La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 36 - 10 settembre 1961

Domenica 10 settembre 1961 I.A FIF.HA I FTTFRA1,IA UNMISTICO DEGLI STUDI SEVERI, ANTIROMANIICO EANTIPOSITIVISfA PRESENZADELLO''STRA !ERO,, ELL'ULTIMA PROOUZIO 1 E ARRATlVA * * Ritratto di Luigi Russo Alcun! ro~~n __ zeschiinterpreti <li,ll('('Ol,:·s,GILl,/1\'0 della1niel1c1ta contemporane N ON riesce possibile im– maginare Luigi .Russo al di luo11 dd'cs1gen1..1 polem1ca, della dialettica culturale e umnna in quanlo utile e necc::.::.ari,1; e m cio andrebbero \·i:;11 i trall1 piu man.-au e co::.picui della ::,ua pcr::.onaht.1. I qu~lii carattl!- 11a<1110un mi::,t1co degli ::.lu– di :-,C\Crt, che fot::.c ndl'in– tlmo ::,i con::.idcr..l\ ., clctt.l 1nc:arn;,11:1onedella 5chofa e all.1 c:m ::.h!S::.a mi::,lica non mane.\\,\ un nobile lam1tismo ri:-.pccl.'.h1;m1c I.i p,li te 1111- g\ion.: ddla ::.u,1 im.lolc: lo ::,pinto d1 ardu.,, 111ddc::.,,1 mi\i1i,1 che cglL ripone,., nella con::.uctudme con es::.a ln tondo era un dmmma– tico nella cui , 1t,l ment.tle ::,,j a\\erll\a il l>.llOS, ::,,j a~1- ta,ano impubi ~1n11.1ceadem1d :\l.1 appunto perché non seppe mitiga,,;: o coprire 1 ·amor di p,;rson.1 pnma, ignoro quasi semp1,;: i bcne– hci e quindi l'opportunità dell'autocensura; e ::.ebbene riconosces!ie apertamente i meriti altnii. dei quali a,c,a un liuto i:,tantanco, matg1,l– do a, ~ssc più ,·olle d:uo pro· va di rcs1piscen1.a nei n– gu.1rd1 di coloro .ai quali per l'mnanz1 l:.11 g1 nlied talorn a::.pn, pun: sì mostrò infle:,– sibilc h:r:,o ch1 non stimava o crcde,a di stimare abba– stan1.a. E in lui n:rti pigli ebbero un iiu::.lo JJlllllJJlllc– uure, talune pose scntt\'ano di quell'erettismo rnOt;;tlc che molti gli rimp1ovci.Hano a giusta ragione e d;.t cui :n– unse un mgeuuo autocom;et– to di inno\l:1tore della civill:'l lettcrana; per improntare la quale occorrono cap~1ci1apiu che collaborative, speck se la tmdiztone opera radical– mente nella no::.11.1condotla. Con ciò abbiamo .11lu::.ualla natur;1 remota della sua in• tdl1gc.nza, alla qu.lle slu~wt forse del tutto l'i~\•oher::.i della poesia linea con1e111po– ranca malgrado a,t:..,M! d1- chiarato, non ::.app1amo con quanta persuasione, 1'1mpur– tan1.a dc! Montale. Una curiosità ocduuta ~l'l'– viva la su:1 carnale dc,0110~ ne alla filologia nella cui disciphna non attenuo che poco gli ardori d1 mediter– raneo, quel tempe1:amc1,110 che gli fovor\ la na::.c1tad un linguaggio vivo pieno orchr.:– strato e dove pure non man.– cano ghiottezza ed _estr~sit:l di rc1ore sovrano. 11 piace– re della parola di volta. in volta ·succulenta, drasl!cn, csprcssi"a e finanche auda– cemente impropria (definl e astrologico• lo stile del Borgesc senza capire la gro~– solanità del consape\'ole equi– voco). Mn tan1'è, e la sua congenita predisposi1.ione al– la controversia ha avuto una riprova esplicita ne L'elogio della volemica do,'.e ancora una volta lo troviamo so– spinto a manifestazioni tra il gladiatorio e il sanguigno. Né per questo di_rcmo che sia stato un •Cenno• vero e proprio, ma nessuno igno– ra che gli accadeva di assu– mere posizioni cosi dure da sembrare reticenze delibera– te e di cui sono testimonian– ze l'omissione di Massimo Bontc.mpe\li nei primi Na~– rarori, del Cesareo .. del Mi: ::~~:-c~cdt ~~,m~~h}~~te~,111~ contc1111,ora11ea dovc 1 • intan- ~r.;i,inf~~1tio'.s~r~m1\~o ~~t Borgcse subiscono 1 ml?~– dcnti, anzi preconcct.te .hm1- tazioni. E giacché et s iamo, diremo che nella stessa Critica si trovano ben cu– rio!>e indulgenze ,·erso un Gargiulo ed. un Panc~zi (che hanno meritato assai meno del Cccchi. del Serra e del !s~fft~c~.c~o i~~f:rt~~!i:ilij Galletti. Antiromantico e antiposi– ti\'h,ta. ave\ 1 a - si può dire - qualcosa del Croce n~lla cui tutela comp\ la sua 1m– posta,done; ma Croce nori bastandogli, segu\ anche 11 Gentile senza però impegnar– si alla specifica didattica dc! pens.atore siciliano; e lui stesso, ncll'acccr1:nm-cpoi alla trascorsa, proC1cua coi,nu– nanza intellettuale con I au– tore de L'Estetica, dichiarò che sapc\a di do\·crne usci– re: dichiarazione, questa, non molto dissimile da altra che privatamente ci (ccc i\la– rio Sansone: !l'li servo del Croce, 11011 servo il C!oc~. Un po' strane eppure siam: ficam·e codeste e altrettah ben note dcCezioni dal vene– rato educatore, autentici dis– sensi 1dcologici che in ta– luni si pronunciarono anche aura\'erso lo scontro. cultu– rale. Sta di fatto che 11~us– so, pur a\·endo nella Crmca letr. contemp. dettalo pajme e pae;ine dt grato <?maggio a Croce ed a Gcnulc no_n senza delinearvi un platont– co lealismo di cx discepolo, ha riveduto il • metodo do· minante• com'era appunto definito quello crociano. Conclusioni: il fatto ani– stico va guardato ~omc _un tutto organico, al dt fuon e al di sopra delle indivi.dua– ziom puramente estenchC:: rt~~~ilc; d'~~!to~6n iè ~;~ài cosi come i non grandi ar– tisti nei quali l'arte stessa si afferma proporzionalmen– te come tale e in quanto tale riconoscibile (concetto gen– tiliano); l'intuizione e l'ese– gesi dcrnno essere alla base del me1odo critico, di cui sono i fattori unici e per– petui; l'attività critica d~v.e anche porre la rcalta spm– tuale e morale dello scrit– tore; infine, la storiografia ]eueraria non può non essc~c basata sul principio dell'uni– ta didascalica. . . Si tratta di postulaz1ont non proprio originali, _o\'e consideriamo che pratica– mente esse operano in mo!- ti,;simi autori prcs::.o i quali, del resto, manca la preoccu– r,a1ionc di risolvere prcgiu– clizialmcntc il bizantino quc– ..,ilo: Come ha da esser fatta lt1 critica e come la storia delle /ctrere? In senso lino siamo per un ,·erso ad una sorta di critica « humana,. che ov– \'iamenlc :,i contrappone a qu:llsiasi • critica scaturita dalla tc ori:l c <;tetologica e, come nel caf.oo d el Croce, go– , e mate dal pr incipio ,;pcci- 1 icanlc; per l'altro verso - unità dida">calica - l'idea del Russo non è affatto in• no,:lntc perché la condotta monografico-sa~gistica (Cro· cc) era cd è ,;tata un espe– rimento fine a sé stesso. E 1uno ciò nitro non voleva dire che rcimmetlere la fun• ;-ione della critica e della ,toria letteraria nel pili am– pio, più confacente e piu accetto metodo dcsancti- ~iano. Comunque la nuo,·a linea del Russo gia prende consistenza ne I narratori, do,c \'insegnamen10 teorico– pratico pur non essendo del lutto abbandonato si mo– ~tra ormai labile e quindi poco atth·o, al contrario di quanto noteremo invece nel Verga la cui prima stesura ne dcnu01ia gli influssi e in– tanto rh·cla il contrasto rra la spin t;i ad anr ontare una 1ecnica persona.le e l'incom– bere di suggestion i non facil– mente obliabili o per il mo– mento irrevocabili. Ciò mal– grado possiamo dire che un 1ccnicismo nel nostro sorge appunto con / 11arratori che esemplarmente presentano un settore delle nostre lettere e insieme a l,a critica lett. t:011te111p. (nonostante le man– che,olc,.u di quest'ultima) re,;1ano fotiche miliari; cosl come nofcvoli sono i • com– menti• al Boccaccio, al Ma- La sua caparbia fedeltà alla vita * di LIJIGI ll1l/,/}1l('CI D OPO il Croce. dopo il Gentile, Luigi Russo resta come la più (orte personal!tà critica del nostro Novecento. Di quanti crebbero agli lnsegnamenti 'del Croce, dl quanti appresero da lui l'insofferenza al positivismo farisaico e materialista, Russo è colui che meditò più a fondo e più profondamente reagì alla imposlazlone del maestro. Soprattutto nel periodo post-bellico, quando l'urgenza politica 5'imponeva con un'istanza comune a tutta la cultura viva, egli av– vertì l'insumcienza dello storicismo crociano, delle sue caratterlu:azioni in assoluto, Ma non sì deve crede1;e del resto che la posizione del Russo fosse dovuta a una Improvvisazione o fosse da identificare nel !acile !rutto o portato del tempi. Già nel' saggio che s'intitolava e Lo svolgimento della estetica crociana•, raccolto nei e Problemi di me– todo critico• del 1929, ma scritto fin dal '20 in oc– casione del e Nuovi saggi di estetica•, Russo tu il primo a partecipare al mondo accademico le inquie– tudini e i ripensamenti dello stesso Croce a proposito delle premesse fondamentali della sua posizione di critico e dì teorico. La persona del poeta, lo sua ope– ra. non erano, già allora, più intesi come un'Isola me– tastorica, ma erano bensl richiamati alla necessità di un loro divenire: e •.. resterebbe con dò spiegato - egli scriveva - il valore delle analisi di cui si giovò il De Sanctis ..., una ricostruzione dt particolari in cui si rirletta volta per volta li cosmo del poeta•· La sua riproposta del De Sanctis, nel periodo che succedette all'ultima guerra, non fu pertanto gratui– ty.. bensi preparata da una lunga t&ielt:i :lll'idea di una critica storica In senso concreto. Fu un De Sanc– tis senza la mediazione di Gramsci che pesò in modo schematico e scolastico su tanti critici di tradizione rigidamente accademica e di derivazione scrupolosa– mente crociana. Anzi, a questo proposito, Russo si '!1ant~nne lon:– tano e sospettoso nei confronti di qualsiasi 1mprovv1- sata speculazione politica sull'opera degli scrittori. Si sa che con la monografia del 1919 su Giovanni Ver– ga egli richiamò perentoriamente l'attenzione sullo alto significato umano e poetico dell'arte verghlana e sulla sua disperata antiretorlca. proprio alla vigi– lia dell'avventura fascista, ma non per questo egli Indulse a presentare li Verga come uno scrittore sor– retto ed amministràto da motivi di polemica sociale: piuttosto egli volle insistere sulla e religiosità• dei e Malavoglia »: e Il poema del focolare domestico e della religiosa fedeltà alla vita•; e quando, presen– tando l'antologia verghlana del 195!i per i « Classici Ricclardi •, egli scriveva: e Verga ci viene incontro simile ad alcuni scrittori dell'Oltocento, come Gogol, che non profetizzano un nuovo assetto sociale, ma lo preparano intanto, e ne suggeriscon o dolo rosamente la fatale necessità», non rinnegava afiat.to Ja sostan– za della propria posizione. convinto com e egM era che esistesse un mondo meta-politico nel quale lo scrittore esprime,·a se stesso e in cui s'identificava la sua vera e propria storicità. indipendentemente da quello che potesse essere il significato occasionale del– la sua professione politica, la sua tessera di partito. E così. fedele a se stesso, fino all'ultimo della sua vita. In un saggio che s'intitola,·a e Analisi del Gat– topardo• apparso su e Bel!agor > lo scorso settem– bre, egli scriveva: e ... cominciamo con il dire che il Gattopardo è soprattutto un romanzo politico; quelli che conoscono il nostro modo di pensare sanno che quando diciamo politico, vogliamo riferirci non alla gretta polibica quotidiana, perché non ci importa sa– pere se il Principe Salina sia borbonico o pl_emonte– sizzante, per i garibaldini o per la chiesa cattolica, per l'immobilismo deJle terre siciliane o per il loro progressivo sviluppo e svin.colo. Questi sono I pro– blemi che interessano i sociologi veri e propri, ma non interessano un poeta; o soltanto costituiscono il sottofondo misterioso della sua ispirazione, quella che altre volte noi abbiamo chiamato la sua patria celeste•· Il pubblico, il lettore di media cultura, conosce forse di Luigi Russo più gli aneddoti della sua inla– ticabile opera di polemista (In tal senso uno degli scrittori più vivaci e autentici del Novecento), di quanto non riesca a cogliere la legge interiore del suo cammino. Anch'egli obbediva in realtà ad una sua destinazione meta-politica. al richiamo di una sua e patria celeste• che difficilmente si potrà .far coincidere con posizioni pratiche. A leggere tra le righe si capiva sempre che c'era qualcosa d'altro: lungo l'arco del tempi, al di là del suo a,ntlpositivi– smo, e del suo antidealismo, del suo anticlericalismo a volte anche astioso, c'era quella ritrosa pianta– uomo di antica tradizione alflerlana. che tendeva 5em– pre a rimettere tutto in discussione, tutto In gluoco in quanto riguardasse l'assetto sociale e politico del– le cose, fuorché l'uomo e I suol tratti insopprimibili. Al di là dei fatti pratici e dei contenuti polemici, c'era in Luigi Russo una caparbia fedeltà alla vlla, proprio quella che egli aveva sottolineato nei e Ma– lavoglia•: un temperamento lirico di grande rilievo che non va misurato sul piano della cronaca, ed era quello che aiutava la sua fatica di critico. E' di questi giorni la pubblicazione del e C- mpendio sto– rico della letteratura italiana> per l'editore D'Anna, e la terza edizione, rinnovata e ampliata, dei e Ri– tratti e disegni storici• per l'editore Sansoni. Nella avvertenza ai lettori egli concludeva: E la voglia di lavorare non mi è venuta ancora meno, e anche la salute ... •· Un uomo che è andato vivo incontro alla morte. chia\•clli, al Metastasio, al Fo~colo, al Leopardi e al Manzoni C'era in lui anche un pro– londo intcrcs!>c per I.i spe– cul~ione teoretica i..:h e, a pane un brc\'e cimento :i.pe– cialistico (Catarsi ari..sto tefi– ca), lunziona,a un po' co– me iU!icio ideale e cou(cri– \ ;.1 al :,uo lavoro impronta scientifica nello ste:,so tcm- 1>0 m cui ne infondeva una eh modcrnirn per il lallo che le nuove correnti di pensiero .1givano notevolmente nei suoi impegni d'intelligenza. Una modernità che già ebbe e!iordi nel Tramonto del let– terato, dove costui in quanto pr.:rsonalità a\'ulsa dalle rela- 1.ioni con il mondo in cam– mmo c con le piu vive, at– luali questioni dell'uomo è giudicato una sopravvi"en– za formale, anzi un anacro– nismo il Cui prestigio si ri– duce alla forta, del resto innocua, dei suoi propri idea– li. Insomma lo stilista men– tale, lo scrittore come soli– tario aristocrate, restano al di ruori d'ogni concezione; del che Papini, Serra, Go1.za– no, Panzini cd altri fanno le .spese cosi come le fa anche il Pascoli sul quaJc nella i-e– ccnte nstampa del Tramonto si legge un capitolo dove con sapienza Yengono trattati la ::.pidtualità e il misticismo del Poeta, di cui il Russo ha !iCritto più ,,alte; e in que– sta, crocian:imente si chiede: perché Pascoli riesce solo nel framme1110? Un più solido aspetto della· ~~:~fi~~~b(Ì~d~1ij1~tà~p~J~~ai~~ formatore del Tramomo del letterato, è quello che tocca il rapporto tra l'autore e la vita attiva della pòli$, L.'\ ri– ::,,posta sulle necessità o me– no del politicismo dello scrit– tore e dell'artista è compe– tcn~ altrui e semmai non di questa sede, ma il Russo ne cl:\ un:t abbastanza chiara là dove interpreta Antonio Gramsci che in un certo sen– so è stato il teorico di quel i-apporlo: \•aie a dire le ri– sullaoze pratiche di codesto che rispetto alla generale consuetudine può dirsi mo– dernismo storiografico ap– paiono in qualche misum nel Compendio di storia le11era– ria, per lo meno in ciò che riguarda la problematica e la dinamica generale dell'uomo– scrittore; ma qui non ci var– rà discutere la particolare posizione del Russo, quanto ci preme invece osservar le cose da un punto di vista as– sai meno cla,;tico. V:ilc a di– re che in una fatica peda 4 gogica, qual i: appunto una storia letteraria, gli umori, i sentimenti, le non sempre accorte o non bene giustifi– cate dilezioni, le digressioni ,e le contestuali chiose sug– gcdtc dall'ideologia non este– tica e nemmeno dal gusto personale, ci sembrano estra– nee allo scopo educativo; in ogni caso nient'alfatto op– portune. Ma lui non ci po- 1cva pensare, giacché il neo– !'.otoricismo letterario da lui cosl conccpi10 non solo reca le stimmate del suo stesso cara1tcre, ma obbedisce an– che al concc110 della cultu– ra come fatto non indipen– dente. L 'USCITA dall'innocenza è sempre una ,·iolcnza. Se l'indi\'iduo non C di fi– bra forte, non sa recupera.re, non sa dimentica re; comm- ~~\n~i~cu~~~lfa so~l~t~~~ii~~ che mura porte· e _finestre ~~I– la casa dell'anima, cs1ha, estranea. li paradiso C per– duto, la virtù della spcran1.a diventa allucinata attesa, e magari irresistibile ricerca della morte. L'idea della mor– te tiene compagnia (lo sanno bene i poeti), nel tempo che occorre al corpo per disabi– tuar:,i definitivamente alla vita, per lasciarsi _scd~rrc dalla fredda dctcrmmaz1onc della mente: sparire a tutto. L'abbrutimento fisico accom– pagna la discesa, e c'è .una specie di macabra sodd1sra– zione nel constatame il pro– gresso, nel prenderne disiac– cata coscienza. , . O si cresce o si decresce. non c'è scampo, non c'è al– tcmath·a. Chi colpito nell'in– nocen1-,, decide intimamente di non poter sopportare il male, l'oltraggio, decide che la ,•ita non ya\e più che sia vissuta, e si fenna a quel– l'attimo, a quella mezzanotte di demoni; finisce contcmpo– rancamcnle di crescere e co– mincia a defluire, a spegner– si. Quanta genie incontriamo, nelle grandi città di tutto il mondo, che finisce di vivere senza \'i,•ere, priva di volontà e di slancio, uomini che con– sumano una ricchezza inuti– le, silenziosi come i rottami dei naufragi. Per quanto la natura è in– nocen1a, asscn1a di proble– mi. l'uomo ossessionato odia la natUm, simbolo del suo pamdi,;o perduto, giovinezn irrecuperabile. Anche il cor– po è natura: e qui aV\!iene la dissociazione, l'ostilità tra la mente mal:ita e dittatoria– le, che ha deciso senza ritor– no la sua distruzione, e il corpo ii;znaro,stupito, che su– bisce l'imposi,ione ma soffre oscuramente di esser lascia– to solo. (Per D. Il. Lawrcnce, que– sto odio del sangue è tipico della civiltà americana. e La mente si ,·ergogna del sanaue e tende a distrugaerlo, e que– sto è il perché dei visi palli– di•· Lugubri americani - ag– giunge - dal sangue ridotto a un giallo fluido spiri– tuale•). Questa brc\·e cartella cli– nica è anche una storia, ne contiene tutti gli ingredienti, e una storia che molti narra– tori moderni ci hanno rac– contato, ciascuno a suo modo, variandola, sospendendola o portandola all'ultima possibi– lità, compiacendo\•isi o inor– ridendone. E' la storia, intan10, scelta dal giovanissimo romanziere americano Alcxis Karmel, al– la sua prima opera con e Mary Ann • or ora apparsa in libreria. Sappiamo subito, dalla prima pagina, che Marv Ann, una sera di marzo, è stata violentata da un uomo, nell'oscurità. Lo choc è \•io– lcnto, divide la vita della ra– gazza in un prima edenico, sicuro, e in un dopo oscuro, morto alla rclicità. Mary Ann scappa di casa, , a a vi\ 1 erc in * di 1~/151'110 Cl.li ,.I T1'1 periCeria, a lavorare come commessa. chiudendosi in una corazza di solitudine, di ran– core, in preda a un orrore fisico, verso ogni contallo u– mano, che traduce l'incubo co– stante della violenta. La sua personalità si disintegra: il suo corpo perde il conto del tempo e di\'enta una povera cosa fredda e inutile e odiata; la sua anima si gela, si as– ..,enta. Salvata dal suicidio, Yicne rinchiusa in una casa dal suo salvatore, un giovane anch'esso re-ietto, come una mosca che il ragno si riser– \'i di succhiare in un momen· to migliore. Ma ecco che dal fondo della sua nausea, della sua indifferenza. della sua non-vita che 1;mane accesa solo nel senso della solitudi– ne e dell'ossessione, scaturi– sce una irrefrenabile volontà di ripresa, di reintegrazione, di rinascila fisica e spirituale. E' quc,;ta forza risvegliata che porla Mary Ann a spo– sare il reietto, sah 1 andosi al– l'estremo limite della degra– dazione, a un passo dal nul– la. I due rifiuti della metro– poli americana ricostruiscono per loro conto la speranza, l'orrore è vinto. Resta attorno a loro, immutata e immu- 1abilc, la grande città che dolcnta, che ccntrifoi:a, che spegne l' innocenz a e la ri– s,·cglia in me1.zo ad una scia– mante e folla di cadaveri •• simboli anonimi dell'infeli– cità. Nel romanzo di Karmcl siamo al matrimonio tra e stranieri•, una bi1.zarra ,•a– riazione d'un tema ormai molto battuto, quello dell'in– dividuo solo nella citt~. che ha sublto la violenza di sco– prirne la miseria e il dolore, che finisce la st\a crescita e si lascin :indare alla deriva di una passiva sopravvivenza, irrecuperabile come le sue sens:izloni infanlili, nemico del suo passato, del suo ru- 1uro e del suo stes,;o pre– sente, nemico del corpo che mai rinuncia e dal fondo si– lenzioso chiede l'avverarsi delle promesse, dei sogni. In Karmcl la solitudine è accop– piata, pare smorzata, e in– ,·ece moltiplicata, ri1.1ata sul– la città nemica come una bandiera di disperata rcsi– stcn7a al mondo insano e fe– roce. TI pcrson:iggio e straniero•, in infinite variazioni, è dei pilt presenti e testimonianti, nella produzione narrativa in– ternazionale. Lo e straniero :a C, sempre, colui che ha ricc– ,,uto un'offesa, che nasconde una ferita dalla quale non guarirà più, che diverrà pia– ga e stato Cebbrile. La morte eroica del e vecchio• per– sonaggio, la morte che sigla e conclude (personaggio e racconto), ha perso di ,•eri– tà e di autenticità: cosl la , 1 it:l eroica, del resto. la vita solare. comunicata, equilibra– ta nell'armonia di corpo e di spirito. Senza che l?li stru– menti se ne siano accorti. il sole si è oscurato sugli uo– mini. molt:l Cclicità è fuggita cogli uccelli migriltori, di là dal mare, di là dal possibile. t poeti e i romanzieri hanno per primi reaùtrato questo fenomeno, quc!>ta apocali'>,c silenziosa. Molta scicnn, ha poi cercato nomi per definire la perdita e il danno, ali d– Cctti sull'uomo e tra gli uo– mini. La ricerca di defini1io– ni più precise e soddisfacenti conlinua, diviso ormai il i.:ampo tra gli scrutatori del– animo indh-idualc e i ricer– catori dell'anima colletti,·a. Ognuno porta il suo contri- ~ut~g:~tti~-~eri:1f:3 J~fi~~,\~~~ più esatta e sicura, cercando la risposta al e perché • fon– d:imcotale, scn1a proporsi il quale non si fa cultura ma inutile felice ai.:cademia. • Per– ché l'uomo è infelice?•; per– ché è straniero, ::.olo, diviso in se stesso tra opposte ten– tazioni e opposte rcsisten,e, e vive incerto, impaurito, tro– , ando felicita solo nel retro– cedere all'infanzia, alla !iua ingenua preistoria, o all'op– posto nell'affrettare quasi ,·o– luttuosamentc la fine, segui· tando intanto nella cos1ru- 7i0nc d'una civilt:l di ca:i.c e di figli con una cocciutagg1- nc disperata e insoddisfa– cente? La scelta del « qui ed ora • come sola consistem:a e sola ccrtcaa e un'altra scelta della paura. Oltre alle fughe dal pref.oente (la roma.n– tica, che cerca un pas-,ato ir– rei.:upcrabilc, e tro\a la feli– cita nel M>',pirame la mcmo- 1ia e la perdita; e l'anllro– mantìca - almeno nelle inten– zioni -che :,i lancia nell'a,– \'Cnirc, e trova la (elicità nel dipin(lerselo perfetto, edeni– co, libero da oani male), c'c, e non e meno 1ristc, una fu– ga nel pre\Cntc, nel • qui ed ora •, tentando una concii;oio– ne non meno diver!>a dalla vita quale ancora sentiamo tale. malgrado ci sia neaata ogni aiomo, non meno di– \'Cr<ia dalla nozione di vita che ci !>la nella men1e (nel desiderio?) a misura di uo– mini non più ,,i\'i ma che Cu– rano \-i\ i. come noi siamo e non siamo. ,,_ Se ci fu un tempo in cui per la fissazione delle carat– teri!>tiche di questa infclicita, di questa cstraneita, di que– sto male di vivere, si doYe\a ricorrere ai poeti. a1 roman- 7ieri, testimoni nella \ita e nell'opera; onnai basta scor– rere i giomali, guardarsi in- N GRANDE POETA DANESE * Erik Knuds.en J nduslrigala11 E' serietà. dice il fumo dalle dritte ciminiere delle fabbriche e sale dinamico verso altitudini burrascose. E' dovere, dicono i pistoni e i segnali del traffico. E' abitu'dine, dice il tram in corsa verso l'eterno capolinea. E' solo una questione di tempo, dice l'orologio di controllo dell'acciaieria. Abbiamo poeti per pensare i pensieri superflui fuori, mentre veri uomini lavorano. r'oio - lm·is(i Fotografano energici a vicenda i loro sorrisi risoluti sullo sfondo di monumenti, Casse di Risparmio e palazzi bancarii in stile gotico. Non hanno tempo di guardare. Semplicemente non possono. Time is money. Il bus parte preciso, Il capoviaggio sa dove devono andare. La macchina ricorda loro dove furono. PIER UNA STORIA SPIR!'fUAILE DELLA POESIA lTALIANA * tomo, guardarsi dertrn so– prattutto, nello • Spec.. hto ne– ro. che intitola 11 u•manzo d1 un gio\'ane scri!tore t~sca: no, Furio Sampoh, s_tona d1 una "ita che s1 brucia come un falo di frusccll1, d1. uno • !>traniero • e d_iun lc.s~1mo- 11\~rll~~~::(bi~iltn~!i!~l\df:_ ~~·n\ 1 ~~i~e~~itadln J~~ng~:~ l'uomo contemporaneo, e p1.u ,uggesti\'a, compiace e sodd1- ,fa di pi ula mente, che re– sta invece offe~ e delusa dal– la brutalita dea falli raccon~ iati dai aiomali, de1 . • fatu finali • che 1entano d1 impor– si per se stessi. Per qucs10. \orto i personaggi dei hbn piu che quclh della rcal!a .1 darci il senso e la misura della e realtà•· sembri pure paradossale. Per restare tra i l?:10vani narratori italiani, e difficile dimenticare il personau:io del romanzo di .\.fa.ss1mo Franciosa, • La finta sorella •. e quella sua strana malattia di piaghe purulente, osscn·a– tc e descritte morbosamente, compiaciutamcnte, che tra– duce e simbolcaaia li a:usto dell'abbrutimento, della dcara– dazionc, della laidezza, tutto moderno e tutto e straniero ... Come dimenticare i barboni paralitici, zoppi, puu.olenti personaa:ai di Bcck1;:tt, e la loro ,·ita di sopra, \·issut1, cli animalmente esistenti. ani– mati e an;,.i esclusi,amente aiustificati dal austo. opposto e simile all'altro di dcscri– ,·crc la decomposizione dcll:1 loro anima, la perdita della coerenza. della ,olonta, della speranza. Osamu Daza1. 11 suicida romanziere g1appone• se autore de • Il sole si spe– anc • fa scri\erc al suo per– sonaggio, aiunto alla fine del– la speranza, ma di p1u. alla fine della resistenza alla di– sperazione che l'ha fatto dis– solu10 e straniero, infelice a causa di infelicità, ra ,;cri– ,ere: « Non c'è posto per la speranza. Addio•· Una poesia che \"a e torna nel rom-.nzo, a segnare un tempo immobi– le, una condizione senza scampo dice: « L'anno scorso nulla è accaduto. / L'anno prima nulla è accaduto. / E quello prima ancora nulla e accaduto•· Il personaggio del polacco Stanislaw Dvaatt, nel romanzo e li "iagaio • dice • Vcnao dal nulla e udo ,er– so il nulla •· Cos1 dicendo - l'autore ci assicura - ciii • C sereno come non mai. Si \"c.ndè. conto, di esistere, e questo è già tanto. Tutto il resto svanisce nella lonta– nanza, nell'indifferenza•· Lo unico modo per risol\'erc il dramma, se2Uita, C quello di accettarlo, di rasscanarsi. La Yita è una malattia che non si cura. e la natura è per– duta, irrecuperabile. C'C uno stupendo brano dc • li \'Ìag– gio • che risponde alla più melanconica delle domande: • In sostanza, che cosa ci ri– mane? Resta Capri. Capri è visibile dalla sponda delle de– lusioni napoletane. Capn, mi– rabilmente pura e naturale nella sua semplicità di mon– taana velata dalla foschia, di montagna che, im ecc di eri– gersi dalla terra come tutte (Conlln~ pa1. 4) '' Linea umbra,,: un·'ardita testimonianza L A FUNZrQNE culturale di un'antologia finisce qua– sì sempre coll'inserirsi nella vita dello spirito e pro– vocare, soprattutto se la scel– ta si fonda su una precisa poética, la dialettica di un gusto peculiare che è la so– stanza di una esperienza vi\'a, a volte polemica, positiva nei casi in cui il panorama poe– tico risponde picn:imcnte a una necessità storica. Far coesistere più poeti in una dimciisionc lirica scoperta al– l'interno di una tradizione letteraria cd umana è im– presa che presuppone un'in– dagine critica collocata oltre i rigori di un gusto limita– tamente formalistico e insc– rila in una qualità propria della terra, della luce, dal sentire segreto di un popolo o di una razza. Linea Umbra, un'antologia compilata da Giancarlo Po– liti (Beniamino Carucci Edi– tore - Roma) e presentata da Gaetano SalYeti, a mc sem– bra che risponda, nelle sue lince essenziali, alla esigenza di scoprire un tempo e una virtù della poesia italiana in un luogo che è più dello spirito che della gcoarafia. Se la lirica è testimonianza di un'arca ideale e reale insie– me, il modo più genuino da cui emergono le qualità au– tentiche di un popolo, oc– corre scoprire in codesta area i segni di un sentire comune, i turbamenti metafisici pro– vocati da una sotterranea passione per la vita e per la morte, quale, per esempio, si delineò nella civiltà etrusca, divenuta onnai una regione dell'anima, un paesaggio a più sfondi dall'esperienza ter– rena. L'Umbria è qui scelta come un luogo di atti vitali che si accendono in un pae– saggio propizio alla medita– zione poetica che sfocia nella attitudine mistica e di una trepidazione religiosa che si riverbera nella poesia. Dio, uomo e natura formano una unità esistenziale che si drammatizza nel tempo per poi placarsi fuori dal tempo. Poesia e preghiera sono i due termini di questa dialettica segreta, vh 1 a più nello spirito della persona e del paesag– gio che nella storia. Furono gli Etruschi a sco– prire per primi la dialettica elegiaca della morte quale , ita senza storia e senza tem– po. Il loro panteismo, tutto sprofondato nel sentimento più che nella ragione, può con~iderarsi la condizione metafisica della e Linea Um– bra•· Una linea che incontra nella Landa di FranceSco di Assisi la pietas cristiana e il contatto colla vita, anzi dirci colb musica delle creature. Ed è in questa sorta di csal: ta1ione statica di paesaggi della natura e dell'anima che può scoprirsi la pigrizia de– gli umbri. Una pigrizia che è piencu.a del sentire, an– goscia dei limiti, aspirazione a toccare l'aJte7.za rimanendo immobile in un urlo che è canto e preghiera insieme. Sah 1 c1i preciserà mei:lio questa condizione di fondo dell'anima umbra: e Il desti– no degli Umbri è dunque le– gato a questo duplice senti– mento della \'ita: da una par– te la pigrizia generatrice di azione e di poesia, dall'altra il dramma del connubio tra religioso e profano. La dia– lettica che ne scaturisce fer– menta nell'angoscia e realizza un moto dello Spirito che continuamente ripiega nella meditazione. condizione ne– cessaria alla elaborazione del presente ... •· E Politi spie– ~hcrà nella introduzione: • La Linea Umbra, dunque, che è caratterizzata dalla medita- 1.ionc, dall'amore per la na– tura e da un , ero supera- * di JIA.RINO PIAZZOLLA. mento della crisi, si pone come simbolo di una realtà etrusca cd italica che ripro– pone il problema della for– mazione della Jcucratura ita· Jica e la Cunzione delle re– gioni nella storia del le arti italiane•· Ci travia.mo perciò dinanzi a un a ragione critica che tenta di individuare la storia segreta d'una poesia sollecitata da centri di forze metafisiche più che da ra– p:ioni estcmamcn1c letterarie. Ed è con questo criterio di scelta che l'attenzione del Po– liti si è soffermata in modo pre\•alcntc sul "alare dei con– tenuti. sul comune denomi– n:11orc della poesia come slancio ,•italc ancora caldo di caos e d'impeli anziché sul ,•alore di una raagiunta ca– tarsi stilistica. Non so quanti e quali poeti scelti dal Politi sono real– mente dentro la sostanza dcl– l'anim:l etrusca: hanno cioè sentito e capito le ragioni che nell'arte etrusca costitui– rono il miracolo della soprav– vivenza. Uno stile, un modo di sentire e di testimoniare dall'interno non va imitato con forme che sono più sug– gestioni formali e letterarie che qualità seiiretc d'un poe– ta. Tra gli etruschi e noi c'è una crisi di millenni. una separazione proprio sul pia– no dell'angoscia e dello stile che esprimeva quest'angoscia. Tentare sul piano della poe– sia una identificazione totale col senso profondo che gli etruschi ebbero della vita e dell'arte è un assurdo sia storico che metafisico, soprat– tutto se nasce dal soli modi intuitivi della espressione. 1 poeti umbri contemporanei che il Politi ha scelto come testimoni di un tempo lirico tipico sono letterariamente \'alidi, ma in essi è sempre presente un modo d'essere della crisi, sono ciac poeti destinati a Vi\'crc e a morire in una società che, alienan– dosi, li aliena, li estranea da una realtà che sembrava la sostanza originaria, ma che finisce coll'essere rivissuta colla inquietudine tipica del– le epoche di crisi. Se si eccettuano Leopardi, Nictzchc e Hoclderliog, che incarnarono in modo esem– plare il modo di sentire del- 1':lnima greca, sia come vita che come stile, raggiungendo una miracolosa immedesima– zione con c!>sa, noi oggi po:,– siamo soltanto tentare una rnga approssimat.iQne colle civiltà piu remote. Finchc non si riuscirà, per drtu poe– tica cd csis1cnzi3le (possiamo dire senz'altro filologica) a capire le ragioni per le quali l'arte riesce a sopravva\"erc, a durare nel tempo come fosse una testimonianza del– l'eternità; finchè saremo ten– tati dalle manie estetiche senza mai penetrare, in modo interiore, gli strati della no– stra storia; anche la poesia, come le altre testimonianze espressive che creano una civiltà, ci darà soltanto la illusione di essere ancora dentro uno spirito che è :i.oltanto memoria illustre. Non so quanlo della poe– sia contemporanea potrà so– pravvivere se essa stessa C espressione di una crisi o di un linguaggio altrettanto in crisi. Anche nei casi d1 ap– parente rispetto per la tra– dizione più segreta c'è sem– pre il segno di una parteci– r,azione indiretta alla crisi dei contenuti e delle fonnc. Aleandri, Bartolini. Bianchi, Cagnoli, Cardarclli, Carnevali, Cimatti, Cremante, De Gior– gi, Di Pilla, Bozzini, Fratini, Gatto, Gcntilucci, Groni, Lu– zi, Moriconi, Mosca, Penna, Sal\"Cti, Sinisaalli, Forni e La Volpini sono poeti mdub– biamcnte autentici. Nella lo– ro poesia "'è una qualita che li accomuna; ma questa qua– lit:l piu che scaturire daali strati profondi di una raua, di un pacsaga10, d'una fami– glia, scaturisce in modo pre– dominante dalla cultura, e da una cultura letteraria in crisi, da una società che sta per separarsi definith•amcnte dalle eh iltà passate proprio perche non ha la forza di rifare dialct ticamcnlc il pro– CC!iS0 d1 penetrazione del tempo. Se non vi fosse que· Sta crisi che contamina an• che la poesia, noi disporrem– mo di una dimensione spiri• tualc che ci permetterebbe di n.-cupcrarc quella calma che è propria delle ci\'ilt:l sepolte. Non bisogna dimenticare che_ la poesia contemporanea e p1u una testimonianza delle rivoluzioni tecniche del lin– guag~io che un modo di sti– lizzare i modi più profondi del !iCntirc. l greci Kh etruschi, i latini e gli ~mb11 stilizzarono non le sole for me, ma i contenuti, raggiun– gendo quella unità che dava alle arti una vibrazione se• greta, sacra, ancora oggi re– sistente ad ogni giudizio cri– tico. E se noi oggi confon– diamo poesia tradizionale con poesia rivoluzionaria, ciò accade perchè manchiamo della forza di stilizzare la particolare e la comune esi– stenza degli uomini. Quoti– dianamente tentiamo di ol– traniare la poesia con cle– menti arbitrari, frammentari, falsi, cioè a dire tentiamo di assen•irc la poesia o ad una formula estetica o una idco– loaia piu o meno rivoluzio– naria, Nella storia della lirica come in quella delle altre arti non v'è diale 1 ttica, ma divecsificazione e stiliuaz.10- ne. E in questa antoloa1a i poeti che a mc sembrano i più idonei a sentire in modo piu genuino questa condizio– ne metafisica della poesia, che è poi la vita del linauag• gio poetico autentico, sono Penna, Bartolini. C1matti, Gatto, Cardarclli, qualche ,olla Luzi, in modo circo· scritto Sinisaalli, Di Pilla, Fratini clcaiaco e Saheti del– le liriche intimiste. Gli altri poeti inclusi sono ancora dentro un processo di for• mazionc, anche se in taluni cmcrlilono qualita decisamen– te poetiche. Fra i &iO\ ani, Cimatti e Di Pilla ri,clano una malurita interiore che riempie la loro poesia d'un equilibrio rit– mico. Essi realmente cantano c. stilizzano una passione li– nea tendente a collocarsi fuori del tempo, senza per n!--'lla tormentare il iinguag– g10, ma dando alla parola una carica cmoth 1 a e fanta– stica che conCerisce alla poe– sia il dono della durata. E mentre in Cimatti predomina la esigenza tutta genuina del ditirambo dionisiaco; in Di Pilla è più evidente il tono della elegia cristiana, la cal– ma d'un paesaggio creato più che in\'entato. In sostanza Liuea Umbra ha il pregio di darci un pa– norama serio (sia pure par– ziale) della poesia contempo– ranea italiana. Essa è opera dì cultura non soltanto lette– raria, ma è testimonianza di un periodo storico tormen– tato da velleità letterarie che aggravano lo stato di confu• sione e di crisi. Siamo perciò grati a Giancarlo Politi di f~'e~st~~~~ ..q~es~~ là~~~.c~ri suo atto d1 amore per la poesia.

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