Fine secolo - 9 marzo 1985

FINE SECOLO* SABATO 9 MARZO 1985 32i Nietzsche,disegnato da una bambina. Weimar,l'Archivio Nietzsche. hai tenuto conto del commento che già nella vecchia e arbitraria edizione sconfessava il te– sto?» Ben diversamente stringente era invece il terzo volume di Schlechta sulla falsificazione delle lettere. Gi;.. molto tempo prima, ali' Archivio, Schlechta e Hoppe avevano presentato· ai «ga– ranti» l'elenco di lettere dubbie conservate solo in copie di Elisabeth, con l'annotazione «lette– ra bruciata dalla nostra cara madre» e la data - era già singolare che Elisabeth avesse pensato di copiare le lettere poi destinate al fuoco. In realtà Elisabeth prendeva dai quaderni abboz– zi di lettere del fratello, sostituiva con un «cara sorella» se stessa al destinatario, e magari face– va delle piccole inserzioni - dopo venticinque anni, non mi sfuggono: sono tasselli maligni, contro Overbeck o altri, a beneficio della sua politica personale. Ma torno a dire anche qua che bisogna sfatare la leggenda della sorella malvagia. La falsifica– zione di Elisabeth è biografica, non ideologica. Non ha niente a che vedere con quella del tem– po nazista. Nel qual tempo, Elisabeth è molto vecchia e abbastanza rimbambita. La vera Eli– sabeth è quella della fine del secolo, e allora l'Archivio Nietzsche era un autentico centro di cultura, intorno al quale convenivano grandi intellettuali come Rolland e Thomas Mann, poeti come Dehmel e Liliencron, artisti come Munch, Klinger, Van de Velde, studiosi e me– cenati ebrei e «rossi». Tra il 1897 e il 1914 è la stagione d'oro dell'Archivio. Per le deforma– zioni naziste sarebbero bastate, fra il 1931 e il 1945, le teste dei professori razzisti applicate a Nietzsche stesso, con o senza falsificazioni. (E questo vuol dire anche, reciprocamente, che già allora, all'estero o nell'emigraz~ne, era possibile leggere Nietzsche senza dovervi tro– vare l'ideologia nazionalsocialista). Sia detto questo a onor del vero, e anche per un pò di cavalleria in più. L'enorme epistolario di Elizabeth, come dicono i tedeschi, "parla volumi" sul suo conto, e la mostra come una donna tedesca qualunque, che scrive ai suoi amici svizzeri «sono sicura che il nostro Fiihrer non lo sa ..», una donna un po' stolida, certo incomparabile con la profondità del fratello. E lo mostra già la biografia del fratello scritta da Elisabeth, e pur insaporita dalle citazioni sot– tratte a «Ecce homo». Ma non è neanche lecito far derivare direttamente l'antisemitismo bio– logico, razzista del nazismo, dall'antisemitismo cristiano-germanico del marito di Elisabeth - ma miscela di idealismo pròtestante, di antica- pitalismo, di vegetarianesimo. (Qui Montinari, che ha la cordiale corpulenza e la faccia aperta di Ernest Borgnine nell'«Uomo tranquillo», fa una risata allegramente carnivora. N.d.r.). Quella stessa forma di idealismo -rigenerare la stirpe germanica in un posto impervio come il Paraguay! - che Nietzsche odiava. La vera falsificazione riguarda la figura di Nie– tzsche, e nt: fu tributario anche Thomas Mann. Tuttavia in Mann - che oggi in Germania ama– no meno, ma io amo molto - Nietzsche è pre– sente con un doppio effetto, quello dell'imma– gine santa della leggenda, ma anche quello della potenza psicologica, che Mann sapeva ri– conoscere bene. FILOLOGIA E RIZOMI . Nonostante il frastuono delle polemiche, e for– se anche grazie a quello, l'edizione di Schlechta si impose. Non si vide che la «Volontà di po– tenza» era rimasta quella. A parte Colli e me, che eravamo partiti dal bisogno di avere testi affidabili per tradurli, obiezioni giuste e acute vennero da un francese, Richard Roos, morto anche lui l'estate scorsa. Roos, che non è mai stato ammesso al rango di ordinario universi– tario. insegnava a Nancy, ed era strenuo oppo- ~~f!r ~ ••' .... r-·- r- ·, .:;~~~:~:~:;';, c.:..: ,.::: ...... ........ KARLSCHLECHTA Di Karl Schlechta le edizioni Guida han– no tradotto in italiano,a cura di U. Uga– zio, «Nietzsche e il grande meriggio»( e- d.ted.1954, trad.1981). Un ____ curioso riferimento autobiograficoall'Italia si trova nella sua «postfazione» a «Der Fall Nietzsche». · « Venne la guerra. Io fui mobilitato all'i– nizio di gennaio 1941. Durante la cam– pagna d'Italia, acquistai un certo distac– co dalla gigantesca massa di esperienze accumulate all'Archivio Niet?sche. Le cose ripresero un corso normale; l'enor– me materiale cominciò a organizzarsi, ma ciò non avrebbe potuto avvenire sen– za l'atmosfera creata dai miei rapporti quotidiani con una popolazione di una sanità psichica e di un f asdno quasi in- credibili: i contadini anemici e.i «Cafo– ni» dell'Italia meridionale. Nessun po– polo d'Europa mi sembrava così poco accessibile alle ideologie. quali chef osse– ro». Un divertente ricot"do di Schlechta è riferito da H.F.Peters, «sorella di Za– rathustra», ed. Colportage, 1977. «Approfondirono l'esame dei taccuini di Nietzsche e trovarono che molte delle lettere che Elisabeth aveva pubblicato come indirizzate a lei in realtà erano state destinate a altri. Schlechta raccon– ta che quando le fece presente questo fatto -aveva allora quasi novant'anni - andò su tutte le furie, cacciò un urlo di indignazione e gli scagliò contro il suo pesante bastone di quercia. "Avevo l'im– pressione che volesse uccidermi"». sitore della lettura «strutturalista» di Nietzsche di autori come Deleuze, Foucault, Derrida so- . prattutto, in nome di una migliore aderenza fi– lologica e storica. Le esigenze non filologiche l'hanno battuto, e i francesi vanno per la loro strada. Quando Roos si avventurò a prescrive– re alcune elementari «Regole per una lettura fi– lologica di Nietzsche», gli fu rimproverato di «dispiegare una macchina poliziesca ...». UN COMPORTAMENTO LEALE Avevo incontrato Schlechta la prima volta .a Heidelberg, per un dibattito radiofonico. Alla fine mi disse che era venuto intenzionato a po– lemizzare con la nostra nuova edizione, ma che si era convinto del non luogo a procedere. Da allora il nostro rapporto fu sempre positivo, e . quando avemmo bisogno di appoggio per l'E– pistolario (tutte le lettere scritte da Nietzsche o a lui dirette, l'ho completato nel febbraio 1984) Schlechta ci sostenne, molto lealmen– te. Aveva anche vocazioni letterarie, ha pubblica– to un romanzo con uno pseudonimo, e un li– bro sulla formazione di Goethe. Ha anche pa– trocinato l'edizione completa delle composizioni musicali di Nietzsche, curata da ·Kurt Paul Janz, e di Janz ha appoggiato la grande biografia di Nietzsche in tre volumi (tradotta da M.Carpitella per Laterza, 1980- 82). L'EDIZIONE DI BABELE La lezione è finita. Resta da chiedere a Monti– nari a che punto è la sua edizione: un lavoro sorprendente, non solo per la qualità e la mole, ma per il suo itinerario. «La casa editrice tede– sca Walter de Gruyter acquistò nel 1966 i dirit– ti per la pubblicazione in lingua originale della nuova edizione critica delle opere complete del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche dall'edito– re francese Gallimard e italiano Adelphi». Il risultato maggiore raggiunto dall'edizione, dice Montinari, è la pubblicazione ~i tutti gli scritti «filosofici» (o, più propriamente, «non filologici») e di tutti i frammenti-postumi, dai lavori preparatori per la «Nascita della trage- ,., dia» (1869) al crollo. Sono 19 volumi, cui se ne aggiungono due di apparato critico. In un al– tro settore, degli scritti filologici, è uscito il pri– mo volume, a cura di Fritz Bornmann e Mario Carpitella, che hanno ereditato il lavoro di Colli. Il lavoro principale che resta riguarda i volumi di commento, più per l'edizione tedesca che per quella italiana, naturalmente. Nell'ap– parato critico risulteranno tutte senza eccezio- ne le varianti che si trovano nei manoscritti. Ma a parte le varianti, la cosa più importante è il riconoscimento e l'indicazione delle fonti. Nessuno degli editori si è preoccupato di inse– rire nel commento le fonti da cui derivano, o cui si connettono certi pensieri - non in senso meccanico, ma del continuo scambio con la cultura contemporanea. Anche questo è un se- ~ gno del modo, ~peculativo, in cui si è sempre avvicinato Nietzsche - che non è un errore, ma lo diventa quando esclude la dimensione stori- ca. A maggior ragione• questo vale per l'Italia. dove, diversamente che in Francia, fino alla fine degli anni '60 Nietzsche non esisteva, era il filosofo dei barbieri, con tutto il rispetto per i barbieri. Di recente se ne è fatta un'indigestio- ne, e alla ricerca di scoop si è addebitata a De- lio Cantimori, capovolgendo la verità, un'in– tenzione censoria contro la pubblicazione di Nietzsche. Balle, come quelle sulle censure ad Adorno, che l'Italia era stata la prima al rnon– do a tradurre.

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