La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 49 - 10 dicembre 1961

Pag. 4 ( POETI DEl,1,4 FrnR4 ] Pietro Acerbi Se una smarrita luce ..ci raggiunga Poi un giorno nostro padre è morto e nostra madre è vestita di nero. Non c"è altra notizia: se non questo venl? che fa strada e che s'impiglia nel cavo dei pensieri. Qui c'insidian6 le stagioni che passano. vessilli di una città caduta: il cerchio d'ombra ci tocca e siamo linea ct·alluvione. Non risponde più l'anima. non grida al ritornato sereno. se improvviso dirompe sopra i colli. si propaga rapido come un fuoco e inco:llenibile lo sguardo accend~ di chi per le strade, sciolto dal tempo. poeta u.n chiaro volto. Siamo andat.i lontano. più lontano fino a sciuparci il cuore; verso giorni feroci, ollre il fiume dei papaveri caldi che è nel .sangue_ Ma in un mattino tenero. se una smarrita luce ci raggiunga, prima che passi. prima che sia cenere: e se un fiore divampi nel gi3. muto fiore, una strada di speranze ci sg'6rgher3. dagli occhi. Lune amare si sperlgeranno al tocco delle mani di nostra madre che, mite sulla soglia al \1ento, la sera, chiedeva notizie. Anonimo Frate Eusebio (?RATE Eusebio è seduto nel tram. Non lo conosco e l'ho chiamato così perché la labiale bacia un"immagine. Frate Eusebio posa raccolto nel tram come nel granajo la sicurezza del mucchio. il compromesso è solo nel rattoppo dei gomiti. Colore cd odore del sajo sono colore ed odore del legno. del frantoio d"ulh•e. La barba è un soffio di brezza mossa · da saecula saeculorum amen. le dita dei piedi nei sandali insetti ordinati nell'urna. Posa lo sguardo dolce indifferente sopra una donna e gli ardenti quartieri si coprono di cenere. F:rate Eusebio è seduto ma dentro di sé viaggia accompagnato sottovo~e dalla corona nella carrozza del cielo. Sandro Boccardi Angeli in ascensore F ORSE non è ma ancora può accadere che un sant'uomo muoja atrultimo abbaino dell'Empire State Building. Scuserete .se per pura evenienza Cuori albeggia. Per trapasso sfumato (dis"solvenza) : atmosfera di riebbia sullo Hudson. rlevica sull'insegna della Coca Cola ABBASSATE ABBASSATE QUELLA TELECAMERA. Angeli in coppia 1 muti, con due ceri. salgono, in velluto, dentro gli ascensori. Teocrito Di Giorgio Con la madre ' A SPET'VIAMO seduti qui davanti la porta della casa prigioniera d'altre cue tra l'ombra ed il sole la Madre ascolta H vespero che avanza leggero e fresco soPra un'eco di campa.ne di già somme3.Sa :o sento l'ansia del gelsomino nei cortile che :fior.i appresta all'accorata sera a. maq,o a ma:no $metteranno di tessere le rondini le corone di voli sulle case poi il silenzio intorno a,vrà l'anima. a.ssorta di una chiesa vuota e poi ci appagheremo de.Ne stelle dis-per~ per la notte di luglio a.,pettiamo che cosa? nulla aspettiamo eppure gli occhi intenti cercano per lo scarso quadrato cii questo cielo cofil fu sempre nell'infanzia aspettannno e neil'adolescenz• e seguiamo specanèo il tempo che cammina. Dante Pastorelli La bicicletta ipotecata SE OGGI sono arrugginita,· sappi che fui un tempo celere e lucente. Non le vie cittadine su cui scivola leggero anché un carretto, ma i sentieri della campagna videro la mia potenza: fui trattore ed angelo. Le pecore si sbandavano in polvere e il cavallo nitriva al mio passare. chè strappavo bagliori di sfida all'alto sole. A sera poi, appoggiata contro i1 muro ripensavo ad un giorno di vittorie e disegnavo ombre nella luna. sognando di sbalzare dalla sella l'imprudente ladruncolo. 1-,Ia venne, io non ricordo quando, un uomo grasso con lunghe carte in mano: e insieme ad altre cose gettata in questo buio ancora sorrido a corse libere nej prati, LA FIERA LETTER\RlA ROMOLO TRJVELLONI: te P:1csaggio • - Galleria del Vantaggio - Roma Rasse:,:·11~1, lii filosofia: di ItENA.TO ilIUCCI * Da He[!el a D I Mario Rossi. professo– re di storia della filo– sofia presso l'Universi– tà di ,·Messina. già conosce– vamo una StoTia deUe in– terpretazioni di Hegei <Me.~– sina. Ferrara, 1953) ed un tu1.gglo sulla Economia. poli– tica ed etica. negli scrith ;e- 11ensi di Hegel (1801-1806), pubblicato dallo stesso edi– tore nel successivo 1954. Gli Editori Riuniti. nel lu– glio del 1960. hanno ratto stampare l.:l prima parte d1 un monumentale lavoro del– lo stesso Rossi. intitolato: Marx e la dialettica hegelia- 11a - I - Hege! e lo Stato. dedicato a Galvano della Volpe. e oggetto della no– stra recensione. Nell'Avvertenza. !"Autore propone 11 tema della ricer– ca: il rapporto Regel-Marx. problema che dni precedenti studiosi dell'argomento è staio Impostato o troppo ge– nericamente o troppo parti– colarmente. sl da codere o nell'indeterminatezza o nel Iettcralismo, e per conse– guenza in fraintendimenti, Juol{hi comuni e superficia– lil!l. proprie condizioni di vita. ed è in questo spazio che si determinano i rapporfr uma– ni con tutto ciò, che essi han– no di problematico e di con– traddittorio <...) ». A tale ar– gomentazione si pul>ltuttavia replicare con una obiezione, distinguendo cioè nella fllo.)– sofia hegclinna. tra dialettica e sistema. tra forma e conte– nuto. sostenendo che l'accct– t:izione del mondo risulta dal sistema, conservativo. men– tre la dialettica e principio trasformatore. non di sanzio– ne del già esistente. Da ciò discende che per Hegel !"uo– mo, ente dialettico. non è ma si [a, e quindi ~vol~c un·attività trnstormatricc. Su questa stradn. si potrò ricu– perare. oltre la forma. anche il contenuto della filosofia hc~eliana. e dimostrore in essa addirittura un umane– simo. La prima Posizione, che disLingue una -pro~rcssi– vità della dialettica d11 una rcazionarietà del sistema, fu assunta dana prima Sinistra hcgcliana. e poi dal marxisti fllohegeliani come L't1kàcs; la ::.econda. che estende la ri– valutazione nnche al sistema. è stata ussunta da studio!\i laici e non mnrxlstl qunll Hyppolite. Kojève c Weil. tezza di una rivalutazione in– tc)?.rale della i.ola dialettica hegeliana. J"Autore trova al– lora più coerente l'atteggia– mento di coloro che tentano una rivalutazione Integrale di tutto Hegel e traccia quin– di la storia delle interpreta– zioni del suo pensiero ctico– politico. dividendola in quat– tro (asi: J'et!l della scuola hc– ,!!eliana: il neo-hegelismo ri– formista: Ja « hegelrenaissan• ce.. o interpretazione .. ro– mantico-mistica»; la ricerca su Hegel in questo secoudo dopoguerra. Dal tracciato di tale storia emerge che !"interpretazio– ne hegelian3 attuale flni~ce per coincidere con la criti– ca dei discepoli della. Sini– stra. nell'esser cioè d'accordo sulla conclusività del siste– ma. con la differenza però. rispetto ai Giovani hegeliani - i quali. insofferenti del– l'assoluta verità pretesa dd,it– maticamente dal Maestro. tendevano alla concezione di una filosofia del futuro - che oggi «conosciamo il punto d'approdo di quest'e– sigenza d"una filosofia nuo– va: è la celebre ultima 'l'esl su Fenerbach che vcramcnh.' chiude il Vecchio Tcstamcn• to della fllosofla - COlllprt'll– sione e accettazione del mon- do - per aprire il nuovo li– bro che inaugura una diver– sa e " raddrizzata compren– sione» del mondo dei rap– porti mnoni, e formula la teoria dclln sua trnsfornrn– zionc ... All"Avvcrtcnzn. che ;,.bbia– mo esposto riassumendone il contenuto, di basilare impor– tnnza pcrchè in essa è già nelincato 11egli aspetti teo– tctici critici e storici tutto 11 grande problema del rap– porto Hcgel-Marx. seguono uel testo 829 panine in cui il Rossi. com!.' abbiamo ac– C'<'nnato. studia i vari mo– n,c>nti dell"opcra hegeliana. l'<'intivamcnte ai problemi l'tici ~iuridici politici e sto– rici. Di queste pagine non possiamo dare neppure il più scheletrico sunto. visto chc- la sola silloge dell"Av– vertenza ha occupato tutto lo spnzio concesso normalmen– te :1d un articolo, senza con– tnrc chc- In comprensione di esse richiede una conoscenza almeno elementare dcll"arduo JH'nslcro di Hegel. E salteremo a piè pari nu– che la Conclusione. In attesa di csamHrnrc la promessa se– conda parte dell'opera. quel- 1:t che sar!l consncrata alla Genesi del materialismo sto– rico. al pl"nr.icro di Marx Domenica 10 dicembre 1961 STOJRJfA D"UN A.~1'0ll~E * La città di Sab L A POESIA di Saba si snoda, dngli inizi clas– sicheggianti e per vari · sensi incerti fino alle ulli– me liriche, su di un itine– rario in gran parte auto– biografico. Fedele a una serena chiarcua psicologi– ca, il canto di Saba - per la drammaticità, il vigore, lo slancio che sempre o quasi velano la mx:cssaria prosasticilà dei temi ormai considerato una delle ,·c11e della lirica dell'ult1mo cin– quanlennio - è anche dc, 0- 10 a poche, semplici varia– zioni. L'amore, la città do– v'egli nacque e in gran parte visse, il mare. Di Trieste egli coglie, in pratica ad apertura di libro, gli a::,pelli più vari ed inquietanti. Quando anche la città non è citala con il suo proprio nome, essa lraspare, nel tes– suto connettivo delln lirica s:1bi3na, con notazioni cd ac– centi di una plastica casti1à che ci restituisce .a quel ma– tf, a quel ciclo, a quella pietra scabra, o,,e anche la bora serve a creare, nelle notationì ddl'alto dellato, una sua dtrcn e pur ..:alda atmosfera. « La città do,e nacqui po– polosa•, canta Saba fin dalle sue prime liriche, nel– le quali si nota lo sforto in– teso a 1rasfigurarc, in resa di vera e distillata po~ia, quel suo dolce paese « così tenacemente amato•· Quel mutc,·ole 1>acsaggio dj Trie– ste che egli coglie sempre in movimento, nelle inqua– drature più solari e Ialine, con quel mare, non sai se I calmo o in burrasca, ma sempre azzurro e odoroso cli ,lfomi che prima o poi finisce per apparire come un :suggello o una sigla, m questo o m quello sqt1arcio della c\as.,ica architetrnra strofica. Egli, che da poco pili di tre anni ci ha lascirlti, ma che fin dal lontano 1947 scrisse che :si senth 1 a a po– co a poco morirt: alle cose, non accennò mai a disto– gliere Tricslc dalla sua pa– gina che anda,•n f:lccndosi, per il male che non gli con– senti\ a « nè ,•i vere nè mo– rire•• sempre pili scarnn. abile di pam.c, breve e scat• tante, son•c11lia1a come la sua Trieste. E se Snba è in Trieste, Trieste è in lui, per una sori a di affc1tuos:1 osmosi i cui lelici 1isulta1i :1ppar1cngono gi:\ a un mon– do che va sislcmnndosi in una sua composta classicit!l. Con « Le trilc parole che non uno osava •, nella omo– gcncit."t di una dizione in– timislicn e confessionale (non cerio nel :.cnso 1-eligio– so) e che è tutto un collo– quio con le co-.c e con i .<,cntimcnti degli uomini, egli passa in ra:sscgna, con-;c– gnandola per -.cmp1·c al no– l"tro alle1to, la sua Trieste. «Trieste è la ciua, la don– na è Lina •: questo è il po– stulato che condiziona gran pane Cella sua produl'ionc poetica, in una pacata ci· nema1ogra6a di immagini, ove sempre trema e raaur– ro mar natio•· Trics1e è presente anche quando il poela declina ...nella strana bollega d'antiquario• do,c. fra l'oro delle antiche lega– ture, ebbe agio di med11arc i canti più esemplari sem– pre fedele alle sue origini e al suo POP'(IO. La poesia di Saba è in ogni caso collo– .cabile nel « bianco panora– ma di Trieste•, in fondo a quell'Adriatico che egli ha 10110 all'enfasi dtmnun:dana per consegnarlo, con "Tric- UMBERTO SABA visto eia Dragutcscu :.te dalla scontrosa gra:zla •. alla felice scmplicita della ..ua parola. La • picta:s • pt:r li luogo nativo i.:. in lui sentita cd .1cccttat.1 come uno dei po– .,,ulnti c.<-:-cnzìalidel, , 1 ivcre. Vinccnto Monti sc1;sse nella .. Maschcroniana • 1 versi in \'aria misura apprevati, ma ad ogni modo noti: • Dall.1 palria l'amor santo ~ per– kllo, I che amor di figlio e di fratello ~,•anza, empie :, mille la bocca, a dieci il petto •· Saba che Trieste identificò nell'ambito della più grande patda, come 13 ,·era e insostituibile patria dell'anima, fu nella ridoth1 .,chicra di questi dieci e certo in prima fila. Per lui Trieste è amore, Ttieste è cielo, Trieste è· la terrn do,,e, nel piccolo cimitero abban– donato, dormono i suoi vec– chi, riposano dai trallici e dnllc ebraiche, mn quanto decantate!, mercature: « Pu- 1c, n finnco dcll'crrn è un c:1.mpos:mto abbandonato, ove nessun mortorio I entra, non si sotterra più, per quanto io mi ricordi: il \ ecc h io cimitero degh ebrei, cosi c:.-.iro al mi<? pe_n~ <,iero, se , i penso I m1e1 ,cechi, dopo tant.o pena– re e mcrcatare, la sepolti -,imili tulli d'animo e di ,olti •· Gli stcs:si suoi ,imori, la Mlii geografia sentimentale -,ono -,ituabili entro un com– pos10 e quasi classicheggian– te paesaggio trics11110,benché a\ vcr1ìssc egli, icas1ica e forte, la manca111.:a di una ,era e propria clas<;1cila nel– ramhito delta sua Trieste: do, e l'arte o non ebbe / Ol'iO, -,e c·è, c'è in ~uore / degli abi1anti ... •· EH:li arri– ' a a collpcare in Trieste i suoi sentimenti amorosi, portali in genere a luminosa perfc;.ione umana, quasi a una rarefatta atmo~lcra di malinconia. anche quando qua e là traspare il brl\ido di un desiderio che non ar– rh·a però ad intorbidire le acque del suo limpido senti– re. Troppo docile e depurata e la natura del poeta e la -,tcc,sa ordinata e nitida co– s1ruzionc della sua lirica. Egli concede lullo o quasi al sentimcn10. alla n:ligione della memoria, .:a un :-upe– riorc af!lato au1obio~r,1hco: quasi nulla alla nota71onc d1 i.:ronaca, al ,·uo10 ,çompiaci– mcnto per le passioni che nondimeno costi1uiscuno, non c'è scampo. um.1 parte del suo e dell'altrui mondo. Convinto che. ad e,•itare lo ripetizione degli errori altrui. la strada buona era soltanto quella di impostare il problema con le sua arti– colazioni nll'intcrno di una presentazione organica dcl– ropera dei due Pensatori.. il Rossi ha inizioto con !"espor– re la filosofia di Regel nella prima parte di questo gran– dioso Javoro. cm farà segui– to l:1.parte seconda. dedica– ta aUa fUosofia di Marx, e che avrà come sottotitolo: PrimA di passare alla con– tro-obiezione. il Rossi ritie– ne 11ccessario fornire. con una chiarezza cd una pun– tualità costituenti due gran– di pregi dell"lntero lavoro. alcune precisazioni intorno alla dialettica bcgeliana. 11 1 11lUtA '.l'.tl J;; /,1 1 'i'E:rPIU~''l'tl 'l'A * DA /_,lJ/GI l~tllll!.,''J'/ 1 n tal modo, sempre m Trieste, se è facile per lui indovinare la « da dei :,anti aftctti • è a!lrcttanro age– , olc offrire alla nostra e alla sua dolcn1e meraviglia la te via della gioia e del– l'amore•: \'ia Domenico RossClli. Una strada ~hc pili rarefatta di co-,1. piu stra– da del sen1imcnto e del cuo– re di c;omc ci è resa non po– trebbe essere, ubicata qual'è m una media rc:s che città non è e campagna. nemmeno,. con finestre aperte su pano– rami impossibili e s\'elanti intimità possibilissime ime– tc, come quelle di chi « aguc– chiando o leggendo aspetta •· Itinerario esemplare e ango– la,ionc condusiva cd csclu– :o.i\ a di un mondo \'Otato, pur nella sua faciie collocabilità, ;1d una metafisica cd anccn- 1 rnlc indeterminatezza. Dub– bio lclice anche quando i dati ddb rantasia e dell'ultra– s..:nsibile si trasferiscono di colpo in una tcmpc1;c certa; do,e 1è indecisioni e le al– ]t1-,1oni pongono in noi le1- 1ori il banicuore per un pac– .,ç in cui LI contadmo che la– ,,ora e che scende 'dal monte .,ct11hra debba, dall'aerea ..calinata (cd e Trieste an– che questa} precipitare, per mancann1. di appoggio. O /orse è solo la virtu di al– t ral'ionc di un pac~aggio tanlo auurro e tan10 sola– re quant'altri mai lo fu, di un nutre che è certo reticolo di ,cnc, linfa, visione ideali– stica e desiderio del poeta: « Un uomo innania il suo campo. Poi scende / così erta del monte una scaleua / che part;. come avanza, il piede, metta / nel vuoto. Il mare stcnninalo è sotto•· La ge11esi del mar.ena!ismo srorico. Poichè la seconda pnrtc si arresterà aUa h1tro– duzfo11c alla Critica. delt'E– co11omia Pohtica, Ja terza snrà inleramenlc dedicata al· Capitale. Basta dare un'occhiata al– l'Indice del volume. compo– sto di ben 848 pagine. per constatare che l'Autore. se– J:UCndo la cronologia di Re– gcl. non ha trascurato nes– sun settore della sua opera: dagli scritti giovanili e da– gli anni del ginnasio e dc.1- l"univcrsità. a quelli di Ber– na jn cui il Filosofo si pone Il problema della positività; dagli anni di Francoforte. in cui il Pensatore concepi– sce la dialettica dell'intero. agli scritti jenensi e alla Fenomenologia dello Spirito: dalla Scienza della Iopica e dalla Ettciclope<!ia. alle le– zioni sulla Filosofia del dirit– to. ove l'Autore troverà la più ampia materia di studio. e sulla Filosofia della storia. Con l'lnlroduzione. che oc– cupa una trentina di pagine il Rossi a ffronta l'argomento gcncr:l.le prescelto. cioè il problema del rapporto He– gel-Marx, considerandolo nei seguenLi significati storici: a) destino della filosofia hegeliana e sua interpreta– zione. origini e formazione del ·pensiero di Marx. con le incidenze che prcliminarmen– te lo condizionarono; b) interpretazione del mes– saggio etico marxiano. che dalla concezione materialisti– ca della storia trapassa alla teoria rivoluzionaria. con la preponderante incidenza di He~el creatore del principio dialettico, nel quale consiste– rebbe la più autentica ere– dità begeliana del manismo. Ma. osserva l'Autore. se non può esser messo in dub– bio che alla concezione ma– terialistica della storia oceor– ra l'impulso dinamico della dialettica, e che nel pensiero di Marx tal principio rego– latore sia presente. resta da vedere se le esigenze mar– xiane possano esser soddi– sfatte proprio daJla dialetti– ca hegeliana ... Il più forte argomento con– tro l'eredità hegeliana del marxismo si basa sul .ratto che la filosofia di Hegel è in definitiva una ACCET– TAZIONE DEL MONDO co– sl come esso è realmente. « nel quale non c'è spazio per un intervento umano au• tentico. che non sia un mo– numento già scontato e sva• nito nel movimento univer– sale. una provvidenziale mos– sa deU·..astuzia della ragio– ne"'· Per Marx. illvece, si tratta di TRASFORMARE IL MONDO, ed an·uomo, en– te condizionato, .. è puz. dato un ampio spazio di condizio– namento, di creazione delle Dopo di che. egli formula la contro-obiezione alla riva– lutazione della dialettica hc– ,i.!eliana. enunciando. « come ipotesi di lavoro da confer– marsi nel corso dell'opera ... che H Marx. non che assume– re da Hcgel la dialettica. non che .. rovesciarla... la– sciandone .intatta l'articola– z.ionc. abbia invece realizza– to una dialctlica del tutto diversa. che inizia dall'osser– vazione- condizionata della vi– ta dì uomini storici. n. un determinato livello della pro– duzione. in una determinata società di determinate clas– si: la TROVA (non la PO– 'JE) in una :situazione di est.rancazionc dovuta a con– traddizioni determinate e sto– riche. ed avanza l'istanza PRATICA fmodiftcantc, di– rompente. rivoluzionaria, e non già TEORICA. esaurita nel suo significato CONCET– TUALE. automatica e deter– ministica) della soppressione dell'alienazione. La filosofia della prassi. della trasrorma– :tione del mondo, è guidata da una DIALETTICA DEL– LA TRASFORMAZIONE. co– me la dialettica hcgeliana dell'accettazione del mondo era guidatà da una DIALET– TICA DELLA CONCILIA– ZIONE». La storia Riconosciuta una sostanzia– le identità di forma e eonte– nuto. di dialettica e sistema, e. per conseil,lenza, l'astrat• r; C o VlNTl. dopo il re– molo incontro con le paginette del testo • a uso delle scuole•. di saper lutto :sui re, sui consoli, sui Cesati e nitra minuta impc– rntoraglia, siamo rimasti al– libiti, considerando l'abisso cli ignoran,a aperto ai no– stri piedi da quest'ultim:.1. Storia di Roma (Utet, 19(,1 ), narrata e interpretata dn Luigi Pareti. Sei tomi in gran formato, per un 101alc di circa cìnquemila pagine, stra– ripanti di illustrazioni, dove ogni momenlo di quella tur– binosa vicenda durata undi– ci secoli, dal 753 a.C. (fon– dazione di Roma) al 337 (morte di Costantino)~ è af– frontato con lo stesso slan– cio, esaminato con lo stesso scrupolo, sulla scoria delle testimonianze di s1orici e annalisti (Polibio, Livio, Plu– tarco). scarnito d'ogni ag– .giunta interpolazione conta– minazione e restituito alla sua giusta luce, alle sue ef– fettive dirncnsioni. Al soffio energico dello storico di polmoni robusti, crollano i miti come castel– li di carta, si dissolve la nebbia che sfumava. i con- .., ANTONIO DI PILLO: «Crocefisso> (ti:rracotta). nazionale del Crq,ccfisso • BarJ) Mostra 1orni degli eroi, rendendoli aerei. fluttuanli a mezz'aria, pii.I semidei che uomini. Ro– molo e il suo regno, per esempio, tutto inventato cli snna pianta, allegorizzando avvenimenti di almeno un paio di secoli dopo. Perciò, niente lupa, nicnc gemelli e il l:1.ttaccio di ~nngue, al quale abbiamo sempre rife– rito la nostra natura iracon– da, ,,a a farsi friggere. Quan– to agli eroi della prisca Ro– ma. per Muzio Scevola s'è sbandierato sempre un fal– so etimo: Scevola-mancino, mentre deriva da un amu– leto infantile. Perciò, nien– te mano sul braciere. La fi– gura di Orazio Coclite si rial– laccia alla statua monocola di Cocles, effigie di Vulcano, ..ita al Volcanale. Perciò, niente scontro sul ponte Su– blicio. La storia degli Orazi e Curiazi, pure riconoscen– do agli Orazi particolari doti di astuzia e finezza d'inge– gno, non è che un pedestre ricalco da Omero. ratto fuori Romolo, il «nu– trito dalla lupa•• il « figlio di Marte•• soprauutto l'eroe eponimo di Roma, Luigi Pa– reti allinea per noi le eti– mologie più attenclib11i di Roma (da rwnon-Tcvere; da nona-mammella; dal ficus nmunalrs, il fico alla cui ombra la lupa" allattò I ge– melli) e noi possiamo sce– gliere la più suggestiva. La prisca Roma, col suo Oppidum quadrato cinto di mu1·a, è già una compagine politica e guerriera. Am– pliando via via il mulinello della sua spada, mette in gi– nocchio latini, sanniti, cstru– schi, àpuli, lucani, eccetera, eccetera, e l'intera penisola è sua: suoi i mari che la bagnano. Allora inventa uno sloga11: • Navigare necesse"· Arma una flotta e, allrac– cando a Cartagine, a Corin– to, ad Alessandria, diviene padrona del mondo. Tutto merito della buona tempra della sua spada: tut– to merito della buona tem– pra dei suoi uomini (dal– l'affettuoso sodalizio con la asta, qwris, si guadagneran– no il nome di e quiriti •): tutto merito dell'ingegno dei suoi re o imperatori, i quali, sebbene onusti di porpora, non si peri1ano di guidare personalmente le legioni nel– la scarpinata alla volta di Gallia, di Dacia, di Panno– nia; ma non appena morti, sono elevati all'altare e co– stretti a fare a spintoni con Juppiter e Mars e Janus, per guadagnarsi una porzioncina di manzo o di vitello arrosto. Porsenna, Pirro, Annibale, qualunque nemico si faccia avanti, ha la meglio una voi- di Rollla 1a, anche due; ma alla tc1·ta è buttato giù, miscrcvolmcn• te. e sembra invcn1a10 ap– posta, l'etrusco, l'cpirota, 11 cartaginese, esagerando il suo corredo d'armi d'armati d'elcfanli. per mcllere me– glio in risalto la virtù e In gloria imperitura di Bruto & Collatino, di Fabrizio, di Scipione l'Africano, Il re hglia il console, il console figlia l'imperatore, e tutti hanno un'assisa guer– resca in cui si accozzano e -.fcrragliano galea, clipeo, ocree, asta, gladio, armi stre– pitose: sicché, per l'occhio deve usarle per torta. Guer– ra sannita, guerra tarentina, guerra annibalica: i romani ingrassano con la guerra. Una cura di vitamine impa– reggiabile per rilarsi dai pen– sieri, strapazzi, fastidi, e conseguente usura di nervi, della vita domestica. La spa– da, forbita a dovere, scin– tilla sempre fuori, del fo– dero: puntata alla gola del– l'indigeno, umbro etrusco sannita, finché non ceda il suo boccone di terra: pun– tata alla gola del forestiere, goto scita vandalo, linché non tronchi le sue scorrerie. Puntata quella spada nnchè alla gola del re e dell'impe– ratore. Raro, rarissimo che muoia nel suo letto, circon– dalo dai familiari, i voti rivolti a Plutone, che racco– mandi la sua anima a Ca– ron1e, che non la ~batacchi troppo sul navicello diretto all'Ade. Tarquinio Prisco m~ore di un colpo d'ascia, Servio Tul– lio d'un colpo di spada, e Tarquinio il Superbo deve mettere al più presto la via tra le gambe se non vuol fare la stessa fine. Cesare è ucciso da Bruto, Caligola e Dominiziano dai pretoriani, Nerone finisce suicida per mano del suo liberto. E Lat.– tanzio avrà buon giuoco, nella sua operelta polemica (De mortibt_,s versectttorum), ammont1cch1ando cadaveri su cadaveri. Muoiono tutti con la co– scienza a posto. Hanno sac– cheggiato, depredato, rubato, ~ì~r jf b~~/ ~i"e p~~o~mfj romano, grazie allo slogai, « panem et circcnses • e ai relativi proventi, può salar·e •ranquillamente l'ufficio e godersi a pancia piena lo spettacolo al Colosseo, affer– mando il suo cara ttere: un impasto di accidia molliz.ia fannullaggine, che noi, tardi nipoti, cerchiamo di mante• nere il più possibile integro. . Poi, al frusto paganesimo, s1 oppone un nascente cri– stianesimo. I cristiani scava• noeome,a~lcl~ Perfino quando Snba ci dà la più alta e conscia rapprcsenrnzionc della sua e commedia •, non può tare a meno di assumere a palco– scenico e a personaggio la sun «città vecchia• e le maschere. della umana rap– prc:scnta;-ibnc, gli uomini e le donnt! che ni;iiscono nel ~uo 1,or10: il marinaio, 11 \Ccchio « In lcmmina che beija il dragone che siede nll:1 bottega•· MASSIMO GRILLANDI incidendovi il pesce, la co– lomba, il monogramma di Cristo, e il suolo dell'impero comincio a scricchiolare. Alle ::,pallate energiche di Co:slan– tino, gli cléi, terrol'izzati. po– sano l'egida, il caduceo, la lira, e si spogliano della pre• :ziosa tunica, sperando di' passare inos~ervati. i\•l,,cche! Come noi bruciamo il pe– stilero 1,;nnpirone per libe– rnrci dall'anofele, Costanti– no butta nel turibolo la 101- lclla d'incenso, e gli clCi prendono il lugonc dal buco della cupola del Pantheon: 1uui, con Juppiter e Juno s • l • alla testa, meno H Sole. Fc,·· lll COS llllll mo in ciclo, spavaldamenle, il Sole continua a mtJ·ufo- (continua da pag. 3) lné~st~~lti:ouci ~~llafu~b~ 01 d; tempo (era l'anno 1942} cser- sette COiie e s'a\'valc c1·un ~i/a~~.,:q~i~l~~pc~-a rie~~/~~~ doppio patrocinio: abbinan- la memoiia vish•a Il fn- do sullo scudo dei legionari IO di quegli appunti, e il monogramma di Cristo al di quegli schemi critici rias- segno del Sole, batte a Pon- suntivi. E ormai ritengo le- te Milvio il suo antagonista cito aggiungere che uno che Massenzio e resta sul Jrono mi conosce fino da quegli "unus et solus •· Jn segno di anni lontani. e che è pcrso- gratitudine, con l'editto eh na dotata di cultura e giudi- Milano, riconoSl:C giuridica- l'io. ri:sentilamcntc personali, mente il cristianc:simo, pur venuto a s.1perc della con- continuando a tollerare 11 dnnna morale pubblicamente paganesimo, e si tro,;a con inflillami per il mio presunto una doppia carica: « ponti- vilipendio di quel poeta, di- fe:< maximus • cd e cpi-,copus chiarò. per prima cosa, che cxtcrnu:s •· Quando Roma gh .,e qualcuno, in Italia. pote- semb~a troppo logora, o m- va assumere a quel ri!Juardo -.uffic1entc a contene,y la sua quella posi7ione di (l:mdizio grandezza, costruisce una mora!~ e critico. quello ero nuova capitale sulla ri,·a del propno 10. Bos~oro, Costantinopoli, e la Questo mi piace ricordare, farcisce accuratamente d1 I concludendo, ai firmata1; di r~~~~ i <5~~\~i !~~:io1it 1 t~ I ~'. 1 e!~'I :~:,cr;;.~~~-i~nil~~:i~l~i sta1ua di Apollo assume il an-anno pure ~upposto come \'Olio di Costantino e impu- nicnt'aOatto qm11ifica10 per gna, oltre al globo e all'asta, pronunci:irmi a rngion ,•cdu- anche la croce. La testa fio-· 1a <,uquell'arp,omento: ccrta- rita di ragki è cava e acco- mente ritenendosi tutti, a quel glie il frammento di legno e n~uardo, 1>ill qualificati di i chiodi della santa Croce. rnc., e piu attendibili. Natu- In punto di morte, l'im- ralmcntc speculnndo. chi in- pcratore si decide a farsi ~cmurn1ente e chi con malizia, batte:z.zare (restando pagano anche !>ullamiri o:scurità, che fin'all'ultimo , ha potuto man- rcndcv~ loro assai focile il giare di grasso anche il ve- ber~:1gho; oscurita sulla qua- nerdl cd esimersi dol san- 1~ speculò più di tutti l'ano- tificare le feste comandate). mmo giornalistn di • Paese- Mor10, viene sepolto accanto Sera •· mct tendo i':1plicita- ai Dodici di Gesù e nomina- mente a confronto il valore 10 e XI11 aposlolo •· mentre della . pro_t~s!a fi1mata da i pagani gli appioPpano il « poeti, cnt1c1 e na,rrntori di prefisso «divo• e lo trasfc- 1~~ 13 .• (che,. sog:;:nmgc\'a a riscono dritto dritto al- Pili sicuro trionfo della buo- J'Olimpo. na .ca_u-,n, avrebbc:ro potuto Costantino, concludendo il b~nr-.:-- 1 1: 10 e-,~crc: 1m 1 c~c che lungo cammino della storia le_ vcnt1duc effctl}VC,« il dop- di Roma., consegna a papa p10, cento. n~1llc:_ vcdc,•a dun: ~~~~!trfust~;~r~e 0 ~;~s~ ~: ~fr~ci~~~ 1 \ns~:.~~~~ un~c~l~r:r!a incenso, ma sempre vociante s<_>lloca1c I~ voce del çalun- berciante intem erante 1 n!alorc e diffamatore, pigmeo Clementi i Greg~ri ali· In dt fromc a quei gi~nnti della nocenzi, 'i papi ro~ani eh~ ~~~na) _con la null~tà .della si . susse~uiranno nel cors<? qu~ 1 1fii~_r~-.o~ 1(Ìì;i~tten;o ~~~~~~ d~J secoh sulla cattedra d1 gu_entcmcntc conta nullit3 del :~~~~o,daav~~ranr~.una brutta ~\~. ~~)~i:~~ cri1ico e mo- MARIO DELL'ARCO GAETANO ARCANGELI

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