La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 44 - 5 novembre 1961

Domenica 5 n·ovembre 1961 T.A F·1 F. R A I F T T F R "- R 1 A. STORIA SCRITTA E STORIA VJSSUTA NELL'OPJ.iRA Dl LùlGi PARETL * La resistenza ali' autolesionismo e il testamento di un'epoca * tli JILAl}_lil!IIBO CAJOLI C ER~E opere, storiche per– ché dedicate al racconto e all'intcrpreiaz.ione, del :i,assato, sono· anzitutto do– cumenti di vita vissuta oggi. A questa conclusione giunge– vamo, chiudendo l'ullimo vo– lume della monumentale Sto– ria di Roma di Luigi Pareti, cominciata nel 1948 e pubbli– c.:tta dall'Utet fra il 1952 (1 e tl ,,oJ.) e il 1961 (VI vol.). Gli uhimi quattordici anni vissuti dall'Autore con Roma antica e i suoi problemi. sono 11iiì storici dei quamnrn com– plessivi da lui prima dedi– cati ai medesimi studi. L'ope– ra di sintesi a cui egli è aiunto dopo tanti lustri di analisi, è il testamento spi– ri1u.-te di parecchie genera– zioni e 'la loro eredità, quasi capar.biamentc imposta ai ni– poli in un momento in cui sembra che essi non vogliano accettarla senza beneficio di inventario. Ed è anche la prova di un travai;:Jio in atto, mentre .si fa. più che non si racconti. la· storia. H·ICOHUI Occuparsi di storia roma– na dalla fine dell'SOOal 1922, fu impresa di natura parti– colarissima, per i metodi im– posti dalla Kultur germanica, che tratlava I~ fonti alla strc· gua di complicate lllenzognc eia smontare sottilmente, al modo che si decrittano gli enimmi o i messaggi segreti; e, a parie il fatto che l'in– gegno doveva essere accom– pagnato da un'informazione immensa e da una cullul·a molto solida. Ogl,?i sappiamo che fu applicato più a di– struggere che a ricostruire. 11 Pareti, che a, 1 eva infor– mazione, cultura e ingegno, ottenne giovanissimo la cat– tedra, crediamo nel 1911. Occuparsi di storia· romana dal '22 alla caduta del fasci– smo, fu molto più facile, per– ·ché si trattava di un'attivit!l lusingarn e protetta. per i motivi che ognuno rnmmenta. E il Pareti. come tu11i gli studiosi della medesima disci– plina,, ebbe la rncita promo– zione a mallevadore del Pri- i7UNA BUONA * m·a10 e a custode dei miti e dei riti usurpati. Dunque, nel primo e nel secondo tempo, la sua vita fu laboriosa ma ripagata da onori e da ri– spetto. I guai, non tanto per il Pareti, quanto per la storia di Roma, cominciano alla ca– duta del fascismo, quando nella comprensibile furia \'en– dica1rice e nel conseguente disprezzo per ogni titolo sfruttato dal regime, anche Roma e la sua storia vennero in uggia, al punto che i mi– gliori testimoni del cos1ume e del gusto correnti si cre– dettero in debito d'interpre– tazioni umoris1iche, sarcasti– che e avvelenate, di tutto ciò che riguardasse Roma antica. Una pauione, due testimoni Tessuno si adombri se par– rà che mettiamo troppo vicini un Pareti e un Montanelli, entrambi storici> di Roma, l'uno nel senso già visto, best- AMICIZIA Boritempelli uno e due * di l•'HANCF.SCO SAl"OUI rndossi l11ce11ti,,Jelibuaro a sconfiggere fUi– siei 1•eri o immaginari, ti ro11111ere il confor– mismo delle OJJinio11i accettate o correnti. No11 si tratta pro,,rio tli 11111li11i a ve11to. seller dell'insofferenza èl.id1ia– rata, l'altro nel senso chC1di– remo: Indro e il Pareti, non come storici ma come per– sonaggi vivi, testimoni oppo– sti di una medesima passione. Per poter attendere in que– sti quauordici anni alla sua opera, il Pareti ha dovuto :i.pplicare tutto il coraggio e l'abnegazione che si addicono a una scienza morale, smar– ritasi da tempo nell'atti\>ità enimmistica e celebrativa. Ed ha esercitalo, in fa\'ore della tradizione e della continuità, una • resistenza ,.., che logi– c.tmente conseguiva agli ec- ~~!f~n~~mc;~J~a~°t0i~~~~; che abbia pensato di la\'O• rare per un'11alia tanto con– sape\'Ole del proprio veneran– do passato, da npn voler apparire come un'anziana si– gnora cl1e si veste e si com– porta. da tedtly-girl. Si leg– gano le ultime parole del Commiato al lettore (VI, pag. 487): « •.• ringrazio lo zelo della Casa editrice, a cui molti non lesineranno le lodi anche per a\'er voluto pub– blicare una nuova ampia sto– ria di Roma, proprio in un periodo in cui non pochi Ita– liani o per moda, o per irri– flessione, o per suggestione altrui, o per autolesionismo, hanno a noia di sentir par– lare dei più importanti e fat- 1ivi periodi della nostrn sto– ria, tanto pili fruttiferi per le allre genti, quanto più esse possono cercare di farli di– menticare, o di svalutarli». Polemica per polemica, dente per dcn1e il Pareti, in favore cli Roma, non pare meno av– velenato di coloro che rifu~– gono clnlla romanità per l'abuso fatto di essn dnl fa– scismo: la pro\!a che ent ram– be le parti. impegnandosi pro o contro la storia antica, vi– vono in <1uellad'oggi, appns– sionatamen1e. Una polemica significativa Il Pareti. che pure cita le fonti alle quali risale per la sun narrazione. non cua ~li storici moderni che le hanno elaborate e inten>reiate prima di lui. E si giustifica affer– mando che lo spazio conces– sogli e la nat\,lra delta pubbli- ~~~\~~c, 1:.rg~~~~~~~1C~~:~~~·~ reti se hon gli sia accaduto, dopo tanti anni di lavoro su analisi particolari, di trovarsi in opposizione con se stesso, nello stendere questa sintesi. Aveva cambiato parere su questioni di fondo? La domanda è parsa strana all'illustre studioso. Con gar– bo, egli ci ha folto intendere che studiare è sempre rinno– varsi. E alla nostra richiesta, che ci enumerasse alcuni esempi di codeste avventure che danno n · èhi studia il senso della propria gio\'incz– za. ha citato una tal serie di casi, che non potremmo riferirli senza appesantire un tema già grave. Diremo di uno soltanto, perché i le11ori meglio informati intendano che non si tratta di minimi spostamenti cronologici o di scoperte secondarie. Gli Annalcs maximi, creduti un tempo posteriori al II sec. a. C., non parevano fonte fededcgna per avvenimenti troppo lontani. Ora che i.I Pareti dimostra che sono im– mediatamente posteriori al– l'incendio gallico. scritti per sostituire i documenti di– strulli in esso, molto antichi dunque, la diffidenz.t che li S\ 1 alu1ava cadi-ti per tutti gli storici, com'è .cacl\ltn per 11 nostro. E cosl, quanto era apparso leggenda o invenzio– ne, torna ad essere ,·erità accettabile, a confusione dei cavillatori: quasi un simbolo dell'uso nuovo che si fari\ della storia romana, tanto piì.1 fntttifcro per la nostra genie, quanto più presto essa vorrl\ uscire dalla moda, dall'irri– nessione, dalla suggestione e dall'autolesionismo deprecati dnl Pareti. Labalenaamericana (ConCinua da 1>at;lnn 4) non occorre dirle, vnnno al mondo del passato, al Sud pn1rinrcale che si è difeso disperatamente contro il Nord « straniero e nemico» perché intende difendere la giusti- ~\~ ~fr s~cfzz~uo~el!~Pf:i~~zi~ proprie colpe e risolvere i propri problemi da solo, sen– za l'inler\'ento di forze cstrn– nee; di qui il contrasto tra nordisti e sudisti cosl ben individuato da Fnulkner che ha cantato con accenti di su– blime poesia il suo Sud, la terrn che gli ha cinto i na– tali e nella quale è ,•issuto quasi ininterrottamente. Ora che Faulkner hn « sco– perto• il dramma del Sud molti scriltori, delle gcnern– zioni pili giovani, seguono le sue orme e parlano di que- • sta 1crra, a, un tempo bene– della e mnledeua, e dei suoi continui e insoluti con1rasti. Continuando le • lettere d'amore» In Pivano ci trat– teggia un superbo quadro del ~~~~g~ dàe~~.~ÌàFi~~,erj~~1. !'. lo scrittOre che hn i-cso ce– lebre un'epocn, descrivendola nei più minuti particolari, che lo avevn av,•into fino allo spnsimo. ·Come si vede • La balena bianca e altri miti» ci offre un panorama vario e vnsto della Icueratura americana; si presenta come una le11ura ,,aria e molto interessante. Perché la Pivano oltretutto • .!>:t .. raccontare e tenere av– vinto il lettore che potrebbe non trovarsi troppo a suo agio di fronte al saggio. Qui, però, non ci si annoia pro– prio perché l'autrice • intro– duce» con (!:arbo sottile il lei1ore nel mondo di uno scrittore nuovo e lo presenta compiutamente, sen:,.:i tmln– scinre nulla e senza .tnnoiare. Il che è già un grande \•an– tngglo se si considern che mo\1i critici cli professione si rivola:ono al lettore dall'alto dei loro scanni con aria di surlicienza e con un linguni;.. gio che soltanto essi riescono n comprendere. Raccomnn– dinmo In lettura delln balena bianca n tutti coloro che si interessano di lctternturn americana: avranno modo di fare una buonn leltura e di aggirarsi con sicurcv.a, gtti– dnti dn unn mnno espert.t, nel rlirficile e contorto mon– do delle lettere americane. PRIMO OARUCCA Pag: 5. JRJ[COJRDJ[ Jr A.JRJ[GJ[N JC * PAUL CLAUDEL tra Rimbaud e Dio· * ,li 1UAltlNO PIAZZOLl,A L , A MORTE di wi poeta coincide, qualche. volta, co11 1111 misterioso trasporto che avverto110 gli 110111iniper la belle<;<,a: sovratllltro quantlo le co11dizio11i dcll'csi– steu;:a so110 tali da mortificare quel fo11da– me11tale se11ri111e1110 111110110 che soltanto la poesia riscatta e solleva 1 1 erso gti eterni mo– rivi della pieril. /laul Clamlel wfatrì mori che.. aveva circa otta11ta mmi. U11a vita lunga per un uomo ,1iss1110 /rn gli 11ommi, ora sollecitati dal 11izio, a volte sollevati alla luce della verità. Una vita breve se pensiamo che egli, fin dagli m111i della giovinezta, aveva mhiaro q11el colloquio con Dio e/te va fino alla eternità. Noi sav11um10 che raie colloqwo, cosl se– greto e abissale, i11co111i11cia sulla terra nelle c011ditio11i f)li1 inaspettate e co11ti1111a, oltre il vercorso 111011da110, finché Dio stesso de– cide di concluderlo. Q11a11doa Parigi io co- 11obbi Claudel - credo nella primavera del 1939 - ebbi l'impressione immediata di trovar/Ili come al cospetto di w, vatriarca. Avevo da poco rmbblicaro nella ,;ivista 1-hs e1 Tdé?;; diretla da Lucie11 Combelle. se– g,-erario di Gide - « Moi, l'/1111/ile » una « Operet1<1 » scritta iu prosa poetica, « so– sta11ziata da w1a dolorosa tens1011c mistica• come la giudicò lo stesso Cla11del. F11 questa la ragione per cui espressi il ~~~f/ge~:~a:~1go~101~;i'!rJ,~Ct~i c'i,e;:d1~~e q,~~f';~: riodo cos} carico di mi11acce per il 111011do, 111i se111/Jròessere il più vicino alle 111ieco11- di-::.io11i s11irit1wli. l'arln1111110 tiella s11a ,,oesw, delle s11egran– di « Odi •, rie/ suo teatro. l'oi mi accorsi che egli portò il discorso SIii voeti fl'{II/Cesi, La co11vcrsa;:ione c<1cldes11 Ri111ba11d. Ri– cordo viii o meno che si espresse con que– ste parole: « Ogni poeta•, mi disse co11 · 10110 calmo « il 1111aprova sos/(mziale ed 11111a11a della Grai.ia ,· e Dio overò i11 modo disveraro i11 questo figlio i11felice. Rimbaud 11011 ebbe 11111/a del voeta letterato. e E.Rii trasmise ORii uomini 1m messaggio 11110 dei messaggi pU1 varerici dell'm1i111acri: stia11a i11 esilio in 11110 tlei 111ome11tidesolati e critici (folla nostra civilfll. Si11 dalla mia giovinc:.z11, irreq11ieta e visitata svesso dal d111Jhio,la lettura delle sue overe, e so11rat- 111t10 l'irr"evocahile abhmulo110 dc/la poesia d,1 lui tleciso pc,. ragio11i misteriose, operò vrofo11da111c111esul mio svirito. Ne 11scìl >COSSO, 1111/tato,//CCCS0alla Jet/e, che la /}0e– sia ill11111i11accostandoci al dramma 11111a- 110: a quel ({ra111111a che si risolve sem111·c. o nella 11ote11za,lei verbo o in 11t1adecisio11e che muta le JJl'OSfJCltivcdell'esistenza, anche q11a11dol'esisrcm.a, malgrado l'avvarente di– sordine, l! 1cstimo11ia11za di dolore. E Rim– hmul 11011 cessò mai di cercarsi e di cercat/J Dio cou quella sincerif(} antica e profonda clic isola i 1mri i11 111cuo al male e a/l'or– ro,.c del mondo. I suoi versi, le sui; arcano « /ll11111i11atio11s,. la sua mirabile « Saiso11 e11 E11fcr », i11so111111a tutta fa s11a l,rcve esi– Me11z11mi t11rhm·o110,111irivclarorio che. l)io vuò a11chc tornare a tlisvcrarsi, a va1iro 11e/ vettn d( 1111 giovane, di 1111 adolesccute cho si (lbhmulona al canto desolato ver tcsti- 111011iarc le i11fi11itc.vie della Grnzia. Car,il allora che quella poesia, nei nostri tempi di cosi altn tc11sio11era:.1ona/1stica e di pro- {~ss'::1~,r:')~~:i~J.agr~~i :i~;~~?i:'.:r s~ 1 ~r::/t1· cli co11vin:.io11ecristiana - che egli fu so– prattmto 1111mistico, sia pure • à /'etat sa111'agc ». tul!I d1 quelle rare crcawrc che vnssa110 sulla terra e sa11110clire: , alla pun– ta del giomo, Dio mi ha fatto gustare. q11a.~I i111perccttibil111c11te1111apiccola luce nell'al– lissima suprema punta del mio spmto. Tut– to il resto della mia anima e le sue facoltà. 1101111c hmmo affatto gioito! Ma essa 11011, è d11rata e/te quasi una mezza « Ave ,Wana •·• Questa è wra poesia che ripropone 1 .,cgreti ravvorti fra 1'11011~0 abbandonato e Dio: i!• voesia che, fattasi veggenza, ù1drca a tutti l'interna tc11eret.za di uu da1111ato e può' imlicarci ,ma « Decltira11te illforw11e •, che'. è la base di 1111 cuore predestinato ... , Si parlò ancora della ,,ocs1a fra11cese, po, mi licenziai. Da allora 11011dovevo più rt· tie~~~10CheDio sol(anto può conoscere do\lC conri1ma il silenzio dell'uomo estinto, il no– stro giudizio sulla overa poetica di C/audel sollecita 11110 f)ir'cprofo11da co111pre11sio11e di quei motivi religiosi che la ispirarono. Se JU111ba11d, come 1101110 e come poeta prodi– gio, fu 1111ameteora che vrcsro si svense. lasciando quel fulgore che sovente brucia lo stesso gc11io: se Charlcs Pcguy fu la voce armonica che i11ve11tò. 11ei re.mvi 111odert11, 1111a sorta di litania medioevale, ridando allo spirito cattolico l'originaria violenza so.Hmt: :.iara di canti: Pmtl Claudcl, ispirm1dos1 alla lirica desolata di 1m « sublime fa11ci11ll0 •• s'i11ca111111inò, co11 la serc1111tì co11q111stata, verso il Tabor. S'i11co11trò con Gc.~ù: e le bo11he11rl Sa dcnt, doucc il la mort, ,n'a,i– vertìssair au chant du coq, - ad 111awti11w11, a11Cltrist11s vcnit - da11s les plus so111hres villcs » - Cosl aveva mormorato Rimba11d sul letto di morte. Ebbc11c, dnll'altczza di quel monte, Clau~ del g11ardò, giudicò la vita a volto con fn screnitil del 11rofe1a biblico, a volte con la carità dell'avostolo cristia110, quasi sempre co11 la 11111iltil del credente, deciso a seguire, a servire Cristo. E a11che q11m1do la sua poesia può sem– brare incompi11ra o vaga, i11 essn rimane vi– vo 1111 fervore antico, 1111 patos che 11e dilata la segreta emozione, 1111 doloroso accento che varie dal cuore e ritorna al cuore per riscattame la 11erduta it111occ11za.Di qui f'i11- tra11sigc11za del cristiano che ha scoperto l 1 abisso bia11co in cui avviene il colloquio con Dio; e che a Dio riportn l'uomo attra– verso 1m ca1110 largo, wra poesia sa/mica i,! crii rima11e a vibrare il ricordo del primo g1omo. La vocsia di Claudel, i11tc11dodire il suo teatro e le s11e Odi, se attit1flC luce e durata da ,ma autentica esalta:.ionc della pietà cristia11a i11 virtù di w1 operante e fermo ca11dorc, resta co1111mqueal di qua del mala a delle vassioni entro cui 1'1101110 si dibatta per voi risollevarsi, pentito, a Dio. Pml/ Clmu!el, a disfa11za di fCcoli, ha riproposto, a 1101 111pdcr111, la poesia del • Vecchio e del N,io110 Tcsramemo •, con l'ar1srerità di ahi hn trovato Dio: e canta s11l dolore deg/l 110111ii1i senza stancarsi mai di ricordarlo• e di ricordare a ttllti l'i11noce11zade/l'Edc11·. T ~A s:li scrittori italiani oggi vivi e ovc– ranli credo d 1 essere il solo a poter 1esti- 111011iareda quali vreortli11ati contrn– sti, da quali imf)etuose risorse 11at11rali e culturali sorsero le soluzioni dì Massimo Bontcmpelli, che capovolsero ci111011i e rer– miui dell'arte sua. Ero :.t11cle111e di liceo in Ancona e il Bontemvelfi insegnava nel gin– nasio. Questi aveva pubblicato il volume dr 11ovclle • Socrate 111oder110 », fa tragedia i11 versi e Costanza ». Prcse11ta11tlole sue «Odi», il Formìggi11i ne sorroli11eava la • fama sicurn di argutissimo novellatore». Una circostm1:.<1 scolastica che mi ris:uarda gli co11se11tl di dedicarmi alcune righe 11el « Corriere delle Marche•· /..e iPlit.inli che le chituleva110 fu– rono sùbito motil'o d'orgoglio per me gio– vinetto e i11au&11l'aro110 1111 durevole viw:olo. Cc,:cai•s1ibiro di s,argli viciilo. Quando 11011 era facile ,•cderci, ci scri11evm110.Sfoglio la cartella della corrispo11de11za. Da Ravewrn, il 25 settembre /908, scrive cl'ww 11ove/la che gli avevo chiesta per la rivista • Pro Patria •· Seguono w, pug110 ,ii lettere del 1909, col « U!i », tutte datate da J\ncotia per Ancona. Jf co.mw Io te11u1e lo s'rellato lo affascilw. \laga110 tutt01'tl nclltt sua 111eute,che intemlc <lisso/versi • 11el foco del sole », la lira di Orfeo, il seno d'Ariamw, la capigliatflrn mozza tli Berenice. « C'era ima 1•0Ira 1,1 terra, il cielo». Egloghe: settenari; sor1etti, odi so110 ormai lo11ta11e. « Jf 1111rosa11g11e » vie11e da l11i considerato il suo 1111icobaga– glio lirico». Tali voesie gli appaiono • di tutt'altro arteRgia111c11to,derivante cosl da 11ers11asio11i letterarie rotalmeure opposte allo svfriro e al g1Hlo cli quelle prime». Svesso si tratta di frantumi di versi, che tli111e11tica110 persino virgole e 1111nti. Cli uomini 11011 sono più. che automi 11el/'eteruilà: wi ri11corrersi di vivide ombre, t1li111e11rate dallo sconte11to e dall'inespresso. l'ure il voett1 è 1111t1 mera– vigliosa sc11siriva: g11itlllta da ima coccinella, sente e ca11tare il creato I nella curva d'1111a foglfo ». Gli garb11 canwre le stelle ba111bi11c a11cora e « mordere le spalle bia11che alla luna -... Nel sil,m;.io tielle costellazioni, i11tor- 110, anche il mare trattiene il respiro. scien1ilicn, non gli :wrebbero permesso di pn11nrc il suo debito ncl\e fom1e d'uso. i\fa "ogliamo vedere quale :i.ltro signilicato polemico \>Ub as– sumere codesta decisione, in un'opern cosl importante e nel momento in cui In storia critica cli Roma ha biso(!:nO, tra l'altro, di semplificazioni Slrumentali? 1~1[ JE JD .Pi Gr L JlO N J[ A\.L L' Jl 'JC' A\ L Jl A\.N A\ * La frattura con la trruJfaio11eclassica s'i11i– ziò per lui pro,,rio i11 quegli anni, tre, il 19()7 e il 1910 .. Giova1111il'avini p11bbl(cava allora presso, 1111a casa editrice a11co11itmw, • l..'alrra metil•: .saggi filosofici che af/ermawmo la validità della legge dei coutrap11os1i. Egli la fesse in bor.zc e forse gli parve di scorgervi in uno specchio le pro11ric uascoste sem– bianze. Già avvertiva l'insofferenza. • Il 11as– saggio allo stato contrario si verifica quasi sc11111re q11a11dola COS(l 1,rese11tc è gi1111taal suo colmo e al suo estre.1110 •, scrisse. l11co– mi11ciò w,n specie di scherma varadossalc con Rii nitri e anche co11 se stesso: • E' in– crcdibile come le 1mrolc si vossono sciupare e consw11are da 11t1 mome11ro all',lltro ». L<1 sua i11q1dct11di11eri111ancvt1 co1111mquc bili– cala da ima sorta di dialettica sempre 11ii1 intransigente. Co11statm 1 a co11 presaga delu– sione: « La cima atre11dc, io canto il viano e l'erba ». Ripiegm'a man mano su se stesso: e Tra il bello antico cd il fervor mode.mo I ondeuio, né sò dir che più mi tenti: I muove qualcosa i11 me che a11cor 11011 sccrno ». Non ua ve11111d vcr lui il tempo di gettare il passato riel/a « fornace del tempo»? \lo/le d1111quesperi111e11tarcinedite armo11ie e vi si dedicò con l'abbondante i11ge11111tà elemen– tare che sa co11cedere, a clii la 111·ofessa,una • doppia l•ista •· .1 versi cliia;i, traspar"enti: . ,.itmati sui tel111 delle metric11e ancestrali ("' tra sogni e fervori I la vita illude e fa scrc11Ì i cuori-..), si allo11tanava110 da l11ì. L'nrte m10,•a del Bot1te111pelli noti f11 parlo indolore. Obliterate le liriche c,1vaci d'asse– coudare le ,,isio11i e gli impeti del/'adole- :,~f~';:~~e,~,o~!: ,~m!a,;:: :;~~~,'~;:aai:,r~~;ii d~~ rutto la sua 111e11tcoltivava 1111 i11111eccabile diwirin, si co11111iacevnd'rina clisconti1111ità, dalla q:ullc - L"0ldisgusto della spontaneitii - s'm1po11e1•a1111a specie d'aliena sofitudi11e, di tormentata contemvla;:io11c: rarefa;:ioue d'impronta metafisica. Si può ragio11are su.Ile cose per non co:.;:arvi contro? Un folletto invisibile lo co11d11ce, quasi lo trascina. C'è ,ma luce w1ota i11tor110;ma frivole;:;:c mor– daci s'acco111,uiJ:11a110 agli intricati vroblcmi, e una malizia inesorabile scioglie, o ai11t11 a scios:liere, nodi di meccauismi sociali che bisogna scomporre e irridere. Scri~ 1 ere, scri– vere di co11ti11uo,come sognautlo di sognare! Motivi d'emulazione Qual'era in Italia, ~ttomo a_l/910;15: l'am.– biente spirituale da s1gnoregg1are, 1 umtà st1- :~;:~:,::e? af//~:~~re~•e1:n~o~jf,~~~~~r~t~~;r~~ 1e11iali d'cmula;:io11c? A Ro1!1a 1.,mgr P1ra11- dello si dispone,•a a trasfenr':; 11el rca_tro la potenza della sua arte narratn·a; a F1ren;:c, Gioi•a.tmi Papini esa11ri1·a l'abboudau;:a cou– traddittoria del suo pensiero iconoclasta or– mai incamminato alle vie della safva;.ione; a Milano co11 prorompente goliardico 11oma– dismo,' F. T. Mariuctti proclamm•a libertà e licenze. ad ogni costo, pro_P_r{o1_1dl'ar17,che è disciplina, rigore, stab,ltta, 111trans1gcr17.a d'impronta millcnaria. . . . Studente 11ell'U11iversitàd1 S1e11a,ctrtà on– rinaria della mia famiglia. facc,•o frequenti ;~~::Oe :n::!~ej~ze~::,~~! ;~::;f~"~ -;:c::b1~:= j~t~~'a::'a~-: /e~ : 1 °Jt ::::!' t:,~:~~ ~, r~ 1 , 1; articolo in « Paeine hbere » sull'opera pre– cede,ue del B011rempelli. Questi mi ringra– :.iò a l'OCe e per iscritto, con t!.!pressioni ca!o.– rose. Nei nostri i11co11tri,q11as1se_mpre rap,dr, erti lasciava scorgere il tra,•agho per quale andava n·accostandosi alle C0>e elementari ;; ~~~~f;:e • S:!r'·~1: 11 ~~~[t~it-;;,o.5~s~esra ~~~~: misurata fine:.z.a del lmJ:11an10 11.1 pro~a ~ in poesia. Si aflidb ad emblemi, so(rsm.,_• :~:~aC,::m~ f :"!::~i~~:f e:'t ~~?z;~ •q~lt Le 1 d: senza ci1no •, dove fi P"'? scorg~re il, so– vrano re.a.li.smo mattco .dr Gabnele D An– nunzio. Eccolo sempre più in braccio a pa- Lo specchio e la scacchiera l..'11manisra rimase! Né si spe11se mai del tutto frammez:o alle c11vitte sugge.srioui di 1111 111011doruziocina11te e comvle.sso, alle quali vrodis:a,,a i do11i suoi naturali d'::rli– sw, A11che le 1,rose d'1m tempo erano ab.f1- ratc. Chi avei•a scritto « Daria e l'ideale » e poi • ette sai1i •, era lo stesso de • La vita i11te11sa •, • !..ti vita 011e1·osa •• • Domw 11el sole., « Il Neosofìsta •, • La domta del Nadir• 8011tc111pelligioca "ti 1.mascacchicrn 11ostt1 da,•a11ti a 11110svecchio, semvre 111 preda a sottili turbamenti, i111pca11aro i11 Slòtit di neumi, ridd~, Udii, 1dillii simili a e/riamate a vuoto o 11el v11010, s'attarda in filosofie orgoJ:liose e s11perate, impigliato fra111111e;:7.0 a 11011 so che baldanzosa fatuit~ che 11011 co11se111e di sce,·erare gli esl!eri111e11- ti de/l'alchimista dai 1111111eri del giocoliere. /11tm1to avc,·a comvosro per le scene « La g11ardia 11/la 1111111 » ( 1916), « Siepe a nord– ovest .. (1919); «Nostra Dea» (/925), «Mm- 11ie la candida ... Per 110rer ramare ,il cielo, ma a s110 11,odo, credette fosse bastc,•ole • do111i11nl'e tutto co,i l'i11telligcn:a ». Mentre meditava e iucominciava a scri1•erc a Firen:.e, 11011 se11:a ironie e J:rottcsclri, i suoi 1111ovi miti e fa1•ole metafisiche, mi stimolava li dialettiche risposte. Avevo vc11t'm111icd ero forse meno polemico, cerro 11011111e110 i111- va:ie11tc di lui. Non basta, mi chietle.vo. tenersi al dramma delle a111111c più che al delirio dcl veusiero? iHi pareva di sc,ttirmi più 011101101110 ascoltando di vrefe,-en:.a il battito del cuore amico del tC,11po. (Cosl la mente è padrona dello spazio). Attratto dal duplice 111ag11ete delle cose vive e delle cose morte, sentii a11ch'io il desiderio - che a volte f11quasi proposito - di rron avere pre– decessori 11(!modelli per i miei ro111a11:i . .r\l– /'a111bizio11e di 11ovità preferivo obbcdic11:a alla chiare:za clell'esprcssio11e. E 11arrando, qttencrc l'immediata rappresentazione della ,iita rendendo cosi omaggio alla verità se11- tita e sofferta. Tra il 7 e il /5 febbraio /933 dedicai la « Settima11a dello Scrittore» a Massimo Bon– tempelli. Il discorso inaugurale fu t~nuto da Emilio Bodrero: le overe vc1111eroesposte nelle principali librerie di Roma e del Lazio. Ma le ,·c11dite, come si prevedeva, furo110 scarse, dacché questo si11golare artista 11011 aveva ancora pomro soggiogare ipnotica– mente se 11011 gli i11i;.iari. La sua fama verò si andava espandendo fuori d'Italia. La sua rivista • 9(J() » in lingua fraucese, 11asceva a Parigi 11c/l'a11tw1110del 1926. A11clre la 110- stra corrisponde11:.o aveva cambiato tono: dal «lei», durato rropf)o a lungo, s'era final– mente passati al • tu» affettuoso. L'ultima sua da Venezia, reca la. data 7 fellbraio 1942: •Sarò a Roma il gionio /9 e verrò a trovarti•. In 11110dei nostri ultimi incontri, 11ei giardini della « Biem1ale » 1•c11e;.ia11a, egli mi fasciò intendere che 11011si rendeva conto della mia fedeltà inalterabile al 1t credo» artistico delle prime opere uarrative.. Sem– brava chiedersi come mai e 11011mi ero mos– so•· M'ero, sì, mosso; e come! Mosso nel giro millenario della nostra storia impareg– giabile; sopratutto mosso nel plasma fecondo e unitario della nostra lingua. Ho ascoltato tm antico comando di bontà e di belletza che mi appari,•a nuo,•o ogui giorno. Ora mi do111m1do: quale dei due 8011tem– f)elli promette più. sicura e cluratllra validitil? Pur essendo di,•erso il modo di ripiegarsi su se stesso, una correlazione rimane, anzi w1 nesso di giusrapposhio11e. Fu utile per :'./,'~•11 :~!~~;~~!~ ~;g~:,,a~c lai s~~~i~:;:11"cde1! l'arte come fatti critici? Da quale delle due parti sta, o almeno appare più probabile fa ,•erità? Ma forse 11011 è a11cora possibile tracciare dei lineamet1ti d'interpretazione def;nitiva dei due modi artistici, ravvisarne antitesi e profitti e rivelame l'intero presti– gio cre.o.tivo. Ognuno che abbia esperien– za di studi universitari, sa che in parecchi campi essi sono ridotti alla minuta di– samina di pareri illustlÌ, alla ricerca di priorit~. alla di– scussione di ipotesi. a im•cn– zioni o superfetazioni dh•c– nute fini a se stesse. Le fonti. ov\·ero le testimonianze antiche, schfacciatc da siIT:n- 1cmontagne, non possono più riaflìorarc. o non sono affatto cercate, Ci !orna in men1e la risposta di un filologo oggi illustre, che stava ancora pre– parandosi alla carriera scien– tifica. quando gli domandam– mo come facesse a leggere 1an1i aulori classici nel breve tempo che gli occorreva a sfornare i suoi acutissimi contributi. • Vuoi fare car– riera universitaria?» ci disse. ;~fc°hte:~t': d'ie~~~~n cf1~ i moderni hanno torto». Sen– za dubbio, egli rappresenta\'a il caso limite di un costume, che nessun vero maeslro ha mai approvato. Ma è un fallo che quel giovane arrampica– tore è oggi su una velia ac– cademica, maestro anche lui, informatissimo di tutla la lei~ tera1ura riguardante ceni te– mi, senza averli mai cono– sciuti nei test·i fondamentali: poniamo, un'au1orirà su Vir– gilio, benché non abbia !elio l'Eneide. Ecco perché noi non attribuiamo la decisione del Pareti alle limitazioni edito– riali, ma proprio all'inconscia (o taciuta) certezza che fosse giunto il momento di ripu– lire. restaurare, sem~lificare, ricominciando da capo. Per uno studioso legato da de– cenni all'altro melodo, il dramma de\•e essere stato gra\·e e importante: ma noi ci rallegriamo che la pagina del Pareti discenda da lesti effellh•amente rileui, rimedi– tati e non ricuperati nella interpretazione di altri stu– diosi. Da Decio a Co3tantino L'ultimo \folume che ,,a da Decio a Costantino, compren– de alcuni fra i più ardui problemi dell'età imperiale. Ci pare che i capiloli mi– gliori siano quelli riguardanti la crisi, Diocleziano e la te– trarchia, Costantino e la S\'Ol- 13 decisiva nella storia del– l'impero, tanto decisiva da indurre il Pareti a conclu– dere con il 337 d. C. (morte di Costantino) la storia del mondo antico. Tuua, 1 ia sap– piamo che il giudizio sul va– lore dell'opera e dei suoi par– ticolari dev'essere dato daa:li specialisti. Noi, che dobbia– mo tenerci nei limiti dell'in– formazione culturale, conclu– deremo riferendo il meglio di un colloquio a\'llto con l'Au– tore. Abbiamo domandato al Pa- Il • ;:1oco di Mario Solda.ti * tli Ji'llflftJCl.t!ttCO GIUSI 'L'OCCASIONE di questo «medaglione» viene dal– In risrnmpadi unn del– le più significative opere di Mario Soldati: A Cena col Co111111e11datorc. Questo volu– me, pubblicato nel 1952 per la prima volta con l'editore Longanesi, merita di essere segnalato in quanto in esso si condensano i motivi più singolari dell'esLro e della originalità di Soldati come scrittore: motivi che trovano felice sintesi di indicazione nel problc111aticis1110. Ci sembra questo, infa11i, il tema essenziale che ispira la pagina di Soldati, la pro– blematica essendo per lui come una febbre e una ma– lattia. li problematicismo di Sol– dati è direttamente ancorato all'urgenza di scoprire e di scovare il senso della vita fuoii e aldilà della sua ele– mentare espressione. JI ten– tativo che compie è quello di individuare in una girandola psicologica e con un giuoco di prestigio qualificato, il se– greto e l'invisibile che si na– scondono in ogni situazione e in ogni uomo. Lo schema narrativo è sempre il mede– simo per giungere a questo risultato: la prima parte di ogni suo romanzo o racconto è ingenua, descrittiva non sti– molante, mentre la seconda parte è psicologicamente ca– lata nella zona dell'inconscio, pronta a fare scattare, da un momento all'altro, la sorpre– sa e, con la sorpresa, il capo del filo d'A'rianna capace di svelare H segreto. Tra le due parti vi è sem– pre una cesura che, come nella metrica, divide chiara– mente le due posizioni: ce– sura che viene posta dallo seriuore impro\'Visamente e che, volta per volta, pub es- Jean Dutourd I GONZI sere rappresentata da un mu– sicista, un amore, una città, un amante:morto, una con~ fcssione, e cosl "ia. In questo solito schema narrati"o dal quale forse si distacca solo America primo amore {un libro nel quale il saggio vince il narrativo), Soldati gioca le sue possl– bilità e fa muovere i suoi personaggi. Ma già nell'im– pianto s·1esso dello schema è evidente la problematica: la prima parte è di preludio e cli contrasto alla seconda e ha In funzione di preparare, con apparente ingenuità, il dramma che dovrà av\'enire: un dramma che non precipita nel drammatico (anche in l.,e Lettere da Cavri) ma si avvia sempre sul filo della -commedia. Tn questo Impianto narra– tivo la problematica si in– carna nei personaggi i quali si presentano con una vita diversa a seconda se appaio– no nella prima o nella secon– da parte del romnnzo. Non si 1ra11a di u,ia doppia vita ma cli una diversa vita a secon– da dell'angolazione dalla qua– le partono. All'inizio in loro vi è un impulso immediato che li porta ad amare la na– tura, In città, la pigrizia. la h<:llezza; poi sono come ar– restali da un freno, che non nasce da un remora morale o da una istanza trascen– dente ma dalla esigenza in– tellettuale di svelare la loro stessa natura in dialoghi fre– menti che acquistano il tono della confessione. Il loro stes– so desiderio di ·godere, di vivere senza soffrire, di co– gliere con ardore fa contra– sto con la loro angoscia nella quale pietà e tristezza, ri– morso e speranza si fondono nel desiderio di rinnovare e di portare pace all'incessante ricerca dello spirito. Cos'è un gonzo? U1t uomo ingannato daoli altri quanto da se stesso, vittima delle sue idee, dei suoi sentimenti. Un libro comico, ma anche mol– to amaro, saporito, colmo di idee. Un altro diverti– mento che dobbiamo aL sapaciuimo francese. SODALIZIO del LIBRO 744, San Marco . Venezia Ne l..c lettere da Capri, in iì~ st dcf 0 nJ~;i~k1~gn~~~tgri~~ ~~~/:. 'fa p~·ft~in:~az1~;it~~i~ emerge dalla bellissima pa– gina nella quale \'Cngono trat– teggiate le figure cli suore In una notte di Natale. Ne Il vero Silvestri la na– tura viene con i suoi colori dolcissimi subito incontro al Jettare fin dalle prime pagine co11tro il celeste teucro e te– se creste rocciose vassi e pic– coli ghiacciai ... In America primo a111orc l'accorata rfoslalgia della cit– tà si schiude prorompente: Ma chi mi ridarli il sole e il ve11to di Manhattan, i fe– lici mezzodì di quei sabati? l..e ampie vuote strade e l'aria della vrillwvera occauica · le lame di sole sul largo au,~rro dell'N1ulso11 e i lo111a11i ri– flessi st1/le rocce dell'altra riva? L'amore è, nei libri di Sol– dati, lo splendore di una giornata luminosa e di un cielo diventato terso dopo la pioggia. J.I sesso non è mai il centro della vicenda. Dorotea ad esempio di Le lettere da Ca1,ri, anche nella sua lasci– vità, è sempre una don– na • sensualmente vittoriosa» capace di ogni sacrificio. Ed, infine, l'amicizia so– pratlutto ne Il vero Silvestri e ne A ce11a col Commenda– tore è una gioia infinitamente più intensa dell'amore. Ma, di fronte a questa pri– ma parte vivificata da dol– cezze spirituali, da visioni d'amore, da dimensioni natu– ralistiche e da sentimenti co– munitari, fa subito riscontro una problematica delirante e incandescente tesa all'infi– nito. Silvestri che si nega scioc– camente alla vita e che non riesce se non alla fine ad illudersi; Clemente che ne La confessione rifiuta l'amore di una donna dominato com'è da una falsa educazione e che conclude la sua esperien– za con un coinpagno in una cabina al mare; I-farri Per– chins continuamente tortura– to dal peccato della purezza, fial~a!~,~~lttv.e c~:. 1 :!o~r:iJ rocambolesca avventura, è affascinato dal suo stesso dramma dal quale poi non saprà più uscirne, sono i principali protagonisti di questa problematica. Sono personaggi che amano la vita e che non riescono a vivere: che sono pronti a spiccare il \'olo e che rimangono anco– rati alla terra negati, per uno strano destino, a definire la propria vocazione. In queste due prospetth•c, però, la problematica diven– ta senza vie di uscita perché non legata a Istanze morali: l'interrogativo è ossessivo e le strade sono senza uscite (perché si nasce, perché si soffre, perché si muore, e che cosn c'è aldilà delle stelle) e gli interrogativi diventano angosciosi ne A ce11acol Co111- 111c11datore: qumulo ascolti ltllCSto C{lll/10/JC C guardi lns– st, le stelle, 11011cavisoi viii 11ic111e. Perché questa guerra? Perché le guerre? Perché si muore? Perché si 11asce? Per– ché tante sof/ereuze? Siamo cosi viccoli e trascurabili, ci so110 infiniti 111011diiufitrita– mentc lontani e infinitamente più graucli di noi: perché ci ostiniamo a vi11erc co111e se fossimo immensi e imvortan– tissimi? Ma, soprattutto per– ché q11esti verché? Per~hé a ~i~~~"r.:;; c1; 1 ~1 1~ebe;:/:s,:iaj;~~ 111a11de,se p11re tli nessuna risvosta? Ne /f vero Silvestri i per– sonaggi sembrano godere in questo interro~arsi e in que– sto disperdersi e si fermano come degli attori di teatro che, improvvisamente, deci– dano, nel momento conclusi– vo di rivolgersi al pubblico per avere da questo la bat– tuta con la quale concludere la scena. La problematica di Soldati si articola in un impianto narrativo obbligato. E si af– fonda in uno scetticismo amaro, triste perché piegato nel misterioso senza scampo. Ne Il vero Silvestri l'avvo– cato Peirani, dopo essersi in– contrato con Aurora l'aman– te di Silvestri, orma'.!, morto, e, dopo avere a lungo con– versato con lei sull'amico (èn~~ t ~g~;~o a o c~~cl~:i~~~ tuomo? Un ingenuo o un fur- Stanley Ellin bo? Un ladrone o un gioca.. tore?) mentre parte dall'al– bergo vedendo i cnmerieri che si sono riuniti per ban– chettare, con profonda tri– stezza medito: E' t11t1a qui la vita? No11 so verché, pen– sai che la co11diz1011e e la sorte dell'11111a11ità u1tera, 111 ogni ceto e i11 og111f}{ll!SC, 11011 vo1eva110 i11 fondo, essere molto diverse tla c111el/c,lei 111/scrabili che ave,10 sotto gli occhi, come i11 rma alle.go – na, i11 1111ba11cherro evocato apposta 11cr 111e. Ma si, uuo nasce, /attca 11iù o meno, ama 11Ulo 111i:11u, e 1101111()/to presto, 111110/'e. E ne /\ cena col Co111mc11- (iatore, nell'ultimo racconto la fi11estra, il Commendatore interessato e spaventato nel , dramma di Twinkle parte dal- , l'lnghiltcrrn chicden'dosi che·• cosa è l'amore. • Lo scetticismo, in definiti-,' va, invade la pagina e, con '. lo scetticismo, la vicenda fi- \ nisee come in una commedia 1 sentimentale tipo Ottocento, 1 do\'c il complicato e iJ miste- • rioso non si risolvono intcl- ' leuualrnente ma si definisco- ; no in una zona sofferta nella , quale solitudine e tristezza f si legano indissolubilmente. t Vi sono, è vero. i guizzi del- ' l'ironia e del grottesco che I ~~~e~~nt~aSo~~~~iti mne~~e b~~ ; f!a;~bJ~;!~f~~~rAn~/efo~~e~ , la esasperano. 1 La verità è che lo scrittore • dopo avere iniziato quasi per , gioco, ha un po' alla volta chiusa la porta della prigio– ne accoraendosi in ritardo di non aver le chiavi in tasca per poterne uscire e rimane cos1 priaioniero del suo gio– co crudele e della sua proble– matica. li suo, è, in conclu– sione, un gioco che finisce male. STRANE STORIE L'1111wnùà del giallo trattato da un maestro SODALIZIO del LIBRO 744,, San Marco . Venezia

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