La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 40 - 8 ottobre 1961

Domenica 8 ottobre 1961 DALLE .E « LETTERE » ORA RTUì\"1TE Ii\"YOLU?IIE * Ritratto diMachiavelli * ,li IJ.IIIJIJ/l'l'Q ,Jl,-1/lllAlll)I N ICCOLO'. Mach!a,~li, do-. po tanti secoli d1 pro e contro 11 ~uo modo d1 , edere il mondo, è :.'ncora uomo grande da i,tudiarc e su cui ritlcncrc per cercare di ~piegarci, nd compren– derlo, quei scgrc1i ':fclla n~– stra natura che nei grandi, la magnanimità ingiga.n1cndo– li come lente, mcgho puo dimostrare piu11os10 che in qoi piccoli uomini. Machia,clli fu uomo che non supero il suo tempo_. M.a quel che più conta, cerco d1~ !,pcratamcntc il rimedio a1 mali del suo tempo. che so· no poi i mali di sempre; cd e in questa ricerca il buono dell'uomo, anche 3C egli non l>ia riuscito a ,areare i limiti di quegli 1>tt!!>Si mali che_ , o– k, a eliminare e su cui ha imccc co!)truito il 3UO e1-rato ma generoso pensiero. Ed a parte le fonti d1 essi~. le .su_e opere piu note, meglio, dm:1, le sue Lettere (a cura di F. Gaeta Fellrinelli, Milano, 1961) ~i rh·clano l'irrcquiete~– za e l'anao~cia dell'uomo 1f! ,ia di un1,ersah1..1a1-c, dat particolari della proplia s10- ria, le supreme leggi della realtà in cui penosamente ,i\"e. Egli, storico dell'.~ma– nità e di se stesso, s, mgc– gncrà • di fare in modo che: dicendo il , ero, nessuno s1 possa dolere,. (p. 417). Ma quale è il •,·ero• dell'uomo Niccolo? li •,ero,. della na– tura • perché. _noi imitiamo la natura, che e \"alia; et chi imita quella non pu? essere ripreso• (p. 374): D1 qu1;sto naturalismo abbiamo nso– nanze e testimonianze nelle Lellere che vanno dallo spe– rimentare dei sensi come prassi a fine etico: • ecco per.:hè io credo che questo sarebbe il , ero modo ad an– dare in Paradiso: imparare la da dello Inferno per fug– girla,. (p. 403), sii:-o al la-: sciarsi andare al piacere dei sensi, non tanto come imita– zione della natura, quan.to come ,oddisfazione s en!>1b1 lc della natura stessa: • Et per– ché voi ,i sbigot1i1c in su lo c.,:cmplo mio, ricordando, 1 quello che mi hanno fatto le frecce d'Amore, io sono for- ;~~~~at~i~~ci0fne c"rr!,,~ 0 ~~ l'ho lasciato fare e seguitolo per valli, boschi. balze et campagne, et ho tro,ato the mi ha fallo più ,,ezzi che se io lo ha\'cssi strozato. Le,•a– te dunque i basti, cavategli il freno, chiudete gli occhi: et dite: • Fa' tu, Amore, guida– mi tu, conduci,:ni tu... io sono 1uo seno ... • (p. 322). Ma sul ritmo di questo sen– sualismo naturalistico è fo– cile ripetere il carpe diem oraziano, assorbire il mondo per il momcnlaneo piacere in cui ci è dato dai sensi: • et quel piacere che \'Oi piglie– rete 08'.gi. ,·oi non lo harete a pigliare domani... perché io credo, credeui, et crederò sempre che sia ,ero quello che dice Boccaccio: che cp:li è meglio fare e pentirsi. che non fare e penlirsi • (p. 130); e tanto non se ne era pentito che persino nell'immaginazio– ne gli piace rigodersi una trascor,;a sensualità: • Ho un libro so110... un di questi pocli minori, come Tibullo, Ovidio et ,;i mili: leggo quel– le loro amorose pa-.sioni cl quelli loro amori. ricordami dc' mfa, iiodomi un pcvo in questo pensiero• (p. 303). STEFANO USSI: Rltrnllo di Machlavelll infine legate a questo insu– perabile platonismo che gli adultera e l'una e l'altra. Poiché, in un orccchiamento epicureo, identificata l'etica con l'utile, egli si preclude l'autentico giudizio storico e non gli resta se non il giu– dizio riguardo il successo po– litico in sé e per <:é che si risohe come ,·uota eticità di una visione del mondo che è in rcalt3 economica. Allo storico allora non resta che dire •se•: e E l'animo suo era di assicurarsi di loro; il che saria prcs10 riuscito, se Alessandro ,i\"eva • (Priuci- {i~ic~1~~:n 31 re~c,~ri~h/~~in'ì~~ la legge perché l'uomo di governo la possa applicare. Né il • se • dello storico rie– sce a far capire al teorico l'ipoteticilà della sua presun· ta legge. Perché la legge dello storico 1\>lachia,·clli non è la desunta e <;tudiata legge di tutto lo s, iluppo dell'umani– tit, ossia una legge che 1i– auardi lo -.pirito dell'uomo, ma la legge naturale, fisica e psicologica insieme, del– l'uomo come individuo e in quanto narura e imitazione della natura; la quale, eter– namente ripetendosi, può essere indh·iduata cd astr:H– ta: • come se il ciclo, il sole, gli elementi. gli uomini fos– sero \'aria1i di moto, d'ordine e di potenza, da quello ch'egli erano anticamente• (Discorsi, I). Cosl che ,alidissima resta la critica .::he del suo mae– ~lro fece il Guicciardini: • Quanto s'ingannano coloro, che, a ogni parola, allegano e' Romani! Bisognerebbe a\"crc una citlà. condizionata çomç era la lo.o, e pQi gç,- (Conllnui1 i1 pag. 6) LA FIERA LETTERARIA DJCA.RJLO DlELJf....,' JPP JR 'Jl' A 'Jl' O * Unmaestrodiiranchrzza polemica * ,li G~IETA1l't> AltC.1,\Glil,I N ella circostanza della rectnte • ltttera di proltlla » cllt wr numtroso gruppo di poeti, sc_rittori e critici ha pubblicato su alcuni giom~li, denunc,andonu come t,·olgare d1fla111atoredella persona di Vincen :o Cardarell,, 11011 ho potuto fare a meno d1 considerare clre, con tutta probabilità, gli iltustri firmatari della lcuera su citata debbono aver~ tutt'altra opi,iione del costume lette rario da quella munta dal sottoscritto. E sup– pongo a11checlic 11is.w110di loro si sare bbe probabilmente dato pensiero di illustrare certi aspetti dello spirito polemico come feci io qua11do, quattro anni or sono, temu, dman:.i all'intera scolaresca del liceo eia ssico in cui insegno, tm discorsetto sui motivi della Pole_micacarducciana, di cui riporto alcune parti; tanto pii, essendo il discorso rimasto med,to. Decadenza della polemica "Invitato a chiudere, per la scuola, la serie delle celebrazioni carducciane del primo cinquantenario dalla mane del Poeta, ho pensltO subito, senza alcuna incertezza di scelta, a un aspello dell'opera sua che mi sembra sia stato quello meno ,;levato negli scritti e discorsi dedicati alla solenne ricorrenza. Penso a quella che sa– rebbe stata la reazione del Carducci. se avesse ricevuto lui la risposta data a mc da un redattore ciel più diffuso giornale let– terario italiano, al quale collaborò. Gli a,e– ,o proposto di riprendere una certa rubrica polemica, che avevo inizi.:ua alcuni anni fa su un altro foglio, ma che poi tralasciai per sfiducia di conseauire un minimo risultato, una minima utilità; egli così mi rispose: • Caro Arcani!;Cli, mandami pure quello che ,uoi di poesia e di sa~gistica, ma lascia stan=, per carità. le rubriche polemiche. Al- 1rimcnti nascono catene di guai•· Ma come si fa, mi domando io, ad andare d'accordo con rullo e con tutti, al modo di quel rcdatlore, che è un giovane tanto cor– diale e pacifico? Oggi, uno sdegno, una sa– crosanta :1rrabbia1ura del genere di quelle a cui ,;i abbandona,·a ingenuamente e gene– rosamcn1e il Carducci, ~uscitcrebbero una meraviglia passiYa ed ironica, una smorfia di sce11icismo e di commiserazione. E può anche darsi che questa decadenza dello spi– rito jX)lcmico sia da inquadrare in una su– periore rap:ionc per la quale ambiente e co– stume, nel prevalere di orientamenti e di interessi ispirati da esigenze più spiccata– mente socialiu.anli, soggiacciano di necessi– tà a Inclinazioni conforn1istiche. Ma, nonostante l'oggetti\·o rilie,o di ciò, non si potrà non aHertire, ad un tempo, una gcn~rale mancanza di caratlere, e non si potrà essere proprio del tutto convinti che tale mancanza possa essere compensata da una specie di giustificazione storica, e che non ci sia motirn di lamen1arscnc. Di que- ~~~1fa:~n~1 s~~in~~i J~in:r'a~~: 0 rnc:::~~f che si oggetti,an o t utt.nia attra,·erso le opere del loro ~en.io . \"Crrcbl?e a ma~carc di fondamento e d1 o pportunità. E noi re– steremo sempre irriducibilmente convinti che una co1let1ivi1à non pos<,a ricavare \'era forn e \"ero ,alorl! ahro che dal contributo dei sinwoti, dc~li indh idui nel loro sommarsi e armoniaar.,1. i\la ,em amo al Carducci, che qui intendo ricordo.re soprattutto come uomo di lette– re libero d a compromessi e ipocrisie. da con– fonnismi e rispetti umani; non preoccupato di ne5sun decoro e di nessuna dignità che non corric:;pondcsscro sempre al decoro e alla dignità intimi e so~1anziali; nemico di ogni apparenza e di ogni lustro illusorio. Bic:;ogna dunque slar<.• attenti a non sosli- ~~ir~t1!'.i~7::1f~n~h~e7,en1~._i1ne l~m~t;ri: as1rat1c M>nosempre pronte a sovrapporle: e l'immaainc \"C'rasar'.t ~empre p1u semplice e più complessa ad un tempo, più sllmo- ~aunc'i!:afti~. ccÈ,°f~:;i~~ia~gidu!>~~~ 1 ~d~itt:X,:: questo poeta che non seppe tacere ogni ,·olla che credette fosse necessario o convcni~nte parlare, per stabilire quella che, secondo il suo in1uito e il suo giudizio, era certo fosse la \"erit.l. di Bola:heri e di San Guido). Come inse– gnante, cerco di compiere il mio do,ere Yerso lo stato che da trentasei anni mi onora e benefica oltre il merito mio: allrimc.mi sarei un ladro. Del resto io non f accio pro– fcssionc nè di poeta nè di letterato; pro· fcssionc che mi riuscirebbe, a mio sentire, ~~~os~~I~~ ;~i~~;iine sFu~~ota~s~ri!~~~J~ quando mi pare e sempre quel che J11i pare: scri\'O, cioè, quando il mio pensiero mi s'im– pone come una verità eh:!: ,uole ec:;ser ma– nifestala e non patisce indugi nè lusinghe, scn1.a darmi cura del a:radirc o no. Con che la ri\"erisco e saluto•. Qui, credo che potrà nuscire naturale a \·oi, a me, a tutti, di vedere scolpi1c tali pa– role di contro "al volto del poc1a, cosi come cc l'hanno scolpito in mente i tanti ritratti fisici rimàstici di lui; specie di contro al \·olto di quei ritratli do,·c egli ci appare ~~ ~i~!~/ s1i~~sis~':c~;t,e~,!~n!~~~/it:!1:~ ~ireu;o;~,bl\~ 3 ~1eNa s~:::::;~:~ ~.;Jtàsf~~~ non patisce indugi nè lusinghe•· E a quel ,olto si addicono pure. ben pronunziabili nell'atteggiarsi di quell'espressione grave, sc,·cra e ~dcgnosa, i detti che dichiarano, con un ,;Jicvo tanto ostentato da parere per– fino paradossale, la sua repulsione per il conceuo irocrita, e ,·olgare nella sua <:o– stanza anche se camuffato di un enfatico decoro, del poeta e della poesia. Gli italiani e la poesia E eco uno scatto impro,·, iso della prosa, varia di spunti ironici e pokmici (per– fino caricaturali n~I disegnare il ritrai– lo di certi tipi assai aoffi nei loro falsi con· celti) che fa da prefazione al ,•olumc dei • Levia Gra, ia •: • In Yeril:l, a sentinni chiamare poeta, il mio primo moto istintho (lo ten~ano a mente i miei ammiratori) è di rispondere con uno schiaffo•· E, di rin– cal1:o, da un altro p:i!i,o di della prosa: e Pcrchl!, badino bene i g10,ani educati, far n::n.i in Italia è un'abietta ,·ocazionc e un mestiere \ igliacco. L'italiano, contro un3 opinione as!lòai superficiale, non e popolo poctico, o almeno non è piu tale da un pezzo, o al più non nma in \C1"i che le gaie, non glJ'ìla che ii:li spumoni, non senic che l'istrion1;1. Il pepalo italiano può darsi ab– bia genio per le arti plastiche. forse ha del– la pa-.sione per la mu!=òiCa.Ma innanzi alla poesia, innanzi a quest'arte disinteressata di delineare fanrnsmi superiori o inlcriori sim– metricamente nella parola armonica e pura, ~!e1\fc~ 1 ~h~a~~1~ 0 'ngl~t.i~Ò Pc~~~~'" 0 és,~~~ 1 i~~i mira con mente fredda all'utile e godibile immediatamente e in ma1eria, rimane di ghiaccio._ E per i! poeta egli s ~ntc tra la compao;,1onc .tnnoia1;1 e l 'an.cr ..1on.e pauro– sa la quale "i ha per u n c.,, ;cre che C'>ca dalle nQrmc e tonne consuete dell'umano organaml·nto: cìo, quando lo rispc_tta.. \I~ le piu \Citi: lo con<,1dcra co~c un che d1 meu.o tra il buflonc delle .i,nt1chc cor11 e il pauo mclanconic:o dei romanzi <;entimentali e ticn~ ..e stc.,.,o troppo educalo e cinle si che po,.,a di,ertirsi con un buffone e con un ca"° di pa1oloai:i,.. Finalmen1e il popolo i1aliano, r..cr es(.Cre giu"ti anche con lui, che in,.,;omma e came della mia t.-arn<!e sangue del sani;ue mio, nel foro della sua cosc1e_n- 1.a sta \Cmprc oncstamcnlc -.ulla g1J,jfrd1a, per non <:!>~re una bella ,olla .iqgred110 e preso pc'I collo dalla \"Cra poesia. Ei non ,uol ..:ompromc1terc la sua ~rieta: la sua commo1ione lacrimosa. e i wo1 raggianti cntusia<,mi, la fatica delle mam e magari dc' piedi plaudenti, ci la "erba tull<1 p<.r la fra!>.!, per la rra..,e, a mor suo, in . lin di periodo, là ne' teatri, ne' campos.an\ t, nelle ~ccadcmia, nei banchclli, nelle um ,e_rsita, m parlamento. Là, là, in quel poheno d1 - ammirazioni con la 10-.,;c,in quella baldona di S\·entola1i cnlu'iiac:;mi, in quel tanfo di patriottismo e di \"ino, di virtù e di mu– ~chio. di estetica e: di sudore ccc. Ecco dunque uno che non era affa110 di– "l?Oslo ad adulare i suoi compatnoti; lo dice l'accanimento meticoloso. ,;p1e1ato. che ~fi~n:c~~~t~n e~~~: ~~~fehisi:~~~~~~ji~E ~~ me un ritratto fedele e compiuto delle me– schinità e delle goffaggini pronte ad affio– rare là dO\'C più doYrcbbe scn1irsi impe– gnala la coscienza ciYilc, cioc nel come– niente e proporzionato riconoscimen_to de\ ,·alori più rari e più difficili, ma p1u ,·cn e più onoranti per un pepalo. E il .poeta che ha infine conscgui10 una delle piu lar– ghe cd autentiche popolarita di tutta la no– ~1ra storia, non ha temuto, e,identemente. )'impopolarità, per non tradire l'impulso a dichiarare il vero, anche ":,C amaro e sgra– dc,·olc il più delle ,oltc. Eppoi, sempre pronto ad esplodere dal fondo della -.ua natura e della !>Uacoscien– za, lo ,;t-ontro con gli alieni, con gli oppo,;ti, con quei leggeri e s,agati che modc!Iano l'uomo supcrion: a propna immagine e so– miglianzn: !>Cntile infatti: • Uscite di ca.-.a dopo ore di la_voro che un_a \'alta si sareb.be detto benedettino, e il pnmo che vi capita tra' piedi è buono di sa\u1an•i così: "Beato lei. che almeno !>i diverte! Dica la ,eri1a, quanti soneui ha sfornati oa:gi?". E chi , i abborda co<,ì sarà un a, ,oca tino, che non ha ahra faccenda se non quella di portare a spasso la sua chiacchiera politica ... Andate a rendere tc..<:;tìmonian1.a in un processo; e il pubblico ministero non manca di a, ,·er– tire i aiur.;1i che non , i diano retta. "L'il– lustre pocla ancuo a cogliere fiori nci giar– dini delle Mmc ... " e , ia e \ ia con quella processicnc di tropi che suole accompagna– re il ~antis,;imo ,aeramento della giustizia ncll'cloqucn1a dei pubblici ministeri•· Avrete forse già riconoc:;ciuto da questi ::;~~~ sdcf~~-~ 1 :u~r;~~ri~~~i d!u~~~I n~~ de,·e essere fissato nella poesia che comincia con l'apostrofe famosa al • vulgo sciocco•; scritta un anno dopo che fu stesa la prosa ora citata, dimostra che da tali concreti sfoJhi dell'umore Polemico il Card_ucci trae,·a \'entà e concrcteua anche per 11 \"Crso. E Nella lc11cra a un giornalista, datata: Bo– logna, 2ti ottobre 1896, e che apre, sotto il titolo di • Le11cra che può essere prefazio– ne•. il secondo volume d\!I grande libro po– lemico carducciano. e Confessioni e balla– glie,.: e Caro signore - si legge - La rin– grazio del benigno giudizio che Ella si com– piacque portare su le mie tenine e dell'il• luminala difesa che ne assunse. A propo– sito di certe sue espressioni toccami il pro– cedere mio nello scrivere: com'Ella mi sem– bra. cd è infatti, almeno credo, un uomo onesto, così mi prendo fidanza di aprirle l'animo mio. lo non mi sono mai pensato d'a\'cre una missione. tanto co1alc parola e,•angclica mi spa\'enta e conturba, tanto sento essere un piccolo povcr uomo (glielo a,e\'ano ricordalo anche i cari ciprcssetti Carducci tra gli amjcl nel retrobottega Zanlchelll a Boloii:na (1894) Closue. Carducd raccanimento nell"aner.are I~ fal~e imma– gini, i. fai~ concetti corrcnu. !'DI sc~bra anticipi certe _acute e -.pr~grnd1c..1,tc mch: nazioni polemiche_ e s_a1mche ~atura.tes1 poi, in senso anuretonco e anut.orahcse. Contra Academicos S ESTITELO. ora, a sfo.g3'.Si contro ciò che ripugna a!Ia 1tua. coscienza c:steuca. m una specie di cancalHra della poesia non autcnlica e non ,;_tale, attra,·erso le ~~;: f 01~Ìic:c atult~~c!l_i _ ~~~~t~Ji~~ Heine. da Bernardino Zcndnni, pungente e ilare caricatura che e preceduta dct una luminosa dkhiaraziooe. di quanto cali <:on– sidera,·a nutrimento ,·1tale nella tradizione poetica e linguistica italiana:. e Odio la lin– gua acc-ademi_cache prevaJse m molte opere fajtichc deali ulumi secoli: ma amo, ~doro dciii~~ ~r?oi~:f. defcò!~~~~-t~~ l_~n~ gua deili cleganUsstmi poeti del Cmq_uc– cento, la lingua dc' poeti classici dell'ult1ma età; ilma e Mudio e uso a tempo .la liniJ.!a del popolo, la nata e non fatta hngua del :'h~ • i~a~ ~osapi~ f~~il~~~~~o~~~-u~~~ scano!, c.he parla) la fonte e non mi bisoi;na ricorrer e al le cannelle dei nuo, i accademici ~~!:~o:gnco c3i" d~d~~rcq~~c 1 ;c 0 q 0 t!1c1~i c~~~ par bene dal itcCO e dal latmo. Ma a punto tutto questò al signor Zendrini non piace. Il mio !:"'oro artistico è. o ,-on-ebbe essere. di amQre, di conciliazione, di allargamento, di calda fusione: il suo è repulsione, csclu• si\"ismo~ ristringi_mento. Eili si C fatto_ un e-Oiìil ,sua tipc1nno di r,ocsictta ptccimna. piccinina, piccinina: e la manda attorno con una YCStlcciuola miserina. strcuuccia. smontala di colon=. o;biadj{a, con fronzoli. qua e là, di fiori secchi; cd ella se ne ,·a cosl tutta impettita e in ghiniheri. oc– chiea:giando se stessa, come cene po,ere figliolette di famiglia scadute quando la mamrria ti"a racconciato al loro dosso un ,·estitino, già passato per tutte le sorelle maggiori e che scn·l anche al dt di nozze della madre. Po,·cro signor Zendrini ! ecco. non posso infin~enni, io odio la sua poesia, perché tutto ciò che m1 nbutta esteuca– mcntc io lo odio; ma cali. come uomo, come pros5imo, come Zendrini, m1 fa com· passione• e iJ passo prosclllle con rinno,·ato ;iccanimcnlo. ~ia qui ci ,·orrcbbe p1u aaio di tempo per dimostrnrc come l'impulso polemico, insor– gendo dal fondo della sua natura, aori,sc spesso la , ia ai più schietti e pieni abban– doni del sentimento e della fantasia, e fosse quasi un'interna misura per togliere il troppo di qualche dolcezza, di qualche m– tcnerimento. Ad ogni modo mi stmbra e,;. (Contlnu~a1. 6) Siamo tornati all'edonismo pagano. anche se soffcrlo di contro ai mali del suo tem– po, poiché l'ozio dc:=I~~achia– , clii è la forzata inazione a cui l'hanno costrello le mene P.Olitic.he dei contemporanei, 11 doloroso esilio da quella rcalfà storica che per lui era la vita. mezzo e fine di se stes~a. escludevano tulla la sapienza cristiana. non tanlo come dottrina religiosa. quanto co– me conquista spirituale del pensiero umano, per cui gli uomini sono fratelli, per cui la virtù è un ,·alare morale, per cui l'uomo è un essere spiriwale e quindi perfeui bile, per cui la società è un ente na1urale non un prodot– to dell'intelligenza politica di un principe, suprema eticità umana di quell'umana archi– tettata atli\"it.'I che e lo stato come mezzo e fine di se stes– so. E dall'evidente SOllO· fondo naturalistico del i\tJ– chiavelli nasce quel suo ama– ro pessimismo che politica– mente si manifesta nel Pri11· cip~ e liricamente esplode ne La ,\.fandragola. La finzione e l'ipocrisia fratesche cd eccle– siastiche sono, in definit1rn, la faccia negativamente c11c.1 della e virtu », in\'ccc natu– rale capacità politica del pri1:3· cipe: tanto che il diS!>id10 angoscioso che è sempre in agguato nell'uomo Niccolo, tra una sua acquisii.ione cri– stiana della ,·ita, anche se relegata nel piano pri\ato dell'irrazionale, e la raziona– lita naturalistica della vita come costruzione puramente umana, viene spesso fuori ro– \'esciando la posizione di una • ,,irtù • abili là (negatila soltanto nei frati) nei con– fronti di una virtù ,alare morale (positi,a soltanto nei frnti}, anche se non comple– tamente s, incolata dalla sua concezione economica d1 sue· cesso come e credito,.: • Ve– dendo. oltre di questo, quan– to credito ha un tristo che sollo il mantello della re– ligione si nasconda, si può fare sua coniectura facilmen– te, quanto ne harcbbe un buono che andasse in verità et non in simulatione, pe– stando i fanghi di S. Fran– cesco,. (p. 403). Vero è che il po,·ero Niccolò poi, tra tanti aspetti della ,·crità non sa più scegliere nemmeno lui e confessa: • perché, da un tempo in qua, io non dico mai quello che io credo, né credo mai quel che io dico, et se pure e' mi ,•ien detto qualche volta il \'ero. io lo nascondo fra tanle bugie, che è difficile a ri1rovarlo • (p. 405). Mentre molto più facile sarebbe stato conlcs– sare che la \'Crità il magna· nimo Niccolò e lo storico Machiavelli spesso non \'ole– ,·ano vederla, come ce ne fanno fede e la confessione dell'uomo privato e le sog– getti\·e interpretazioni della realtà in certi passi dei Di– scorsi e in certe rifaciwre della Vita di Castruccio, re– sponsabilità dell'uomo pub· blico, storico e scienziato. ~EJL VENTESJL JLO ANNJLVEJR.S.8\RJLO DELLA\ SUA S C:O ;_\IJLP 1l RS a * I Edonismo, facile effetto di una ,•isione naturalistica del mondo cui non solo non ~ estranea ma incitativa la cui· tura umanistica di Niccolò. Se dai casi pri\'ati seguiamo l'uomo quando nel suo e scriuorio » dh·enta lo sto– rico che spogliatosi • quella \'este cotidiana, pieno di fan· go et di loto•. si. mette_• p~n– ni reali et cuna li; et nvestllo condccentcmcntc• entra cncl· le antiquc corti degli antiqui huomini. do, e io non mi ,·er– ioeno parlare con loro, et domandarali della ragione delle loro actioni; ~t quelli per loro humanità m1 rispon· dono et non sento per quat– tro ore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno: non temo la poverlà, non m1 sbigotlisce la morie: tucto mi trasferisco m loro• (p. 30,4); se da quel <:Olloqu10 sommo noi _ci tras.fenamo nel pensiero piu genuino del teo· rico , cdremo facilmente co– me 'certi suoi modi ment ali sono eredità di quegli • ai :i.ti– qui huomini • con t!-ltta I in· sidia di un ,·edere li mondo attraverso l'indisctjminata sa: pienza di gente vissuta tan~, secoli prima da quando 11 pensiero umano avcya fatto enormi passi a,·an11. allar– gando una ~pirituahtà. che egli in\'eCe nporta COSI ad una problematica arretrata e superata, poiché continacnt<-: di certi problemi orma, lntellettualis,no e liris,no ri\Y 1 ~~ncctto sofistico di • ~-ir– tù ,. come naturale capacità politica, il concetto d1 • for– tuna,. fortemente ancorato all'antico e caso"• il concetto di uomo come • se non vul– iO,. preponderante non tanto della qualità spirituale, q~ai:i: 10 di quelle non pcrfct11b1h dell'uomo inteso come be: stia, al quale ~ estraneo ogni valore morale m sé, tanto che uno stato, costitui_to .d• tali cittadini. non potra _nsul.tarc se non dall'organ1zza11~~e della ,;oJema e dell~ mahz1a necessarie come • \"1rtu•; l_a sua com'inzione ,·olontans11- ca della Yita cc_,mc costru: zione di un'intdhb..:nta che e E il suo limite empirico, tipico di una "isionc nalura• Jis1ica del mondo, ribadila da una cultura acriticamente umanistica, rimanda, anche nel 'Machia,·clli ,a quel mi– scuglio di idealismo e di realismo che dirficilmentc si districa, sia nei platonici, sia negli aristotelici di tutto l'Umanesimo, impigliato co– m'è nel mito di una ideale classicità, che si erge dialet– ticamente da un sentitissimo bisogno di concretezza, come perfetta razionalità umana, i cui c,lfetti si YOgliono re– staurare con una cieca e ir• razionale ammirazione. In Machia,·elli, che \'O)e\'a andar dietro alla • ,cnlà ef– fcuualc della cosa» piu11osto e che alla immaginazione di essa•, il fascino umanistico del mito classico non soltan· to è preminente perché Ciii \'i ,·edc realizzato il suo , ero, la sua idea, dedotta a sua '"alta dalla esperienza tratta dagli e,·enti del suo tempo, ma anche perché gli reali7.Z3 l'evasione da quegli stessi evcnli. Dolorosi per lui; tan– to, da fargli manome_tterc la e ,·erità effettuale•, m fun– zione della sua ,-isionc del mondo, anche nei fatti della storia antica interpretata co– me sua e immaainazionc per dedurne esempi con cui ret– tificare la sua esperienza at· tu::1lea modificarne gli effet– tivi risultati cos·1 come ,·or– rebbe fossero la sua e imma· i:inazionc ~- La ~tori~ e la politica d1 Machia,·clh sono I L PERIODO dttoriano. che aveva dominato a lungo nella letteratura inglese. ha termine, no– minalmente. con la fine del secolo diciannovesimo In effetti già in prece– denza s1 erano trovate correnti contrarie, paral– lelamente alla trasforma– zione della nazjone. Le maggiori inno,·azioni nel campo letterario si hanno tuttavia nei primi decen– ni del secolo ventesimo quando gli scrittori accen– tuarono la tendenza al monologo interiore dando prevalenza nelle loro ope– re al tempo psichico su quelio matematico. Code– sta tendenza portava ad una nuo,•a tecnica estre– mamente complessa ed ela– stica che rivoluzionava il rpmanz.o; si giungeva, in– fatti, al polo opposto del ,•ittorianismo giacché Io scrittore si occupa quasi esclusivamente dell'aspetto soggettivo dell'esperienza. Si accentua in questo modo ranalisi psicologica e si cerca di condurre la nar– razione attraverso le espe– nenze dei singoli perso– naggi che tendono ad esprimersi, spesso anzi a rivivere gli avvenimenti, per mezzo di interminabi– li soliloqui. Si procede cioè mostrando la verità inte– riore del personaggio sen– za preoccuparsi troppo del– le circostanze esterne dal momento che quello che maggiormente interessa, e quindi conta, è tormento psicologico, la macerazio– ne della vita fisica. l'atti– vità intellettuale e fanta– stica dell'individuo. Se lo scrittore americano anglicizzato Henry James fu il primo a rivoluzionare la tecnica del romanzo mo– derno spostando i1 centro dell'attenzione - trasferi– ta dalla attività manuale a quella intellettuale del 'Per– sonaggio in esame - fu tuttavia James Joyce quel– lo che maggiormente rivo– luzionò la letteratura mo– derna e influenzò gli scrit– tori contemporanei. Egli infatti sveste completa– mente l'anima e mostra l'uomo nei suoi istinti più. bruti: non avendo alcuna tesi da sostenere, Joyce si limita a constatare, da scienziato, la vita e a pre– sentarla obbiettivamente al lettore. E' un nuovo modo di vedere le cose e di pre– sentarle; e questa tecnica rivoluzionaria sarà seguita da molli scrittori che in un primo tempo non si mostrano troppo entusia~ sti dell'opera di Joyce. E• i1 caso di Virginia Woolf la quale all'epoca in cui apparve Vl11sses an– notò sul suo Diario sotto la data del 16 agosto: -c:Pcr me è un libro illetterato, plebeo; H libro di un ope– raio autodidatta (. ..) Ut11s- di J1 irgiriiia Wool/ * di l"llUIO BAH.UCCA ses mi sembra un colpo mancato. Genio ne ha, di– rei, ma di un'acqua infe– riore Il libro e diffuso. E' pretenzioso. E' plebeo, non solo nel senso ovvio. ma nel senso letterale>. Que– ste note potrebbero far pensare ad una grande di– stanza tra James Joyce e Virginia Woolf; vi sono invece moltissime affinità e molti punti di contatto nonostante la diversità di tono. Virginia Woolf tem– pera infatti il proprio in– tellettuaJjsmo con un so– liloquio lirico tanto che le sue opere fanno spesso pensare a composizioni sinfoniche. Nonostante que– sto afflato poetico che po– trebbe far supporre ad un modo completamente di– verso di concepire la vita, l'opera della WoolI proce– de, per quel che riguarda le intenzioni e la tecnica. parallelamente a quella di Joyce, specie per i primi lavori. L' influsso dello scrittore irlandese è assai evidente nel libro Mrs. DaU.oway, la prima opera importante della scrittri– ce, che limita l'azione ad una sola città (Londra), non ha intreccio - il la– voro si basa sulla corrente di coscienza di due o tre personaggi - e si svolge come lo Ulysses nello spa– zio di ventiquattro ore. In un giorno d'estate a Lon– dra si svolgono a spirale due destini: quello della si– gnora Dalloway, la penso– sa farfalla sociale la cui personalità si manifesta quasi compiutamente nel dare ricevimenti, e quello di Septimus Warren Smith, Virginia Woolr il sensitivo ed oscuro ma– niaco che, reso pazzo dalla sua esperienza di guerra, si uccide alla fine per sfug– gire a quella che egli con– sidera l'oppressione dei medici. I destini di queste due persone cosi' diverse sono intimamente connes– si, quasi differenti aspetti di un'unica persona. Sen– sibile scrittrice la \Vool( non accetta nel suo lavoro un piano troppo scoperta– mente intellettuale e dot– trinario, ma cerca di con– ferire ad ogni cosa una omogeneità e legatezza rea– listiche presentandola con un simbolismo fin troppo evidente che alla fine rom– pe il ritmo della narrazio– ne perché Si fa troppo sco– perto ed insistente. Per quanto ella volesse sfuggi– re l'intellettualismo, che considerava come il nemi– co della -e: fluid !ife>, si nota a volte la presenza troppo scoperta della don– na intellettuale, della don– na -e: filosofa• che cerca di ~~'!:f=~~r~~~!:°e~ie t~~!!: via scomparendo man ma– no che la scrittrice proce– de nel proprio lavoro. Nel romanzo To the Li.ghthou– se, probabilmente il suo capolavoro, si ha una uni– ta davvero esemplare. Nar– rando cose elementari la scrittrice riesce a fondere perfettamente i personag– gi, i loro pensieri e l'am– biente in cui vivono. E' stato chiamato un roman– zo in < forma di sonata , e certamente le sue tre par– ti fanno pensare ad una composizione musicale sul tempo; la parte prima e la terza trattano del tempo vissuti mentre quella cen– trale, chiamata -c:Time Pas– ses, e il tempo esteriore nel quale la decadenza della casa vuota prende il posto dell'orologio. Il te– ma ("Tempo > verrà ripre– so dalla scrittrice nel ro– manzo -c:TheWavcs• in cui tra i moti delle onde del sole si stendono i dialoghi dei personaggi' e si svolge la loro vita. L'argomento tempo ri– torna nel romanzo Orlan– do in cui la scrittrice fa reincarnare per varie vol– te l'anima del personaggio che nato nell'età elisabet– tiana ha nel 1928 soltanto trentasei anni. Il tempo è complicato dalla memoria, attraverso la quale, secon– do la WoolC, essa può pro– cedere simultaneamente. Ed è della memoria che maggiormente la scrittrice si interessa, soprattutto se i personaggi sono anorma– li, perché ella intende sviluppare, al posto del– la struttura convenzionale imposta da1 nulla, le for– me organiche che prendo– no corpo dall'interno. Cosi è per Jacob's Room in cui ella crea un anello di ani. me attente attorno ad un centro vuoto. Qualunque possa essere la grandezza della scrittri– ce bisogna riconoscere che ella e una scrittrice m0- derna nel vero senso della parola: giacche i suoi scrit– ti sono altamente origtnali soprattutto per la fedeltà aj movimenti più evane– scenti della coscienza. Cer– to. codesto modo di pro– cedere portava a dei di– fetti piuttosto evidenti: e molti critici le hanno rim– proverato l'assenza di azio– ne e dei personaggi nel senso tradizionale. Ma so– no difetti che le vengono perdonati con una certa facilità perché ella ha sa– puto comprendere con grande sensibilità l'animo umano e ne ha parlato in pagine che certamente non verranno dimenticate con acume. con intelligenza. con grazia. Nei suoi lavo– ri, scritti con grande sof– ferenza perché ella vera– mente li .sentiva, è pro– fusa tutta la sensibilità - che a volte rasentava il preziosismo - della scrit– trice che presentava con una tecnica nuova l'im– pressione che ella aveva della vita; e lo faceva con uno stile intelligente, ricco d! ritmi. di esclamazioni. d1 parentesi rendendola una narratrice di distin– zione. intellettuale e liri– ca a.lio stesso tempo, uno degh esempi migliori, in campo femminile. di come si possa scrivere bene.

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