiosi di Gandhi (come Giorgio Borsa, che· lo citava già nel 1942) o di Tolstoj, e anche a gruppi più o mene, ristretti di tolstoiani e pacifisti nel ventennio tra le due guerre é negli anni cinquanta. Al livello di un pubblico più vasto, anche di buona cultura, credo che il fatto che due personaggi che immaginiamo cosi lon– tani come Gandhi e Tolstoj si siano scambiati delle let– tHre fosse per lo più ignoto. Cltre ai testi del carteggio tra Gandhi e Tolstoj, cosa si trova nel vostro libro? Ci sono, come -he> già accennato, altri documenti: per esempio, lettere di rispettivi collaboratori. C'è, tradot– to anch'esso per la prima volta in italiano, lo scritto più importante fra quelli dedicati da Tolstoj all'India: la Lettera a un indù; Poi ci sono due saggi, uno di Gianni Sofri e uno mio, che presentano due diverse letture del carteggio, lo collocano in un contesto storico, lo collegano alla biografia e al pensiero dei due autori. lo mi sono occupato di Tolst.:>j,Sofri di Gandhi. Cosa emerge in particolare dal vostro lavoro? E' difficile dirlo in poche parole. Direi che emergono soprattutto problemi, che noi abbiamo cercato di pre– sentare come tali, senza prevaricare. Come abbiamo detto nell'introduzione, ci è parso di trovare, tra la fine del secolo scorso e il 1910, molti antenati della scena attuale: pacifisti ed ecologisti, terroristi e fautori della / . . LA META'. TOLSTOIANA. Cinqu(J domande . a P,ierCesare Bori leader degli _intoccabiliAmbedkar, fautore di elettorati separati per i fuori casta (Gandhi sosteneva invece, com'è noto, un loro inserimento ·a pieno titolo nella comunità indiana). Si presenterà come un fautore della moderniz– zazione scientifica ed economica dell'India, in apparente contraddizione con il tradizionalismo induista che conti– nuerà a professare. In realtà, queste contraddizioni sem– brano sciogliersi in un solo scopo perseguito con grande det9fID_inazione: unire e consolidare l'induismo per farne la guida spirituale di un'India forte e agguerrita. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, mentre Gandhi e gli altri leader del Congresso protesteranno vivacemente (e andranno per questo in galera) contro la decisione uni- ·1aterale del governo britannico di coinvolgere in essa il popolo indiano, Savarkar inviterà i giovani indiani ad ar– ruolarsi per apprendere l'uso delle armi. (Era dominato, scrive uno dei suoi agiografi, dall'ossessione della milita– ,rizzazione dei giovani). La teoria non sembra. esaurire, comunque, l'attività di Savarkar. Si attribuiscono a lui, negli anni del confino a Ratnagiri, l'organizzazione dell'assassinio del governato– re del Punjab e di un attentato fallito al governatore di Bombay. Ma non viene incriminato: «il soggiorno alle ' non violenza, _studiosi e ammiratori dell'Oriente, rifor- matori religiosi, fautori della liberazione femminile e della liberazione sessuale, perfino dei diritti degli ani– mali. Toistoj e Gandhi erano come a un crocevia tra Oriente e Occidente (o, per lo meno, tra settori di que– ste due grandi culture particolarmente sensibili ai pro" blemi cui ho accennato). Ci dica qualcosa di più sul suo saggio su Tolstoj. Ho voluto anzitutto far conoscere un Tolstoj poco noto, quello successivo alla sua «conversione» all'inizio del 1880. Si pensi che quasi due terzi del 90 volumi dell'O– pera omnia in russo contengono materiali successivi a quella data; e si consideri quanto poco se ne sa, a par– te forse Resurrezione. Perciò nel mio saggio ho anche citato abbondantemente brani di qua.sta produzione etico-religiosa. Non ho tuttavia insistito molto sulla svolta del 1880, · pur così importante, soggettivament~; per Tolstoj, e ho preferito sottolineare la continuità di una discussione religiosa che Tolstoj svolge dentro di sé sin dagli anni '50. Ho individuato due suoi punti di riferimento, Rous– seau e Pascal, sino al prevalere del primo, con l'inne– sto della lettura di Schopenhauer. Il mio saggio ha dunque un andamento prevalentemente teorico, l'evo– luzione intelleauale di Tolstoj è in primo piano ..Ma ho voluto mostrare che se questa evoluzione significa una serie di rotture sempre più gravi con la cultura, la religione, la società occidentale, essa si accompagna anche a scoperte intellettuali e a incontri umani in area non occidentale. C'è l'enorme lavoro di traduzio- .· ne, di adattamento, di divulgazione della letteratura etico-religiosa mondiale che Tolstoj viene svolgendo in questi anni, per il suo «Circolo di lettura». E ci sono - gli amici che si viene•acquistando in tutto il mondo, ammiratori che gli scrivono e con cui egli corrisponde. Fra questi, Gandhi. Che cosa significa per Tolstoj l'incontro con Gandhi? Tolstoj era ormai assai anziano, quando conobbe per lettera Gandhi. Egli accolse con emozione le notizie che gli venivano dal Transvaal come una conferma della validità e della praticabilità della sua teoria della non resistenza al male e senti una straordinaria affi– nità spirituale con Gandhi. Noi sappiamo oggi meglio, anche grazie al saggio di Gianni Sofri, che questa affi- ~ nità non è casuale, che nella formazione di Gandhi in- . terviene non solo l'opera di Tolstoj, ma un complesso di fattori culturali comuni ad entrambi. Rimane comunque intatto lo stupore dinanzi allo svi– lupparsi di questo grande scambio tra poli distantissi– mi come Londra, Jasnaja Poljana, Johannesburg e l'India. (a cura di F.T.) l

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