Fine secolo - 16 marzo 1985

Hard Times Un ragazzo, con molti foruncoli e un'aria torpida, ha in mano un sac– chetto di plastica; L'ignaro pense– rebbe si porti una merendina. Ma ogni tanto si apparta dietro un pila– stro,· C()mpie qualche manovra den– tro il sacchetto~poi se lo pone, come una maschera a ossigeno, a coprire naso e bocca, aspira profondamente due o tre volte, riemerge dal sac– chetto rosso iri viso, e con un sorriso ebete e triste ... È un fiutatore di col– la, un glue-sniffer. É una breve passeggiata in discesa. Dal cimitero di Hi– ghgate si plana a volo d'u~cello verso la città infinita. Si giunge a un gran crocevia di strade che convogliano il · traffico dal Nord verso il West End e la City. Al centro dell'incrocio sorge un monolite nero di una trentina di piani, così scostante nell'aspetto da far quasi sospettare un disegno malvagio in chi l'ha concepito: «Entra qui dentro, se ne hai il fegato, soltanto in caso d'urgente ne– cessità». È l'ufficio di zona del DHSS (Dipartimento del– la sanità e sicurezza sociale). Lì si va a dichiararsi disoc– cupato, o indigente, o ~utti e due, o vecchio. A reclamare il salario sociale che spetta per diritto. Oggi, già sulle 8 di ~attina - gli uffici aprono alle ~ e mezza -la coda è abbastanza lunga, una cinquantina di persone, da additarsi a chi voglia una prima idea visiva della povertà londinese dei nostri giorni. È pari la pro– porzione fra giovani che non hanno ancora, meglio mai, avuto un lavoro, e vecchi che s0n lì per questioni di pen– sione. Sette o otto neri, uomini e donne, abbigliati nel gu– sto sgargiante per quasi tutte le ultime manie del mercato della moda di massa e dei gadgets che li fa quasi parere italiani: tute da jogging in bei colori primari soprattutto, e walkman o radiona stereo, venti chili di peso, detta ghetto-blaster a tutto volume e sconforto degli altri. Qualche uomo o donna in età da lavoro - .inglesi e irlan– desi piuttosto in questa zona della città. Un ragazzo, con FINE SECOLO.* SABATO 16 MARZÒ .·~~/! .~.· ' i(~;:ii;;., ···.•·,:::,:, ...... ,~. :•'i~wi:i~ ,~~,,.:, .. ... '··,:> .-'. . .., ...... . . ,-,:-·:· molti foruncoli - sàprò poi che è 'una COii;eguenza della sua passione - e un'aria torpida, ha in mano un ·sacchetto di plastica. L'ignaro penserebbe si porti una merendina. Ma ogni tanto si apparta dietro un pilastro, compie qual– che manovra dentro il sacchetto, poi se lo pone, come una maschera a ossigeno, a coprire naso e bocca, aspira profondamente due o tre volte, riemerge dal sacchetto rosso in viso per una vampa che l'invade, e con un sorri– so ebete e triste. Barcolla un po'qua e là estatico, poi il grande sconforto che aveva in viso prima lo riprende e torna in fila rassegnato .. É un fiutatore di colla, un glue– sniffer; si é portato .dietro la sua ··consolazione. ·Per inciso, è da anni che è in corso una polemica sulla stampa: come legiferare sulla vendita dei più innocenti attaccatutto do- . mestici? E come farà il commerciante a .distinguere, su un volto di minorenne, una precoce passione per l'aereomo– dellismo da un'insana brama di estasi chimiche a poco prezzo? Quel che il monoJite offre lo si può dire in breve così. La teoria era una volta che si dovesse distinguere tra un SUJr p/ementarybenefit, cifra base da offrirsi a chi non aveva ancora o mai lavorato, .e un unemployment benefit, da darsi a chi era temporaneamente senza lavoro, quest'ulti– ma indennità in relazione proporzionale con l'ultimo sa– lario percepito. Si voleva. insomma, con grande delicatez– za d'animo, che il primo apparisse come un incoraggiamento ai giovani che lasciavano la scuola ed erano in cerca di un primo lavoro, o un sostegno che l'in– tera società dei contribuenti offriva a chi non poteva tro– var lavoro. Il secondo era u.na pura restituzione tempora– nea dei contributi che il .l avora tore disoccupato aveva già pagato sotto forma· di tasse. Nel rapporto di Sir William Beveridge (pubblicato nel 1942 e all'origine di tutta la le– gislazione laburista sul Welfare) si specificava che non si voleva in alcun modo che le due forme di salario sociale avess~ro alcuna connotazione di carità, ma che, invece, chiara ne fosse la natura di diritto. Il rapporto conclude– va con risonante ottimismo che il sistema di salario socia– le avrebbe sconfitto uno dei «cinque gigantì», il bisogno; gli altri essendo «la malattia, l'ignoranza, lo squallore e l'inattività». L'attuale governo ha. avuto tra le sue prime preoccupa– zioni quella di sganciare runemp/oymentbenefit dal sala– rio: oggi viene a essere soltanto un paio di sterline in più (•, delle 25 settimanali del supp/ementarybenefit (pagati en– trambi per vaglia postale ogni due settimane). A ciò si aggiunge l'obbligo per il DHSS di pagarvi l'affitto per il periodo in cui siete sotto uno dei due benefits. Vi è poi il child benefit: sette sterline per ogni figlio pagate a tutti, indipendentemente dal reddito. In più si ha una selva di benefici e indennità cosiddetti «discretionary», poiché versati a discrezione del DHSS per «bisogni speciali», come si definiscono, previa inchiesta sullè condizioni eco– nomiche reali 'del richiedente. L'esempio più tipico è quello di aver trovato casa - e l'affitto vi viene pagato - ma di non avere i soldi per arredarla. Si farà domanda, un ispettore verrà a ispezionare, appunto, e a interrogar– vi. Se la domanda verrà ritenuta giustificata, dopo una fitta corrispondenza, basata sulla diffidenza reciproca, vi sarà inviata una lista di negozi economici dove potrete acquistare oggetti a prezzo minimo, già scelti dal DHSS, assai brutti, ma pur sempre funzionali per chi non ha nulla. · Si è detto di,ffidenza reciproca. È questo un tratto intro– dotto dal nuovo governo, che con una serie di circolari cerca di istillare nei funzionari del DHSS un atteggia– mento sempre più occhiuto e inquisitorio, e come contro– risultato ha prodotto diffidenza nei cittadini e, se non ,proprio odio, fastidio per la continua intrusione nella propria vita privata e per l'aspetto di carità pelosa di cui l'intero sistema del Welfare si colora. . È proprio attorno alle indennità discrezionali che si viene a creare e giocare un curioso rapporto tra cittadino e sta– to. Lo riassume tutto il verbo to hustle. Vuol dire incalza– re, spingere; su un· registro un po' più gergale nostro, rompere le scatole. Molte delle persone che ho appena in– dicato nella mia coda campione sono qui per questo. Sanno che dall'altra parte dello sportello non verranno creduti, che forse il funzionario (civilservant si dice qui) sarà premiato se riuscirà a negarvi quel che voi ritenete un vostro diritto, che tutto questo, e le minuziose inquisi– zioni e la folta corrispondeza rallenteranno il più possibi– le il soddisfacimento di quel vostro bisogno. Sono qui to Ìlustle, quindi. E alcuni vengono qui tutti i giorni portan– dosi dietro qualcosa per ingannare il tempo: giornale, li– bro, walkman, barattolo di colla. Tutto ciò ha prodotto anche qualcos'altro che pare non attrarre l'attenzione dei media, ma che se si è un po' uo-

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