La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 49 - 10 dicembre 1961

A\ JR 'J[' )[ § 'J[' )[ J[ 'J[' A\.L J[ AU·~-)[ * I pini diSommella * cli IJt.0 !IIORE'l"l'I P REMETTERE ad una cos\ limpida rassegna di opere, come questa eh~ Luciano Sommella porta dall'Italia, la definizione della loro poetica potrebbe sembrare superfluo, ma è invece necessario: non fosse altro pcrchè la confusione crca1a dall'a\'\ 1 iccndarsi caotico delle correnti estre– me dell'astrattismo e dell'informale, con il fianchcgaiamcnto di una critica tanto pili ermetica quanto meno certa dei prop1i as– sunti, impone una decisa chiarezza nello presentazione di un artista che, alle carie in regola della tecnica assomma quelle di una coerenza morale veramente rare a tro– varsi oggi, almeno tra noi. L'itinerario dei racconti di Sommclla, chia,·c della sua perfetta aderenza ai temi che si è proposto, è delerminato e domi– nato dnl sent11nen10, che in alcuni casi ra– senta il limite del patc1ico, come nd esem– pio ne e Le orfanelle• chiuse dietro un cancello di proibizioni e spinle da un arioso stimolo di curiosità verso la vita, giuntl'.c al grotlcsco, come ne • Il tutore,. massiccio, rr~~~~~~~11:~e1f.f~ni~~~a~~~~~o, n~ !iRi,~;~~ to di famiglia,. dedicato affelluosamcntc al Doganiere, oppure si abbandona_ al 1_,– rismo dc • La promenadc •. nlla malinconia silenziosr1 dc e Gli amanti», alla dramma– ticità della fucilazione dc e Alle cinque del– la ser.;11 • dedicato a Garcia Lorca. Parlare di simbolismo. o anche di surrealismo in– teso come formula che sì rcaliua allr.wcho un simbolo precostituito, mi sembra (acile. Dirci pillttosto che Sommcl\n, cercando u·a i temi eterni della \lita quotidiana i 11uggc– rimenti della sun pi11ura, attua una sorta di realismo magico che tende a renderli non illustra1h,i nè cronnchistici, ma stabili come le fi~ure gnomiche che all'alba del id6;d~ f~cilecll/~ r~~~u'j~g~ilii1f:t.e\'idcnti le Immaginate come srondo dell'omonimo drnin'rila di Jonesco, al quale il quadro è ispirato. la composizione dc • I rinoceronti•. il loro possente corporeo colore calmo ncl– l'im01obilì1à di un riposo linale; gunrdate ne • Susanna e i vecchioni • quale delizioso comrnsto di toni nei pini al di là del muro, ~~w!e c~~~1~~n1 dc1r.~,i~~~ f1;lto\'~~~tl?~'.c~; vedano poi i due quadri, a mio giudizio stupendi lra gli altri bellissimi: e Il pri– gioniero• il cui dramma traspare tra le lacrime di colore che è amore pili dolore più silenzio, e l'c adultera,. la cui ombra è sospinta oltre la barriera delle conven– zioni da un misterioso anelìto 1 per un bi– sogno di libertà, per una cup1d1gia di ca– lore di un'altra ombra segreta, nella quale cerca il riscallo di una esistenza squallida e monotona consumata nella luce fredda delle noize rassegnate. Direi che un quadro è la conseguenza dell'altro, e non soh::into per il filo farnie che lega i loro destini. L'indentità tra il mondo rapprescnta1ivo e il mondo indicativo, che Sommclla sente e dipinge con fiducia, frc:ichcua, intensità, ha la sua con1roprova nel • Ritrnuo di An– gela », e se mi si consentisse un parados~? ,,01-rci affcrmnre che qucstn Angela è 1nu arborea e fiorita, più radicala e fremente dei personaggi ai quali, tacitamente, ha dato pretesto. Che altro dire? Parlare della son~– mcssa e calma atmosfern nella q uale v1- ,1ono i due vecchi dc e Le no7.ze d'argento• o l'ironica polemica degli e Accattoni,. o del fremito rosso sul mare de • La novia,. innamoratn di un mito impossibile? Io ere- ~~ ;te s~~~~ fuua:;i~,!i pss~~l~!ic~ sJet~~~ ti1olo, senzn la lcueratura che na1uralmentc questa pittura raf1ìnata e pensosa può isti~:·;~esse di Sommella di chiudere scn- 7a equi,•oci e :;cnza concessioni le storie della viln in enigmi, tragici o divertiti che siano. è valido sÒprnttutto per il rig:orc stilis1ico con il quale egli risolve i propri nshunti. Vorrei che l'attenzione di chi \'Cde questi quadri si ·:ioftermasse, oltre che sul palese s1gnificnto di CSlìi, :-ulla qualità della tom1a che li rende preziosi: per Lutti "alga la piccola compo:iizionc dc e Ln farfalla• un autentico gioiello nel qunlr, il piltore ha condensato In sua bra\!ura e insieme la sua percezione dell'uomo, ,•olubilc, con– tradd111orio, ortogonale a se stesso, dan– nato alla srnticit:\ e nmbizioso di libero ,olo. Vorrei che si comprendesse queslo ,,iccolo quadro con occhi semplici e at• lenti: ognuno vi troverebbe i profondi con– trosensi del proprio spidto, nascosti e sof- 1oct11i da unn forma ineccepibile, persino smagliante, e potrebbe assumerli come ~~i~~~ ~c;..1~mq1~~1 11 ao c\~~u~~,~o J>e:i l~ersd~~ che palpita e si scalda, che si richiude e urla come una farfalh1, come una foi;ilia, come un sogno, una nu\'ola: come tutto ciò che è pili vero, inconsulto e libero nel– l'anima, \lrOprio perchè muore alla fine di ogni gmrno e rivive all'alba, col primo pensiero. LA FIERA LETTERARIA Lunario di 11oesìa: di BOR'l'OLO PE1I 'l'O * Guidacci: p·aglia e polvere L E poc~ie radunate nel presente volwne, e Pa– glia e polvere» (Rebcl– Jato, 1961: n. 2 della collana « Secondo o, 1 ecen10,. diret– ta da Giacinlo Spagnolclli); sono nate - secondo quanto dichiara l'autrice - da ispi– razioni occnsionali e isolate. Al libro mancherebbe pertan– to quell'unitaria impostazione e be programmaticamente Margherita Guidacci nveva impresso :ille sue precèdenti opere di poesia, dalla prima (• la. sabbia e l'a.11gelo », 1946) all'ultima {e Giorno dei Santi», 1957). Poesie riesu– mate dai cassetti, in fondo ai qua!J si erano venute an– nidando nello spazio di ohre vent'anni, o riprese da pe– riodici in cui erano state via \·ia pubblicate. E tuttavia, nel loro raggrupparsi, valgo– no a delineare un \'ariato • grafico esistenziale :ri sulla Jinea di una coerente con– centrazione. Il volume, che raccoglie pro\'e gio\'anili degli anni 1939-40,e poi liriche di quasi tuui gli anni posteriori, fino a • Le ceneri, l'ectisse,. del febbraio 1961, \'iene cosl ad acquisire una sua dimensio– ne naturale, un'intrinseca unità. re in versi è, senza arresto o tentennamento, una fede che opera come fermo rap– porto di ,,ita e sopra\'ita, di uomo e Dio, di spirito del– l'uomo e trascendenza di\'ina. deM:~~~c~~:eG~ufi11~i :~:~~= te della 1erra uno s~uardo r:~ìi~~• 1t{~ g l~~tl;i~~d~;~ aduho, e dall'alto: non cioè ozioso e vano, non Yolto a cogliere nell'occasioae quoti– diana il pretesto per arcadi– che di\lagazioni, per fantasmi che si esauriscono in se stes– si. E' invece ::ancorato a un maturo peni;iero, ad una già copiosa riserva di uma.nn esperienza. L'umana sped– mcntaz.ione, e potremmo di– re ascoltazione vigile di sè e degli al1ri, di sè nel rap• porto con gli alt1i con le cose e con Dio, tradolta nelle riposate proposizioni di un Jucido pensiero, è la mauice c~~~ia~ric~os~el S;l~~~n~ell: spie8-ato e affettuosamente trepido, si apre volentieri al monologo con se stessa, pro– nunciato con il tono distac– cato e assente, ma nello stes– so tempo pudicamente afnit- 10e segretamente appassiona– to, di chi senta gravare sulla propria spirituale pronuncia il peso di tutto un mondo di certezze, a grado a grado conquistato e (aticosamente definito, già quasi iò. sè esau– rito: un ciclo di vita sulla terra, ormai concluso. Acu10 è in questa poetessa il sentimento della assoluta pochezza di sè e degli· altri, anche delle persone pilt ca– re. Essa e ciascuno di noi: nulla più che wr punto per– tinto nella luce: I Davanti a w, cielo, ad alberi / Che tlltri ;"' §i-!~'if~~//i~!er'/l11~~C:/,!~;~~f, lottando I Con le parole, .con la gioia. Cos\ come nòn, meno teso e lucido è il senso della misura effimer..i, e jn pari tempo orgogliosa, del nostro ritmo vitale. il senso della sfavillan1e inconsis1eoza della nostra giornata terrestre. Le stagliate g\.'Ometrie del– l'astrazione simbolica o alle– gorica si sostituiscono talora alle figure del più immedia– tamente comunicati\'O e abi- }~al:11~~~~~Rt~i,o~ftti~C:a p:~ rcntorietà dei traslati, p1ù recisa; più vibrata e pre– gnante la parola; piu con– tratto il discorso nella sua essenziale dimensione: Sag– geu.a cd amareua I A fondo tielle cose: / Tutte l'acq11c ft'};3;~'f°I Àes~1e:Ji~11~ 0 ~bb~~ gliaute, / Campi bianchi e mortali! I ... I fu uoi la mo- f!~st!~,f:.1 / sf, 0 ;i::;J,eg~f"a,:! ticlti amori I /.,a vita brucia come il sale. AJtra volta in– YCCC, forse per un non baste– volmente sorvegliato indulge– re alla naliva fluidità della vena, la Guidacci viene meno alla legge dell'espressiva den– sità, bruscamente smorzando d~~ntt~'riìrf\~i~~n~it~le~~ii~~~ flato lirico. M.i. sono mende episodiche, che non jncidono gravemente nella compatta bontà del tutto. Grazie alla sua globale va– lidità, • Paglia e polvere,. si pone come rinnovata confer– ma del valore poetico di Mar– gherita Guìdacci: una delle quattro o cinque pH't note\'oli voci dell'anuale poesia fem– minìle italiana. ·L'·autunno Dura un poco-nell'aria, cosi triste.: questo odore dLrond1n1 che si confonde-con l'odore scricchiolante dei pnmi fuochi .. Freddi buoi di.nebbia camminano sugli argini tra i calu::1violacei del colch,co. Tutta la luce sembra rifugiat:1 nella matassadi solchi dell'aratura. Tutto il sugo dcll!anno è dentro il nn., E·i rriucchi di pannocchie sopra l'a1e sembrano i semi d'oro del sole a cui con mani pazze per dispcrnionc d'amore hanno c:wato gli. occhi le raguze. Corrado yovoni da "Poesie" 1.903-1959 di-Corrado Govoni prefazione di Giuseppe Ravegnani pagìne J-31:2- i11> tutte le librerie Mondadori Sorprende, a un iniziale con1auo di lettura, la le– deità della Guidacci alla sua poetica di origine, la quale - appunto perché d'origine - è radicata nel suo 1empe~ ramento lirico. nell'individua– le talcnlo, oltre ch'e nelkl. soggettiva umnnitb. Infatti il fondamentale taglio dell'ac– cento, il modulo della voce, a trascorrere dai versi pili remoti ai pili recenti ,non di– varia sensibilmente. Al di là dell'ovvia progressione e ma– turaz.ione tecnico-prosodica, al di là dello spont::meo con– solidamento della coscienza artistica, rimane ,o.stanzinl– mente il medc:iimo. nereo nelle libere volute dei giri strofici, ma in realtà cosl stipato di vita \'issuta e soffer1a nella sua indeci– frabile dialcuica di bene e male, di esultanza e di affli– zione. In questa autrice il consuonare di poesia e vita non è una inane fonnula pro– grammatica, e neppure una posiz.ione velleitaria. Nel pro• fi~1!:r~e~e 111 i~t~f:~~~i~~o~~~= quistarsi come risoluta co– SGicnz.a di sè e del proprio destino, sempre pili angusta Si fa l'area dello svagato abban– donarsi alle sensazioni dei co- LETfERA DI ALFREDO DE PALCHI, ITALIANO A NEW YORK * Ed è da rawisnrc in una snoda1issima scioltez1.n di– scorsiva, in u na s pecìe di estrema natura\ e1.za dell'elo– quio poe1ico. Una fluida for– za verbale tutta istintiva, e non perciò ruvida e primor– diale nel colorito e nelle 10- nalitb lessicali, ma piullosto di affinata e ingentilita qua– lità (la. cultura ,1uole pure la sua pai-te, anche sopi-a il terreno del piu immediato estro lirico). Nel nath·o flus– so del periodare la ri1mica i;i innesta - e si fonde - come un fatto altrettanto naturale, non meno condizionato all'i– stinto. li dtmo, nella Gui– da.cci, non necessita di impo– sizioni dall'esterno, con In mcdia7Jone dei tradizionnli schemi sillabico-accenluath i. Li 1rascende, o li assorbe in sé, nella ~pinta del suo spon– ianeo n:isccrc e scandirsi. Se ne genera, il più delle \'Olle, una quieta contabilità, noh. però languida, estenuata, ma piuttosto corroborata d~• un gentile sangue vigoroso. Di pari pa,;\o con la conii nuità ritmico-espressi\'a, ,a l'e\'olutiva kdelt:\ al proprio mondo di poesia. Dai primi Jg\i ultimi componimenti e :sempre, in fondo, la medesi– ma temperie morale, in im– mutato aderire alle ragio– ni sostanziali della viln, con cui questa sctittrice J1a sapu– to dare un senso non futile ai prop1i giorni. Nel sempre più preciso e consapevole de– finirsi delle interiori motiva- 1ioni. dall'uno all'altro tem– po dì questo spirituale e arti– stico itinerario, a fare da sfondo e a confcriro un'inti– ma gìustificazione al compor- ti~~s; d~i1·f~~~!!~{-ose;!;~ 1 ~ PjJ un'intenerita mestizia, diven– iata l'intona'zione dominante e quàsi esclusi,•a dell'oggi. Ma la malinconia, che sovente prende la figura e la voce di un mite nccorarsi nell'in– conlro frequente con la labi– lità del viven:, non ha il sa– pare pungen1e dei delusi ri– piegamenti, dell'nngoscia scn- 1:l salve7.Z:l m.11urata sui di– singanni della terra. A conferire certea.a di so- :~~~f~ l~ti~l! 3 f~r~~~rit~ l~I~: cento della 1riste1.1a è in ul- 1ima analh,i la non spro\'ve– du1a religiosità, di cui qu:.isi incessantemente si accendo- ~~c~ Ài~~l1t:nie1i•o'~~~~~oleli~~ In Guidacci ha perseveralo a darci, per inalienabile neces– sità, una poesia w;cnuinamentc ;c!ctt~~irf 0 ;~,{~?~uiì o~~i dire. Con/t•onto italiane tra le t•iviste P ROPRIO quando mi sen– tii bucare Ja mascella dal dente del giudizio, un amico - conosciuto e pcrdu10 in un periodo della mia esistenza infame e an– cora molto irrequieta, il qua– le pubblicò un \'Olumetto di poesie d'anteguerra dn Emi– liano degli Orfini, un secon– do nel 1952 a Romn dedi– cando a me una poesia con l'inclusione di 10 Canti di ~~u:~~~~ ~I: t ::p~~I:~ U~ 1 w~ assicurarmi che i migliori Portieri e portinai sono ita– liani .Ci cascai anch'io, al– locco, in questa fandonia irnliana, ma non me la mcri– tn\'O da lui, dimenticato dal– le ri\!iSte e dalle antologie. 1'ut1a,•ia, aiutato dal mio ci– ni~mo, mi ripresi dallo stu– pore e in brc\'e notai che i nos1ri portieri lasciando in– saccare nella rete i goals pili farabutti perdono le parlitc internazionali: e che i nostri portinai perdendosi in chiac– chiere, in\'cce di fare puli– zia, sparlano degli inquilini. Siano essi portieri o porii– nai, questi sono i designali guardiani delle riviste di let– teratura italiane. Ora che il dente del giu– dizio non mi fn più male, e non sono più il credulone che ero, ammetto quello che tutti sanno e non intendono dire e cioè: che \ledo in uso ~ 1 pc~~~t::deflt~~t~;'~ ~-jv~~~1~ Opposto a quello adoperato dai generosi guardiani ame– ricani. La riv-is1a italiana e confe:isati recentemente in 1 talia. Poiché se In verità è quella di 1ener compatto il gruppo che si stampa per ~~i~ ~!f~~~~c ~~ 1 i 1 ~bn~~~ (ti; il presupposto messaggio da sfornar-e, una esperienza in– terna o es1cma da risolvere, o una corrente da incanalare nel polverone della le11em– tura; bene, tulio ciò mi cop.– vince che è In fanfarn della pubblicità, è l'nggruppamen– to che per noi llllti chin– t iscc ln somma della picci– neria già indovinntn sin dal– l'inizio dc/l'articolo. Certo, è unn realtà gcnernliz7ata, la mia. benché sappia che vi è quasi sempre una rivista o un settimanale come la e Fiera II che spalanca le po1,– tc ai solitari. Non lo dico perché io sia fortunato di potervi pubblicare (confesso che per anni mandai cose mie alla •Fiera•. e mai ebbi la soddi5fmionc di rice\'ere un rifiuto o di vedermi stam– p:.110,e a\'evo fiducia in essa, non per me, e rispetto ugual– mente), ma per il semplice motivo che la e Fiera• inse– iina e ha mateliale capace di interessare migliaia di lc11ori i quali non possono a\'crc un gusto comune. Questa è la giusta funzione d'una rivista o di un settimanale. Ed es– sendo io anticonformista di nascita e di gusti, lontanis– simo dai tomei per gladia– toii che si improvvisano nel– le piazze i1aliane, e in più ~iis~~~~~ 0 ·u~c~~f1°ei ci~è'aAi gruppo. E dico ciò per di– mostrare che posso avere torto, come per dimostrare che qualsiasi gruppo di poeti o narratori è misantropo per mancanza di contatti vivi con r,li isolati. • anier,cane f~.nom~iv~~:sa~io qà 1 F:::0J:n~ fretta, non lasciano fonda– menta. Però ci sono casi rari, come quello dei Pus:itifs che nel 1922 lanciarono una ri\fi– sta a Nnsh\'illc (Tennessee). Una dozzina di poeti si pub~ blicarono prima coo pseu– donimi abbastanza di\'erten– ti. poi con i loro nomi pro– pri. E da quella ri\lista, sor– tirono Allcn Tate, John Cro– we Ransom, llnrt Crane, Lnurn Riding, Robert Pcnn Warrcn, i quaH continuarono In loro carriera di scrittori non più collegati alla ri\'ista <li gruppo. E ciò fu un caso fortuito, di ollimi poeti. Pure gli ultimi arrivati, i het1t11iks., ora devono cercare posti dove collocare le loro btcrie quolìdinnc, dopo es– iicrsi asserragliati da somari che sono in \•arie pubblica– ;doni quasi tutte sportitc .dal– la circolae.:ionc..i. 1._cloro bar– hflt<' voesie, come no, 1 ità, contenevano le parolacce, e per essere nll'a, 1 :lnguardia non si avvicinavano ai futu– risti. E di questi personaggi esteriori, sono timasti in pie– di pochi, forse due o tre, Allcn Ginsberg e Gregory Corso quando non si impan– tanano nella fnciloneria alla Kcrouac. l heat11ik.s sonQ conformisti, romantici, supe– rati. Si è o non si è poc1i, ,senza metterci di mczi.o i movimenti pubblicitari. Si sono persino rasate le barbe; quanto patetici sono orn che non hanno un'insegna este– riore! 11 primo a commelterc ~u~~ci1:cs;o/ f~fct~s?~~!~~~~ assicurato ai telespettatori di essere un genio e che l'Ame- ;~da"~tu(~aa~:~fla f ndoo~~bibe e colleees, in cui si sfOiano professori e gente di fuori. Le altre, le cosidett~ • lit– tic • ri,•istc (piccole per il fa110 che non hanno quat– trini e non sono mantenute dalla pubblicità), sono le più importanti funzionarie, inte– ramente dedica1c alla poesia e prosa, e quasi tutte non pagano i collaboratori. ln gran parte, le riviste ameri– cane, e il prototipo di esse è Poct1-y,sono aperte a tu11i, non hanno un gusto fisso. sono cattoliche nel senso più puro, a parte la religione. Dimostrazione. Uno che scrive versi, giovilne o -an– ziano, conosciuto o l.anoto, sce~lic alcune poesie, le met– te insieme a una busta iià affrancata e indirizzata il s;e stcoso in un'altra busta· che spedisce a una rivista. Qui giunte, le poesie \'engono let– te dni redattori (e non ce– stinate senza ..:Jeaacrle come, immagino, si usa in ltalia}. e se piacciono, maaari una due o tutte, allele pubbli· cano senza domandarsi cbi è e chi non è; se con inte– ressano, le me11ono nella bu– sta aià affrancata e indiriz- ftt~i!~1~-~~~~rcc~~es~~·cr:;'~~: tio11 slip su cui c'è stampato: • Wc are \'Cry sorry that we cannot acccpt your submis– slon for publication ... Thank you vcry much far your m– rcst. The Edìtors •; in ita– liano: Siamo spiacenti di non poter accettare il suo lavo– ro... ccc. Più tardi, l'autore preJ:lara d~ ai\~r~rf~~c~~il;>ta 1?n·o~af; UN TEMA CO TANTE NELLE OPERE DELLO SCRITTORE CALABRESE * Sguardo scrio, sostanziato di una luce che è presagio e persuasione d'immor1alità nelle regioni della trascen– denza cristiana; Sil!ardo in puri tempo acuto discreto e teneramente umano, che la Guidacci µosa sulla natura. sul ruotare delle stagioni, sul \'ivente cerchio che la preme d"attorno, e cli cui essa si sente pnrte, anello, momento palpitante; le altre \lite che respirano intorno, \ icino, a cominciare dalle più c:ire, le cordiali immagini dei familiari e del sani\-le. Per la figlioletta Elisa, • nel MIO primo autunno», la madre poetessa dice parole che fis– ... ano il scn110 e la realtà di una staii-ionc della terra, una stagione 1icorrcntc di prov– visorio disfacimento: Che dir– ti, amore mio, che dirti? / Che l'ttva è vendemmiata / Ed og11i succo disfallo i11 dolcezza? / Che ragnatele di 11ebbia I Hanno -Hriato Ili terra? Nel_ bo:,co I T11lle le bacche sorio ormai cadute, / Rimane il legno brw10 e lr1- cldo / E l'anno corre alla sua foce I Lungo le ve,ie dell'ul– tima foglia. Ma facile è tra– sportare le lince dèllo stagio– nale sfacelo dentro i termini di una \'Crità autobiografica ritmata sullo s,·olgersi delle età e ormai approdata ad un avanz."lto tempo, un autunno della \lita. solo che si ponga mente alla prosecuzione del canto, specialmente ai versi della chiusa: ... tu 11011 hai ri– cordo di stagioni: I .... I Sei nuova e fresca, intatta dal decli110 / Che rattrista Io sguardo di ma madre / ,\ile11- tre. fissi serena / Questo tuo primo auw,mo. La ri\ 1 ista it aliana, si sa, è <1uasisempre fonda.la diret– ta e scri11a da poeti e nar– ratori i quali formandosi in gruppo diventano meschini con l'andar frettoloso del tempo. Per nostra fortuna. E vi subentra un gusto alquan– to limitato, circoscritto a un mclodo rimasticato mille volte dal aruppo stesso che lo pratica. Jnsomma, la ri\'i– sta è per lo più una creazio– ne smaniosa, circolare che è quella di morsicarsi la coda. E vi si Jegae una mercanzia, chimicamente precipitata in stanùo a forza di rimanere nella cassetta dei ricordi in– fan1ili chiusa con il lucchet– to, del grupJ)O che si pubbli– ca si presenta e strafà a per– difiato giacché sa in parten– za che nessun altro gruppo– razzista si farà generoso. Anche per qucs1a loro li– mitazione le riviste hanno cosi poca circo/azione. 1 on occorre un Einstein per cal– colare la relatività emotiva e pratica dei tre quauro cin– que nomi (il gruppo) che si stampano, si parlano uno dell'altro e diventano noiosi. I lcllori curiosi, ci cascano una due \'Oltc, e finiscono per stufarsi poiché si nv\'cdono che la ri\!iSta non ha una valevole funzione; se non quella, che non vale anche dedicarsi alla eroina. Come capo dei beatniks ha senz'al– tro presentata la sua poca intellia:enza. Si è fregato, po~– ché nelle sue teorie da eroi– na non ha immesso nessuna ragionevolezza. L'l confusione emotiva e quella mentale, per sua sfortuna, non si sono fu– se. Si dice che due errori non fanno una cos,a giusta, ma 10 sono t:ohvmto che Ginsbcrg sarobbc il primo caso, anche clini'co. che rico!flinciare la trafila). e magan stavolta cc la fa. Non si creda a una continua u.mi! ia~ione. Non è CQ$\, Q\li, si i nsiste mandando mate– riale e non bisogna perdersi d'animo. Gli autori sanno a cosa vanno incontro, ma non accetterebbero il sistema ita– liano molto egoista, _privato o primiti\'o dicono. Elegia don1estica di Alvaro " LA CASA era prov\'i– sta di tutto: c'era la macina per il grano, la bilan~ia, il crfrcll?, lo spie– do, la a,ara, la mad1n: e cera il grano, il fom1aggio, l'olio, i salami. In botte col vino, In frutta appesa. Gli u1ensili servh 1 ano anche da decora– zioni, erano ;1ppcsi al muro, Ira lo spcc..:hio, il di\!ano, il ta\"olino, e l'immagine del Santo: un sanlo giovane ianudo, apollin ... -o, San Seba~ stiano. Il mobilio era basso tutto sulla misura della cas~ sapanca, al massimo del cas– se11one... li paesaggio della stanza, in quella casa, e in quei quadri, era basso ... •· Lo si scambierebbe, a prima , i– s1a, per un •interno,. del, grande Antoinc per la minu– ziosa composizione scenica; ma l'abbaglio è di bre\c du– :ata. E', infaui, questo un tipico esempio, in cui l'ap– parente assunto realistico scopre, ad una più attenta ~~~rio', i~cÌu~s~1~\~oc~P~~~ sivi conseguiti. Perchè le co– se, mutuale dalla cronaca, si scorporano, perdono il loco peso materiale nella media– zione della memoria, per in– cidersi. come emblemi cd al– legorie nella dimensione nar– rativa. Gli oggetti, presi e a pre– stito• dalla reailà, riaffiora– no successh•amente, recupe– rati dal ricordo come relitti del passato alt1imenti irrc,·o– cabile e, per magia di poesia, rcs1ano assunti nel simbolo. Il prodigio si ripete in quc.– sto brano, che riecheggia li tema co<;tan1e dello scn11ore calabrese, di la dalla sua mor– te e che apre il suo Libro ddlla memoria, un altro anel– lo del ciclo au1obiografico, che attende di agganciarsi - postumo - a /.,'età breve, a Uastrangelma e a _T11uo ~ accaduto, ora pubblicato da Bompiani nell'identica stesu– ra che Ah·aro gli diede qu_al– che tempo prima di monrc. Monodia domestica. del poe– ta di San Luca; eccone un'al- i Corrado Al\'aro affacciato su Trinità del Monti tra variante: e La nostra casa era povera ma fornita al confron10 delle allre, e ave,a per lusso un Je110 matrimo– niale, dipinto a smallo con \'edute di VenC7.ia sollo In luna•· Ancora un • ogge1to •• quasi un totem familiare, che, risollo nella cifra analo– gica, è dh·entato un emble– ma, assorbendo il moti\'o stre11amente biografico con quello gentilizio. Le cose consuete, su cui si sono spenti i fuochi delle stagioni astrali e domestici. si sono e consuma te ,. nel se• gno metaforico, ricolorcndosi del ,·crde del simbolo:• Han– no gli og:gclti il loro poslo eterno - modeste cose impe• riturc •. La domus patriarcale, ma– trice bioloiica, etica, sociale e rcliiiosa di AJvaro, fissa– tasi come 5Cdimento campo- sito e poli\'alcnte nella sua coscienza, è riemersa, quindi, come metafora di un eden perduto, per sciogliersi infine in melopea eleeiaca, nella su– blimazione lirica. I grandi te– mi della condizione umana, incisi nel lare familiare, han– no riacquistato il loro valore paradigmatico e metafisico, conferendo a questa monade domestica un'epica ~rande7..za conlJiunta ad una m11ica SUIJ· gestione. Entro le sue arcai– che mura, un frammento di civiltà omerica, sopravviven– do al crepuscolo e all'usura degli evi, ha nativamente ri– composta la fra1tura tra l'uo– mo e il suo ctnos sociale, al– trO\e irrimediabilmente aper– ta e insanabile: • E dunque riYidi la casa - ~ià ,-issuta e che non ave,·a più niente da dire - do\'e oiffi cosa era ~aera - e inventata per noi - e non c'crn altra casa ugua– le - e nostro padre era il migliore•. Un mito (uno di quegli idola tribus depositati nel nostro subcosciente) ori– ginario della inconsape\'ole infanzia, della ~ua aurorale innocenza, che ha soggiogato come irrevocabile eppur fer– ma memoria la giovinezza e In maturità. Chi vi ha, via via, tes~u10 la sua lunga can- ~i,~~:rJl~~afa:n~;~:':i{~e 1,;:: ~lri'•efà cg;~e/"/0,~~;1°::::: vita, a Mastra11gelina, e, in– fine, a questo Ubro della me– moria, che abbiamo sotto gli occhi, scritto di suo pugno, con quella sua scrittura niti– da e armoniosa. Un motivo sotterraneo, fe– condo come in rari esempi delle nostre lettere (una co– stante categoriale), che, sca– turendo da quella ancestrale matrice, si svoliie come di– stacco .amarissimo: L'età bre– ,,e - Rinaldo sta\1a seduto con la tesla tra le mani. A,·c,•a davanti agli occhi ogni angolo della casa. Fra poco l'avrebbe lasciata, ed era pre– so da una angoscia mortale. Si ripropone, in esilio, oltre che come rimpianto, come fe– deltà assoluta: Mastrangeli– na : e Si ricordò che tra le fantasticherie dei giorni ira– scorsi a Turfa __aveva scritto a sua madre, chiedendo quel– l'anello come un pegno e un le~~~Te;1 J,':n~ ri lomo reale o vagbegii-iato: Il viaggio: . e Sono tornato al mio pae- se - e ho trovato tutto come prima ... - Tutto era giovane, ma anche - velato dell'età che trascorre - tutto era fis– so, ma bianco - e sorriden– te nella motte•- Non c'è esponente della tradizione letteraria italiana, in cui l'elemento biografico, innesiato e assorbito in quel– lo •domestico"· ricorra con iale co~tanza, inten~ità, \'a• rietà, trasposto per \ irtù di poesia in una dimensione atemporale e universale. VINCENZO PALA.DINO La Guidacci, che dagli anni consciamente vissuti ha as– sorbito H succo di 1anta ter– rena e spirituale verità, e nella quale il lungo defluire del tempo umanamente assa– porato è precipitato in un mo– ralismo non accigliato non saccente non pedante, ma di- Questa la realtà. La vcri1à, contrasta, mi si dice, ma i miei dubbi li ho anche per coloro (rari) che me li harrno fi~zfi;;~c di p~ita iÌ 0 ~~pi~ stesso ridotto a leggersi. D'accordo, forse i,:ono neces– sarie (per forza d'inerzia) queste riviste dalle quali ra– ramente esce una ,•oce sicu– ra. ma se tutte sono cosl fatte, si domanda come pos– sono esporsi i giovani no.o rcggimentati. Pure in America si leg- Vi sono riviste quali il New Yorker, Harper's Maga– d11e, Tlte Atla,itic, cd altre che pubblicano una o due poesie pagatissime. Insom– ma, tulli i settimanali (non a rotocalco) e i mcnsiti ~unii Tlte Nation, Co111me11tary, Commonwealth, ccc., dedicati alla politica alla critica e ai vari problemi sociali,· lascia– no un cantuccio per la poe– sia. _E vi sonb rivist"c impor– tanti, annesse alle uni\'crsità Questo sistema amtricano significa aver sopratutto ri- ~c~~~to"r~ afim~u;,~~io a~;!~: lct_tura non interessano: si– gn1fìcn con modestia che quello che non va per noi pu~ essere valido per altri, E 11 nome grosso o piccolo d'un autore che souopone il proprio lavoro, non ha J'in. fluenza positi\ 1 a o negathia che ci si aspc11a. E se tal– \'Olta le riviste umananien– te sbagliano (non ptir egoi– smo), sbaaliano per J'atten– z!one che. d.ànno a un autore, sia costw importante o sco– nosciuto. ALFREDO DE PALCHI IUACCESO L'JNTERESSl1' PER lf_, POETA OSCIJRO * Per una nuo11a lettura di Mallarmé O GNI generazione ha ri– messo in discussione Mallarmé, ne ha ten- 1a10 una sua propria inter– pretazione e - oltre l'ambi– to della Francia - ha cerca– to di tradurlo nel proprio idioma. La cultura italiana non è rimasta affatto estra– nea a questi compili, e può vantare - al riguardo - in– teressi di antica data, che si sono manifestali con mode– rato ma crescente fen•ore si– no ad oggi. Ed oggi s'è fatto • Runto fermo,. con un florilegio mal– lanneano di poesie e prose (Opere scelte di Sttphane Mallarmé, Guanda Editore) che un noto studioso del Poe– ta, Luigi De Nardis, ha cu– rato con rara competenza e gusto finissimo, olTrcndoei - nel complesso - unà nuova lettura dell'ardua e suggcsti\'a opera dell'autore dell'c Aprés– midi a. E poiché traduzione signi– fica anche interpretazione, noi pensiamo che - al termine della note\'olc attività criti– ca, quale s'è manifestata in questi ultimi anni intorno a Mallarmé - pensiamo che giunaa- tempestiva ed oppor– tuna la presentazione in , 1 e– ste italiana di una eletta par– te di quest'opera. Direi. anzi, che ormai s'impone\'a tra– durla, anche perché la ver– sione è la pietra di parago– ne che \'erifica - almeno in pane - la valldità o meno delle premesse critiche. Queste premesse, piuuosto recenti, sono in aenere - qua– litativamente - di prim'ordi– ne (non staremo a ricordarle), e fra esse consideriamo olli– mi gli studi del Nardis, e la stessa e Prefazione• al flo– rilegio, O\'e in una ventina di pagine - dense di conceui - si fa il punto dell'attuale • si– tuazione• di Mallarmé, si prospena.no i motivi che han– no d eterminalo l'opportuni– tà dell'antologia e se ne de– linea il carauerc. Il Mallarmé dei nostri aio– \·ani anoi era un altro; for– se più vicino a quello che amava apparire lui stesso; ben diversa è la situazione a11ualc. Scevra di suggestio– ni decadent.istiche, sottoposta ad approfondito esame, l'e- spcricnza mallarmeana appa– re chiaramente inserifa nel– la cuhura del suo tempo, e dallo ambiente giustificata pienamente. Abbiamo per– duto un idolo, ma abbiamo in compenso riacquistato il senso della sua poesia. E particolarmente proprio a questo tende la meritoria indagine critica del Dc Nar– dis che nell'ampia e Prefa– zione,. insiste - cd è bene - su alcuni concetti fonda– memaJi da lui espressi in proposito nei suoi scritti an– teriori sul Poeta, epigono di una cultura in crisi, legato a quel « male del secolo ,. che fu H naturalismo, nichilisla solo in apparenza, ché in so– slanza eglj accetta dispcra- 1amentc la realtà, e appun– to per ciò • rimane l'ultimo rappresentante della tradi– zione poetica francese, pri– ma dello strappo surrealtsti– co. Rimane l'ultimo classi– co •. La scelta dei tei,:ti - sia di poesia che di prosa - tocca i punti chiave dell'opera mallermeana, e tanto nei ri– guardi cronologici quanto in quelh qualitativi e partico– larmente rappresentativi di un periodo o d'un modo, ci sembra felice e puntuale. De– nota un finissimo gusto - nel Curalorc - ma anche, da parte sua, un lodevole ri- ~~i:~~ r~ i~i~~~z~ 11 ~ef{!i~i:~~ t1co lettore_. Ad esempio, chi conosce già Mallarmé non può non compiacersi di 1ro– vare tulle e tre le versioni del capola\'oro del Poeta - • L'Après-midi • -: del e Mo– nologo» del 1865, dcli'• Im– prov\!iso a del 1875· e del • Po– meriggio d'un Fauno,. del 1876; :.e interessante è aver sott'occhio il quadro - di– rci sinottico - delle meta– morfosi, non meno interes– sante appare l'esame dei ri– flessi nell'opera dei tradut– tori (il. Dommarco pel pri– mo, e 11 Parronchi per ali alt~i due). E, di passaggio, notiamo cbe il 1esio francese :c!~n~~ll~~c~~i Pu~f~e)é ~~= modo. La scelta dei traduttori rap~ presenta l'altro corno del dile~;iJ ~ qui le rcsponsa- bilità del De NarcUs si face– vano maiigiori. Una formula risoluti\'a, az.zeccata l'ha sal– vato (azzeccata, ma medita– ta): attra\'crs;o la scelta dei traduttori, • di generazioni di\'crse, di gus10 e formazio– ne disparati •, attraverso questa concordia discors, il Dc Nardis è riuscito a con– ferire omoa:cneilà al flori– legio; cd ha ottenuto ciò - a nostro avviso - perché ha sapu10 scegliere i tradutto- ~ii\1-!W\Jn /i~~~i~u~~d~ fi~~ \'.Olla, consapevoli d'una non hevc personale rcsponsabiU– là. Oltre al Do Nardis stes– so - che ha tradotto ccn gu– sto e finezza alcune tra le più difficili liriche, come • Si abolisce un qualche merlet– to,. e • Taciuto ha l'oppri– mente nube• -, ricordiamo Romeo Lucchese, Muza Frczza, Biaongiari, Diego Va~ Ieri, A. Angclini, tutti per la poe~ia; ~ Vittorio Pica, F. T. Mannctu, Soffici, Renato Muccl, Montano, A. Oom– marco per la prosa: un cin- VITTORJO ORAZI (contlnu:-;- pa1. ') l

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