Fine secolo - 16 marzo 1985
l'abile avarizia si arricchisca, e cuori onesti di uomini sian· poveri e tristi...». E così via.· H_oin_testa l'eco soltanto di una 'frase di Marx che mi è stata richiamata per attrazio– ne. È qualcosa che comincia: «La vita umana è 1~ vera vita sociale dell'uomo ...». Vorrei, in _quel momento,_po– terla ricordare per scoprire quale risonanza sotterranea le abbia richiamàte insieme al mio pensiero. E son fermo su un ponte, sul fiume Clyde. Perché a venti metri da· me c'è un gruppo di ragazzi c~e osservo. Orrendamente ubriachi - o è droga, o colla - anch'essi: rapature pun~, toraci nudi istoriati di tàtuaggi, da noi tratto distintivo di chi è stato in galera, qui del proletariato povero in genere. Uno di loro, sui diciott'anni, piegato su_lla spalletta del ponte, piange, con totale· abbandono. Son troppo- lontano, per cogliere le parole, ma credo che gli altri ne cerchino alcu.:. ne per dargli conforto. Mi distraggo a guardare il fiume. Potenti riflettori disegnano un cerchio esatto sull'acqua tutto attorno al ponte. La corrente è veloce. Riordinare in sequenza stimol1 rapidissimi e quasi simul- .tanei è -impossibile per la memoria: C'è stata una frase che mi ha fatto voltare: «Fermalo! É scemo! Si vuole am– mazzare!». Un tonfo e u_nospruzzo altissimo che han co– perto altre urla. E il gruppo dei ragazzi rimasti che fuggi– va veloce. E perchè? Non saprò mai quel che si dice la «dinamica dei fatti» .. Vedo due mani che spuntano dal– l'acqua, ma senza agitazione, spuntano e stanno in aria per qualche secondo. E poi van giù, rrientre corro, e con mé accorrono altre tre o quattro persone. E tutti insieme sciogliamo due inutili ciambelle salvagente che stanno appese al ponte e le gettiamo. Intanto arrivano due poli– ziotti di corsa. E per tutto questo tempo, vedo quel corpo· in trasparenza, che non fa niente per salvàrsi, ma corre veloce e quasi placido, come una grossa medusa total– mente abbandonata al moto dèll'acqua. Questo non è il ricordo, perché quello è soltanto un'im-. magine che ho negli occhi. È il ricordo della testimonian– za che ho dettato ·alla polizia. Loro mi han detto che avrebbero mahdato una lancia, peché sanno dove trovar– li: approdano sempre lì. E che succçde spesso di sabato sera. '.Tornato in albergo, avrei voluto _una frase, qualcosa che aiutasse a sciogliere in parole il groppo d'angoscia che mi strozzava. Ho riappuntato sul m1o·tacc'uino fa deposizio.:· .– ne di prima. Nella pagina a fronte c'erano le due frasi an– notate, quelle che avevano- occupato le mie 'fantasticherie. · di prirria. Quella di DickeJis coritinuava: «... e a guarita fo..: giustizia e miseria e torto ...-·quando pensò à tutto'que.:· sto, e scelse di,tra la massa quel singolo ·esiguo caso cui i suoi pensieri erano rivolti, s~ntì qavvero che c'era poca_ ragione di speranza e scarsa causa o motivo per cui anche questo non andasse a formare un atomo nell'immenso aggregato di sconforto e do!ore, e aggiungesse una picco– la irrilevante unità ad accrescere la grande somma». Quella di Marx in realtà diceva: «La vita umana è la vera vita socialé dell'uomo. Poiché l'irrimediabile esclusione / dalla vita è molto più completa, più intollerabile, atroce e contraddittoria che l'esclusione dalla vita politica, e porvi fine, o rivoltarvisi contro, o persino una limitata reazione · contro tale esclusione, è tanto più fondamentale quanto più è 'fondamentale l'uomo del -cittadino, la vita umana della vita politica». · In questo paese la frequente accusa che la destra trion– fante, ·ma non troppo, rivolge alla cultura della sinistra è che la critica sociale sia in realtà «critica della vita». La tomLa di Carlo· - E tutto per una politica di compro- messi a oltranza con le classi domi– nanti. Qui - e a me personalmente fa piacere - le si chiama ancora così anche nei media. Dall'alto della c91lina di Highgate Karl Marx volta le spalle alla City. C'è un punto di vista di grande e miste– rioso effetto. Al fondo di un corridoio di alberi, di una ·•--.· ~ .· . ·: .. : . :.. ' t• -.. ~;{ ":~;=f ·. '· .. •-. . :.. '.,... . -· r . ;:;,::::::~:. \/::::::•:•· ::lt~i ·X❖~•:•·•:•:• :l , teoria di lapidi spezzate- e sconvolte, quasi ridegradate, a natura dall'erba folta e dalle radici che le avvolgono, s'in– travvede l'immenso crapone in porfido burocratico gri– gio, eretto dai Russi nel 1956. Tutti i tratti del «genio», immaginati dalla mitologia romantica, e stereotipati nella statuaria delle burocrazie tQtalitarie - fronte spaziosissi– ma, possenti archi sopracciliari e la grossa massa del pelo --congiurano a còmporre una grottesca,. enorme masche– ra di gorilla sapiente. Dietro le trame degli alberi, traspa– .re iri distanza il profilo di cittadella turrita neo-americana che la City-ha assunto in questi ultimi vent'anni. ,,. Il «miglio quadrato più ricco dél mondo»,. come ripete una pubblicità tel~visiva, sembra aver prosperato, e sem– bra prosperare a vista. Cantieri ·giganti elevano palazzi d'uffici nei più marmorei e vitrei stili neo-eclettici di.que– sta fine secolo. Sorgono con la rapidità ma•gica dei funghi sui luoghi della vecchia City dickensiana, 'distrJ.1tti senza rimpianti. .Nuo:vi e lussuosissimi ristoranti dai fantasiosi décors, concepiti· con la precarietà dispendiosa di una messinscena, si aprono ogni giorno. Sono i luoghi ·del- 1' occasione sociale prima~ia, i~ <<businesslunch», pranzo · · d'àffari: lì si c·ompie quella comunione dei credenti che 9 i;~iiri:~~!i:i {fa:/?l altrove, foòn dall'Inghilterra. Sensale e salvadanaio degli !\1il~I\J';ffitW , imperi, queHo -di casa prima, quelo americano oggi. ·.· :~J::;;:;;:: : ~~ ;;1~ - tti;:}J:j}; . Quell'infinita città che sta a_ttomo alla City appare, a ri– --:;:tMi[fa tornarci dopo vent'anni, un capitale dilapidato. Arcaica_ e ';,,§❖::' ,.,,_;~~%tSt\ crollante, sembra evidente che da vent'anni a oggi nessu- ill. ~~~;~i~~:~~;;~~r;:~;~~~~;~;~~~ se l'attuale goyemo, nei suoi sei anni di potere assoluto, ha giocato consapevolmente al degrado e allo smembra-. · mento dei _servizie degli isti_tuti_collettivi,i due ultimi go– vèrni laburisti (Wilso~ ·e Callaghan),hanno fatto però del Jqro meglio per disperdere quella nuova. società voluta dai laburisti stessi nel dopoguerra. È tutto per 1..ma politi– ca di compromessi ad oltranza con le classj dominanti,. · Qui - e a me personalmente fa piacere - le si'chiama anco- -ra così anche nei media; Tutto c·è ancora come,pensato e ,,oluto dal programma di rinnovamento sociale che si era cominciato ad elp,borare e promettere durante le\.guerra - la speranza di una nuova· società da realizzarsi a vittoria raggiunta era stata la sostanza· stessa di tutta la propa– ganda interna inglese: il soldato al fronte doveva· sapere che combatteva non soltanto _per sconfiggere i tedeschi ma per gar~ntirsi un ritorno a casa in una nuova sodetà radicalmente mutata a misura dei suoi bisogni. E il go– verno Attlee aveva mantenuto la promessa. Pareva rea– lizzato in ogni dettaglio il sognò del socialismo fabia~o - inglese: il National Health (il servizio sanitario naziona- le), la Social Security (il sistema di salario sociale di -di– sqccupaziòne), le università per tutti che abbattevano la selezione privilegiata dei Colleges di Oxbridge, i grandi -piani di edilizia popolare dei Councils (i nostri consigli comunali). ·Ma tutto appare ora miserevolmente vecchio e negletto, e tutto crepita e scricchiòla. , Bus è treni della -metropolitana sçmo meno frequenti di una volta. Si aspetta di più. Ciò è dovuto. a drastici tagl~ nel personale del London Transport che, come da- pro– gramma del gbverno, è in via d.i privatizzazione. Le code alle fermate degli autobus sono oggi molto meno ordina- te e pazienti. Quando l'autobus, _ipritardo, arriva; scop– piano spesso liti tra utenti e autista. Si scoprono nervi tesi e cattivo carattere che non ricordavo in questo paese. Nelle ore di punta, si viaggia in piedi sugli autobus, com– pressi come una volta· accadeva ~olo sul Continente. Un tempo era proibito.
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