La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 43 - 29 ottobre 1961

Domenica 29 _ottobre 1961 I.A FIF.RA IF.TTF.RARIA lfa.~NCfJIUf. di storifi ti ctu•a cli f.lOHGIO J}l GlfJl-'Ai\lJ\fl * La leggenda tragieroica del popolo incontaminato N ON appare dubbio che il rcnomcno del Nazismo, con le sue allucinate e tragiche cspc1icnzc. consu– matc, per spon1anea rever– sione, all'insegna d'un ritu.1- le barb,uico precristiano, non retorico e anacronistico - comi? si sarebbe manifc~tato se alimentato soltanto da una morbosa letteratura decaden– te, - bcml .-adicalo nei I c– c1,_•~:,,1 della coscienza e nella infanzia dcliii memoria: non appare dubbio, si diceva, che quel fenomeno abbia s1imo– lato, negli ultimi decenni, una r:ricssionc più penetrante della storia e della psicologia del popolo germanico. Si è, cosi, :·ipcrconio a ritroso la 1'.>toriatedesca e, sulla scorta dell'epilogo, se ne sono rie– saminati gli accadimenti pe1 trovare una giustificazione che lumeJZgiasse meglio le dt..._ \'iazioni che portarono la Ger– mania a estraniarsi dall'unità spirituale dell'Europa. rer la \'crità un'indagine in tal sen– so, se non altro come rea• 7ione a certe formulazioni na– tura\istic~c che dotti tedeschi. verso la fine del :.ecolo. si erano dati a spacciare sotto l'etichetta dell'accademismo puro, comindò ad csi-crc a,• viata fuori del mondo ger- manico da studiosi di ,ari pac!>i e, per citare quelli di Ca!>n no!>tra, !>Opmllutto dal Croce e -lai Volpe. Eni_ il I< mpo dl'i libti' dc, Chamb.!r• lain, dei Wollm::mn, dei Bn.!,·Sig, dei Gierkc, csaltan· !\1~~✓-~:~rji~:ti'~~g os:~~n~!n~~~~ contrapposta alla ,·ccchiezza e :llla putredine della roma– nità: e in essi veniv.1 adopc– rato quel critcl"io dì cono– !>Cenza qua111'al1ri mai pe1e– grino che è la razza: non un concetto, non una ca1cgoria ~torica - come fu ben con– futalo, - ma un banale pre– giudizio, un'a:.1111zionedo11ma- 1ica, e dunque incapace di una rigorosa tralla7ionc scientifica. Ma codesta teo1izzazionc, che sembrò essere allora nicnt'al1ro che un infiacchi– mento della speculazione te– desca o, quanto pili, conse– guenza dell'esaltazione per la raggiunta unità poli1ica e le successh·c affermazioni in- ~~~~;~~nc~~ t~~~.~~n~crd1a~i~ Jc1· al potere.· di av~rc una sorprendente capacità di di– "ulgazione, nel diventare ele– mC'ntarc cr-..:d) poli1ico della gran massa del popolo tede– sco, solleticato nel suo non pili confuso e irrinesso senti– mento di superiorità razzia– le. Sicché la contro,·ersia, che sin allora s'era mante– nuta sul piano della discus– siom: scienlifica, e pareva non dO\•esse sconfinare dal chiuso delle disQuisizic,ni pro– fcs~ornli, !>i~largò al campo dcll'allività p1-.itica dc.Ila po– litica e, cointeressando lti scienza dell'elica e della l>Si– cologin, fornì strumenti nuo– vi alla metodologia storica. Ora, che questa abbia sapu– to 11iovarsene, per quanto at– tiene appunto a un più sot- 1ilc ripensamento della storia 1edesca, è constatazione che può ricavarsi dalla lettura della Storia della Germania di Pierre Lafuc: Bologna, Cappelli, 1958. Vediamo, infalli, nel pri– mo capitolo che l'J\. tenta una disamina di quella CO· scienza nazionale per cui i Tedeschi si sen1ono legali al– la grande comunità germani– ca di razza e di destino. •Pri• 111a anCoi-a di concepire la idea di una ,,ita sociale - spiega il Lafue, - i futuri Tedeschi a,·e\'ano già parte– cipato a una vita ideale tut– ta propria. Per mezzo dei lo– ro dei, del culto e delle leg– gende si erano costruito un universo di~1into O\"C, sopra l'universo reale in preda al disordine e all'anarchia, era ben presto nata un'anima co– mune, Quella del De11tscl1• t11n,1 che per lungo tempo sostitul lo Stato assente e la unità nazionale sempre desi– derata e mai raggiunta. «Co· s1rc.t10 a vivere nelle sue un– mense foreste il Tedesco pro– \'Ò la •Solitudine annoiata del guerriero... il quale non di• sponevn di altre risorse che una spedizione militare lon• tana per spezzare l'anello in cui la selva impenetrabile lo teneva prigioniero•· D'altro canto, la forwsa immobilità avrebbe acuito la sua imma– ginazione, portandolo a in- 1eriorizzare in sé il mondo fantastico dei suoi dei. Già il Croce in un articolo <;critto nel 1936 per la D1e Nation di Berna, e poi pub– blicato nella Critica: La Germa11ia che abbiamo ama– ta, a\'c\'a fissato la nascit~ del razzismo tedesco anterior– mente al 1'olkerwa11derw1g, cioè all'emigrazione dei po– poli, e, a proposito della pre– sunta coscienz.1. etnica dei Germani, considerò eloquen• 1e la risposta del vescovo Liutprando all'imperatore bi• zantino ( De Legat. Consta11- SCRITTO NEL '35, « UN DELITTO » HA IL SAPORE DEI SUOI CAPOLAVORI * Il "giallo,, di Bernanos G EORGES Bernanos è uno scrittore che non passa di moda. li grande ro– manziere cattolico ha ormai un pubblico ben definito e fedele anche da noi. A pochi mesi. infatti, dalla traduzio– ne di U110 strm10 sog110, pubblicatb da Longanesi. ec– co che appare ora, pubblica– to contemporaneamente d.l; Mondadori e dal Club degli editori, Un delitto, scritto nel 1935. Quando uscl questo ro– manzo, Bcrnanos, in un'in– tervista, dichiarò: • Mi è sempre parso ,::hc una cer~a pen·ersione profonda - m definith·a poi non cc .n'è c.h.c una: il gusto, la passione di– sinteressata della menzogn·a. * di LUIGI CAS'l'IGLIONE im•ecc, le imprime cerli trai– ti del suo carallere sacerdo– tale come se essa stessa si lasciasse prendere dal suo pròprio giuoco. Gli uomini sono cosi affamati di sicurez– za che non si accorgono del– le menzogne pili gi:ossolanc. li falso curato si concede il lusso di dirlo al suo inquisi– tore. Un franamento della men– zogna come quello di Evan– géline si può paragonare solo ~\tarir~d~o d~sso~~tt: d?P~~~~ di linire dalla signora di Mé– gère, non 1cmeva nulla quan– to tradire un segreto al Qtm– le pertanto non poteva un ~iorno non fare allusione. Evangéliné ha a1>preso tutte le astuzie, tutte le ipocrisie. La maschera materna model– lò f-in dal primo momento il suo volto; ne tro,,ò altre in seguito: • Un'inlìnità di ma– chere, una maschera P<:r ogni giorno della ,nostra _vi– ta•, dice al chiedchetto. Fmo alla maschera del curato di Mégèrc. forza e la durata. Sì signo– re... un gesto insignific~ntc scatena una potenza miste– riosa che trascina nello stes– so gorgo il c1iminale ed i suoi giudici, fino a Quando non ha esaurito la sua viù– lcnza, secondo leggi che non ci sono conosciute•· t111, 12). Quanto, poi, alla lo– ro fierezza guerriera conser– vatasi inalterata nei secoli, lo stesso Croce (Cfr, Discor– si di ,,aria filosofia, Bari, Later✓.a) osserva che la Ger– mania e non ba alle oriaini della sua s1oria nazionale la civiltà delta Grecia e di Roma, nè quella del Crislianesimo, ~~.!~o~.t~Wc ein 1 ~i~fo~\ 0 b~~: bariche e i suoi eroi di allora turono niente altro che ca– pi di orde, e la sua epica non presenta di certo le umane lìgu1-e dell'epica di Grecia e di Roma e neppure d1 quel– la francese... ma quelle di cupi trncidatori e di alro· ci e semidemoniache fem· mine sanguinarie•· Tullavia la consapcvolez– ,a della superiorità razziale del popolo tedesco, come ~emprc lo stesso Croce acu- 1amcnte rile\'a (Cfr. Co11fe:,– s1oni di w, ltalia110 cgerma- 110/ilo •; Bari, Laterza) non è già un da10 fisico e meta• fisico, bens1 un portato di natura storica, epperciò sto– ricamente sanabile. Si leg– gono con mol 10 interesse ta– lune considerazioni che uno studioso tedesco fece per' kllera al filosotu napoleta– no sul dis~1dio ~piritualc c!d suo pc.polo con l'Europ:1. Il vit10 d'origine sarebbe da m– dividuare nella mancata ro– :namzzazione cti quella na– zione, per effe110 della scon– fitta di Varo nel IX..secolo, sicché la Germania rimase esclusa dalla cultura Ialina, comune a tutte le stin>i, e da cui si sono sviluppate le nazioni moderne. La qual co– sa se valse a consen,arle in• latta la sua fisonomia, la re– se anche, per Quanto riguar– da la psicologia del suo ele– men10. l~mano, !>Uccuba della incomprensione in cui la teu• gono gli altri popoli. é è di minor valore la circostanza che la Germania non ha su– bilo il peso e il sen•agaio stranieri: condizione, si. do– lorosa, ma donde nasce la idca di libertà e il senso del suo bisogno. A codesie ra– gioni storiche non si può non aggiungere: una ragione na– turale: nella struttura cere– brale dd Tedesco •prevale talmente e con tanla fort.a di suggestione il pcn~iero metafisico che agisce quasi con l'ene1·gia primordiale della passione; il che con• duce inevitabilmente al fa– natismo del delitto, se non è ancorato alla profondità della natura•· ~econdo Heacl, lii eleva sugli altri popoli in \"inu della MJJ • pura ìntimilà • (/11111gke1(}, quanto dire ind,.mne da mi• stioni di sanaue slraniero, non potrebbe attuare il suo diScano teleologico di pn• mazia (si badi bene: oani trascendenza nella filosofia hegeliana è bandita) se non nella realta positiva dello Stato prussiano. Siamo così arrivati allo Stato etico, qual– cosa di mostruose,, che, nel compito che gli spella di di– sciplinare anche l'interiori– tà n:li11:iosa dei sinaoli, ,·a hcn oltre le estreme propo– sizioni del Leviatano di Aob– hcs. A questo punto c'C da chiedersi perché mai Heael. salvo la sua particolare de– ,,ozione di suddito ricono– scente, abbia \'Olulo colloca– re il suo ideole politico re– ljgioso proprio nella Prus• sia. La risposta non può tar– dare a venire per poco che Si pensi a ciò che era quel Paese nella famialia degli Stati europei del secolo XVII f. • Era un agalomera– to dc.i pezzi più diversi (Cfr, L. Sal\'atorelli: Leggenda e rea/lit di Napoleone; Torino, Einaudi, 1960), distanti geo• graficamente, divisi per la stirpe, il passato, il livello culturale, le condizioni so· (liali... Che cos'era che te– neva insieme tutti quegli elew menti disparati? Semplice– mente il vincolo assolutisti– co statale, nel doppio fun– l 1ionamento dell'oraanizzazio- ne burocra1ica e della (orza poli1.icsca-militarc. La Pru-.– sia prenapoleonica era lo "Stato puro", e cioè vuoto di contenuto morale•· E co– me doveva essere nella lo– gica delle cose l'unità nazio– nale germanica, alla fine, si sarebbe a11uata nel quadro della suggesti\'a visione del• la successione teologica de– gli imperi, fascinosamenle elaborata da Hegel nelle sue Lei.io11i sul/a filosofia della storia, e, vedi caso, sollo lo usberao dell'autoritarismo prussiano. Dirà ancora Sal– "atorelli (Bismarck, in R1v. Star. /tal., 1948) che, contra– riamente a quanlo avvenne per il Piemonte e il resto dell'Italia, fu la Prussia ad assorhirc il resto della Gçr– mania. Le conclusioni, a questo punto, appaiono ov– vie. L'anlko eone.erto della supremazia rau:ial:!: dei Te– deschi si innestava nella se– colare direttrice di conQui– ~,a territoriale della patria di Fedencu I r Hol,enzol– lern: e qud che, in seaui10, cia quell'innesro pote mat;,.- 1 o.re è E:05.t che non ha più bisogno d'essere detto. Pag. 5 J~XCORDJl .PARIGINI * Valerysu Mallarmé * ,li .I/Alfi.I'() I,IAZZ(Jl.,/.,A Q U.\NDO uscii dalla metropnltta11a, mi v;(fcrmat ad osservare uno di q11e1 vecc/11 stmccioni varigini elle fesleg– g,ano le domeniche ubriocandosi. Brandiva ,ma bottiglia v!101~ e, tra frasi sconnesse, declamava verH d1 grandi poet1. Era una domenica di agosto del 1939 e la citta, nel sole desolato, era spopolata. Si sprigionava dall'afa 1111 senso di de\erto, Tul/1 guarda- 11ano, wi po' sturdit1 dal caldo e in una quasi el•etc curiosità, l'ubriaco che gestico· lava; po, ogmmo, abbozvmdo ,ma smorfia imlefinihile, rif)rendeva il suo cammmo. ,/~af;ud~g~~ll,;~ Via de Ville-}uHe, vers~ Nel modesto e raccolto appartame1110 eglL mi accolse co11 affabili/a, ma tuttavia Sf?r• vegliato. Mi fece accom!)~are nel. suo studio_; era arredato di un moh1I10semplice, ma levi– gato'. C'era un odore di pulito; un se,uo geo– metrico dominava in quell'ordine. Una sta· flla d'alabastro - credo l'Ebe - dall'alto d1 1111armadio di mogano, l'egliava :,u/la pew nombra tlove il riposo fermo dell'antico si associava, con gra:.ia, allo .sfavillio di un tappeto i•ivace., rosso, mi pare, disteso sul ,,avimento. Una luce si diffuse in r111el sJ/env.o da una famvada sepolla ili u,1 abatjour di pergamena color d'oro. Mi oarlò silbito m lingua 1tal1a11a - sua ;::~:::; ~}1~ f:"r~~~~z;;sf J:i1a'a1u~ 11 ~g~,~f~ in un francese che avrebbe forse offeso il s110 finissimo orecchio. Il rapporto si era fatto se11sibif111e,1tepiù cordiale; ero rru– scito a riavvicinare al poeta il critico e poeta Jean Royere - già da tempo appartato e rimasto indifferente ai successi dell'amico pii, fortunato -. Tra Valéry e Royère c'era stata l'ombra di \1allarme ed una vivace contesa per quella c/1'essi chiama\ 1 a110 la eredita del grande scomparso. Il Ro,·ère aveva rivelato alla Francia e al– l'Eurooa 11elfa sua preci.sa esegesi l'arte di Mallafmt!, molto tempo prima dello stess? Thibaudet e quasi simultaneamente all'esz– gua m:, efficaci~sima. scoperta Jall~ da !-'a· /fry. Parlando mfatt, de, mentr d1 Ro,•ere, /11 proprio \lalèry a giudicare con spontanea obietti1•J1iJ la f11nzio11ee l'influen:.a dei Saigi del vecchio critico sulla lirica contempora– nea. « Royère, S0[!giwLse, poteva e.ssere ormai considerato il padre tletl' Ermetismo mo– derno, a1·endo ricat,ato, dalla poesia e dalla 11oetica di Mal/armé, tutti gli elementi este– tici es.~enz.iali all'Ermetismo•· m~J:o a;~~b~: dt'efaYeal!J/i,)~',~!"'fefJI'°é ~iJ~ :~'~e P~f;~:;ì "~i~i so~~,i~f' ::~~~,:;;?a eae;i,ev:~ fondo, che dalla conversazione piuttosro ge– nerica e a ce,mi sulla poesia ital1a11a co11- te111pora11ea,saremmo tornati all'argomenlo da lui 11rcferito co" quel suo tratte11uto entusiasmo. Ritornò infatti sulle sue labbra. leggerme,11e se11s11ali,,l nome di Ma/larmé. Gli chiesi: e A me sembra che senza l'Aprés Midi d'un Faune e l'Erodiadc la poesia con– temporanea sarebbe stata diversa. E com– presi 11ella poesia conte111pora11ea proprio quell'ossessione lirica che si era imposta. come 1111 i11:peratil'o insoppriniibi/e, alla sua poetica•· Dissi. queste parole certo per co· stringerlo a qualche confessione e ad una piìl ·precisa dicliiara:.ione. N110, 1 amente i suoi ocelli d1 mmu. tutelare della poesia. frrm– cese luccicarono appo,:ialt alle 0orse delle orba e m un impasto ;,recuo dt r~ihe. elle gli scendevano dalla fronte per 1rrzzars1 sul volto fino agli anioli della bocca. Con la mano :,cnrna si toccb i ba!fi a triangolo, can· didt -.otto il na\o; e 1! ... -olto s1 fece piit '/nma:,~;aC~caqsi~n/ 0 d~,~~~e. ilzl ;:;;::i,,:!:~ f:I e~~~ ~frt~~ltJ';,/.,/arlò delle sere pa.ssate • La mra gicwineu.n fu allietata dal suo mcantesimo! • disse. • Da Mal/armi ho imparato molto; egh solo m'indico la via difficfle che conduce alla poesia Vi meraviglia for5e sapere che a \follarmi non rnteressava affatto ,l'dew mento wnano? Nella sua arte, altamente lirica ~i procedeva da una specie dr brusio cupo' che albeggiava nelle parole e finiva, pe, via 1•1agica, nel riposare 111 un srlenu.o a.ssolu.to . E.gli cercava tfi accordi estremi della no.stra lingua. E ci .si mise con_.sap,en:a. e con candore raro! Fu un architetto del sensibile e dell'intelligibile .. La sua tecmca non co11osceva nessun batt[to di emot1viti1 immediata; egli, angosc1osamenJe. lavorava ~r;,o, 1 1~~qi::~'::o~t1dii~cfd~'" a;~;~';fò11 ~r1.ur: a un asceta del hnauaggio; un mistico ~ella ~;~~~es~e?n~re!f:ei~: 0 -,,:':~iat~~;/l!~~ (~ 1 J~ credo, l'intelletto era rru.~cllo a so.s_tumre, ad assorbire la sen.sibilita fino a razgumgere l'incanto fem,o in cui le cose parte.emano all'estasf. Quale ahen:,ione per la grau.a dt w1 suono di una pausa. I.A musica del verso se la creb nella me4ita.z..ione delle si.u notti amare. E riusci a rrasmettere alla poesia la sua stes612 solitudi11e, che ai facili critici sembrò mdi:.io di decaden:.a. Nessuno meglio di Mallanni comprese la pma intelletwale del suo tempo"'· • Egli era. talmente convrnl(! dr essere uno dei rari custodi della p<>elra che porro questa certez;.:.afino nel suo .sepolcro,, .A.nelle la sua morte resta un fauo altamente poetico•· « /11 r~altà, attral'erso Mallarmé - d1ce\.'a lfalùy - io scoprii me stesso: anche_ per· clii fra me e lui ;ià no.sceva un'a.f{inaa d~ gusto, e quella fili.a:.ione souerranea che et aiutò nella ricerca di ,m~ poesia a.ssa'lura. Alcuni critici contemporanei sono stati in· giusti verso questa qualita di Malta.rmi. Qua.– litil che gli veniva certamente dai mi..Jliet e da Ploti,10. da lui adorato con tanta segreta sapien::.a. Amavo in lui proprio quella par• tecipa:.ione minuziosa dell' tnielhgen:.a al fatto poetico. Era un'idealista del momento felice, e m lui, nella sua µoe.s:ia. B'è questa spera11za che si pietri'{ica nel verso, nma– nendo come il moth·o della sua poetica, mai assente, mai di.sgiwua dalla poesia. Tutta questa ostinate:..:,a. per il meraviglioso incise profo11dm11ente sui miei venti anni. E pensai che se Mallarmé non fosse es: stiro, io l'atirei dovuto invemare, talmente me lo sentivo preseme nello spirito. Egli era ormai l'oggetto del mio via,aio poetico atrra,·!'!:rso la vita •. Mentre Valéry parlava con una \.OCe che a ,•olle pareva assumere i rom dell'enfasi. mi convincevo sempre più che la GioYane Parca era nata dal grembo incestuoso di Erodiadc. Il motivo antico di un unico sogno fatto da due 'figli dello stesso tempo. !~es~c~oji,~e\':~:~~pr!n finÌ~ re con l'api·ire nel più segre– to di un essere la sorgente da cui nasce la vita mistica. Allora l'opera diabolica è condolla a termine, la pro– fanazione dell'anima è to– tale•· brc. In ciò f.uno e l'altra sono ben creature dell'infer– no, o, meglio, l'oscurità della loro anima non è pensabile che alla luce del cristianesi– mo. J.l loro atteggiamento è governalo dal tentali\'o di c, 1 asione fuori del campo di questa luce. E, 1 angéline lo confessa alla sua equivoca amica: • Giorno e notte ve– gliava alla nostra porta la più vigilante, la più sicura delle sentinelle: questa falsa imma11ine che il mondo si fa di noi... Come amate la menzogna! mi direte. Sì. io · ho amato la menzogna. Non Ma il pseudo-curato usa anche della menzogna come di una seduzione. Succhia letteralmente le sue ,,ittime senza dar loro in cambio nulla di sè stessa. Ammalia anche il chierichello e nes• suno di coloro che lo avvici– nano resiste alla simpatia che ispira. Una simpatia di sapore assai torbido tuttavia se si pensa alla finzione. Gli avvenimenti a cui l'osw servazione si riferisce, ne di– mostrano l'csauezza. Si trat– ta di uoa catena fatale. L'e1·– rore di una religiosa pote,,a interessare solo lei. Invece ecco che il frutto del suo peccato non cesserà di proli– ferare. Sebbene a riguardo le spiegazioni del romanziere siano frettolose, bastano 1ut- 1avia a rivelarci il senso com– ple10 del dramma. La pervcr– .sità di Evangéline, il suo orgoglio, la sua volontà di dominio, il suo gusto della menzogna, le sue caratteri– stiche sacerdotali invertite, sono i germi deposti dal pec· cato materno, da un gesto affat'to insignificante•· Ne de– rivano due delitti e tre suici– di dove periscono non solo i colpevoli, l'antica religiosa e la sua figlia criminale, ma anche degli innocenti, la ca– steilana, il vero curato di Mégère ed il chierichetto. Spaventose responsabilità. Gli eventi dell'età moderna, lungi dal sanare le iniziali ~uflicienzr;:(a seconda dei pun– t! di vista) del popolo tedesco, le hanno, al contrario, ac– centuate ed esasperate. Si ponga per un momcn10 l'at– tenzione sulle conseguenze dell'azione di Lu1ero: a ;>af– te la scissione pratica dal mondo romano, che conva– lida ancora una volla l'in– soffen:nza del Germanesi– mo di sentirsi legato alla spiritualità' latina, vi è nel– la predicazione del monaco ribelle una rielaborazione della do11rina agostiniana che tramite il concetto della pre– destinazione, fornisce spun– ti di discriminazione raz– ziale. Spellerà ad Hc11el di storicizzare, enlro gli schemi di una storia universale alla Bossuet, la superiore realtà del popolo germanico (Cfr, A. Gallciti. Natura e finali– tà della storia nel moderno pensiero europeo; Milano, Fratelli Fabbri, 1953). che 11cr aver realizzata là liber– tà dcll'Autoco.Scienza, si sen– tirà l'unico deposiiario (Cfr. G. De Ru~gicro: Storia del Liberalis1110 europeo; Bari, Laterza) dell'universalismo della Me11schheits-11atio11 dei più antichi romantici. UNA RISTAMPA: « LA POESIA RELIGIOSA NEL RISORGIMENTO» * Questa dichiarazione ~ _di estrema importanza: contie– ne l'essenza del pensiero ber– nanosiano e il substrato di Un delitto, che, a ragione, come L'impostura era staio in11tola10 Le tenebre, avreb– be potuto essere intitolato La menzogna. Il suo argomento gf'!;~e;~~O i~f:~li f!~~::~o ~t tri suoi romanzi ( L'imposw– ra, la gioia, etc.) sulla men– zogna e sulle sue esasperate manifestazioni. Ad essere in causa, come in Diano di_ 1111 cura/Q d1 cam11a211a, è. innanzitutto,_ la \'crosimiglian1.a. E' certo d_1f– ficile amme!lere che una 1110• vane donna possa vestirsi da pret-! e fi11urar~ c~me. tale: senza correre 11 nsch10 d1 farsi scoprire. Ma il potere del romanziere non è forse quello di farci ammettere l'inammissibile? A ciò arriva con Evangéline, pseudo-cura– to di Mégère, di cui ce ne impone la visione. Quando avvertiamo \'inganno, attra– ,·erso le intuizioni del piccolo ~~f!:~oc:;e~1 1 ~!~~ 1 ~t'i .E~~:nn~~~ line ne abbiamo la nvelaz10- ~i~s!n~ipgo d~~~~i·c~ 1 m~os~~~ tremmo titrauarlo? Si tratta di rileggere da capo, alla luce di ciò che una prima lettura ~~g~i:r:Pr.~~st~remin è f~N~.ci\! ~~!~:~fi~e ~O ~ ra1t~~l~~e0 r~ precisa intenzione d'inganna– re. Hanno una perfetla ap– parenza ecclesiastica.. quel tanto di turbamento d1 cut la femminilità li riveste, merita soltanto il nome di fascino. La rinessione, tuttavia, ci mostrerà che, quando il chic· ricnctto va a , 1 isitare il cu• rato, costui lo rice,,e a letto e si .me11e addosso un lungo scialle incrociato sul petto ... Usurpando la ,•estc e le funzioni del prete che ha as– sassimtto, Evangélin~ appro– fitta certo dell'csped1ente che il caso le offre allo scopo di sbarazzarsi di un peri~oloso testimone del suo delHto e f:~~{mn;~e:~~w;;;~. 0 •s~t1~~i~~ to da tutti, un presunto col– pevole .. Ma quel male così intelli• gente non era affa110 preme– ditalo. E' la scelta prima e lucida - dopo di che, sollo l'abito ecclesiastico, Evangé· line soddisfa quel gusto della ~i~:o~~~i~~~t! ~ :hca s~f~: szc ad utilizzare le circostan: ze secondo un succedersi irresistibile. Un franamenfo della menzogna Accade. così. nel falso. cu: r:~~d;!~é3•Ì~~;e~i~n!P~f;~c1~ to al Cénabre dell'Impostura. Questo, prete autenti.co, ~•i\'c in stato di rottura mtenore col suo carallere sacerdotale. La menzogna di Evangéline, la menzogna utilitaria, que– sta forma abietta della mon– zogna i:hc non è altro se non un mezzo di difesa come un altro. adoperato mah•olentie– ri; con ,,ergogna. Io ho ama· 10 la menzogna e ne sono staia ben ricompensata. Essa m'ha dato la sola libertà che pote,•o godere senza li– miti...». Si potrebbe dire che Evan• géline, pratichi un .tal n~v!– ·dato lin dalla nascita. Figlia di una religiosa e. probabil– mente, d'un pre1e, la dissi– mulazione le è congenita. Sua madre che, abbandonata la vita monastica, occupò diver– si posti· di governante prima La lettel'a rivelatrice La lettera infine che il pseudo-curato prima di la– sciare Mé11èrescrive ad Evan- f~~d~r~~l~Jici~~~aE~~~g~~~~ con cui una sola volta Bcr– nanos chiama il pseudo-cu– rato) rivela più che la com– plicità nel male. Qualco~a tocca non più la superficie, ma la profondità dell'anima, qualcosa di talmente demo– niaco che il pseudo-curato di 1.,_1égèreprende su di sè lu– cidamente: ,,;La solidarietà nel male"· • lo vedo - spie– ga al giudice Frecheville - ogni •delitto creare attorno a sé come una specie di turbi– ne che altira im>incibilmente \'erso i~ suo centro colpevoli cd innocenti e del quale nes• suno potrebbe predire la • Se si pensasse a certe co– se, dice il curalo d'Ambri– court, non si potrebbe nem– meno vi\'ere •· E' facile che qualcuno, leg– gendo questo romanzo, pos· sa storcere la bocca, come se non fosse. ma non è, un romanzo fuori della misura bemanosiaoa. E' un errore. A leggerlo ben risulta in pie– no un'opera bernanosiana. Infatti Bcmanos può anche partire da Simenon, ma fi– nisce sempre ad arrivare nei pressi di Pascal, quando ad– dirittura non li supera. Tutta, 1 ia una Germania che, A .R 'Jl' I S 'Jl' J[ J['Jl'ALJlA.NJl * Brancaccio rosso e azzurro * ,li 1'. J/. DE A/IIGELIS P ARLIAMO tanto, e non soltanto i11 Italia, dei verdi dt Chagall, o del bianco di Utritlo, che ne~su!I0 penserà di accusare, - sver,amo - di provmcra– l1smo, sentendoci ricordare i. rossi e gf_i.azzurri :- anz~ 11 rosso e l'au.urro - del pittore meridionale ~10.vm! m Bra11caccio, nato a Pozzuoli nel /903. - e q1~111d1 v,s- ~;~~11/':1 r~~~\~r,~eliei • ~%/i~,:~ /l:gd~i !~g;e5J;"i~~ri1:::, o ad i,ilerpretare i responsi dell?. Sybr/la cuma,ia con originali sequenze traile da .graf{I~, ed affresc/11 ancora spalmati di ,ma palì11a a11t1ca. f't.ttura sensm1le, calda, ricca, intrisa di umor-i fantasllf=I, quella del Nostro, che si inscrive nel cielo della pittura e11ropea naturalw ~.;;,~~~;/o;' J~:~~lt~,s~vfld:!~~1i, g~~~~l~o;"io/;ge /:1~nds1 sbarau.arono dalla paccot11gl1a falsam~lllff tradmonale: per far dell'arte a modo loro e, q11md1, a modo d1 tutti i grandi artisti dell'~11oca. Cerio, si portarono appresso il d,sep,10 e il colore, 1m espressionismo barocco, e un class1c1s1110stracarico di /erme11ti: Giova1111iBra.nC(!CCioci ha sempre .mer!'· vigli<.to - più che co11v1tHI - ~011 la !ua _ritrosia, con il s110 vivere appartato, co11 ti suo r,f11gg1re clan. e ch,es11ole,. pur inserendo§i_ nll vivo d_ei J)roble1111 pittorici all11ali, con 1111 p1glro sormone dt co11tro//tHo pudore, con q11ei col?ri des1111ti dagli .~111ble111i aral– dici di tm'orrgine mllrca, che form~mo l 1111pastovaga- mente arcaico della sua terra ualia. . E, iufalli,. in ogtt~ sua !nostra, Bran.caccio .,.1011 esll~ a inserire gli accenti pred1~ett1 de, suoi _colori, e avre ,110 così una gabbia rossa,. ,1111afruttiera azzurra. ~ Y'~~roi~'ea::r::,,;:r ~ 11 n~'if,~~ 1 ~. a;~~~ros·ei1p~; i~::~i,roessn: lwninano la tela sinb alla trasparenza d, un mce11d10 110 '}1 ~~1~::d; 10 ~~e 1r:~~~~~~~ò è duello merid1011aJe. ~'tlC· cordo, ma viene da molto_ l(!nta110, d!illa p_re,st'?r,a o dalla rau.a del costume 1tahc1_.con. 1 vo_l/1 . det l?e(· sonaggi statuari e vivi; i . ges~1 te11!1,pa!-1e11r1, fissi m 1111a mimica aft11siva e ,mste.nosa in cui le. m~_schers e I lumi, ali oggelli e i frutti sono .qua11to d1 pm con– emale e familiare artista possa . mventare co,~ luc~ ~ovt1 che non rifugga , da un se11t1111entoroma11t1co d1 so"é~~tie 11:jg;"f~n~·:o;~~sare a Renorr - e çhi. I(! nega? _ ma l'architettura del corpo 11a una d1gmta pagana ~;gr;':~ 1 ie111~!~~irl 11 ~~1~d~te1:~~;~~~h~~1 !.~,;~i~"n}trrfi;~, ~~!! co11te11uta, e attonita, tenden~a all'allegoria, senza per questo esulare da. un impianto, da wt contenuto, da 1111 racconto umam. Il «Novecento• 11011 gli è sco11osci11to, né gli espres– sionisti, né gli in1pressio11isti, . ne Bracque Matisse e Picasso: Bra11cacc10 11ende1111111a con baldanza nelle vigne della pilllira france:5e, ma voi insapora il vino d'oltre Alpe con cucchiaiate di zolfo ribollente, miscele di Poz.zµoli, oro matto, rosso denso e terroso, azzurro da cielo incandescente. Occhi labbra e pelle da saraceno, da qua/elle temvo Giova,mi Brancaccio porta in testa w1 ciuffo superstite di capelli d'ar,entt;,. lo q:edereste, persfno la. giova!,e moglie, per nm.11et1smo P'!' che ~er dehcatq c1vet.tcr,a, ha deciso di inargentarsi la cl11oma corvina, dtpmta tante mai volte dal fedele e innamorato marito. Un capitolo a parte, meriterebbe questo idillio tra maestra ed allieva, questo incontro che ha condiz.ionato l'arte di G1ova1mi Brancaccio, poiché, la modella de, suoi quadri è sempre lei, la moglie, con o senza ma– schera, piutto_sto_ s~mile a . "!l'indigena d_i Giava, Cf:?11 r::ce 0 c%:, 1 :11;ur;r.s 1 1a d~i;~~;~~'ti:niezfi~~. ri; 1 :,~:t~ :/ = lavoilia, ed è felice di ,iascondersi dietro l'ombra del manto. A Capri, dove vanno svesso a villeggiare, li conosco· no tuUI, italiani e forestieri, e intorno al toro tavo– lino, al caffè, in piazza. c'è sempre wi fi1to stuolo di artisti che a loro volentieri si accompagnano, capinte– sta il burlesco Castello. To~e c5g;~ce!~~ 11 f~:i~ 1 :~,e "~Il•u!~~~r{ig1r:e:~~~td :ia,~,:go~ poi si lascia cuocere (crucci sogni e ipocondria) dallo implacabile sole. Se non fosse cosi ,,igro. si muoverebbe più facil– mente: invece, lontano dalla sua Napoli soffre come un emigrante spaesato. Peccato. Poiché 1111 .Po' di pena gli gioverebbe a cantare e decantare que, personaggi napoletani che nei suoi q11adri acquistano quell'aria nostalgica così bene intonata ai colori del cielo e delta terra dei dintorni vesuviani. Difficile scoprire·,a pri1na vista l'influsso di u,1 Brue– ghel in certi pillori napoletani contemporanei; ma in (continui,\ ~agina 6) Patria collle reli,:ione L ,'DEA che la storia ven· ga scritta dai posteri e non dai contempora– nei è praticamente vera. An– che perché ai contemporanei sfuggono numerosi elementi di valutazione e di sintesi tanto che awenimenti e uo– mini giungono ai posteri così deformati e cosl slegati da esiaere un duro lavoro cri– tico capace di dare le aiuste prospetti\'e e il senso del valore efTellivo. I recenti studi condolli in occasione dell'Unità d'Italia con un fervore forse mai co· nosciuto sono stati opportu– namente orientati a ricondur– re il Risorgimento nella aiu– sta linea e le immancabili polemiche più che esacerbare gli animi sono servite invece a creare condizioni di intesa. Il tempo dei radicali schie– ramenti sul problema del Ri– sorgimento possiamo dire che sia ormai Quasi superato e Gramsciani o Crociani, cat– tolici o idealisti hanno tro– vato spes.so un terreno co– mune di a,,vicinamento. Caduta la frettolosi1à dei giudizi ed esaurita la violen– za delle posizioni connatu– rate ai contemporanei, gli studi sul .Risori!'.in:ien10si so– no ormai avv1at1 verso un esame più elas1ico, più scien· tifico e più rispondente alle esigenze prospettiche della verità. E da questi studi ne sono emerse revisioni e rie– sami utili e necessari per meglio intendere situazioni e uomini, sacrifici e battaalìe. I convegni oraanizzati a To– rino e in altre città d'Italia (come a Boloana su • Gli aspetti della Cultura ca110- 1ica nell'età di Leone XIII• - e gli atti sono stati pub– blicati a cura d~ Giuseppe Rossini in un volume edito dalle • Cinque lune• -) ; i numeri unici di riviste e set– timanali (dal • Verri • al- 1'• Osservatore politico letle– rario •. a • La fiera lettera– ria •); i libri dedicati parti- ~~111itl~s~nt~1~~~ra[l~mJ);'~o~: a Candelora a Codignola che ha curato, pubblicato in bella veste dall'editore Canesi,. Ge· nova e l'impresa dei mille•) sono alcuni degli esempi più evidenti dell'interesse sulla storia del Risoraimento. E giunge, adesso, pubblicato dall'editrice « Vii-a e pensie– ro>, di Milano, la ter.za edi– zione riveduta del già noto libro di Maria Sticco La poe- ;~a;~tto!~Pt~1/i~r~~~~tt1~ volume che desideriamo sof– fermarci. Il libro si propone di indi– viduare il senso reliaioso dei più grandi poeti risoriimen~ * di l<'llA11 1 CESCO t.lUSI tali della fine del Settecento. Il significato più autentico della faticosa opera della Sticco è, appunto, nel chia– rire che questo aggettivo re– ligioso non vuole schiudersi in barriere più o meno tem– porali • da sacrestia • ma comprendere anche quel fer– ,,ore poetico e pa1riottico che, appunto perché fervore poe· lico e patriouico porta, per la scrittrice, implicitamente la marca religiosa. La fatica della Sticco non trovò a suo tempo generali consensi. Quando, infa11i, uscì la prima edizione del 1939, la polemica che la accolse fu proprio su Questo a$gettivo religioso e alcuni critici giu– dicarono sbagliato il libro af– fermando che la scrittrice 11011 aveva hen i11teso né che fosse religione, né che fosse patriottismo, né che fosse poesia. Ma, tenendo conto delle re\'iSioni critiche da noi solamente accennate sul Ri– sorgimento italiano (dal 1939 ad oggi ne è passata acQua ~16to ,\afl~~ti) 1.~~~u;! se:!ÌÌ~~ mossa. Religiosità e religione Se, infatti. è necessario sempre tenere separato il conce110 di religiosità da Quello di religione, è ormai chiaramente stabilito che ac– canto e dentro ad un feno– meno patriottico si nasconde sempre una esigenza reliai,o– sa e, come Benedetto Croce parlava, a proposito del 1848, della religione della libertà, cosl oggi è possibile parlare della religione della patria a proposito del Risorgimento. Gli studi effettuati e la tra– gedia italiana dal fascismo alla Resistenza hanno defini– tivamente rotto gli schemi di una limitata esperienza posi· tivista e, per merito anche di scuole diverse e contrarie ai cattolici, ormai si deve parlare di una religione che muove nel concreto i segni della storia indirizzandoli, ,,01ta per volta, verso posi– zioni di\'erse come la libertà, la patria, l'Europa, la a:iu– s1izia, la pace e cosl via. ln- ~~m~:du~;gffe~t~~o si~ 1 lH~~1~ clericale ed ha assunto, im,e– ce, la dinamica più poten1e e più imperativa della fede, della aspirazione, del fervore e dell'impegno. Gli studi re– centi e la storia medesima dell'Italia (pensate all'Anti• fascismo diventato religione di libertà, di giustizia e di italianità) hanno dato raaio– ne a Maria Sticco la quale, lin dal novembre 1945, af– fermava che un ideale inte1t- sa111e111e fedelme,ue amato può di,,enire culto clu orien– ta e impegna tutla la vita per questi spiriti vagament~ religiosi. La P.atria è id~a/e che non facilita assuree a culto per il fascino del pas– sato e le speranze dell'avve– Hire, per amore verso le ge· 11era:.1011i che furono e quelle che sara11110per la s11atradi– :.io11e, insomma, satura di w11anità dolorante e fluente da remoti tempi e secoli futuri. Dopo questa considerazione preliminare andiamo al libro, che si presenta suddiviso in cinque parti. Nella prima parte viene esaminata l'opera dei poeti del Sellecento perché come tutti sanno in questo secolo si \'a preparando una co– scienza nazionale ed emergo– no Ire figure: il Metastasio, il Parini, e l'Alfieri. Per il pri– mo la Sticco dice che è la espressione più limpida e ca· 11oradella fede tradizionale-in Italia 11el secolo XVIII; per il secondo (il Patini), atlra– \'erso uno studio analitico, giung-e alla conclusione che egli 11011 è: w1 giansenista né 1111 libero pe11satore ma tm 11omoche fonde perfettamen– te l'ideale classico con l'ideale cristiano; per il terzo (l'Al– fieri) in un saggio non sem– pre stimolante, termina affer– mando che con il • Saul • co– mincia la poesia religiosa del Risorgimento, proponendo forse una interpretazione ori– ginale di Questa tragedia. Nella seconda parte la scrit• trice considera il mitologismo del Monti, la fede tenebrosa del Foscolo e la ribellione del Leopardi. Questi tTe poeti so– no Qui esaminati con limitata analisi. Per la Sticco, ad esempio, è importante cono– scere le situazioni famigliari e le loro ripercussioni edu– cati\'O•pedagogiche che certa– mente influirono nell'animo di questi poeti. L'unilà fra i tre è stabilita dalla scrittrice dal comune dramma di co– scienza che li tormenta e dal– l'ansia di scoprire le lince della \lita offuscate dalla pol– vere del tempo: la loro unità, in definitiva, nasce dal biso– gno di cercare la verità, dalla neccssilà della fede, dal tra– vaglio romantico di avere re– ligiosamente una patria. In particolare lo studio su Leo– pardi ci sembra notevole seb– bene la tematica leopardiana ~f~p~~~t~e st1fa_iùp~~it~~'.ache La terza parte (• il senti· mento religioso della patria•) è, a sua volta, suddiviso in tre sezioni, Quella cattolica, quella mazziniana e quella li– berale. Questa suddivisione (e la stessa Sticco tiene a pre- ciurlo) deve essere irn~a lit .sen.so spirituale e non poti– rico e con tutte le interfe– renze e le sfumature pror,ne delle regioni dello spirito. La spiritualità cattolica è sopratulto ,entrata su Ro– smini, su Tommaseo, su Man– zoni e su Pellico, sebbene non manchino prege,·oli paainc su Balbo, su Gioberti. Poerio e Zanella. Il saagio forse mi– gliore e più auiornato è quello su Alessandro Manzo– ni e la fiaura del poeta, in quel processo unitario di Provvidenza che ali consente - diremo - in una maniera cosmica la sintesi tra la pa– tria e la reliaione. emerae da una crisi di coscie11:.a che non è una crisi di pensiero, come quella di Sant'AiOStino, né una crisi di passione, come quella di Jacoponc: una cri– si che produsse la com,ersio– ne totalitaria che prese l'u~ mo e l'artis1a. La Sticco, in contrasto con Gramsci, Sa• peiDO e d'accordo, invece. con Momialiano, afferma che con la com·ersione Manzoni con– vertì anche la sua concezione della storia. Da Mazzini a Carducci La seconda direzione spiri– tuale - Quella mazziniana - è vista altravcrso Mazzini Mameli ~ .Ross~cti. 11 saailo' su Mazzini lascia molto per– plessi e, malarado una cena polemica con il De Sancus ti Senza e Gentile, la scriurice non riesce a darci con suffi– ciente conl'ìncimento la reh– aiosità del liaure. L'ultima direzione spintua– le - Quella liberale - e ri– cercata tra poeti come Giu– sti, Mamiani, Prati e alla fine, Carducci. Questo' mdi– rizzo che non subordina - come i cattolici - la patna alla veri-là eterna e che non impone - come i mazz1111ani - una mist.i':3-. della patna, prendendo oname dai ~rin– cipi dclr8.9 e dalla riforma protestante, celebra una reh– aione cfvile, indiv1dualrmca fondata in linea d1 massuna sulla libertà e sul dovere co· me _l'interpreta oeni smgola coscienza. Forse, nell'econo· mia aenerale, Questo indirizzo meritava un più approfondito ~tndi d!u~~el~orr~~e J;au6~1Ì! Torre. Il volume, in questo ter• \~re di s~udi, occupa un pre– ciso spazio, e con 11suo ten– tati\'O di sintesi Ira religione e patria.. ben risponde a qu_epe esigenze di tevisione cr111ca della storioaratia e della letteratura che carat.te -– rizza.no Questa Italia '61.

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