Fine secolo - 23 febbraio 1985

FINE SECOLO SABATO 23 FEBBRAIO 1985 24 Nove • poesie di Patrizia Cavalli Sempre in mezzo ai rumori viene l'idea della morte; una stanchezza improvvisa, un capriccio per questo inestinguibile bisogno del contrario. Quanto piu piccoli sono i dolori tanto piu sono insopportabili, e dovendo sempre per caso o· decisÌOie guardare e riconoscere mi trovo a dire senza interruzione: «Un':Jltra volta? V11'ditravolta?» Mi recitj.,.nelprimo dormiveglia le scadenze. La vita come un metro coi centimetri, vedo persino il suo colore giallo, la mi.:mro in lunghezza, avanzo nello spazio; mi resta solo un palmo e allora m'alzo, vado di corsa verso il caffellatte, attraverso il mattino in una guerra. Mi vieni a consolare tu della tua scomparsa come ti fossi perduta in viaggi pericolosi dove tu stessa non sai del tuo ritorno e aspetti astri anonimi che ti riconducano. Mi fai sperare dicendo- Vedrai, vedrai che tornera! Come il grande prestigiatore che espone un corpo d'aria- le lame lo trafiggono ma non c'è nè sangue nè dolore- tu fai passeggiare il tuo corpo discosto da ogni fiamma e non ti brucia nessuna carezza. E' cosi che arriva la pazzia, dimenticando, mettendo tutto in ordine. Per quella forzatura diligente che piano piano, eliminando guasti pulisce gli scaffali, ordina i libri. E' quando ogni cosa è al suo posto ogni cosa li resta al suo posto. Quale immaginazione potrebbe farla uscire e dispiegarsi nell'uso inavvertito della vita? Il tempo si ripiega richiudendosi nei giorni cassettini,e le notti sono le cerniere arrugginite del ventaglio. I pomeriggi si stringono alla sera consolati dall'ora dei pasti dove resta una qualche vaga presunzione del dopo. Come due orfane andiamo a pranzo beviamo il tè e ci diamo baci. Sembra un asilo o una colonia estiva ma non ci si distrae mai abbastanza per dimenticare la mamma culona. Per me, o cielo, lasciati andare e ricopri bagnando ciò che mi circonda. Dolcissima è la pioggia in mezzo al sole. La troppa luce che avanza e cresce mi deruba, e nella luce scompare affastellato il tempo. Nel precipizio della luce i contorni si annebbiano e i vetri · rimandano riflessi troppo forti. Prima del salto dell'estate un riassunto concedimi, una sosta. \ Di lei mi meraviglia ancora corpulenza, é tròppo alta é troppo grande ,, / perchè'possa ridurla alla frequenza piccola del tempo.Spazio sprigiona e in lei s'avvolge l'ombra di ciò che conquistato m'abbandona. ... ~:·· .. ' .~· ~ Ti a.spetto sempre e voglio riconoscerti, nél buio mi preparavo alla sorpresa. Piu dolce di ogni carezza la materia abbandonava il peso, dopo l'esilio. delle periferie tornavo alla mia casa. La voce liscia si accordava agli occhi e il sangue in libera caduta rimontava in estasi. Nella distanza uguale degli oggetti composti per. la culla armonica si compie il tempo vero. Ah, per queste isole tonde protette ·- •···••·•· ,:'o... e prodotte dal mare, per questa montagna cèntrale che appare, il vessillo della memoria, la bandiera tesa senza vento! Mi vantavo in un vanto volontario di avere cinquanta àmici intimi; . . non era propno vero ma era quasi vero, fossero .st~ti tre sembravano cinquanta. Erano soprattutto madri e io porgevo a loro tutti i miei capricci e le mie pene. L'accoramento loro era sincero, si, ero cosi convinta che era vero. Ora qualche zietta di pa,&saggio, lontane e stanche cugin,anze. Sono stanchi di me o sono stanchi? •

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