La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 47 - 26 novembre 1961

Le richiesi~ dJ giudizio che giornalmente cl pervengono troveranno nsp0s1a oe!Je apposite rubriche • Verba Vo– lant •, • Scnpta manent • e • La Fiera risponde• secondo l'ordine di anivo. Si prega pertanto di astenersi dai solleciti I liAFIERA LETTERARIA UKAKIU UELLA KE!IJAllUNE! JJ.J3 daJ mcrcoledl al sabato Manoscritti, foto e disegn.1 non richlestl non si re.!tltulscono LP MostTe d'aTte in ltaLia * Esempi di mezzo secolo * di ~Il/SEPPE SCIQIU'l1\Q S I PARLA di G. Da,·id Thomps~n di Pìtt~bu.rgh come d1 un col\c11omsta • tremendo, litigioso, mh,lc– rioso e ;ierfino un po' matto• (A. H. Barr): eppure ci sem– brano di una ~rande saggezn le sue considcra1ioni sul li– mitare, del bel catalogo che la Galleria C!\ ica d'Anc Mo– derna di Torino ha appron– tato per presentare 168 pit– ture e 51 sculture scelte tra i pezzi che compongono la leggendaria c0Jlc.1ionc 1homp– soniana. anche a proposito di alcune opere presentate, ._arebbe qui - in sede di segnalazione di mostra collelli\'a - senza dubbio fuori di proposito, e in un certo senso impossibile, un lungo e impegnati,·o di– scorrere. Concluderemo allora dicen– do che, a prescindere da ogni al1ro fine che non riguardi direttamente l'arte, la parte della ,;:ollczione Thompson esposta a Torino merita di es'sere visitata e studiata. An– che un amatore di gusto dif– ficile ,,j tro\'erà almeno venti opere r-he fanno o faranno parte dei più ,•h·i e appas– sionati capitoli della storia artìstica di oltre mezzo se– colo. ARTlSTl ITALlANJ * Dario Ferrini dell'entusiasmo o * ,U Sll.,I/A1\Q (jJA1\'1\ 1 El.,LI LA pittura di Dario Fer– rini, con llltta la forza ma- intellia:enza fiorentina. E .sono questi, forse, i piu veri, a:H unici forse che davvero sono de10i di durare nella loro luce metafisica alta e distan– te. E anch'io h amo, c.ome po<;<;o amare gJi esemplari di una cultura autentica, rosa da un sea:reto tarlo terribile. • .\fa non ho mai conosciu– to prima di conoscer te, un anista che mi desse il senso prcciw di una pittura che non è né documentazione né specchio, bensl - soltanto - esperienza e. testimonianza totale. Egli .:omincia col dire che tra il Yenditorc e l'acquirente di un'opera d'ar1c, quello che ci guadagna non è il primo che incassa il denaro e basta, ma è il .!>ccondo: • Il com– pratore incassa tutti i giorni un dividendo idcaJc, che ac– compagna il possesso di tran– di opere d'arte. La gioia di possederle porta con "è uno speciale senso di ele, a1ione che consente al possessore di ,•i\'cre io un'aura che di so– lito è riscn·ata ai Santi. .. A mio a\'\'iso, un simile senti– mento di benessere, un rile– , ante conto in banca non lo sa pçodurrc •· Tutto ciò an– che se • le cose che un eser– cito im·asore generalmente subito .:crea, sono proprio i tesori artistici•· matcriciti; il Nudo piuttosto comune di Kandinskv; le bru– ciature a titolo gratuito di Mirò in Notte di streghe pri– ma d'Ognis~anti; il monotono mondrianismo di Nicholson; le toppe, i bottoni e i chiodi di Schwitters, che non ag– giungono nulla alla .!>Ua in– teressante pillura; la mono– tonia nera di Tapies, i cui bianchi discentrati non mo· dificano la nostra sens:izione di freddo e di vuoto: i tre o quattro quadri figuralh i di Wols; le sculture (legate alla tradizione) e i quadri (astratlegglanti) di Laurcns. Per non parlare di Consacra. del polbcchismo di Riopelle, di Bluhm, di Boordman e dì qualche altro: tutti artisti che stanno a disagio nel varie– gato e accidentato (ma im• portante) panorama presente alla m~stra di Torino. Diremo, però, che Braquc è presentato con almeno tre peu.i di prima sce!la (v. il ricamo di Natura morta con fruttiera, la sontuosità di Na– tura morta con frulliera, bot– tiglia e ma11doli110, la luce illusa di Natura morta con l'aso, Ca\•alletto e tavolo:z.a); che Cézannc ha un Sentiero 11el bosco di un'affascinante delicatezza cromatica; che hanno dei quatlri d'impegno Dufv ( Anfitrite), Gris (Ta:z.a da té), Kandinsky (Composi– :ione. 1928), Léger (St11tlio per LE Jl?'HJ[r,_vJ(E JRJl:I.Jl?' Jl?' JB.JH; §E "'TAZllONll A\ Jl~O~JIA\ * .., gari ingrata che le deriva dalla sua a.~preu.a, dalla s11a elementarità e dalla sua n– se.11tita passione, ci ricorda 11110 cosa assai importante. Ci ricorda cioè che in uitimo sono da considerare solo due s11eciedi artisti: quelli (veri) elle hanno connaturato. il d;;i-_ 110, la pote.nz.a rstmt1va d1 penetrare. il volto nascosto delle co~e; e quelli (assai mc- 110 \'eri), che sono condannati a mascherare. la loro mten,a povertà con l'orpello d, cen– to e cento artifici p1u o me.– no seducenti. l'eterno e sem- pre nuoi·o problema del far pitwra, Ferrmi lo imposta appw110 in termini di for:a elementare e di naturale. co– raggio. lo imposta con q11e!– /'e11tusiasmo, ,,orremmo dire, che ripropone le questioni sempre daccapo, alla loro origine profonda. Il proQfe.– ma del dipinf,!ere, pii, che affrontarlo, egli lo aggredi– sce: col piglio treme.nda– men!e. serio e deciso e co11- 1•into che è solo di coloro buona o men buona, per non tremare al solo pensiero di doverne parlare. Da qui. ap• punto, j dubbi, Je perples– sità e perfino le ansie che ~ono stati anche miei, che continuano a essere e che rimarranno anche miei. Pcr– chè oucsta non è soltanto una mostra di tele definite, ripeto; è piuttosto la tua passione e la tua scomme..,sa intera di uomo, quale esce dal crogiuolo della tua ~i- · stenza incredibile, COSIradi– calmente fedele alle sofferte csperien7.e di questi anni. • Ora, se le cose stanno così, non c"è dubbio che nes– sun successo (neanche, come si suol dire, clamoroso e imprevedibile) potrebbe • ga– rantirci• (scusa se uso un plurale che ci accomuna. in nome dell'antica amicizia e confidenza).: farci convinti, cioè. che il tuo la,oro è nel giusto e nel ,·ero, da.rei una ripro\'a accettabile che risol– ,a l'assìllantc intcrrogati\'O di sempre. • Una esperienza, \·oa:Jio di· re, , iolenta e dolorosa. che ~~Thma c~~~~~nt ~! 1 ~~: ''C;iascnno a suo rnctdo,, trentasette anni dopo Dice ancora il Thompson: • Duran:e i miei primi anni di collezionista e di amatore, io dividi!\O l'arte in astralla e figura:h·a: inollrc in scuole. come ad e~empio i Dada o i Surrcalis1i. Ogl,?iio conosco ,;;olodue specie di arte: l'arte buona e l'arte catth·a •· Un uomo che scriYc queste cose è senza dubbio intclli~en1e, di spirito e simpatico (forse •tremendo• e •litigioso• perché non ha peli sulla lingua). ~awr:ilmcntc i modi di fare una collezione sono \'ari; e il 1 homp:.on ha '-Celio quello di comprare diccine e C:.1ccint.! di opere di un limitato grup– po di .mtori. Di Questo cd– terio risente anche la parte della collezione esposta a To– rino; difatti abbirimo sci Bra– que, quauro Duhullct, tre Dufv, quattro Gris, ,enti Klec, otto Lcgcr, sci ,\fatisse, sci Mirò, cinque 1\tondrian. \'entisclte Picasso, selle De Stael, sei Wols, dodici Lau– rens, quattro Wotruba, ccc. La collc1ione - ~ià esposta a Zurigo. Dusscldorf, Amslcr– dam e New York - è de– stinala ad e<:serc di,;;pcrsa, poiché il Thompson ha de– ciso di alienare un certo nu– mero di opere e in un certo senso snellire il suo • mu– seo•; perciò pensiamo che la scelta di queste opere espo– ste a Torino sia stata fatta col criterio di tenere quelle ritenute più belle e mandare le altre in cerca di C\'Cntuali compratori. Cosl solo si può (i?iustificare la presen7.a di un Nudo ,·icino alla finestra cli Bonnard composto con una strana instabilità d'impianto; Dopo Il bagno di Dcgas, la cui luce in senso unico qui non ci sembra una felice 'iO– lu1ionc; le trorntinc di Fau– tricr che denunciano un ,·uo– to dietro la loro ostcn1ata • Il costruttore•). Da sottolineare i begli ac– cordi di Lavanda di Manas– sicr; il valore altamente de· corati\'O delle composizioni di Mirò (allucinante in Uccello dal caldo sguardo co11ali di fuoco); la potenza e il mi• stero di Ragaz.::.arossa di Mo– digliani; l'assoluto ordine (di natura ~rchitettonica. pili che pitlorica) di Mondrian: l'ele– gante sviluppo longitudinale delle statue di Giacomclli; la ispirazione fondamentalmente romantica di Lipchit7., il li– rico sca110 del cavallo di Ma– rini; b fantasiosa modella- 7.ione dei bron7.i di Picas:.o. Ma Picasso è abbondante· mente, e spesso ottimamente, rappresentato nei suoi numt'– rosi quadri, che sembra si:-mo una piccola parte di quelli posseduti dal Thompson. Os· scn·iamo, per esempio. la Quasi angelica espressione di Do11naco11mandolino, l'uma– nizzato cubismo di Donna seduta /9(}9, il giusto respiro dei toni bassi in Natura mor– ta con mandolino, il gioco intellettualistico di Artecc/ri– n.o, la preoccupazione del ri• lic\'O in Boz.:etto per ,ma scultura, il senso vivo di una gus1osissima decorazione in Donna seduta /930 e in Na– tura morta con melo11e, il desiderio di divertimento in Testa di D. M., in Ritratto di D. \I. e in D01111a in cami– cetta, l'allucinante mistifica- 1ione dello scomporre m Domia nuda dm•anti al giar– di110. Accanto a Picasso - per numero, se non per buona '-COiiadi opere - mellcrcmo Klcc (spesso fiabesco): seguo– no Ba7.aine, Matisse, Rouault. Soudne. De StaCI. Calder, il ricordalo Wotruba cd allri. Artisti per ognuno dei quali e I.4.SCUNO a suo modo, la commedia di Luigi Pirandello che il Tea· tro stabile di Genova ha ripreso con una impegna· tissima regia di · Luigi Squarz.ina, non ritornava più alla ribalta dal tempo della sua prima Tappresen– tazione avvenuta nel 1924. Dopo 37 anni non è neces– sario indagare eccessiva– mente sulle ragioni di Que– sta sfortuna. la quale è sta– ta determinata soltanto dal numero rilevante dei perso– naggi della commedia (una quarantina circa) e dalla complessità del suo impian– to scenico. Posta questa premessa. appare tuttavia evidente che Ciascuno a suo modo corrisponde ad un periodo di fulgore della fantasia di Luigi Pirandello e di esa· sperazione della sua rabbia polemica. La commedia è aggrovi– giata. folta. inquieta e non soltanto nel suo tema. ma sopratutto nella sua resa espressiva. Una delle carat– teristiche essenziali dell'ar– te pirandellìana è quella di rendere lucidi, schema– tici e naturali i giri più contorti della psicologia, di imprimere un a chiarezza cartesiana ed insieme una elementare !orza emotiva alle situazioni dialetLica· mente più complicate. In Ciascuno a s110 modo !orse è venuta meno al dram~ maturgo proprio la capa– cità di ~rasHgurare sempli- Mostre d'Arte Romane D ~~~zt':!t; a::::tr~ 1 ~~= m•me, Fabio Fail/a si ripre– senta con una nutrita perso– nale alle galleria « A11thea •· Gli argomenti della pittura fa1Iliana sono - e, per se stesso, non e un male che sia così - i soliti: obelischi ed arcate roma11i. pretini, fanciullr; nature m.crtc con fiori. limoni e melograni. Pur non sapendo l'artista nnunc1are ad acioprare il co– lore con accentuazioni sce– nografiche e dccoratwe, tut– tavia not,a,no delle raggiun– te finezze che vanno sottoli– neate. Il giallo-verde CUi limoni accordato col gri(liO, cerlf pauaggi di As&isi condotti co:1. una sobrieta z1vuiana. un muro plumbeo con dei pre– tini, qualche quadretto di fio– ri cerei (come i fiori moran– tJiani), de.i rossi su rossi di sapore piuttosto ceracchinia– no testimoniano di un Failla dotato di qualita pittoriche in continuo svUuppo. SU, questo piano, se saprl1 rinunziare a certe piacevolez– ze. non è 1mJX>$sibile ritro– varci domani di fronte a uri pittore sobrio, travagliato e più personale. Mombelli L As~'J:~";i 1 ~e~?1:: :: i~~ che spiraglio: si direbbe uri vuoto della /anta.sia (o dello spirito in genere) che la p1t– tnce tende a superare con una timidezza naturale _se non fosse per l'articolato rn- 10'J'm~e D~'!es~p~~f1~liPrese11- ta.tt0ne tn catalogo, vede il nero come un 1ipario calato .sulle immagini. Sara. /Jfa al– lora, dietro un muro ro~ o Indaco, pitturato d~ un im– bianchino. ognuno dt noi può immaginare una Battaglia di Angh1arl o una Tempesta. Comodo, se non fosse buffo. Riconosceremo alla Mom– b~lli una e$igenza di ricerca, .sul piano inclinato CUila mo• da· e daremo agli spiragli, ncha loro .signi{lcaztone vo- lutamente equivoca. un valo– r,. decorativo, decorazione da mes.,a nera. La magia e il drammatico, gli smarrimenti e le ricerche - se autentici - avrebbero bl3ogno di una piit profonda testimonia11.z.a o di una. rinunzia alla pittura. Secondo -i casi. Zoo Wou-ki J LC:n~~ii:e:oe. i~a!~f:t~i ~t lorche frequentaoo una Scuo– la d1 belle Arti - alcune ri– produzioni di Matisse, Kan– dinslcy, Mirò e Klee: dondr una spinta a dubitare della i:alidità delle /onne tradizio– nali della pittura del sue paese e a tentare una p1fr, libera esperienza. La figurativita, gia .,imbo– li=a &: prevalentemente $1!– gnetica dei cinesi, si è con zoo \Vou-ki disfatta it1 un ambiguo di.segno influenzato dai più recenti fatti modali di natura internazionale.g– giante. Lasciata la Cina per Pa– rigi e per l"Europa in ge– nere. Zoo 1Vou-ki )I.a avuto modo di affermare con mag– giore convinzione e chiarez– za la sua attivitd in 1m cer– to senso mediatrice. Le lito• grafie e le acqueforti espo– ste al «Torcoliere• documen– tano il cammino percorso dall'artista che 110n ha 111ai dimenticato le su.e origini e che perciò porta nell'odier– no travaglio arti.stico un suo contributo soprattutto ap– poggiato alla presenza di una raffinatu:ia fonnale senza dubbio singolare. Anche se essa solo nobilita un momen• to dt transito ed aspira a un nuovo ordine, vale a dire a una certezza in armonia col clima odierno che non è quello dei tra.,corst decenni. Poggi A LLA « Barcaccia• per opera di Marina Poggi non abbiamo, quuta volta, una mo.stra d.L quadri ma un campiona.rio di jtorl: tulipa,.. nt gira.scli. garofani. anemo– ni~ gladioli, dalie, ~. Fior.i d1p;nti con un'abbondanza cromatica di un certo effetto. La Poggi lavora da circa un vente-nnio e non 'P()SSia– mo negare che u,t serio tmpe– gno presieda al suo dipingere; un impegno per attingere u,z. proprio linguaggio e per for– marsi uno stile. Che code– sto impegno, verso il quale e~rimianw tutta la nostra simpatia, sia stato coronato da sicuri esiti. 11011 ci sen– tia,no di poterlo affermare. Anche se le testimcnianze di alcuni inte11ditori. iriserite fn catalogo, dovrebbero fuga– re ognt dubbio e vincere la nootra perplessità. Ricordi della scuola roma– na. riferimenti di et1iàente origine. tomeana. qualche nuunce fantuzziana sorreggo– ,,., un po• trOpJ]O $p"'..SSO il fervore della Poggi: alla qua– le, per altro. cominciano ad essere propri qualche garbato impianto figurale e certe fi– nezze tonali: preannunzio che la stagione dei jl.ori de– clina e che ad essa andreb– bd sostituita una più ricca (t> rischiosa) problematica. Crespi AL u~:;;!1:,~a1!e~!1 ~~I~~ 11ese L. Crespi: paesaggt e narure morte dipinte con u,1 sen$o determinante del co– lore. Crespi - sull'esempio di Braque - disegna col co– lore, sottolineando con una certa durezza il passaggio da un colore all'altro, senza per altro indulgere a mctioi estranei alla pittura. Tale .sobrieta inventiva, le– gata alla perfetta legibilità, fa di Crespi un pittore con– teqnosc, dedito al. fare e ne– mico dello strafare. VICE POETI, collaborando anto– logia POETI DELL'AP– PRODO (Napoli, Luogotca– ·tronuovo, 29) parteciperete assegnazione Lauro Poetico 1962. Scrivete oggi stesso. * che credono. La sua è. tm'as– soluta franchezza e, come ta– le, esige una franclreu.a altret– tanto assoluta. Gli s, deve rispondere se.11.;a me.::e ,m– sure: o si, o no. Soprattutto e.gli esige, per t'impegno qua.~i spietato del suo lai•oro 1 e/re gli ,•enga riconosciuto il d1• ritto e il privilegio di ,•edere le cose con lo smisurato or– goglio - che è umiltà - di ogni artista ament,co: il quale ha il dovere d1 espri– mersi in assoluta po,•ertà di mez.z.i (ossia niente piit del– /'i11disve11sabile) e i11 spirito di obbedienza interiore. cli Gl011Al~i\ 1 I CALENDtlLI infrcnare il torrenziale im– peto che scorre nel dram– ma e lo intorbida In mol– te sue parti. • Pcrchè, ,cdi, per te - solo di questo sono sicuro -. non ci sarà mai certezza, né mai ci sarà per coloro che stimano la serieta e lo impea:no rari del tuo Ja,·oro, quasi sentendone soggezione. In ,·erit3 questa pittura tua - che ho visto quasi stagio– ne per stagione rinno\·arsi nella forma e nel con1enuto apparenti, e rimaner tutta– \"ia sempre disperatamente uguale a se stessa - ha con– sena10 una immodificabile intensità di grido, ratfiorantc dall'oscuro mistero che si nutre del sangue, dei nen·i e dello spirito tuoi. ficando, che è sovrana nei Sei personaggi in cerca. di autore. La costruzione dell'opera è pletorica e non perché vi si muova una folla innume– revole di personaggi, ma perché l'aziono non si svi· luppa armonicamente, come in altri drammi, e perché si scinde insolitamente in due direzioni diverse. Ciascuno a suo modo, in– fatti, da una parte rappre– senta il conflitto fra la vita e la Hnzione. Esistono due personaggi di una storia vera, la Moreno e il barone Nuti, i quali, andando in uh teatro, si scoprono raffl:gu· rati in due corrispondenti personaggi di una eomme• dia che in quel teatro si recita, Delia Morello e Mi• chele Rocca. Il commeqio– grafo li ha ritratti con spie– tata verità, offrendo anche alla loro storia una conclu– sione che nella vita non si è ancora determinaUI. La Moreno e il barone Nuti. cioè i personaggi veri, si ribellano contro il ritratto che d! essi è stato offerto sulla scena; ma si ribellano perché il ritratto è trop– po crudelmente autentico, tanto che poi finiscono col concludere la loro storja nella vita esattamente co– me il commediografo l'ave– va conclusa sulla scena. In questa prospettiva Ciascuno a suo modo propone il giuoco degli infiniti rap– porti che si stabiliscono !ra la realtà e la 5ua rappre– sentazione. illustrando la implacabile suggestione che la rappresentazione artisti– ca esercita sulla realtà pla– smandola a sua somiglianza. Ma Ciascuno a suo modo, d'altra parte. si articola an– che in un'altra direzione ed è quella delle inHnite inter• preta7Jonl individuali alla quale una stessa realtà è soggetta. E' una direzione che si manifesta così nella storia vera come nella sto– ria finta e che assume un valore corale predominante nelle economia dell'opera, poic!lé vi 5000 coinvoltl ol– tre alla Moreno e al barone Nuti tutti gli spettatori che si trovano nel ridotto del teatro dove si recita la com– media della quale i due Si riconoscono protagonisti sotto le spoglie di Delia Morello e di Michele Rocce. Questi spettatori - e tra essi sono anche i critici ai quali Luigi Pirandello ri– volse con furore le sue san– guinose frecciate - si agi– tano, intervengono, espri• mono le proprie opinioni, occupano in alcune scene tutto lo spazio ideale del dramma pirandelliano, tur– bando l'Jntegraz.ione e la convergen7.a delle due di· rezioni nelle quali si svolge. Lo scrittore non è riuscito a organizzare questa ma– teria prima Tlbollente; essa è rimasta allo stato incan– descente e non si compone, sfugge, suscitando una sen· saziane di dispersione e di incompiutezza. Tale caren– za di unità è visibile spe– cialmente nella seconda parte del dramma. che pe– rò nella scena finale ri– conquista improvvisamente una severa linearità tra– gica con uno di quei vio– lenti risvegli tipici del ge- • nio dello scrittore siciliano. Pur con i suoi squilibri, Ciascuno a suo modo è pe– rò un'opera partlcolannente significativa, rperché contie– ne tutti i motlvl essenzla~ li della drammaturgia pi– randelliana: in nuce o in extenso Vi si trovano per– sonaggi e situazioni che riappariranno nelle opere successive. Ed in nessun dramma. come in Questo. Luigi Pirandello si dimo– strò pervaso e quasi lra– volto dalla volontà di di– struggere le convenzioni teatrali esistenti. Ciascuno a suo modo, anche se non è un capolavoro, è certa– mente una summa di idee e di propositi rivoluzionari. un proclama. Con la sua regia Luigi Squarzina ha tentato di or– dinare questa selva di in– tuizioni liriche, di opinioni, di proposizioni didascali– che. e si è sforzato di com– porre in una prospettiva leggibile I molti personaggi. che appaiono, scompaiono e ricompaiono spesso sen– za Hssarsi sufHcientemente nella sensibilità dello spet– tatore. E' stata senza dub– bio una !atica immane, della quale i risultati so– no continuamente eviden• ti. Lo spettacolo non è babelico, mentre Cia.1ctmo a suo modo è \/Cramente lo specchio di una ideale torre di Babele e di uno spirito sconvolto dalla sua stessa generosità. Luigi Squarzina ha dato prova di energia nel sen– so migliore, riuscendo ad Non affermeremo che il regista sia stato sempre servito dalla recitazione in maniera esemplare; ma. dato i1 grande numero di interpreti (molti dei quali confinati in fugaci appari– zioni). i dislivelli erano in un certo senso inevitabili. Un'ottima prova hanno for– nito Lydia Alfonsi. Alber– to Lionello e Turi Ferro. Lydia Alfonsl ha reso con uoa vibra7.ione sottile quel senso di acerba in– compiùtezza e d1 tesa in– quietudine che è in tutte le creature femminili di Luigi Pirandello. Alberto Lionello ha di– segnato con intelligenza umana. senza mai cadere nella fredda sofisticazione, il personaggio di Diego Cinci. in una interpreta– zione di rilevante impe– gno drammatico. Turi Ferro si è riconfermato un attore di misura e di intensità particolarmente notevoli. Fra l molti attori debbo– no essere anche ricordati Paoln Mannoni, Karola Zopegn!, Nico Pepe, Clau– dio Camaso, Antonio Me– schini, Arnaldo Ninchi, Paolo Giuranna, Gualtiero Isncnghi, che sono appar– si anche fra quelll meglio inseriti nello spettacolo. Una importa11le mostra di questo pittore - ,mo,·o per la critica d'arte, anche se da molti anni egli la\•ora in si– lenzio e in solitudine - è aperta in questi giorm pre.s– so la galleria • Il Fiore• ti, Firenze, ili via de.Ila Pergola. E' 1111amostra della quale la stampa fiore11ti11a, d, solito cos} sospettosa verso ogni 110- vittl, non ha mancato di ~ot– tolineare il carattere e l'm– teresse. e.cce.z.ionati, al di là di ogui facile legge11da bio· grafìca che può essere intes– suta i11ton10 alla figura di questo artista che 0~11i gior– no si è g11adag11atofinora la vita facendo il tratwiere.. L'i11troduzio11e. al catalogo della mostra è costituita da una lettera di Silvano Gian· ne/li a Dario Ferri11i. Eccone. il testo. • Caro Dario, so troppo be– ne che Questa mostra che ora Corrado Del Conte con tanta cura ti allestisce dopo lungo indugio (indugio mio e non suo, beninteso) è qual– cosa di diverso da una del– le solite rassegne di piuura, e Conosco artisti che dipin– gono come se dovessero ap– pronlare una ,·etrina di mer– cato; sono soltanto dei ,·a– ncsi eleganti. Altri ne co– nosco che esibiscono, com– piaciuti. la loro sensuali1à plastica più o meno potente (tah·olta addirittura impo– tente): la loro pit1ura mi s~mbra uno sfogo prima,e– nle del sangue, in genere basta lo scorrere degli anni a bloccarla in una cifra di gusto mediocre e di manie– rato estetismo. Altri ancora esprimono la loro congeniale inclinazione alla effusione li– rico - sentimentale: poetano senza essere poeti, sono il più delle ,·olte soltanto dei letterati, magari raffinati, il cui intellettualismo h isola perpetuamente dalla scintilla di ,·erilà che è a un dannato soffio da loro, irraggiungibile. Altri infine trasfigurano le immagini del mondo creato, riescono a fissarle in una di– mensione che è al di Jà, spec– chio gelido e immoto del limbo neoplatonico caro alla Jl1L FJlLA.-\\ DELLA * SETTJl1".ANA Banditi a Orgosolo * di GIAN LUIGI ItONDI E ' IL PREMIO • Opera Prima• con eui la giuria della XX 11 Mostra di Venezia ha ,·aiuto salutare il passaggio dal corto al lungometraggio del noto documentarista Vittorio Dc Seta. Protagonista del film è un pastore sardo che, dopo anni di miserie, è finalmente riu– scilo ad acquistare un gregge di pecore e con quello mantieue se stesso, un fratellino e la madre. Un giorno, però, viene coim·olto senza colpa alcuna in una impresa banditesca e si ,·ede accusato di rapina aggravata e persino di omicidjo; gli sembra di non riuscire facilmente a provare la sua innocenza e, anzichè costituirsi, preferisce darsi alla fugo sui monti, trascinando con sè, oltre al fratellino, anche l'intero gregge che rappresenta il suo solo bene. !\fa non è semplice nascondersi sui monti badando a un gregge, soprattutto se si hanno sempre i carabinieri alle calcagna e se le pecore, non certo create per le maratone, rallentano la fuga con la loro fatica. la loro sete, la loro proverbiale deboleu.a. Il pastore, comunque, non si piega e ccn una ostinazione cicca e crucciata, passando notti a!J'addiaccio, valicando monti, traversando boschi, prosegue il suo cammino irto di mille difficoltà, sorretto da un'idea sola: quella di sfuggire ai carabinieri, neJla speranza di poter allevare più lontano, indisturbato, le sue pecore. !\fa alla fine saranno proprio le pecore ad abbandonarlo: stremate dalle fatiche, pn,•e d'acqua, con le zampe lacere e ferite per le corse in montagna, gli muoiono tulle ad una ad una, proprio in ,,ista della pianura dove forse avrebbero ritrovai,) un po' di forza. Il pastore, allorn, non trova altro modo di uscire da quella situazione che mettendosi dc.I tulio contro la legge; e diventando bandito. Su questo mutamento d'indirizzo il film si chiude ten• . tando polemicamente di insinuare che alla base di ogni forma di banditismo c'è sempre o un'ingiustizia o una incomprensione da parte della società. Non discuteremo l'insinuazione che, tanto più è gratuita, quanto p1ù tenta di generalizzare, discuteremo invece il film in sé che, nonostante i suoi indubbi meriti soprattutto di linguaggio, ancora una \'olt-a rivela il difetto della maggior parte delle opere dei giovani registi italiani esordienti, lo squilibrio, cioè, sensi• bilissimo, fr.:i.capacità tecniche e senso del raccon10. piùDeap~~~la~ti•t:.i sita~ù fing~~ta~e:,~up":::!i\~~t:i t~~ festival internazionali. Gli si debbono pagine vivissime dedi– cate in genere alla vita della nostra gcote isolana (in Sicilia, in Sardegna: ricordiamo, tra l'altro, proprio un documentario intitolato Pastori di Orgosolo). Tra i suoi meriti, allora. c'era soprattutto quello di rievocare sempre, con nobile rigore figurativo, sia la cornice, sia gli uomini e dentro• alla cornice, come se fossero scaturiti entrambi da un clima unico che reciprocamente li determinasse. Coo una misura descri11iva, oltre a tutto, on senso esatto del peso di ogni particolare da non dovcqlisi mai rimpro,•crare uno solo di q_uei pico- nasmi retorici 'di cui im•ccc abbonda tanto documcntarismo italiano. Questi meriti, però, pur tutti presenti in questo suo primo lungometraggio, erano strettamente funzionali alle descri– zioni • da lontano•• peculiari in genere al documentario; per divent..are anche i meriti di un regista di un film :i soggetto, avevano bisoa:no di aggiungersi un ampio e sicuro senso del racconto cmcmatograhco e, soprattutto, un intuito ps~cologi~ capace di _evocare ~e~ cara11eri precisi. facendo pot scatunrc da questi carat1en li dramma \"ero e proprio: quello che nei documentari non c'è mai perché ,,i mancano personaggi con fisionomie definite. Purtroppo, invece, De Seta, scrivendo la trama del suo film, non è. rius<:ito ad aggiungere ai suoi primi meriti anche ques11 altn, assolutamente necessari, e cos\ c1 ha presentato una vicenda che solo in parte convince: le mon– tagne di ardegna, infalli, le pecore, i boschi la \'ila dei pastori, gli stessi scorci dei \ 1 illaa:a:i, ora silc~ziosi ora in festa, hanno sullo schermo un nitido rilie\'o grazie anche ad 1:ma fo~ografia (dello. stes~o rcgis~a) intenta' ad esprimerci ogm pa_rt1colare con p1ttonco rcahsmo e vfro amore dei ~f1~;as1~· ~~~;:iz:C~nt 1 ~:ric:n~~c~:r~~\!:~i a~~~n~~;egg~ g~:;~r~ ~~~s;~ic~ti~c~n~a~~~ni~~~~e,re~lr~!~:g~~n~~pf~~ ~:: 0 ;~di~. a nessuna delle più O\'vie com·cnzioni cinc- N~nostante questo, però, il film non può dirsi del tutto s!Jag_h~toperché, oltre 3:I fen·ore fi~rativo delle sue descri– ~1om,.11:ite~sano e_mentano ~1teryz1oncanche quei momcuti m cui I personaggi sono coli! nei loro gesti più elementari e quan~o, _con poche parole, una situazione, un pensiero un dcs1deno veryg_ono .c~iariti in un'atmosfera sospesa C rarefalla, ~rave ~1 mtenon tumulti e di umanissime angoscie. Con una mt~ns1tà che, se avesse sorrelto il regista anche ~h~a ads~~~:Cn~ d~~~~~~\~· ~~~;i:,~~e consentito di dar . Fra _g_h 1!1~ erpret1.un gruppo di non professionisti: facce 1mmc;,b1I!, ".1s1scarni, ~agliati nel legno e -nella pietra; parti anch essi dt una cornice naturale di rocce e dì montagne. OIIIIIIIIIIIOOllllltOOIIIIOIIIIIIIOllll,OllllllotllOIIOOOIIIIOOltlllottlllOOOI■ XVIISELEZIONE "SIA (Cooeorsi l!Jf;J) " ROè\lANZI - NOVELLE l'OESJE - 'TEATRO ClliederP inun,•rlintruuente il llt•r,olnnu•utro ,., EDIZIONI "SIA,. - Bologna. Audlnot, 10 a una a una le nfiula per tendere in estrema povcrta a una ri,·elazione ulteriore. la quale non si identifichera mar con il piacere dell'appaga– mento. • Vicino ai tuoi quadri mi sono sorpreso più vofle - e ancora mi capita di ritro– ,·annici - a considerare la , anità· d'oa:ni cri teno di ,·a• Ju1azionc abitudinaria. Ti confesso che bo capito l'as– soluta insufficienza d1 termi– ni come • bellezza •. • me– stiere• e perfino • risultato poetico•• lu che d1 questi idoli salottieri comprendi lo anacronismo diabolico. La tua pittura, in effetti. non at– tinge altro risultato sicuro se non quello di bruciarti per tutto quel che di consu– mabile è in te. Se questo poi s\ identifichi con la poe– sia pittorica, lasoamolo dire ai critici più pacati e tran– quilli di quanto io non sia in questa circostanza che scotta anche mc (e soprattut– to meno sopraffatti dalla ur– genza di raccolto che si ro– ,·cscia, come laYa furibonda. dal tuo cuore). • Per parte mia so già. a ogni modo, che se i valori della poesia pinonca e della testimonianza totale deU'uo– mo non fossero per disav– \'Cntura re,·crsibili. continue– rei a credere nella ,;ta e.-co– mincerei a dubitare delr:ntt. E' una scelta che. qu1mdo fosse necessaria, non mi la– scerebbe rimpianti. Jl1ostre napoletane Una panoramica nutnta non precisamente di .buona pittura è quella allesuta nel R~~~g:~ 0 r~nizf::l!a / c~~~aà~~ gna di lode ed in teoria tro,·a unamme consenso. Alcune opere di buon li• \'~Ilo rischfo.rano ogni tanlo filze di espressioni mediocri cd inani. dove la casualità so– stituisce l'ispirazione e la smama sovversh·a libera– mente auuata, è mortificata ed impedantita. C'è Ber1i con ~o~~f~tc~ff.3t!~n\ 0 ~~i~J~ pre De Stael, 1 1cola Carrino con le sue e pitture mi~te • condotte all'assurdo. Ed ancora gli • encaustici • politico-lct1erari di Virduu.o. scultore Tizzano, Nuti. Nati• vi, Mattia, Morelli cd altri, pit1ori solo per propria con– \'inzione. I • ritmi • di Di Bello non vanno oltre un divcrtissement di gusto e certo non è il caso di parlare di pittura. Ma Lu– ca, il pittoresco talent-scout di giovani ingegni contro cor– rente, presentandolo, ama a\'\•isare delle parole, tr::1.stul– larsi con suoni senza signifi– cato e col • cosmoa:rafico \'e– getati\•o •· Anche le • polima– tcric • di Palumbo tro,-ano immediato riscontro nella sensibilità del paradossale e– segeta partenopeo. Dinanzi a manifestai.ioni da cui è ban• dito ogni imenio serio. ogni suscettibilità di valutai.ione e– stetica, dove la licenza non ~ più spasso ma sconcio,. Luca parla di processi creativi e di decisivi suggelli. Nori pago, ne e ascolla • le • esplosioni •, crede in e'ise cd esorta lo spettatore a reperir.i e gran– di \'Crità mentali •· Ricorderemo ancora Bugli, la cui posizione - come scri– ,·c Spinosa - è ceno la più aperta della giovane pit1ura napoletana. Fin tro~po apcr• ~~dig\ijt~ ~t~rt~o~~~a~~P~i ~~7ct;~fi6.: o1:c~~~;p~ 0 i~= cline· Qucsl'ultimo a tendere l''?'-,--chio e l'orecchio, Sughi e Z1gaina, espressionisticamen– tc delirante. La partecipazione di grao lung~ più impanante è qucl- ~~tc~li~\-\1f;~. ~~~rii, pm Ruggiero. Dc Palma, La scultura è retaggio dei napoletani: e spiace \'edere temperamenti dotati come Cotugno, Pirozzi, Servino, Jandolo calati nell'elaborazio– ne di forme riecheggiate e tull'altro che autoctone. LEA VERGINE ornc;u t-AUBRJ Direttore respon1abll~ Stab l tpograhco U E:!.S.J S.A. Roma • Via lV Novcmbro lti

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